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mercoledì 6 Febbraio 2013, 10:16

Scie chimiche e balle cosmiche

Chi mi segue con regolarità sui social network sa che, diverse volte al giorno, racconto brevemente quello che accade in Comune; è una specie di cronaca in diretta che secondo me fa parte del mio dovere di consigliere comunale, in quanto permette ai cittadini di sapere di cosa si parla e di esprimere opinioni, informazioni e suggerimenti che io poi posso riportare o utilizzare per decidere quale posizione prendere.

Per questo, quando mi è giunta una e-mail che mi invitava a prendere visione di una petizione un po’ particolare, di cui io e tutti gli altri capigruppo eravamo già stati informati formalmente, mi è sembrato normale darne conto. Lo Statuto di Torino permette difatti a un gruppo di almeno trecento cittadini di presentare una petizione al consiglio comunale, che è tenuto ad ascoltarla, anche se poi ovviamente può non accoglierne le richieste; è una basilare forma di democrazia partecipativa.

Di petizioni ne arrivano spesso – questa è la numero 37 – ma questa è differente per via dell’argomento: 729 cittadini torinesi chiedono di dedicare una seduta aperta del consiglio comunale al presunto fenomeno delle scie chimiche, ovvero al sospetto che i nostri cieli siano solcati da aerei che rilasciano sostanze nel cielo per scopi militari o segreti (dal controllo del clima e dei cataclismi a un generale rincoglionimento della popolazione), lasciando quel reticolo regolare di strisce di fumo che spesso vediamo nel cielo; una teoria che la maggior parte delle persone ritengono una stupidaggine paranoica e anti-scientifica, ma che ha anche molti seguaci.

Che 729 persone chiedano formalmente al consiglio comunale di parlare di questo, invece che, per esempio, dell’IMU o dell’inquinamento da PM10, è secondo me una notizia interessante per tutti, anche se per motivi differenti: per chi non ci crede è il segno di una psicosi che si diffonde tra la popolazione, mentre per chi ci crede è il segno che si può riuscire a farne parlare le istituzioni (la stessa mail di presentazione mi diceva “io non ci credo, ma è giusto che ci sia una risposta ufficiale”).

Per questo motivo io ho pubblicato il seguente messaggio su Facebook:

Come faccio spesso, non ho esplicitato subito la mia opinione personale, per non influenzare la discussione e lasciare libere le persone di esprimersi. Tuttavia, l’italiano non è un’opinione: “è stata consegnata” vuol dire che gli autori della presentazione non sono noti o comunque specificati, visto che io non ho ancora copia del documento e dunque non ho idea di chi siano e come si chiamino; se l’avessimo presentata io o il Movimento 5 Stelle, avrei evidentemente scritto “ho consegnato” o “abbiamo consegnato”.

Quello che ne è seguito stato molto interessante. Intanto, un numero considerevole di persone si è dichiarato in favore dell’iniziativa, talvolta anche con entusiasmo; alcuni perché ci credono, altri perché non ci credono ma trovano giusto che chi ha dei dubbi possa ricevere delle risposte. Un numero altrettanto considerevole, invece, si è messo a ridere o si è direttamente scandalizzato che una richiesta del genere possa venire portata al consiglio comunale (tra l’altro questa cosa accade spesso, anche su argomenti molto meno controversi; se un gruppo di persone solleva una questione, immancabilmente arrivano subito degli altri a sostenere che parlarne è uno spreco di tempo e che le cose importanti sono ben altre).

In diversi, però, hanno interpretato il messaggio in modo erroneo e capito che io fossi il promotore della petizione. Fin che un singolo prende fischi per fiaschi, ci sta; il problema però è quando questo viene fatto in modo sistematico, sperando di poter mettere in cattiva luce me e il Movimento.

Esistono su Facebook tutta una serie di pagine dedicate a sbertucciare la presunta credulità degli elettori del Movimento 5 Stelle; non si sa chi le gestisca, ma sono molto divertenti… finché fanno satira e non dicono bugie. Questo è ciò che ha scritto la più conosciuta:

Converrete con me che la notizia riportata è completamente falsa e scritta in modo volutamente denigratorio; ed è stata poi condivisa e ricondivisa, spargendosi per la rete. Poi ci si è messa addirittura Repubblica:

Ora, il fatto che Repubblica lanci nella home page della cronaca una roba del genere vi fa capire quali balle cosmiche essa sia pronta a raccontare senza verifica pur di denigrare il Movimento 5 Stelle. Naturalmente io presumo che il giornalista che l’ha scritta fosse in perfetta buona fede e si sia lasciato trascinare dalla cattiva interpretazione degli altri, e però un giornalista che fa un articolo del genere non dovrebbe alzare il telefono e chiamare la persona di cui parla (nello specifico, me) per chiedere conferma? No, perché da anni ce la menano che servono i giornalisti professionisti e i loro codici deontologici per garantire la qualità dell’informazione… davvero?

Appena ci siamo accorti dell’articolo, abbiamo chiamato Repubblica e il pezzo è stato tolto. La notizia falsa resta però in rete; i lanci sopra citati, e tanti altri, sono stati condivisi centinaia di volte e ora io passerò alla storia – anche fra dieci anni, anche magari quando cercherò un lavoro o in altre occasioni personali – come un sostenitore delle scie chimiche.

Volendo, potrei querelare per diffamazione gli autori di questi articoli; del resto io sono stato querelato da un onorevole PD per avere riportato delle cose vere sul suo conto, solo perché secondo lui è offensivo l’accostamento dei vari fatti, e dovrò pagarmi l’avvocato per difendermi; dovrei farmi scrupoli per querelare qualcuno che ha scritto una cosa falsa? Però ancora verrei fatto passare per un permaloso censore della rete…

Il senso di questa storia, tuttavia, è che veramente non è il caso di fidarsi di quel che scrivono i giornali, a maggior ragione se parlano di noi. E’ proprio quando tocchi con mano direttamente come funziona l’informazione “garantita” dei giornalisti “certificati” che ti rendi conto di quante balle circolano, talvolta per incompetenza, talvolta per calcolo. E’ proprio ora di rottamare l’informazione tradizionale!

[tags]informazione, giornalismo, facebook, repubblica, scie chimiche, movimento 5 stelle, torino[/tags]

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giovedì 24 Gennaio 2013, 17:08

Perché non sono andato da Napolitano

Come sicuramente ormai saprete, oggi in Municipio si è svolta una affollata commemorazione per il decennale dalla morte dell’avvocato Agnelli, alla presenza del presidente della Repubblica Napolitano. In qualità di capogruppo e in rappresentanza del Movimento 5 Stelle, io ero stato invitato ad assistere in Sala Rossa tra il pubblico e a incontrare il Presidente subito prima, senza però la possibilità di parlare. Da buon portavoce, già da ieri, sulla mia bacheca Facebook, ho chiesto la vostra opinione sull’opportunità di accettare questo invito; e vista anche la preponderante quantità di pareri negativi, alla fine ho deciso di non andare.

Non volevamo fare polemica, tanto è vero che non avrei probabilmente nemmeno scritto questo post, se non fosse che il Partito Democratico ha prontamente stigmatizzato la mia assenza in un comunicato stampa e su Facebook. Vorrei pertanto chiarire le motivazioni di questa assenza: molto semplicemente, noi non ci riconosciamo e non ci troviamo a nostro agio in questo genere di celebrazioni da VIP, tanto più in un momento in cui ogni risorsa disponibile andrebbe concentrata su chi ne ha veramente bisogno e non nel pagare scorte, auto blu e militari per difendere autorità che vivono in una torre d’avorio e hanno paura dei propri cittadini, salvo poi andare tutti insieme a mangiare al Cambio.

Non intendiamo mancare di rispetto alle istituzioni e a una commemorazione funebre e capiamo anche chi ritiene opportuna la presenza a prescindere (non la protesta clamorosa che pure alcuni ci avevano chiesto: non si disturba una commemorazione). Riteniamo però che il rispetto per le istituzioni si dimostri innanzi tutto non sprecandone le risorse, come noi da sempre facciamo, e concentrando l’attività delle stesse sul bene comune di tutti i cittadini, anziché sulle occasioni mondane per pochi privilegiati. L’attuale amministrazione manca di rispetto alle istituzioni ogni giorno, con le assunzioni arbitrarie a peso d’oro e con la svendita dei beni comuni, con un sindaco troppo preso per ricevere cittadini che chiedono udienza da mesi, con un presidente del consiglio comunale che fa cadere il numero legale in una seduta importantissima per andare a inaugurare il concerto di fine anno, con persone senza casa e senza lavoro che si accampano sotto il Municipio per chiedere aiuto e vengono trattate da invisibili, quando non gli si manda la polizia.

Personalmente – ma questa è una sensibilità personale – credo che una buona istituzione debba rispettare tutti i cittadini allo stesso modo, anzi, privilegiare gli ultimi rispetto ai primi. Credo che questa visione possa essere bene esemplificata parlando del simbolo per eccellenza, la toponomastica: quando si è trattato di intitolare le vie e i giardini della città il sindaco e la maggioranza hanno scelto sempre per potere e per visibilità, dal tunnel di corso Mortara intitolato a Donat Cattin fino a Marisa Bellisario per la toponomastica femminile e alle Vittime dell’11 settembre per il terrorismo. Tutto bene, ma noi invece abbiamo proposto due nomi, due ragazzi che nessuno conosce più, vittime di storie terribili: Maria Teresa Novara ed Emanuele Iurilli, che a trenta e cinquant’anni dalla morte aspettano ancora un ricordo formale. Quando vedrò una città altrettanto attenta a persone come queste, sarò più disponibile a partecipare alle commemorazioni.

[tags]napolitano, agnelli, commemorazioni, istituzioni[/tags]

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venerdì 18 Gennaio 2013, 19:34

Inquinamento, basta con l’improvvisazione

Sono passati ormai diversi giorni dal consiglio comunale di lunedì e non si è ancora spenta l’eco della clamorosa mozione con cui la Sala Rossa all’unanimità ha imposto la revoca del blocco del traffico agli Euro 3 diesel in centro. Questo è stato il nostro intervento in aula.

Anche noi abbiamo votato a favore, e anzi abbiamo chiesto la revoca totale, liberalizzando anche la circolazione degli Euro 0 gpl e metano, perché sin dal principio – da novembre, quando il provvedimento fu annunciato – abbiamo contestato l’errore di fondo. Difatti, questo provvedimento non spinge le persone all’unica soluzione strutturale, ovvero lasciare a casa l’auto e utilizzare i mezzi pubblici, la bicicletta o le altre alternative, ma le invita semplicemente a cambiare auto e poi a continuare a girare come prima, discriminando inoltre tra chi ha i soldi per comprare un’auto nuova e chi non se lo può permettere.

Sicuramente bisogna disincentivare, limitare e talvolta fermare il traffico privato per motivi ambientali: siamo una delle città più inquinate del mondo e il fatto che ciò sia dovuto anche alla nostra posizione geografica non vuol dire che possiamo rassegnarci a morire di cancro e di asma. Tuttavia questo va fatto con equità sociale e in modo efficace, e non con provvedimenti tanto per fare e dall’efficacia quasi nulla, grazie anche all’elevato numero di eccezioni di ogni genere.

Questa è proprio l’obiezione maggiore che si può fare alla giunta Fassino: l’improvvisazione continua su quali provvedimenti prendere, e, per quanto riguarda la mobilità alternativa, un’abbondanza di annunci e dichiarazioni roboanti quasi mai seguite dai fatti. L’anno scorso non si sono fatti blocchi perché secondo la giunta e la maggioranza erano inutili, quest’anno invece (a fronte di dati circa uguali) i blocchi erano necessari, però dopo due settimane sono diventati di nuovo inutili e sono stati revocati dalla stessa maggioranza: che senso ha?

Nel frattempo, da tre anni si attende il piano della mobilità ciclabile, e non si è riusciti nemmeno a mettere in sicurezza i peggiori punti neri per le bici; sulla seconda linea di metropolitana si susseguono annunci, ma poi si approva di costruire un parcheggio pertinenziale proprio nel mezzo del percorso e se non sono io a sollevare il problema succede che l’amministrazione manco se ne accorga; le ulteriori pedonalizzazioni sono ferme non si sa perché; i mezzi pubblici sono sovraffollati e sempre più intasati; e così via, senza parlare poi degli interventi sulle altre sorgenti dell’inquinamento dell’aria.

Il piano originariamente concepito dalla Provincia, pur contenendo una serie di dati interessanti, è la stanca riproposizione della logica dell’auto nuova ogni tre anni che non è più sostenibile, né economicamente, né ambientalmente (anche perché il costo ambientale di costruire continuamente nuove auto non viene mai preso in considerazione). E’ ora di cambiare logica.

[tags]inquinamento, aria, torino, fassino, traffico, automobili, mobilità[/tags]

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domenica 13 Gennaio 2013, 19:35

Il problema del cranio

Qual è, secondo voi, la priorità del consiglio comunale di Torino di domani? Probabilmente vi aspettate che sia la discussione sui blocchi del traffico anti-smog (sui quali peraltro ribadiamo la posizione espressa da mesi), e invece no: il Partito Democratico ha chiesto di mettere al primo punto la mozione, presentata dal consigliere calabrese del PD Domenico Mangone, di restituire e seppellire il cranio del bandito ottocentesco Giuseppe Villella, conservato nel Museo Lombroso.

Anche se alla fine l’ordine è stato invertito, la discussione sarà calda; i consiglieri comunali stanno ricevendo decine di mail dalla Calabria che li invitano a votare a favore. Difatti è stato il sindaco di Motta Santa Lucia, paesino dei monti calabri di cui Villella era originario, a portare in causa il Comune e l’Università di Torino ottenendo dal tribunale di Lamezia una sentenza che li obbliga a restiuire il cranio al Comune d’origine, che per legge esegue la sepoltura in assenza di parenti; anche se la sentenza qualche giorno fa è stata sospesa dopo l’appello.

Difatti, la legge – articoli 410-413 del codice penale, articolo 32 del Regio Decreto 1592/1933 e articoli 40-42 del D.P.R. 285/1990 – permette l’uso di cadaveri di persone prive di parenti per studi scientifici, ma per un tempo determinato; alla fine tutti devono essere seppelliti o cremati, per rispetto della dignità dell’essere umano. Però è vero che, una volta che le spoglie umane entrano nel patrimonio di un museo, se rivestono valore “etnoantropologico” sono riconosciute come  “beni culturali” e come tali “non possono essere distrutti” (articoli 10 e 20 del D.Lgs. 42/2004).

Insomma, messa sul piano del rispetto delle spoglie, si tratta più che altro di una questione di sensibilità e di coscienza, su cui ognuno può pensarla come vuole: è infatti indubbio che ci sia secondo molti (inclusa l’associazione dei musei) un momento in cui le spoglie umane diventano bene culturale e reperto scientifico, altrimenti non potremmo esporre nemmeno le mummie egizie e gli scheletri dell’uomo di Neanderthal – cosa che peraltro altri invece ritengono giusta.

Per questo motivo, il Movimento 5 Stelle lascerà libertà di coscienza e Chiara probabilmente voterà contro la mozione, mentre io, se la discussione rimarrà su questo piano, voterò a favore auspicando la sostituzione del cranio con un calco, coerentemente con le posizioni già espresse. Infatti, solo poche settimane fa, sono stato io a sollevare la questione della “mostra” Human Body Exhibition, per la quale l’intera città è stata riempita di gigantografie pubblicitarie di cadaveri scuoiati e messi in pose buffe, con il patrocinio della Città. Alla mia interpellanza l’assessore ha risposto che tutto era regolare e che si trattava di cinesi condannati a morte e usati con il permesso del governo di Pechino, giustificazione che a me, sul piano etico, pare del tutto insufficiente.

Il problema, però, è che la discussione facilmente non rimarrà su questo piano. Il testo della mozione, difatti, è infarcito di attacchi alle qualità di scienziato di Cesare Lombroso, arrivando verso la fine a insultare la nostra Università accusandola di avere aperto un museo che espone reperti “senza alcuno scopo scientifico” e a riportare, anche se in politichese, la richiesta di non intitolarlo più a Lombroso; e, al fondo della prima pagina, accusa Lombroso di avere inventato il “razzismo scientifico” e gli attribuisce addirittura la responsabilità di avere pregiudicato “un equilibrato sviluppo del Paese”, insomma lo ritiene responsabile dell’arretratezza attuale del Meridione. Se queste accuse resteranno nel testo della mozione, il mio voto finale sarà contrario, dato che non le posso assolutamente condividere, e vi spiego perché.

Esiste da diverso tempo nel Meridione una campagna di revisionismo storico, tesa a presentare l’unificazione d’Italia come una conquista coloniale del Piemonte, che avrebbe occupato militarmente il Regno delle Due Sicilie, ricco e moderno, e l’avrebbe depredato, causando così la povertà attuale del Mezzogiorno, che senza i Savoia sarebbe oggi un’isola felice e borbonica. Di questa campagna, Villella è un simbolo due volte; la prima perché fu un brigante, morto in galera dopo essere stato catturato dalla polizia mentre era latitante nei boschi, e dunque secondo i neoborbonici un eroe della resistenza contro l’occupante “straniero”; la seconda perché proprio dallo studio del cranio del Villella Lombroso derivò la teoria dell’“atavismo criminale”, per cui alcune caratteristiche della forma del cranio, piuttosto diffuse in Meridione, sarebbero state correlate a una maggiore propensione alla criminalità.

Da questa campagna nascono pamphlet illeggibili e infarciti di vittimismo, come il tremendo Terroni di Pino Aprile, per cui pure Grillo tempo fa si prese una sbandata. Partendo da alcuni episodi storici della guerra d’indipendenza, come le terribili stragi compiute dall’esercito savoiardo in alcuni paesi meridionali appena conquistati, si arriva a sostenere l’analogia tra Vittorio Emanuele II e Hitler e a sostenere “fatti” estremamente improbabili, come quello per cui il Forte di Fenestrelle sarebbe in realtà stato un lager pieno di meridionali in catene. E se arriva uno storico serio come Alessandro Barbero a dimostrare che ciò non è mai accaduto, gli si risponde che lui è piemontese e dunque senz’altro intenzionato a manipolare la storia contro i meridionali; al punto che la Provincia ha persino concesso di affiggere nel forte una targa che commemora le inesistenti “vittime” di questa vicenda (Saitta e i suoi grandi elettori sono calabresi…).

E quindi, ora si chiede al consiglio comunale di Torino di abbracciare questa teoria, di dire che Lombroso era un criminale razzista e che per lui dobbiamo chiedere scusa, e anzi che dobbiamo censurarlo dalla storia della scienza. Che la teoria dell’atavismo criminale sia scientificamente infondata non c’è più alcun dubbio; ma lo possiamo dire ora, dopo centocinquant’anni. Che fosse studiata apposta per fomentare il razzismo contro i meridionali è invece una castroneria, se non altro perché il secondo “brigante” studiato da Lombroso, Vincenzo Verzeni, era delle campagne bergamasche, e perché la gran parte delle spoglie contenute nella sua collezione e ora nel museo sono di piemontesi.

Inoltre, il fatto che Lombroso abbia in vita proposto delle teorie successivamente rivelatesi infondate e magari persino fantasiose non è di per sé sufficiente per negarne la statura di scienziato o peggio definirlo un criminale; è, in realtà, il modo normale in cui la scienza procede, e moltissimi grandi scienziati sostennero in vita teorie sbagliate e ai nostri occhi incredibili.

Isaac Newton, a cui dobbiamo la legge di gravità, era in realtà principalmente un alchimista; credeva all’esistenza della pietra filosofale, che avrebbe trasformato i metalli in oro e donato l’immortalità, e passò la vita a cercare di produrla. Nikola Tesla, il genio dell’elettromagnetismo, credeva che la Terra assorbisse i raggi cosmici e grazie ad essi si espandesse costantemente come un palloncino, spiegando così la deriva dei continenti. E, già nella nostra epoca, Watson e Crick, premi Nobel per la medicina in quanto scopritori del DNA, si sono resi protagonisti di teorie alquanto surreali; secondo Crick, il DNA sarebbe giunto sulla Terra dallo spazio, speditoci dagli alieni mediante una cometa, mentre Watson, non più di cinque anni fa, è diventato nuovamente famoso per aver sostenuto che i neri sono geneticamente più stupidi dei bianchi, nonostante tutte le prove contrarie.

Eppure, nessuno si sogna di togliere il premio Nobel a questi scienziati o di sostenere che tutto ciò che hanno fatto non è scientifico e va censurato. Al contrario, la scienza impara dai propri errori, e proprio perché alcune teorie sono infondate è importante documentare come vennero concepite e propugnate all’epoca.

Inoltre, non tutto ciò che scrisse Lombroso è infondato; anzi, dalle sue ricerche nacquero la moderna medicina legale, la criminologia scientifica, e persino alcune delle teorie psicanalitiche di Freud. Lombroso fu anche il maestro di tanti altri scienziati illustri, tra cui Camillo Golgi (premio Nobel per la medicina nel 1906) e Mario Carrara (uno dei pochi professori a rifiutare il giuramento di fedeltà al fascismo, a cui tuttora è intitolato il parco della Pellerina), e di quella scuola di medicina torinese da cui nei primi decenni del Novecento emersero poi ben tre premi Nobel (Dulbecco, Luria e Levi Montalcini). Non c’è nessun motivo né per censurarlo, né per negarne il valore scientifico.

Quella di prendere una parte di verità e di ingigantirla in modo assurdo per sostenere le proprie teorie è peraltro una consuetudine dei neoborbonici. Dal fatto che a Napoli fosse stata costruita la prima ferrovia d’Italia si inferisce che il Sud fosse tecnologicamente molto più avanzato del Nord, e dal fatto che ci siano state delle rivolte contro i Savoia si conclude che nessuno al Sud volesse l’Unità d’Italia; fosse vero, non si capisce come lo stato di Napoli possa essere capitolato di fronte agli avventurieri di Garibaldi. Per il fatto che i ricchi forzieri del re di Napoli siano stati incamerati dai Savoia si afferma che lo stato italiano in centocinquant’anni ha impoverito il Sud più di quanto l’abbia sovvenzionato (la realtà è che, grazie al tipico stile di governo della politica italiana, ci ha impoveriti tutti).

E dalla violenta repressione di alcune rivolte si conclude che i Savoia erano razzisti e volevano organizzare la pulizia etnica dei meridionali, quando quello era semplicemente il normale stile di gestione dell’ordine pubblico nell’Ottocento, e i Savoia non esitarono a fare stragi in tutto il Nord, dal sacco di Genova del 1849 fino alle cannonate di Bava Beccaris sui milanesi nel 1898, passando per la strage di Torino del 1864.

C’è un altro movimento politico che adotta le stesse tecniche di manipolazione della storia in chiave localista: è la Lega Nord. Il movimento neoborbonico è lo specchio perfetto della Lega e ha lo stesso obiettivo: a parole, spaccare l’Italia, e più concretamente, usare l’orgoglio campanilistico di una parte della società per garantirsi visibilità, potere e poltrone.

Ma io sono orgoglioso di essere torinese, piemontese, italiano ed europeo; sono orgoglioso dei miei tre quarti piemontesi – dalla città, dalle colline astigiane e dalle risaie casalesi – come del mio quarto di nobiltà napoletana. Sono stato in quella parte della Calabria solo due mesi fa, dal mare fino alla Sila passando per il centro storico di Cosenza, e credetemi, è davvero bellissima. Ogni angolo d’Italia ha una storia, una cultura e un ambiente unici al mondo, e invece di litigare su storie di secoli passati dovremmo chiederci come tutelare tutte queste diverse culture dal declino e dalla globalizzazione.

Se dunque nella mozione resteranno gli attacchi alla figura di Lombroso e i riferimenti all’ideologia neoborbonica, anche il mio voto non potrà che essere contrario, come lo sarebbe a una mozione leghista che prendesse di mira i meridionali. Ad ogni modo, siamo qui per parlarne e dunque sono lieto di ricevere i commenti dei cittadini torinesi e di chi vorrà prendere parte alla discussione.

[tags]lombroso, razzismo, questione meridionale, torino, savoia, borboni[/tags]

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giovedì 10 Gennaio 2013, 10:52

Cercansi scrutatori – 2013

Anche quest’anno, in occasione delle elezioni politiche, i partiti sono chiamati per legge a nominare gli scrutatori; e anche quest’anno, ritenendo sbagliato il principio di questa norma, il Movimento 5 Stelle di Torino intende restituire a tutti i cittadini la possibilità di ottenere la nomina e con essa una opportunità di lavorare e di fare esperienza, senza necessità di trovare un partito che li raccomandi, per le stesse motivazioni che avevamo già esposto l’anno scorso.

Purtroppo quest’anno tutte le procedure sono accelerate dall’anticipazione delle elezioni, per cui soltanto ieri pomeriggio siamo stati avvisati della nostra possibilità di nominare 153 scrutatori e dobbiamo comunicarli entro domani pomeriggio. Per questo chiediamo ai cittadini interessati, purché già iscrittisi entro lo scorso 30 novembre all’albo comunale degli scrutatori del Comune di Torino, di segnalarsi compilando entro domani, venerdì 11 gennaio, alle ore 12 il seguente modulo. L’opportunità è riservata a persone che non abbiano tessere di partito e che non siano già stati inseriti nelle liste degli scrutatori dei partiti.

Domani pomeriggio effettueremo un sorteggio tra tutte le persone che si sono segnalate (se superiori al numero di posti disponibili) e invieremo i nominativi alla commissione elettorale comunale. Buona partecipazione!

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venerdì 21 Dicembre 2012, 16:18

La variante che licenzia la gente

Questa è una storia che inizia molto tempo fa, ben prima che facessi politica; già allora (parliamo del 2007 e poi del 2009) il mio blog menzionava con un certo sconcerto la vicenda della vendita della casa Gramsci di piazza Carlina, dal Comune ai De Giuli – ben connessi immobiliaristi torinesi – al prezzo stracciato di 7 milioni di euro, per farne un albergo di lusso.

Il nuovo hotel sarebbe poi stato gestito dal gruppo spagnolo NH; e anche qui si tratta di amici di famiglia, dato che la filiale italiana NH Italia è una joint venture tra gli spagnoli e Intesa Sanpaolo, che ne detiene tuttora il 44,5%. NH Italia, avendo comprato il gruppo Jolly Hotel, si ritrovava già proprietaria di diversi alberghi a Torino: l’ex Art & Tech al Lingotto, l’Ambasciatori e il Ligure di piazza Carlo Felice.

Si sa, a Torino grazie al megainvestimento olimpico il turismo tira… o forse no, visto che gli alberghi entrano in crisi uno dopo l’altro: è per questo che già nel 2009 la proprietà annuncia l’intenzione di chiudere l’Hotel Ligure e trasformarlo in appartamenti. C’è un piccolo particolare: il piano regolatore di Torino prevede che lì ci sia un albergo; per poterne fare appartamenti è necessaria una variante che, come dice la legge, deve andare nel pubblico interesse (non è sufficiente che ci sia un interesse privato).

A settembre 2011 arriva così in consiglio comunale, per il primo passaggio, una variante urbanistica per cambiare la destinazione d’uso del palazzo da alberghiero a residenziale. In aula, l’unico che ha qualcosa da dire sono io. Ci è stato detto che la chiusura dell’albergo è propedeutica all’apertura di quello in piazza Carlina e che i lavoratori del Ligure saranno semplicemente spostati là, o comunque ricollocati negli alberghi torinesi di NH; addirittura ci è stata mostrata una lettera scritta della proprietà che si impegna in questo senso, e che viene richiamata nella delibera.

Un mese dopo, però, le cose cominciano a non tornare: sul giornale si parla di 37 licenziamenti, e allora presentiamo una interpellanza. A metà dicembre, ancora in attesa di risposte, arriva la delibera per il secondo passaggio in aula. E’ allora che si scopre una situazione drammatica: il problema si è addirittura allargato, in quanto molti lavoratori del Ligure sono stati ricollocati all’Ambasciatori lasciando però senza lavoro i precedenti lavoratori di quest’ultimo.

La delibera viene bloccata in attesa di capire come salvare i lavoratori. Il problema, però, è che il gruppo NH si è sostanzialmente dileguato; ha già venduto il palazzo a un operatore immobiliare, la MGB, per 22 milioni di euro (lo stesso patron della MGB, in commissione, farà notare la grande differenza tra quanto ha incassato NH vendendo un palazzo per appartamenti e quanto ha incassato il Comune vendendo un palazzo simile per albergo). E’ vero che la variante ancora non c’è, ma il valore pagato è stato già stimato “come se”, con una notevole fiducia nella disponibilità del Comune.

Alla fine, dopo un anno di melina, la giunta dice che è ora di approvare la variante: il palazzo chiuso crea degrado, e inoltre l’acquirente si è indebitato per l’acquisto e ora se non fa partire i lavori rischia il tracollo, coinvolgendo altre società del suo gruppo. Tutto vero, ma ancora una decina di lavoratori degli alberghi non hanno ritrovato un lavoro. Ci viene spiegato che NH Italia è in crisi e che il Comune addirittura non riesce nemmeno più a parlare con loro (il che, per una società posseduta a metà dal Sanpaolo, è quantomeno curioso). E quindi, i lavoratori devono arrangiarsi a sperare che saltino fuori posti di lavoro da commesso nei negozi che apriranno nel fu atrio dell’albergo; se no… problemi loro.

L’amministrazione ha insistito nel dire che si è fatto tutto il possibile; la chiusura dell’albergo era già stata decisa da prima per via della crisi del mercato (ma non eravamo la nuova meta turistica del millennio?), i lavoratori sarebbero rimasti comunque senza lavoro, in tante città non si pensa nemmeno di legare promesse occupazionali alle varianti urbanistiche, non è colpa di nessuno se l’intero gruppo NH è andato in crisi.

Resta il fatto centrale: senza variante urbanistica, il proprietario sarebbe stato costretto a riaprire l’albergo oppure a tenere il palazzo chiuso all’infinito – e parliamo di una variante urbanistica che ha aumentato il valore del palazzo di almeno una decina di milioni di euro, per un presunto interesse pubblico ad avere davanti a Porta Nuova più appartamenti e meno alberghi. A fronte di questo, al proprietario originale è stato permesso di prendersi un impegno alla ricollocazione dei lavoratori e poi disattenderlo tranquillamente, lavandosene le mani perché, come in un gioco delle campanelle, nel frattempo il palazzo è stato passato a qualcun altro e loro hanno già incassato.

Alla fine, noi siamo stati gli unici a votare contro l’approvazione definitiva della variante urbanistica; anche la nostra mozione che chiedeva all’avvocatura comunale di studiare una richiesta di danni contro il gruppo NH è stata bocciata da tutti i partiti. Con molti auguri ai lavoratori dal consiglio comunale.

[tags]torino, alberghi, urbanistica, immobiliare, nh, jolly[/tags]

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lunedì 17 Dicembre 2012, 17:34

Malati di movida

Ricorderete la polemica della scorsa estate, una delle tante montate ad arte dai giornali, su “Grillo contro la movida”. In realtà nessuno vuole fermare la vita notturna o impedire alle persone di divertirsi, ma si vorrebbe semplicemente garantire a tutti la possibilità di vivere in pace in casa propria.

Il video che vedete è infatti stato girato dagli abitanti delle zone “calde” di Torino, da piazza Vittorio a San Salvario; zone che per diverse notti a settimana si trasformano sempre più spesso in una bolgia priva di regole. A nessuno farebbe piacere restare sveglio una notte dopo l’altra, di fronte a persone che in strada si divertono a fare rumore per il puro piacere di farlo, o che si picchiano selvaggiamente, magari mentre i vigili passano e vanno via.

Il Comune ha oggettivamente poche possibilità di gestire una situazione che ormai pare sfuggita di mano; la legge non permette di porre veri limiti alla proliferazione dei locali, e molto del rumore viene prodotto dopo l’orario di chiusura, quando la gente ubriaca si sposta in strada. Eppure, a Torino per vent’anni l’industria dell’intrattenimento notturno ha potuto fare ciò che voleva, al punto che è intervenuta la magistratura per far smontare i dehors abusivi dei Murazzi. Eppure, almeno dal punto di vista della mobilità – San Salvario di notte è invasa dalle auto in cerca di un parcheggio inesistente – il Comune potrebbe fare di meglio.

La vera questione da porsi, tuttavia, è come mai fasce crescenti di persone trovino il disturbo notturno come unico sfogo alla propria voglia di evasione. A qualsiasi persona sociale risulta ovvio cercare di disturbare gli altri il meno possibile, e invece in molte di queste immagini si vedono persone che nel fare rumore, nel sapere di danneggiare qualcun altro, sembrano trovare una realizzazione personale. Senza nemmeno rendersene conto, è come se – persi i freni inibitori – si vendicassero sugli incolpevoli abitanti delle case circostanti per tutti i crescenti problemi della vita di oggi, o se questo fosse il loro modo per sentirsi protagonisti dell’attenzione pubblica.

Non si può generalizzare, e la maggior parte di chi esce la sera vuole semplicemente svagarsi e stare con gli amici. Eppure, in queste immagini c’è qualcosa di profondamente inquietante, come se di notte la città si trasformasse in una giungla pericolosa e senza regole, sempre più lontana dalla civiltà.

[tags]movida, torino, piazza vittorio, murazzi, san salvario, rumore, legalità[/tags]

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mercoledì 12 Dicembre 2012, 15:42

Sull’acqua pubblica Fassino rema contro

Nel giugno 2011 milioni di italiani, recandosi alle urne, hanno mandato un messaggio chiaro alla politica: l’acqua e gli altri servizi pubblici essenziali devono restare in mano pubblica. All’epoca, tutti i partiti del centrosinistra, dopo la vittoria a sorpresa, fecero a gara a cavalcarne il risultato con manifesti e celebrazioni di ogni genere, pur non avendo mostrato grande interesse nella fase di raccolta delle firme.

Passata la festa, gabbato lo santo: e così, l’amministrazione di Fassino da tempo rema contro. In teoria, dal luglio 2011 è diventato illegittimo ricaricare sulle bollette degli italiani la quota relativa alla remunerazione garantita degli investimenti, che a Torino rappresenta oltre il 15% del totale; eppure, questa quota continua a venir fatta pagare, in attesa da un anno e mezzo che qualche autorità suprema decida di toglierla; e ai cittadini che per “obbedienza civile” si sono autoridotti le bollette si preannuncia di staccare l’acqua, come ai peggiori morosi.

Nell’assemblea delle decine di comuni torinesi soci di Smat, solo pochi (in testa Avigliana e Rivalta) hanno avuto il coraggio di dire che gli abbondanti utili di Smat dovrebbero essere messi da parte per restituire ai cittadini quanto ingiustamente addebitato; la città di Torino ha invece continuato a insistere che, accantonati sei milioni di euro assolutamente insufficienti a coprire la restituzione (si stima che servano fino a trenta milioni), tutto il resto degli utili potevano essere distribuiti ai comuni. Difatti, Torino ha bisogno di soldi; e dunque anche Smat diventa una mucca da mungere, con la scusa che una volta i Comuni ricevevano i canoni per lo sfruttamento dei pozzi e ora non ricevono più null e dunque è giusto che si prendano gli utili.

Il consiglio comunale, con grandi peana anche di esponenti della maggioranza, ha approvato dal 2011 due mozioni che chiedono di trasformare Smat in una società veramente pubblica; adesso, infatti, è una SpA, anche se posseduta dai Comuni, e come tale potrebbe essere facilmente venduta come sta accadendo per le varie GTT e Amiat (e non pensate che nei corridoi nessuno abbia già ventilato l’ipotesi).

Il comitato referendario ha raccolto le firme e presentato una proposta di delibera di iniziativa popolare che vorrebbe trasformare Smat in azienda speciale consortile di diritto pubblico. Possono i partiti che hanno sbandierato la loro adesione al referendum non votare una delibera simile? No, e difatti succede che i dirigenti comunali hanno dato un parere tecnico negativo, sostenendo che legalmente questa trasformazione è impossibile; a quel punto, è facile che “a malincuore” la maggioranza si senta “costretta” a votare contro. Peccato che la stessa trasformazione sia stata fatta a Napoli solo quattro mesi fa, e che diversi luminari abbiano firmato un controparere che dimostra come essa si possa fare.

Per questo abbiamo presentato una interpellanza la cui discussione è mostrata nel video; è piuttosto lunga, ma alla fine è chiara. Almeno così abbiamo ottenuto che venisse detto chiaramente: Fassino e la sua giunta sono contrari a trasformare Smat in una società di diritto pubblico e ritengano che l’acqua si possa gestire soltanto all’interno di dinamiche di mercato. Almeno, adesso lo sanno tutti.

[tags]torino, fassino, acqua pubblica, smat[/tags]

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giovedì 6 Dicembre 2012, 21:22

I risultati delle parlamentarie M5S

I risultati delle parlamentarie del Movimento 5 Stelle per la circoscrizione Piemonte 1 (Torino e provincia). I candidati con buone speranze di elezione sono i primi due-quattro sotto i 40 anni (alla Camera) e i primi uno-due sopra i 40 (al Senato).

Pos. Nome Età Comune Professione Voti

1 Castelli Laura 26 Collegno Impiegato 273
2 Chimienti Silvia 27 Castiglione t.se Insegnante 180
3 Scibona Marco 45 Bussoleno Impiegato 165
4 Airola Alberto 42 Torino Libero professionista 159
5 Bechis Eleonora 38 Torino Operaio 143
6 Della valle Ivan 38 Rivoli 141
7 Albano Daniela 41 Torino Insegnante 140
8 Carlevaris Cinzia 40 Torino Dipendente pubblico 132
9 Di santo Natale 26 Grugliasco Studente 92
10 Friscia Anna 42 Trofarello Impiegato 77
11 Santarella Michele 53 Rivoli Impiegato 72
12 Borsello Claudio 43 San mauro torinese Libero professionista 66
13 Di virgilio Daniela 39 Collegno Impiegato 64
14 Gianoglio Andrea 37 Rosta Impiegato 63
15 Cardone Margherita 68 Torino Insegnante 62
16 Battagliotti Patrizia 51 S.maurizio c.se Impiegato 57
17 Picca Valeria 43 Torino Impiegato 55
18 Ricci Roberto 45 Alpignano Imprenditore 52
19 Unia Alberto 46 Torino Impiegato 47
20 Valetti Federico 30 Pinerolo Impiegato 47
21 Calmistro Mirco 52 Grugliasco Funzionario 40
22 Bellanca Xavier 26 Torino Impiegato 39
23 Grosso Sergio lorenzo 46 Carmagnola Impiegato 38
24 Doppioni Mauro dante 39 Loranze’ Impiegato 37
25 Falli Davide 29 Torino Altra professione 32
26 Latini corazzini Yari 39 Lanzo torinese Impiegato 31
27 Vilardo Franco 50 Torino Impiegato 30
28 Giustetti Alessandro 49 Rivoli Disoccupato 29
29 Arduino Salvatore 47 Leini Dipendente pubblico 29
30 Armeni Davide 38 Collegno Impiegato 29
31 Turri Alberto 36 San mauro torinese Operaio 29
32 Caruso Gianpaolo 40 Santena Artigiano 29
33 Fornari Antonio 32 Torino Dipendente pubblico 28
34 Bertilorenzi Sara 41 Rueglio Libero professionista 25
35 Mandrini Pierluigi 47 Rosta Impiegato 24
36 Merotto Roberto 46 Torino Impiegato 23
37 Bertero Massimo 40 Trofarello Commerciante/negoziante 22
38 Fanton Saverio 38 Carmagnola Impiegato 20
39 Maule Stefano 46 Castagneto po Libero professionista 20
40 Fontanone Glauco 40 Robassomero Artigiano 19
41 Fiore Mario 50 Trofarello Operaio 19
42 Murra Gian mario 52 Pinerolo Libero professionista 16
43 Pizzini Bruno andrea 30 Rivoli Altra professione 15
44 Cubito Marco 43 Rosta Impiegato 15
45 Galluzzi Marco 38 Torino Impiegato 13
46 Lumini Danilo 51 Carmagnola Impiegato 12
47 Caria Domenico 49 Chivasso Dipendente pubblico 12
48 Oresta Gianluca 36 Caselle torinese Impiegato 11
49 Domanin Ermes 32 Torino Libero professionista 11
50 Varacalli Federico 37 Torino Impiegato 10
51 Guasti Roberto 44 Borgaro torinese Impiegato 9
52 Lovera Danilo 33 Gassino torinese Impiegato 8
53 Navone Angelo 49 Caselle torinese Impiegato 7
54 Colacino Domenico 43 Cirie’ Altra professione 7
55 Vernero Alessandro 27 Chivasso Impiegato 7
56 Cicchirillo Carlo 40 Caselle torinese Libero professionista 5
57 Vaiana Rosolino 44 Chivasso Impiegato 5
58 Grivellino Marco 41 Chivasso Altra professione 5
59 Del prete Luca 39 Chivasso 3
60 Reppucci Alessandro 36 Carmagnola Funzionario 2

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lunedì 3 Dicembre 2012, 15:54

Un’opinione personale sui candidati M5S

E così, il voto è aperto e ora possiamo scegliere i nostri futuri parlamentari (qui tutte le informazioni). In rete impazza il dibattito e ci sono posizioni diverse, c’è chi ogni mezz’ora propaganda i propri tre candidati e chi sostiene che non si dovrebbe dire niente. Diversi mi hanno chiesto di dichiarare in pubblico per chi voterò, ma non mi sembrerebbe giusto; raccomando invece, come ho già scritto ieri, di prendersi il tempo di leggere tutte le presentazioni dei candidati e di non fermarsi al primo suggerimento ricevuto: tutti i candidati meritano attenzione. Vorrei però dare un po’ di visibilità ad alcuni candidati “outsider”, che altrimenti rischiano di non essere nemmeno presi in considerazione.

Per questo non mi dilungherò particolarmente sui tre candidati collaboratori di Bono: sono i favoriti, sono tutte e tre ottime persone e hanno l’esperienza di tre anni di politica a tempo pieno. In particolare, Ivan Della Valle è uno dei più conosciuti attivisti d’Italia, e l’unico candidato con una esperienza d’aula, il che potrebbe tornare molto utile; Marco Scibona è il candidato No Tav ed è una persona solida, gentile, disponibile e che non si è mai fatta prendere dalle beghe dell’ufficio regionale; Laura Castelli fu scelta per la sua competenza e ha continuato a dimostrarla. Si stanno preparando da tempo e sarebbero ottimi parlamentari.

Vorrei invece soffermarmi innanzi tutto su due attivisti torinesi che da soli non si farebbero pubblicità, per cui gliela faccio io.

Alberto Airola è quello che, come volontario, si è sbattuto di più per il gruppo comunale. E’ l’autore dei bellissimi video che trovate nei nostri post, e non sapete quante giornate e quante nottate di lavoro gratuito per il Movimento ci sono dietro di essi. E’ una persona talmente poco interessata alla carriera politica che questa settimana è via per lavoro; lui però per me e per Chiara c’è sempre stato, per lavorare e per confortarci, e non posso che ricambiare.

Yari Latini è un mio amico da vent’anni, dunque sono senz’altro di parte, ma grazie a questo per lui sono in grado di mettere la mano sul fuoco. E’ una persona tranquilla e abituata a lavorare in silenzio, la vedrete di rado dove c’è da chiacchierare o da mettersi in mostra. E’ lui che ha realizzato l’architettura informatica del sito del Movimento torinese, ed è attivo sin dalla lontana epoca delle elezioni provinciali; e almeno un hacker in Parlamento ci vorrebbe.

Oltre a loro, vi raccomando poi di esaminare i profili di alcuni attivisti storici del Movimento: Daniela Albano, Salvatore Arduino, Bengt Ferraris – persone che magari non sono state molto attive ultimamente, ma che c’erano già nel 2007, quando proprio di poltrone non se ne parlava.

Vi raccomando anche di guardare le presentazioni degli attivisti di quartiere più determinati a candidarsi, quelli della Circoscrizione 1 (Eleonora Bechis e Marita Cardone hanno dato spesso una mano anche a livello comunale) e quelli della Circoscrizione 5 (con il trio UniaMerottoFornari di punta); nonché Valeria Picca della Circoscrizione 6, e Franco Vilardo, sempre al centro di qualunque manifestazione.

Ci sono inoltre alcune persone già candidate alle comunali, che magari avete già potuto conoscere e votare due anni fa: Davide Armeni, Xavier Bellanca, Cinzia Carlevaris e Marco Galluzzi.

Fuori Torino sono più in difficoltà perché non conosco bene quasi nessuno, ma una persona comunque la voglio segnalare: Michele Santarella (Rivoli / Alpignano) è una persona splendida, che ha sempre dato punti a tutti in materia di coerenza e che vanta la saggezza e la serenità necessarie per gestire le situazioni difficili. In più, credo che mandare in Parlamento una persona in carrozzina sarebbe un bel segnale, dato che se per l’italiano medio la situazione della crisi è difficile, per i disabili è devastante.

Tuttavia, non vorrei fare un torto a nessuno e dunque vi raccomando, veramente, di guardare una per una anche le presentazioni dei candidati della provincia, molti dei quali mi hanno fatto un’ottima impressione.

Aggiungo ancora una segnalazione di due attivisti torinesi che ora sono candidati altrove: Francesco Attademo in Estero-Europa e Aldo Curatella in Emilia-Romagna sono due persone che hanno lavorato a lungo, con capacità e grande altruismo, per il successo della nostra campagna comunale: per esperienza diretta, meritano senz’altro fiducia.

Alla fine, chiunque verrà scelto avrà il mio sostegno e sarà giudicato, come dicevo ieri, solo per il suo comportamento e non per quanto io personalmente lo conosca o lo stimi: scegliete in piena libertà.

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