Concorrenza in percorrenza
Quando arrivate a Manchester, c’è una cosa che subito vi colpisce. Non è un monumento e nemmeno una persona; è il trasporto pubblico.
A Manchester, non solo il trasporto pubblico è privato; ma, a differenza di Londra, hanno deciso di applicare fino in fondo il sacro principio di Adam Smith, e di promuovere una vera concorrenza.
La linea 42 – il numero, penso, non è scelto a caso – e le gemelle 43, 44, 45, 46 fanno su e giù lungo uno dei principali assi di scorrimento: la Oxford / Wilmslow Road, una strada nord-sud che collega il centro, la zona universitaria, e una serie di sobborghi dove vivono gli studenti (l’Università , difatti, è diventata la principale industria cittadina, dopo la chiusura delle grandi fabbriche).
E così, questa linea cruciale è servita non da una, non da due, ma da ben quattro compagnie diverse: tutte e quattro mandano i giro i propri autobus 42, tutti di colore diverso, tutti in lotta per caricare passeggeri.
Già , perchè se andate a vedere il sito ufficiale del trasporto mancuniano, troverete meravigliose descrizioni di pass, abbonamenti, orari. La realtà , però, è molto diversa: ciascuna azienda emette i propri biglietti, tra di loro incompatibili (altrimenti che concorrenza sarebbe?). L’utente, quindi, può scegliere quale autobus abbordare e a chi pagare il proprio biglietto.
Da una parte, il sistema ha l’effetto sperato: il servizio è continuo, perchè ciascuna di queste compagnie tenta di mandare per strada il maggior numero possibile di autobus, in modo da catturare più clienti; e le tariffe sono basse, tre sterline per un settimanale (a Londra un singolo viaggio in metro ne costa due).
Vi sono però anche altri effetti. La strada è stretta, a una sola corsia per senso di marcia, e piena di curve, scorre tra case e passaggi pedonali e auto parcheggiate; in tutto questo, questi enormi autobus a due piani fanno a portellate per passare, cercando di superarsi l’uno con l’altro per essere più veloci. Fermano un po’ dove capita, come gli viene comodo. E poi, al posto di un autobus ce ne sono quattro, ciascuno dei quali solitamente semivuoto; la strada si intasa subito, senza parlare del costo ambientale.
E naturalmente, essendo autobus per studenti e dovendo contenere i costi, gli autobus sono luridi, vecchissimi e scassatissimi; si dice che le compagnie del posto acquistino gli autobus che, dopo quarant’anni di servizio, a Londra stanno buttando via.
Infine, è inutile aspettarsi orari prevedibili; i pullman passano quando capita – ma spesso, alle fermate più frequentate, si fermano ed aspettano per parecchi minuti, in modo da riempirsi un po’ e non fare il viaggio a vuoto. D’altra parte, abbiamo dovuto attendere l’autobus per l’aeroporto quasi mezz’ora: in teoria un autobus su due dovrebbe andarci, in pratica quasi tutti accorciano il percorso solo ai sobborghi più popolati, perchè l’aeroporto è lontano lontano.
Insomma, alla fine non ho un giudizio definitivo su questo sistema, ma credo di preferire ancora il buon vecchio trasporto pubblico unificato e gestito dallo Stato…