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Archivio per il giorno 16 Luglio 2006


domenica 16 Luglio 2006, 17:55

Sconfitte

Questo tour de france 2006 (tutto minuscolo, sia per il livello dei partecipanti, sia per quello dell’organizzazione: oggi tre dei fuggitivi si sono schiantati in curva per il pessimo stato dell’asfalto) è oggettivamente poco interessante. Oggi, però, l’arrivo di Gap ha regalato un momento triste, ma profondamente sportivo.

Nella fuga di oggi (come in varie dei giorni passati) c’era anche Salvatore Commesso, uno che non è un campione, non è un Basso e nemmeno un Cunego o un Garzelli, ma è comunque da anni uno dei migliori ciclisti italiani, due volte campione d’Italia. Commesso si è fatto i suoi duecento chilometri di fuga in gruppetto, su e giù per le Alpi francesi: tanta, tanta fatica. All’arrivo erano rimasti in due, lui e un francese qualsiasi, con una emozionante corsa sul filo di pochi secondi di vantaggio sul gruppo, trenta, venti, dieci, quindici, otto all’arrivo. Vuol dire che non puoi rilassarti, non puoi fare calcoli per la volata; devi tirare fino alla fine.

Commesso era il favorito, è forte, è veloce in linea, e quindi è stato anche lui a doversi prendere la responsabilità di non mollare, di tirare per l’ultimo paio di chilometri, evitando di un soffio il rientro di quelli dietro. E poi, ha lanciato la volata, si è messo a tutta, ci ha provato… ed è stato passato dall’altro a due metri dalla linea d’arrivo.

E poi, mentre il francese qualsiasi non stava più in sè dalla gioia e andava a festeggiare, la gentile signorina della Rai ha infilato il microfono sotto il naso di Commesso, a dieci secondi dall’arrivo, per fargli la classica domanda da giornalista infame, qualcosa tipo “Come ci si sente a perdere così?”, o “Allora, Totò, hai perso anche oggi?”.

Lui non ha detto niente: ha solo, semplicemente, pianto. Ha cercato di dire qualcosa, è riuscito solo a dire due parole, come “Da due anni non riesco più a vincere…”, respiro spezzato, “…non so più cosa fare…”, poi è scoppiato di nuovo a piangere a dirotto, mentre compagni e avversari gli passavano accanto, lo vedevano così, e cercavano di tirarlo su in ogni modo, senza successo.

Dev’essere difficile svegliarsi tutto l’anno presto al mattino, fare decine e centinaia di chilometri per strada, mangiare in modo controllato e andare a dormire presto, rinunciando a gran parte della vita di un ventenne o trentenne qualsiasi. Fare una fatica boia, arrampicandosi in bicicletta su montagne che fanno fatica a scalare anche le macchine, salendo alla stessa velocità delle macchine. Farsi riempire le vene di non si sa mai bene cosa, qualcosa che probabilmente ti toglierà vent’anni di vita, ma non per vincere, semplicemente per passare le giornate in gruppo ad aiutare il tuo capitano; senza mai più di una riga sul giornale, per uno stipendio comunque elevato, ma più vicino a quello di un quadro Fiat che a quello di un calciatore. Ogni tanto, venire svegliato alle tre del mattino da un blitz dei carabinieri, e sentire pure qualche moralista disinformato gettare merda sui tuoi anni di fatica. E poi, avere finalmente la tua giornata libera, dare il massimo, fare una impresa incredibile, e non riuscire a vincere, non riuscirci più da quattro anni, una volta per un motivo, una volta per l’altro, sempre secondo, terzo, quinto.

Lo sport è fatto così. Il ciclismo, in particolare, è spietato e bellissimo anche per questo; perchè della vita contiene tutto, la vittoria, la sconfitta, la fatica, la gioia, la disonestà, la rabbia, il tifo, l’amicizia, il tradimento, la vita e la morte, e persino la bellezza purissima della natura in ogni sua forma. E’ pieno di storie, belle e brutte, come quella di oggi.

Spero che non lo distruggano definitivamente.

E spero anche che Commesso, prima di finire la carriera, possa vincere almeno ancora una volta.

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domenica 16 Luglio 2006, 14:37

Paura italiana

Sempre sul discorso Lidl, sulla Stampa di oggi in prima pagina c’è un editoriale di Luca Ricolfi, sociologo dell’università di Torino, intitolato “La sinistra che ha paura del merito”: parla appunto dell’accordo al ribasso che caratterizza la società italiana, in cui da una parte i cittadini pretendono vita facile (scuole che promuovono sempre, lauree facili, posti di lavoro ipergarantiti, a tempo intederminato e poco faticosi) e protestano se non è così; dall’altra chi detiene il potere sfrutta questa mentalità per fornire servizi scadenti e inefficienti o per retribuire il lavoro il meno possibile.

E quindi, ecco la citazione che forse chiarirà meglio la sensazione che ho avuto io leggendo tutte le lamentele del dipendente Lidl: “Cittadini che temono la competizione, l’impegno, il sacrificio sopravvivono ai propri insuccessi incolpando le istituzioni, atteggiandosi a vittime, agitando diritti e invocando risarcimenti.”

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domenica 16 Luglio 2006, 01:10

Ricetta: Trota in padella d’estate

Questa è, precisa precisa, la ricetta della trota in padella d’estate, così come me la sono cucinata per cena stasera.

Dunque, dopo essere passati da Decathlon per vedere le scarpette da arrampicata ed esserne invece usciti con un paio di Adidas nuove, cercate parcheggio di fronte alle Gru di sabato alle sette di sera (questa è la parte più difficile della ricetta). Entrando, comprate una marca da bollo da 14,62 euro, fate un giro alla Rinascente, e poi imboccate il Carrefour. Incuranti della folla strabordante e dei vecchietti che si godono il fresco condizionato, procuratevi tre raccoglitori per documenti nei colori di vostra preferenza, una bottiglia di Menta Sacco (in assenza della quale si può anche accettare la Menta Fabbri) e un filetto di trota da circa 300 grammi (meglio se salmonata, che piace di più ai deboli di pesce).

Fate stagionare la trota a circa 35 gradi per venti minuti, in coda in piedi alla cassa veloce (veloce, ah ah), e poi passatela brevemente in forno a 50 gradi; va bene anche l’auto, se avete parcheggiato al sole.

A questo punto, ungete una padella con olio q.b., e disponetevi quindi il filetto di trota; se il filetto è più lungo della padella, schiacciatelo bene finchè non smetterà di esserlo. Spargete sulla trota prezzemolo surgelato, sale e pepe; quindi prendete 4-5 pizzichi di “misto per pesce di 25 spezie” di Marrakech, e spargeteli con le dita uniformemente sulla superficie della trota, apprezzandone il profumo delicato. Solo ora, accendete il fuoco; lasciate che il sotto cominci a rosolare, poi, prima che appiccichi, girate il filetto dal lato opposto.

Nel frattempo, la trota Carrefour comincerà a rilasciare il suo tipico contenuto acquoso a base di steroidi; mescolato a olio, questo creerà un effetto frittura. Provvedete quindi a rigirare di nuovo il filetto, lasciando la pelle a friggere sul fondo. Assicuratevi di ricevere una opportuna quantità di schizzi d’olio bollente sulla polo verde, e nel frattempo svuotate la lavapiatti, sistemate la Menta Fabbri nella dispensa, ed estraete il pane ai semi di girasole caldo dalla macchina del pane.

A questo punto, dopo una decina di minuti scarsi di cottura, dovreste accorgervi che anche l’interno è diventato di un rosa più chiaro; cuocete insomma fino a vostro gradimento, e poi sottraete la padella al fuoco ancora caldo, mentre ancora sfrigola.

Servite caldo nel piatto, mangiate l’intero filetto (attenzione ad eventuali spine residue!), pulite il piatto col pane, quindi constatate il ritardo e recatevi immediatamente a vedere il concerto degli Strokes, che nonostante il livello della chitarra solista troppo basso si dimostrerà eccellente. Non dimenticate di farvi fuori due Bavaria di plastica e mezzo Morettone mentre consolate un amico!

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