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Archivio per il giorno 8 Settembre 2006


venerdì 8 Settembre 2006, 21:51

Andare

Sapere che manca poco alla partenza, al momento in cui d’improvviso si dovrà lasciare un luogo e una forma familiari, e cominciare un cammino nell’ignoto.

La stanza è buia, c’è soltanto una piccola luce in un angolo, e un riverbero strano che sembra primordiale, antico, uguale a se stesso da mille e mille anni – come se questa scena, in fondo, fosse già avvenuta mille e mille volte.

Guardarsi attorno e incontrare per caso con lo sguardo dettagli che si erano temporaneamente lasciati affondare, e scomparire sul fondo della memoria; tirarli fuori ed osservarli con occhi ormai così diversi, e con l’affetto con cui si osserva qualcosa che ci era tanto piaciuto, che era stato bello e importante, ma che appartiene senza ombra di dubbio ad un’epoca ormai chiusa.

Capire che si è rimasti fin troppo in questo luogo, senza voler vedere la realtà, come a cercare di rianimare un corpo ormai freddo e dai battiti sempre più lenti, piano, piano.

La dolcezza di ciò che è passato per un attimo mi assale; poi, riflessa nel vetro, sembra anche un fantasma cattivo, e persecutorio. Infine, sottilmente, un segnale immaginario ma solido risuona, ad indicare che il tempo concesso è terminato. Non ci si crede, non ci si vorrebbe credere, perchè non si è mai pronti per partire del tutto, sapendo che non si tornerà più indietro.

Ci sarebbero state ancora delle cose da fare, qui; potrei enumerarne a centinaia. Molte delle cose che lascio mi mancheranno, anzi, forse le lascio proprio perchè il dolore della loro mancanza è troppo grande, e va schiacciato e nascosto là dove si può fingere di non vederlo. Eppure, allo stesso tempo non c’è più niente da vedere, se non la nuda pietra che rimane quando ci si spoglia di ogni cosa, si chiudono le porte, e si rimane soli a guardare il tramonto, senza trovare più il coraggio di lasciar andare in pace il sole, e di concedersi infine alla notte.

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venerdì 8 Settembre 2006, 18:22

Religioni

Quest’anno ho passato le vacanze girando in lungo e in largo per un paese islamico. E’ uno dei più laici e moderati, dove, nonostante le fantasie occidentali, di chador se ne vedono pochi e sono quasi tutti di turiste arabe; ma è comunque un paese pienamente islamico.

E se da una parte sono stato stupito dalla laicità e dalla modernità del posto, dall’altra ho avuto modo di entrare nelle moschee, alcune anche poco turistiche, e di vedere l’attaccamento con cui la maggior parte delle persone approcciano la propria religione.

Succede poi di leggere una storia del genere: quella di un calciatore musulmano in un paese occidentale, la cui squadra, di primaria importanza, riceve un ricco contratto di sponsorizzazione da una società di scommesse online. E lui, gentilmente, dice che non ha nessuna intenzione di portare sulla maglia quella scritta, perchè il gioco d’azzardo contrasta con i principi dell’Islam.

Magari vi sembrerà un’idea balzana, ma a me affascina l’idea che esistano ancora culture dove esistono dei principi etici codificati più forti del denaro; e religioni con la R maiuscola, ossia non ridotte (come la nostra) a spettacolo mediatico della domenica mattina, a puro centro di potere, o alla lettera C nella sigla di questo o quel partito o club d’affari. Religioni che fanno il lavoro proprio di una religione, ossia quello di fornire dei precetti morali vincolanti a chi le sceglie.

A me dà sempre molto fastidio la supponenza con cui il mondo occidentale si accosta alle società diverse dalla propria, Islam in testa. Come tutti gli atti di arroganza intellettuale, mi irrita l’assunto che una società laica sia necessariamente migliore, più equa, più avanzata, più felice di una religiosa; che tutte queste noiose regole morali siano l’oscuro passato, e che lo splendido futuro risieda in un laicismo (ma anche in un cattolicesimo di pura forma, come quello della maggior parte degli italiani) in cui, in sostanza, l’unico precetto etico mediamente adottato è di soddisfare i propri desideri individuali e i propri istinti a proprio vantaggio, qui, ora e subito, senza guardare in faccia nessuno.

Non so come sia finita la storia del calciatore di cui sopra, ma spero che non resti un episodio isolato; perchè, al di là degli specifici principi etici a cui uno si rifà, quello che ormai abbiamo completamente svalutato, e che è bene ci venga ricordato ogni tanto, è l’idea di etica in sè.

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