Cortine di fumo
Ormai siamo verso la fine del secondo giorno dell’IGF; domani sarà il momento del nostro workshop sulla Carta dei Diritti, ma si possono già trarre alcune conclusioni.
L’aspetto più positivo è ovviamente quello sociale. Ieri è arrivato il grosso della delegazione, e ho avuto modo di spendere un pomeriggio, una serata e una mattinata con loro. Sono persone piacevoli, e certo fa un certo effetto andare al ricevimento con Rodotà e signora e sentire racconti tipo “Eh, quella volta che eravamo a cena da Napolitano… è la volta che poi venne anche Lula, da giovane, e non aveva una lira… ti ricordi che battuta fece Mussi, ah ah!”, il tutto condito da scatti per la conquista del buffet assolutamente giovanili. Con Cortiana ormai c’è molta confidenza, mentre Rodotà ha una profondità intellettuale che affascina ma anche intimidisce… per quanto sia pure un accanito tifoso del Cosenza, così si può anche parlare di calcio.
Per il resto questa conferenza non è male, ma ha un problema di fondo: è stata completamente evirata e resa inoffensiva per le lobby multinazional-statunitensi. Le sessioni principali sono organizzate come uno show televisivo: c’è un giornalista della BBC che fa delle domande a un panel infinito, raccogliendo poi altre domande dal pubblico. In teoria il Forum dovrebbe permettere a chiunque di dire la propria, ma devi mettere prima per iscritto chi sei e cosa vuoi dire, e poi loro decideranno se si può fare, e se è abbastanza “spettacolare” come domanda. Il risultato è un qualcosa che sarebbe decisamente bello da vedere in TV, ma che potrebbe essere utile solo per chi non ha mai sentito parlare di queste cose; per persone che se ne occupano da anni e vengono qui per far avanzare la discussione su misure concrete da prendere, è semplicemente inutile, anzi frustrante.
Oltretutto, l’organizzazione è molto attenta ad orientare la discussione. Stamattina, ad esempio, c’era la sessione sulla libertà in rete, e molti di noi avrebbero voluto parlare di brevetti software, proprietà intellettuale, software libero, accesso alla conoscenza, trusted computing… Invece, il moderatore ha introdotto il suo tema, che era la libertà di espressione in Cina, ed è andato avanti per oltre due ore su quello. Tutto il resto, compreso il caso del blogger greco arrestato pochi giorni fa, è stato discusso al massimo per dieci minuti, più spesso omesso. Il Patriot Act è stato menzionato forse una volta, le domande sul regime della proprietà intellettuale ridotte al minimo necessario; sembrava che al mondo ci fosse solo un male, la Cina, e al massimo Yahoo e Cisco che gli consegnano gli strumenti per identificare i dissidenti.
Si è giunti al punto che il rappresentante del governo cinese ha dovuto prendere la parola e chiedere gentilmente di metter fine a questa sfilza di critiche al suo Paese. Sono giustificate, per carità , e lui si è anche reso ridicolo sostenendo che in Cina non ci sono restrizioni alla libertà di espressione, però io ho trovato l’intera faccenda abbastanza vergognosa.
Ad ogni modo, anche se io non riesco mai a prendere la parola, ieri pomeriggio sono riuscito a far parlare il sottosegretario Magnolfi, mediante negoziazioni a margine della seduta: gli interventi/domanda erano di 60-90 secondi l’uno, e lei si era preparata un discorso stampato di tre pagine… Alla fine però il contenuto del suo intervento è stato molto apprezzato: bene. Anche se dovrò pagare delle cene per questo.