Conference call
Mentre vi scrivo queste righe, sono appena uscito da una conference call in inglese di due ore e ventuno minuti, per la teleriunione mensile dell’ALAC, in cui si è discusso di non più di un paio di argomenti e perdipiù nemmeno politici (il principale, un’ora e mezza abbondante, è stato il piano temporale delle riunioni interne al prossimo meeting di ICANN).
Detto che questo genere di cose dovrebbero essere proibite dalle convenzioni internazionali per via di come debilitano il fisico e la mente, è bene segnalare che mettere dieci persone di dieci parti del mondo diverse a discutere se fare il meeting introduttivo martedì alle 8 o mercoledì alle 8,30, con una chairperson che non si è organizzata in anticipo nemmeno l’agenda, fa iniziare la discussione vera e propria dopo 23 minuti di attesa per tutti quelli che hanno tagliato e che comunque non verranno, e pare non avere la minima idea di come chiudere un qualsiasi punto all’ordine del giorno in meno di un’ora e mezza, è una delle peggiori idee che si possano avere.