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Archivio per il mese di Febbraio 2007


martedì 20 Febbraio 2007, 11:37

Manuale d’amore 2

Dev’essere la settimana buona: ieri sera, complice la solita catena di coincidenze, mi sono ritrovato di nuovo al cinema Ideal a vedere Manuale d’amore 2: un film a episodi che vorrebbe narrare vari tipi di vicende sentimentali ed erotiche.

Pur non avendo visto il primo film, sono entrato in sala completamente prevenuto, temendo una porcata mielosa condita da volgarità gratuite e battute idiote. Il primo dei quattro episodi, peraltro, ha confermato i miei timori: racconta di un canotto di plastica (interpretato da Monica Bellucci) che, in qualità di infermiera fisioterapista in camice bianco, come in un qualsiasi film porno fa sesso con il bellone di turno ricoverato in ospedale (tal Stramazzo, Scamorzo, Schiamaccio, un nome così); come sottostoria teoricamente comica, c’è un vicino di letto tarro che fa sesso in ospedale con svariate puttane. In più, tutti i maschi indossano le regolamentari magliettine coi numerini, con le scritte in inglese più improbabili, con le lettere a rovescio eccetera, mentre le tipe hanno i pantaloni a vita bassa e la maggior quantità di carne possibile in esposizione; insomma, un numero di Men’s Health animato.

Eppure, il secondo episodio – una fiera denuncia sociale sul tema della fecondazione artificiale, con una coppia costretta ad espatriare a Barcellona e in più, per contratto pubblicitario con la locale municipalità, a visitare tutti i maggiori monumenti del luogo in due minuti grazie a una spider a nolo – già si salva; si salverebbe ancor di più se ci avessero messo un attore al posto di Fabio Volo, ma immagino che anche Volo sia compreso nel suddetto contratto pubblicitario.

Invece, il terzo episodio è proprio bello: narra di due omosessuali del Sud che, tra sofferenze, tormenti e contrasti familiari, devono andare a sposarsi in un posto a caso (Barcellona). I due sono interpretati da Sergio Rubini e Antonio Albanese, e sticazzi: fanno tutto loro e la differenza col resto del cast si vede. Complimenti.

L’ultimo episodio vede una ragazza di un posto a caso (Barcellona), interpretata dall’insensatamente gnocca attrice spagnola Elsa Pataky, venire in Italia alla ricerca del padre e nel frattempo innamorarsi di Carlo Verdone, signore di mezza età che, come chiunque trasgredisca la regola non scritta di non mettersi con le ragazzine, verrà duramente punito in tutti i modi. Senza infamia e senza lode, nel senso che Verdone fa le sue solite faccette buffe, l’altra fa vedere culo e tette, e il cartellino è timbrato.

Dimenticavo di dire che nel film, come narratore, c’è anche Claudio Bisio, che ha partecipato a due condizioni: che non mettessero il suo volto sul manifesto (non si sa mai), e che ci fosse almeno una scena in cui si slingua la Bellucci.

Insomma: questo film vi piacerebbe certo di più se foste appassionati di Grande Fratello e di magliettine coi numeri, ma sotto sotto potrebbe persino essere una operazione per parlare di temi complicati (come l’omosessualità e la fecondazione artificiale) ai suddetti appassionati. Per cui, sospendo il giudizio, e nel frattempo le due ore di film sono passate mediamente in modo piacevole, che alla fine è quel che conta.

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lunedì 19 Febbraio 2007, 15:28

Bravo (webmaster) Fiat

Ieri, mentre ero in fase cazzeggio di tarda notte, mi sono fatto convincere da un banner sul sito della Gazzetta e ho cliccato, incuriosito, per andare a vedere il sito di lancio della nuova Fiat Bravo.

Dunque, all’arrivo sul sito, compare un piccolo schermo nero con la barra di caricamento. Dopo una decina di secondi, la barra di caricamento arriva al cento per cento, e compare una schermata grafica con un altro contatore, stavolta grafico, che parte da 198 e scende a zero; si tratta di un secondo caricamento che, sia dall’ADSL di casa che dalla rete dell’ufficio, impiega una trentina di secondi (non oso immaginare per chi è collegato via modem). Dopodichè, parte una animazione (non saltabile) di una porta che si apre, che dura alcuni secondi, seguita da una schermata intermedia in cui tutto ciò che si può fare (dopo un minuto di attesa) è premere su “Enter”.

A quel punto, parte una nuova, interminabile animazione che mostra vari particolari della nuova Fiat Bravo, seguita dalla scena della suddetta auto che sale su un elevatore, seguita da… Non lo so, perchè a questo punto mi sono rotto le scatole; stavo aspettando da quasi due minuti e ancora non mi avevano fatto arrivare al menu, nè vedere uno straccio di informazione utile, e nemmeno una immagine intera della macchina. Così, ho chiuso la finestra e ho deciso che non comprerò mai una Bravo.

Certo che chiunque abbia concepito un sito del genere, oltre a dimostrare totale incompetenza, andrebbe adeguatamente punito: ad esempio essendo costretto a guardare due minuti di pessime animazioni in Flash ogni volta che apre il browser e cerca di accedere a Google.

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domenica 18 Febbraio 2007, 19:41

La cena per farli conoscere

Ieri sera, uscendo con un gruppo che poi si è aggregato a un altro gruppo e così via, mi son ritrovato all’impossibilmente incasinato da raggiungere cinema Ideal per vedere La cena per farli conoscere, sottotitolo Commedia romantica, di Pupi Avati, con Diego Abatantuono; la storia di un vecchio attore comico italiano dalla vita dissoluta che si trova a fare i conti con il proprio declino e la propria vecchiaia (sarà mica una autobiografia?).

Ogni tanto fa bene vedere un film italiano, per ricordare a se stessi com’è che si era deciso di non andare a vedere i film italiani. Questo non era nemmeno totalmente orrendo; insomma, si poteva vedere, e la folla di venti-x-enni dai vestiti strappati ma firmati e dal portafoglio pieno dei soldi di papà, che affollavano il cinema, sembrava gradire. Certo, però, un buon film – buono, eh, mica un capolavoro – è comunque tutta un’altra cosa.

La parte leggera, o comica, era ancora accettabile; qualche scena buffa c’è, anche se è centrata su Abatantuono che imita Bisio (difatti nel film ha i capelli leccati e poco visibili, niente barba e baffi, e gli occhi sporgenti). Alcune battute erano carine, anche se altre erano di quelle in cui il cinema attorno a te ride, tu no, e ti chiedi pertanto se i venti-x-enni attorno a te sono stati talmente lobotomizzati dai film di Muccino e dalle battute di Striscia la Notizia da ridere a giochi di parole puerili, oppure se li paghino per ridere per finta.

Sulla parte drammatica, stendiamo un velo pietoso; essa è centrata su Abatantuono che imita Vasco Rossi, con gli occhiali da sole, i luoghi comuni spacciati per saggezza di vita, e le frasi sconclusionate. Soprattutto, è appiccicata con lo scotch; probabilmente hanno detto ad Avati che sull’ora e mezza (minimo sindacale) di film, dovevano esserci almeno tot minuti di dramma, e quindi ogni tanto, d’improvviso, succede un mezzo colpo di scena alla Chiquito e Paquito (ovviamente non ve li svelo), tutti piangono per tre minuti, e poi ricominciano i lazzi demenziali.

Da segnalare la dubbia prova delle supposte figlie di Abatantuono; Violante Placido è discreta, Ines Sastre è monotona, Vanessa Incontrada… dai, non scherziamo, Vanessa Incontrada sarebbe un’attrice? Vi dico solo che, quando verso fine film arriva sullo schermo Francesca Neri, sembra che sia entrata in scena Ingrid Bergman.

Riassumendo, la cosa migliore del film dev’essere la franca ammissione che neanche troppo velatamente Abatantuono fa nel finale: che la sua carriera d’attore, per quanto lui se la tiri, è stata ‘nammerda.

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domenica 18 Febbraio 2007, 11:59

Fuga dall’Italia

È notizia di ieri che anche il comune di Carema, dopo le valli Orco e Soana, ha indetto il suo referendum separatista: vuole lasciare il Piemonte e aggregarsi alla Valle d’Aosta.

Forse quella di Carema è ancora la richiesta più ragionevole: è l’ultimo paese del Piemonte prima del confine. E’ anche vero che in periodo littorio, per “italianizzare” la Vallèe, le valli del Gran Paradiso e dell’Alto Canavese vennero effettivamente aggregate per qualche anno alla provincia di Aosta.

Ma il senso vero della domanda è un altro: questi comuni di montagna, spesso poveri e semiabbandonati, vedono nella Val d’Aosta la possibilità di sfuggire all’abbandono a cui lo Stato italiano condanna le periferie del territorio, prive di servizi, di fondi e di collegamenti, costrette a buttare le proprie tasse in un gigantesco calderone nazionale pieno di sprechi e di sussidi per ogni genere di corporazione e di area geografica tranne le nostre.

In confronto, la Val d’Aosta è un paradiso coperto di soldi (anche nazionali, come “compensazione” per non essersene andati con la Francia dopo la guerra) e soprattutto della possibilità di gestirseli in autonomia, trattenendo sul posto quasi tutte le tasse versate, e gestendole in modo snello. Basta guardarsi attorno per vedere la differenza tra le montagne aostane, pulite e mantenute con qualità svizzera, e le montagne piemontesi, specie quelle non sciistiche, semiabbandonate e ferme all’Ottocento.

Naturalmente, i valligiani sono ben determinati a tenersi per sè questi privilegi: hanno già annunciato ricorsi alla Corte Costituzionale contro la legge che permetterebbe ai comuni adiacenti di scegliere di aggregarsi ad essa.

Ci si chiede però perchè, tra le tante storture e iniquità dell’Italia, non si possa prima o poi sistemare anche questa: che senso abbia che esistano alcune regioni che possono scegliere che fare dei propri soldi e dei propri progetti, e anzi ne continuino a ricevere dall’esterno per motivi geopolitici di sessant’anni fa. Io, di mio, mi sono sempre chiesto perchè anche il Piemonte non possa avere l’autonomia che hanno Aosta o il Trentino.

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sabato 17 Febbraio 2007, 12:38

Comunhacker

Ieri sono andato negli uffici comunali di Piazza San Giovanni, davanti al Duomo; il tempio della burocrazia torinese, dove si trovano gli uffici preposti al traffico, ai lavori pubblici e all’edilizia privata.

Ebbene, appena entrati, sulla destra, vi è un gabbiotto per le informazioni, in cui troneggia un vecchio PC, con il retro del monitor rivolto al pubblico. E sul retro del monitor c’è un adesivo che dice “Hackmeeting Torino 2003”. Chissà come ci sarà arrivato… in ogni caso, chapeau.

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venerdì 16 Febbraio 2007, 19:08

Sotto controllo

È difficile da credere, ma questa sera, il forum di Toronews chiuderà. A dire il vero, aveva già chiuso ieri; dopodichè, stanotte il team di moderatori (una decina) l’ha riaperto di propria iniziativa, in disaccordo con l’editore, che ha fatto sapere che da stasera la chiusura sarà permanente, almeno in attesa di ulteriori sviluppi.

Non è una notizia minore, perchè non si tratta di una comunità trascurabile: il forum ha undicimila iscritti e cinque milioni di messaggi, consuma in permanenza parecchi megabit di banda, e passa per il maggior forum sportivo d’Italia, contribuendo in modo determinante a rendere Toronews il terzo sito sportivo nazionale; in più, da anni ormai aveva sezioni di politica, di costume e cultura, di gioco online, dava origine a raduni di ogni genere in Piemonte e altrove, era insomma davvero una grande comunità, in cui il calcio era solo un pretesto per conoscersi. Adesso, sul forum c’è un clima da fine del mondo: i moderatori si sono auto-rimossi, ma prima hanno riabilitato tutti gli utenti bannati o sospesi. C’è chi sta riempiendo il forum principale di conti alla rovescia o messaggi goliardici.

La ragione vera e propria della chiusura non è dato sapere, anche se esistono due prese di posizioni ufficiali dell’editore e della redazione. Pare che la goccia che ha fatto traboccare il vaso siano stati alcuni insulti (peraltro non peggiori da ciò che si legge su qualsiasi forum d’Italia su qualsiasi argomento) al sindaco Chiamparino per la questione dello stadio regalato alla Juventus, che avrebbero provocato una denuncia alla polizia postale con richiesta di identificare gli utenti e minacce all’editore. Il quale, alla fine, si è stufato – già avevamo parlato delle analoghe iniziative di Tuttosport – e ha deciso che non valeva la pena continuare a rischiare denunce e visite della Digos, rendendosi nel contempo impopolare nei salotti buoni della città, solo per permettere ad altri di chiacchierare e talvolta di insultare; pensa forse di riaprire con modalità draconiane, ad esempio chiedendo i documenti a chiunque voglia iscriversi.

Naturalmente, la reazione dei forumisti è stata calda e pesante. Chi più, chi meno, tutti sono concordi nel vedere in tutto questo il tentativo di mettere a tacere uno dei pochi luoghi di formazione del consenso dal basso a Torino, che ha dimostrato proprio negli ultimi giorni – seppellendo giornali e politici sotto migliaia di mail, organizzando volantinaggi e manifestazioni – di poter dare fastidio all’ordinata gestione del potere.

Perlomeno, questo è un indice di come in Italia fare informazione libera su Internet, quando si comincia a parlare di politica e società, sia ancora molto difficile, proprio per via delle possibili ritorsioni verso chi gestisce gli spazi di discussione. Di sicuro manca qualsiasi difesa legale per gli amministratori di forum, che rischiano denunce e guai giudiziari per qualsiasi insulto o calunnia postati dall’ultimo degli iscritti. E’ un problema che prima o poi andrà affrontato.

Per ora, resta solo l’amarezza, quella di vedere una delle maggiori comunità virtuali d’Italia dispersa in un attimo. Certo, esistono un newsgroup e almeno tre forum – questo, questo e questo – che si candidano a raccogliere l’eredità, naturalmente verificando se saranno in grado di tener dietro alla crescita di traffico. Ma non può essere che in questo paese, tra problemi legali e pressioni mafiose, non si possa più nemmeno discutere liberamente di calcio, società e affari, anche con opinioni estreme, su un forum via Internet.

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giovedì 15 Febbraio 2007, 18:02

Video

In questi giorni ho messo su alcuni video su Youtube: mi ci sto abituando, e non è affatto complicato. Da quando poi ho capito che anche la mia macchina fotografica può fare dei video accettabili…

Comunque, il primo video è privato: come già dissi, cosa si può fare se ci si trova da turisti stranieri a Filadelfia e si hanno un paio d’ore libere? Si va a fare i gradini di Rocky; possibilmente, con una macchina fotografica in mano per riprendere l’impresa. Come si sente verso la fine del video, è più lunga di quello che sembra.

Invece, ho poi caricato alcuni video dell’IGF di Atene, che finalmente sono stati pubblicati; con abile taglia e cuci potete ascoltare il resoconto del workshop sulla Carta dei Diritti della Rete, l’annuncio della nascita della relativa coalizione, e soprattutto il mio intervento conclusivo sul futuro dell’IGF e su tutti i motivi nobili e ideali che ci spingono a lavorare su questi temi.

Devo dire che il Web 2.0, con i video che girano qua e là per i siti, comincia a piacermi…

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giovedì 15 Febbraio 2007, 10:31

Shine

Ieri sera, su Sky, ho rivisto dopo qualche anno Shine, il film sulla vita del pianista australiano David Helfgott. E’ un film che all’epoca (una decina di anni fa) mi aveva molto colpito, e mi aveva anche riconciliato con la musica, facendomi riscoprire un po’ dei miei antichi studi di piano classico (purtroppo molto limitati). Probabilmente mi ero anche sentito coinvolto, visti i punti di contatto con il genere di educazione che ho ricevuto io, magari meno autoritaria, ma tutta basata sulla necessità di competere da una parte e sui ricatti affettivi dall’altra.

Il film è, in parte, una astuta operazione commerciale che gioca sull’esposizione e conseguente simpatia verso la disabilità mentale del protagonista; tanto è vero che il vero Helfgott da allora gira per il mondo, impasticcato e al guinzaglio della moglie astrologa, per fare concerti da tutto esaurito che emozionano il popolino, ma che, stando ai critici, sono pianisticamente insignificanti, al livello di un buon professore di musica di una qualsiasi cittadina. Il punto, però, non è questo; è il rapporto profondo che c’è tra musica ed emozioni, tra musica e vita nella sua parte più insondabile.

Per molti individui, la musica è l’unico canale di comunicazione tra la propria sfera emotiva ed il mondo, l’unico sfogo per le proprie emozioni compresse e represse. Questo è in generale vero per le varie forme artistiche, ma, rispetto ad esempio alla pittura, la musica ha in più una componente fisica fortissima, una unione di intelletto e realtà; e porta quell’angoscia devastante del volo senza rete, di uno sforzo in cui un minimo errore è sufficiente per cadere, senza appello e davanti a tutti.

Suonare ad alti livelli tecnici ed emotivi è veramente un mostro che rischia di mangiarti, di ingoiarti nella paura, nella competizione, nella fatica, infine nella follia. In questo senso la storia di Helfgott, come quella di tantissimi artisti più o meno conosciuti, è un esempio di come il bello, il sublime, possa svuotare di ogni senso ed energia la vita di chi vi si dedica; e di come spesso la realizzazione della bellezza più perfetta richieda la sofferenza e il sacrificio estremo di chi se ne fa artefice.

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mercoledì 14 Febbraio 2007, 17:11

Resoconto da Ginevra

Ieri a Ginevra si è tenuta una delle periodiche consultazioni delle Nazioni Unite sul futuro dell’Internet Governance Forum; si trattava di trarre delle conclusioni da Atene in termini di organizzazione e tematiche, per capire cosa fare a Rio.

La discussione è stata interessante anche se un po’ pomposa, come sempre in queste occasioni; bisogna sempre distillare i messaggi. E di messaggi ce ne sono stati, alcuni chiari, alcuni più sottili. La grande contrapposizione, si sa, è tra chi vuole mantenere l’IGF come un forum di pura discussione, che non prenda alcuna determinazione formale, e che non si occupi di nulla di controverso e men che meno del legame tra ICANN e governo americano – la cosiddetta “versione evirata” andata in onda ad Atene – e chi vuole aggiungere ad esso la capacità di discutere delle questioni scomode e di rilasciare risultati formali.

Nel primo schieramento troviamo i paesi sviluppati, capeggiati dagli Stati Uniti, appoggiati dal settore privato e dai tecnici della rete, e seguiti dall’Unione Europea, che ha trovato il modo di fare la solita dichiarazione priva di sostanziale contenuto; nell’altro troviamo i paesi in via di sviluppo, capeggiati dal Brasile che ospiterà il prossimo forum, e gran parte della società civile.

Le schermaglie procedurali sono state varie; la chicca è stata la proposta brasiliana di sostituire l'”advisory group” che ha organizzato Atene, e che è pieno di rappresentanti di ICANN e degli americani, con un nuovo “bureau” che farebbe le stesse cose, ma che essendo un’altra cosa potrebbe essere rinominato da zero. Astuto.

Alla fine, non si è concluso molto; tanto i governi sanno che la decisione finale su questi punti tocca all’ufficio del nuovo Segretario Generale delle Nazioni Unite, e per loro è molto più facile andare a far lobbying direttamente a New York che esporsi in un forum pieno di gentaglia come me.

E’ stato un buon momento per la nostra campagna sulla Carta dei Diritti della Rete: abbiamo presentato il nuovo sito web, e il governo italiano ha ribadito in pubblico l’impegno ad organizzare una conferenza internazionale in materia, a Roma a giugno. C’è però moltissimo da lavorare, e speriamo che le promesse vengano mantenute.

Certo però che è frustrante dover andare a Ginevra in giornata in auto a spese proprie, rinunciando quindi alle cene prima e dopo, che sono tradizionalmente l’occasione per fare un po’ di pressione e stabilire contatti utili. Pare che l’Italia abbia tante buone intenzioni, ma soldi per supportare queste attività, pochi.

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martedì 13 Febbraio 2007, 08:23

Viaggiatreno

Ieri sera aspettavo gente in arrivo in treno da Roma, per andare tutti insieme stamattina a Ginevra (sì, mentre queste righe appaiono sul sito, sperabilmente io sono in autostrada). E così, ho scoperto Viaggiatreno: una interfaccia AJAX direttamente collegata con la base dati del traffico di Trenitalia.

Funziona sorprendentemente bene: potete vedere in tempo reale non solo dove sono e con quanto ritardo viaggiano i treni nazionali, ma anche – cliccando su “traffico regionale” e selezionando la regione – come sta andando persino l’ultimo dei locali. L’interfaccia non sarà perfetta, ma è ragionevolmente intuitiva, e le informazioni ci sono. Ho così potuto seguire in tempo reale la corsa delle mie ospiti attraverso i binari di Milano Centrale, scese da un Eurostar giunto alle 21:15 per prendere un interregionale che doveva partire proprio alle 21:15, ma che dopo qualche minuto è risultato in partenza effettiva alle 21:22: da lì ho capito che aveva aspettato.

Per una volta che Trenitalia fa qualcosa di buono…

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