Cacca
A rischio di andare controcorrente, volevo dire la mia sul caso Luttazzi, cacciato da La 7 dopo poche puntate per una frase disgustosa (in senso letterale) su Giuliano Ferrara.
Io sono tutto sommato d’accordo con La 7: è vero che la frase in sé non era poi così offensiva, però era chiaramente superflua e di cattivo gusto, e di televisione di cattivo gusto ce n’è già troppa.
Il problema è che Luttazzi come comico non è un granché, visto che – oltre a scopiazzare il formato dei propri programmi da Jay Leno e David Letterman – si riduce spesso a provocare sul piano personale e a parlare di cacca come i bambini di sei anni, evidentemente perché altrimenti non saprebbe cosa dire per far ridere. La cosa è ancora più triste perché, depurate dalla cacca e rese invece su un piano presentabile, le cose che dice sarebbero spesso degne di ascolto.
Se invece ciò non accade, probabilmente è per via di una personalità antisociale e istrionica che lo spinge – magari come reazione al fatto che, pur tornato in televisione dopo sei anni di polemiche, non molti si erano accorti del suo show – ad attraversare il limite massimo della decenza. E poi, come troppi italiani, quando lo cacciano perché non è capace a fare il proprio mestiere (anche se, altrettanto all’italiana, chi di dovere agisce quando ad esserne toccato è un amico, altrimenti se ne frega) Luttazzi fa la vittima e si attacca alle teorie del complotto.
E io proprio non riesco a pensare che irridere ed umiliare un qualsiasi essere umano non importa quanto antipatico, presentandone ad alcuni milioni di persone l’immagine mentre viene coperto di feci, sia “libertà di opinione”; a maggior ragione se avviene tramite il mezzo televisivo, che ha un grande potere, e a cui quindi è associata una grande responsabilità .
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