Il V-day della sinistra
Oggi, 15 aprile, è il V-day della sinistra: quello in cui tutti i blog intellettuali e benpensanti, così come le case della borghesia progressista, si riempiono di lamenti e imprecazioni che alla fine possono essere riassunti come “Vaffanculo, Italia!”; in risposta peraltro a una elezione in cui l’Italia ha chiaramente mandato affanculo l’idea stessa di sinistra così come tradizionalmente concepita nel nostro Paese.
Certo, l’idea di un Parlamento in cui il senatore più di sinistra sarà Emma Bonino fa effetto (per quanto, come dissi, la Bonino sia uno dei maggiori motivi per il mio voto al PD, spero anzi che possa conquistarsi più visibilità ). Tuttavia, liquidare questo voto con analisi che, più o meno elegantemente, concludono che gli italiani sono tutti mafiosi o egoisti o stupidi o ignoranti o tutte queste cose insieme sarebbe una ulteriore prova di quella incapacità che ha portato la sinistra alla disfatta: l’incapacità di ripensarsi, di avere la mente sgombra da pregiudizi ideologici, di affrontare i problemi invece che giudicare le persone e pretendere di avere sempre ragione per principio.
E’ vero che l’Italia ha un problema morale, che il voto di scambio è diffuso, che moltissimi pensano col portafoglio (cosa peraltro più che legittima e sarebbe ora di capirlo), che manca il senso dello Stato e della collettività . Tuttavia, questo genere di italiano forma uno zoccolo duro che da sempre vota Silvio (ma anche UDC, ma anche centrosinistra in certi casi), ma non costituisce certo quella parte di elettorato che ha smesso di votare il centrosinistra per andare al mare, o che a valanga si è spostata da Bertinotti a Veltroni e separatamente da Veltroni a Casini e Berlusconi. Non si può concludere che gli italiani sono imbecilli oggi che votano Berlusconi, ma erano civili e moderni due anni fa quando votavano Prodi; anche questa sarebbe una prova di arroganza e di supponenza.
La verità è diversa: Berlusconi ha stravinto semplicemente perché il governo Prodi è stato ridicolo e quindi, come in ogni paese normale, ora tocca agli altri. Non è certo finita la democrazia solo perché si è perso, anzi, è meglio così che nei cinquant’anni di DC obbligatoria.
Se mai, bisogna chiedersi perché si è perso; e la risposta sta nella mentalità vecchia, incapace e obsoleta di gran parte del centrosinistra italiano. Veltroni, perlomeno, ha capito il problema e ha iniziato un bel progetto di rinnovamento, che secondo me, se continua, permetterà al centrosinistra di tornare a governare. Bertinotti, Diliberto, Pecoraro Scanio e compagnia sono irrimediabilmente vecchi e quindi, per esplicita volontà degli italiani, da oggi sono dei pensionati. Se la sinistra non è in Parlamento non è certo colpa di Veltroni o della “mancanza della falce e martello nel simbolo” (la lucida analisi di Diliberto), ma è perché, a parte uno sparuto manipolo di residui militanti che sono ancora con la testa agli anni ’70, nessuno ne sente il bisogno; anzi, visto come si è comportata, è davvero meglio così.
Come ho già spiegato a Suzukimaruti, ecco un esempio di mentalità obsoleta su una questione che è sempre in cima a tutti i sondaggi su “qual è il problema che vorresti veder risolto per primoâ€: Torino – come tante altre città italiane – è ormai una città piena di zingari, mendicanti, bambini scippatori, lavavetri, parcheggiatori abusivi, venditori di rose (quattro in un’ora di ristorante)… una cosa mai vista in alcuna città europea. Lo fai notare con un po’ di preoccupazione e la risposta della sinistra è: va bene così, anzi sei uno sporco razzista! Di fronte a tal prosciutto sugli occhi, tu che vuoi fare? Ci credo che poi Bertinotti sparisce (a Torino città la Sinistra Arcobaleno è al 4%, due anni fa i partiti che la compongono erano al 14,4%) e la Lega raddoppia i consensi…
E’ facile dire che gli italiani sono egoisti e individualisti quando non ti votano e lungimiranti quando lo fanno. E’ meno facile farsi un esame di coscienza e capire che, dopo due anni in cui non si è riusciti a guidare perché si è passato tutto il tempo a sgomitare e darsi manate per sottrarre il volante ai propri “alleati”, gli italiani hanno scelto uno che dava l’aria di essere abbastanza sicuro perlomeno da riuscire a mettere la prima e uscire dal parcheggio.
Eppure, gli ideali tradizionali della sinistra sono ancora attuali, anzi lo sono più che mai: la sinistra ha ancora molto da dire, e da dare, all’Italia e al mondo. Deve però abbandonare gli arnesi del passato, e abbracciare i nuovi modelli sociali, la globalizzazione, il libero mercato, la flessibilità , lo Stato snello, la libertà individuale, le nuove tecnologie, cercando di renderle più eque ma senza rinnegarle; differenziando la sinistra dalla destra non su una visione ideologica legata a una realtà che non esiste più, ma su un obiettivo di altruismo, equità basata sul merito, libertà personali, giustizia ed efficienza, opposto al puro interesse personale, al razzismo retrogrado, al neoclericalismo e agli stallieri mafiosi. Di un progetto così c’è molto bisogno, e se verrà fatto riscuoterà ampio consenso. Basta solo capirlo.
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