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domenica 13 Aprile 2008, 09:18

Blog e censure

Ha fatto scalpore, negli ultimi giorni, il caso del blog del giornalista e critico gastronomico dell’Espresso Enzo Vizzari, che l’Espresso stesso ha chiuso dopo che il giornalista l’aveva usato per dichiarare di “vergognarsi profondamente” della copertina dell’ultimo numero della testata. La copertina in questione è intitolata Velenitaly e presenta l’inchiesta, contenuta all’interno, che svela l’abbondanza di vino adulterato in Italia; il fatto di essere stata pubblicata proprio in contemporanea al Vinitaly, la fiera che determina il business estero dei vinificatori italiani, e perdipiù prendendolo esplicitamente in giro, non è certo stato ben accolto dagli addetti ai lavori enologici, che immagino si siano lamentati col Vizzari stesso.

Anche qui, in rete si è subito scatenata un’ondata di conformismo da caso Luciani: tutti, da Mantellini in giù, a condannare l’Espresso con parole di fuoco: giù le mani dai blog. Eppure, qualche espressione di dissenso c’è, anche se guarda caso sui blog dell’Espresso stesso: è quella di Gilioli, colui che diventò famoso per la questione della mancata intervista a Grillo. Io dissento dalla retorica di Mantellini & friends, ma anche sulla replica di Gilioli concordo solo in parte: sostenere che un blog ufficiale è diverso da un blog personale e che su un giornale nessuno si deve permettere di insultare i colleghi è condivisibile, ma il dissenso è la base di una discussione proficua: ricordo sui giornali inglesi e americani la presenza tra gli editoriali di rubriche costruite appositamente mettendo a confronto ogni volta due opinioni contrapposte sullo stesso argomento.

Nessuno però ha notato una cosa secondo me importante: è vero che il blog di Vizzari è stato censurato dall’Espresso per avere criticato la pubblicazione della copertina, ma è altrettanto vero che ciò che Vizzari aveva richiesto era altrettanto censorio. Vizzari, dicendo che la copertina dell’Espresso è vergognosa, suggerisce implicitamente che quella inchiesta non doveva andare in copertina, o comunque non doveva richiamare il Vinitaly, e insomma non doveva essere presentata con tale evidenza, anzi magari sarebbe stato meglio aspettare e pubblicarla in un altro momento. Perché? Ovviamente perché non doveva disturbare il business dei suoi amici produttori di vino.

Io trovo invece che sia una grande fortuna che esista ancora in Italia qualche rivista che fa inchieste giornalistiche, e che ci rivela come anche in quei business che vanno di moda, che vengono presentati come ecologici e solidali, e su cui c’è gente che lucra moltissimo – una volta si comprava il Barbera a pintoni per due lire, adesso costa quasi di meno il whisky – ci sia abbondanza di fregature, quando non di attentati alla nostra salute. La risposta di Vizzari, permettetemi, è un po’ da casta: vergognatevi per aver messo in evidenza che anche tra noi ci sono dei farabutti.

Che poi questo giustifichi la chiusura di un blog, non è detto; anche se vale comunque il principio che l’editore decide cosa pubblicare, il che è un pilastro della libertà di espressione esattamente quanto il principio che il giornalista decide cosa scrivere. Ma se l’Espresso avesse deciso di privarsi dei contributi di Vizzari non per “lesa maestà” della testata, ma perché non gli piace chi dichiara l’obiettivo di far passare la trave nei propri occhi per una pagliuzza, non ci sarebbe proprio niente di male.

[tags]espresso, vizzari, censura, blog, vinitaly[/tags]

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5 commenti a “Blog e censure”

  1. Fabio Forno:

    Certo, un bene… se fossero serie. Invece hanno parlato di “veleni”, con lo scopo di fare sensazionalismo, quando in realtà si trattava di semplici adulterazioni con aggiunta di zucchero. Questo fa pensare che la voglia di colpire vinitaly con l’unico scopo di farsi pubblicità e non di rendere un servizio non sia casuale. Se poi aggiungi che si tratta di Espresso, ne sono certo.

  2. Tizio:

    “Semplici” adulterazioni?
    si tratta pur sempre di un reato penale, quello di frode alimentare (art. 440 cod. pen, pena edittale che va dai 3 ai 10 anni, bruscolini… tanto tra un indulto e un patteggiamento nessuno se li farà mai). non voglio sapere (nè mi interessano) le abitudini alimentari di nessuno, soprattutto per quanto concerne il livello di sofisticazione o contraffazione accettabile dal consumatore medio, ma se si qualificano delle aggiunte di zucchero (che nel vino hanno l’effetto di aumentare la gradazione alcoolica, che proprio una sciocchezzuola non è…) come “semplici adulterazioni” ohibò…

    comunque oggetto del post non è il reato penale che potrebbe venire contestato agli indagati quanto piuttosto il livello di intollerabilità generale verso l’opinione dissenziente. Perchè tanto rumore per una copertina di una rivista che la settimana dopo è già “vecchia” quando ancora in giro per il mondo si ricordano dello scandalo del vino al metanolo degli anni ’80? è evidente che non si possiedono termini di paragone adeguati al caso. quella copertina, almeno, avrebbe potuto (e dovuto) indicare che la guardia non è stata abbassata, che i controlli si fanno.

    Questa doppia censura reciproca (tanto dell’editore quanto dell’autore) è triste e nello stesso tempo ridicola: dimostra l’incapacità di confronto di opinioni differenti, e quindi la scarsa dimestichezza con gli strumenti argomentativi, perchè una sola opinione, appunto, deve prevalere ed essere accettata da tutti. Ciò è sintomo di immaturità, probabilmente generalizzata.

    Altri, però, vogliono anche intendere il ruolo di “blogger” come patente di immunità: il blogger può dire ciò che vuole, quando vuole, come vuole… altrimenti è censuraaaa!! ehnnò, signori, ci va un minimo di senso di responsabilità e, perchè no?, di realtà.

  3. .mau.:

    @Tizio: aggiungere zucchero (o come nel caso del Brunello tagliare il Sangiovese con altre uve) sono delle “semplici sofisticazioni”, visto che non sono dannose alla salute se non del portafoglio dell’acquirente.

  4. Tizio:

    ma sembra che tutti siamo ormai abituati alle truffe alimentari, ma siete tutti contenti di comprare roba diversa da quella dichiarata?
    mah, contenti voi…
    (aggiungere zucchero comporta bere un vino maggiormente alcoolico rispetto a quanto sarebbe realmente quel vino, dannoso per la salute? dipende dalla salute di chi beve… alla salute! prosit!)

  5. D# AKA BlindWolf:

    Premesso che:
    1) non entro nel merito delle sofisticazioni
    2) mi ricorda un po’ la vicenda Decameron il fatto che per un post Vizzari sia stato immediatamente bannato ed il suo blog cancellato (su di una rivista stampata e venduta un articolo non si può cancellare). Anyway, Vizzari avrà fatto una richiesta velatamente censoria, ma non ha censurato fisicamente nessuno.

    la cosa più interessante della faccenda secondo me riguarda i rapporti tra la stampa ed Internet.

    Gilioli ricorda che (cito): “Se si lavora in un giornale, diceva Montanelli, la libertà non consiste nel poter scrivere sempre ciò che si pensa, ma nel non dover mai scrivere ciò che non si pensa.”. Queste sono le regole dei giornali, che hanno un proprietario (che solitamente non ama pagare giornalisti che scrivano cose che lui non apprezza), degli inserzionisti, un direttore che decide la linea editoriale; un giornalista televisivo o della carta stampata o accetta queste regole o trova un altro modo di lavorare (freelance, libri, blog…).

    Un blog nasce libero.

    Un blog nel sito di un giornale è libero come un blog o è vincolato come un giornale?
    E se lo stesso critico gastronomico avesse un blog separato dal sito de L’Espresso le sue parole non sarebbero lo stesso riconducibili alla sua attività di collaboratore del noto settimanale?

    Gilioli separa nettamente le due situazioni in base alla gestione della responsabilità legale, io personalmente ritengo che la relazione tra l’autore ed il prodotto editoriale sfumi più gradualmente (invece che una relazione 100%-0% direi un 75%-25%).

    Questo caso dovrebbe far riflettere sui rapporti tra la comunicazione classica e quella telematica: ad un giornale non basta aprire un sito internet per capire Internet.

 
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