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Archivio per il mese di Luglio 2008


sabato 5 Luglio 2008, 09:02

Strumenti per viaggiare

TripAdvisor è ormai uno strumento indispensabile per pianificare i miei viaggi, e in particolare per trovare un albergo in città sconosciute. Esso dispone di tre grossi vantaggi: il primo è che ti permette di trovare facilmente una lista di alberghi del posto che non siano topaie – e se la distinzione tra il primo e il decimo del ranking può essere opinabile, di solito a prendere un albergo della parte alta della classifica non si sbaglia. Il secondo è che ti permette di leggere le recensioni di viaggiatori che sono stati lì prima di te, che spesso contengono informazioni utili come indicazioni per muoversi, risposte a domande come “ma è pulito? ma è tranquillo?” e persino consigli come “chiedete una camera sul retro perché il davanti è rumoroso”. Il terzo è che, una volta individuato un potenziale albergo, è possibile ricercare in parallelo su vari siti le tariffe migliori, e alle volte questo mi ha permesso di risparmiare il 20-30 per cento per lo stesso pernottamento (una volta trovai il Park Inn di Alexanderplatz, quattro stelle nella torre simbolo di Berlino Est, a 59 euro a notte per camera doppia…).

Da qualche mese lo hanno anche tradotto in italiano, e quindi non ci sono più scuse per non usarlo. In più, ora è possibile anche realizzare la mappa dei luoghi dove si è stati, non solo tramite le proprie recensioni di alberghi (io tendo a farle sempre quando torno) ma anche flaggando i vari luoghi; così mi sono divertito a fare la mia. Sono curioso di vederne altre…

[tags]tripadvisor, viaggi, alberghi, mappa[/tags]

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venerdì 4 Luglio 2008, 08:42

Chinglish

Se vi siete stancati di World of Warcraft, perché non provare i suoi cloni cinesi? Basta leggere la loro presentazione ufficiale per ritrovarsi con dei punti interrogativi che ruotano sopra la testa. E anche un bel po’.

“Zu Online – which refers to lots of classical sutras, has its setting based on the supernature novel—The Life of Swordsman in a area called Zu.

It is an elaborately and well-designed 3D MMORPG with a rich culture of immortals and knight-errants. Its most outstanding feature is putting emphasis on the traditional orient-culture of monkery. The in-game quests will boost the development of storyline. Players will be able to taste flying by riding a sword, consubstantiating gods, forging mystic weapons, creating sects and other else amusing.

Zu Mountain, these two characters do not only represent a range of mountains and streams. By contrast, considerable ghosts, immortals, knight-errants and uncanny fairylands have been tightly fastened to them. Zu Mountain has become the pronoun of the millenarian oriental culture of immortals and monkery.

In a word, Zu Online is a story about the immortals monkery and battles against the evil. It has attracted much attention since its debut. We believe that Zu online will be a focus of the new online games in Q4 2007.”

Non ha ancora battuto il mitico segnale che accoglie gli occidentali all’uscita dell’aeroporto di Pechino, per indicare dove inizia la coda per i taxi:

DSC01204_544.JPG

però ci si avvicina già parecchio.

[tags]cina, inglese, cinese, segnali, traduzioni impossibili da una lingua per concetti a una lingua per parole[/tags]

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giovedì 3 Luglio 2008, 16:48

La più grande trollata della storia

Questa la bloggo subito, così non ve la perdete: la signora Amabile, di cui già parlammo esaustivamente, oggi ha avuto la bella pensata di fare un post per denunciare la terribile usanza dei musulmani di sposare bambine di un anno e poi violentarle quando ne hanno nove (anche la Amabile ogni tanto parla male degli immigrati; la regola infatti è che immigrato = povera vittima da giustificare a qualsiasi costo, a meno però che sia maschilista, nel qual caso diventa un porco maschio sciovinista da mandare immediatamente al rogo). Naturalmente, per quanto l’Islam sia pieno di integralisti che sostengono le peggiori assurdità (ma non è che manchino i predicatori cristiani di pari demenza), nessuna persona sana di mente crederebbe che nei paesi arabi le persone usino comunemente sposare bambine di sei anni e poi farci del sesso; e però qui c’è la prova: un video tradotto nientepopodimenoche da un ufficiale del Mossad, fonte assolutamente imparziale! Quindi l’isteria collettiva si è scatenata, invocando impiccagioni e pene di morte.

Ma non è tutto, perché verso la terza o quarta pagina di commenti (partendo dalla fine; nell’orrendo sistema della Stampa bisogna andare a mano fino all’ultima pagina e leggere tutto al contrario) salta fuori un troll galattico, che si firma Nabil, che fa la parte del musulmano caricaturale dei sogni di Borghezio. Di lì in poi, scatta il finimondo e decine di italiani medi cominciano a sbavare trottando, gettando allo stesso tempo una luce inquietante su quanto siano scarse le possibilità che a Torino non si verifichino scontri etnico-religiosi nei prossimi anni.

Comunque, se vi muovete, fate ancora in tempo a partecipare…

[tags]islam, religione, la stampa, amabile, troll[/tags]

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giovedì 3 Luglio 2008, 09:49

L’economia che non gira

Oggi ho controllato il conto in banca e ho avuto una sorpresa inattesa: ben due clienti hanno già provveduto a pagarmi, dopo un solo mese, le fatture emesse a fine maggio. E io che mi ero abituato a pensare che fosse normale venire pagati dopo quattro, cinque, sei mesi, come fanno i miei due clienti principali (di uno dei quali sono pure socio)!

E’ vero che questo è un andazzo generalizzato e tutto italiano: provate a dire a una azienda tedesca o francese che vi devono consegnare il lavoro adesso, ma che li pagherete dopo tre mesi che poi in realtà diventeranno quattro o cinque, e solo dopo che loro avranno sollecitato due o tre volte, pietito, criticato, minacciato di ritorsioni e tentato di staccare il servizio; penseranno che siete pazzo. Addirittura una nota marca italiana di automobili di lusso ha due procedure di pagamento separate, una per i fornitori italiani e l’altra per quelli stranieri… tanto se non ti pagano cosa vuoi fare, aprire una causa che durerà dieci anni e ti costerà più del tuo credito? Il risultato ovviamente è che ad andare in crisi non sono quelli che lavorano male, ma quelli meno filibustieri o meno ammanicati con il cliente, insomma meno in grado di farsi pagare: uno dei tanti elementi che rendono morente la nostra economia.

In più, in un sistema economico in cui sempre più persone lavorano con partita IVA, questo sistema mina le basi della sopravvivenza: come fareste voi se il vostro datore di lavoro vi pagasse lo stipendio con tre mesi di ritardo e comunque solo quando gli salta di farlo?

Solo che ora non riesco più a capire se sono stato fortunato adesso, o sfortunato prima; se sono particolarmente bravi quelli che pagano a un mese, o particolarmente malevoli quelli che pagano solo dopo tre raccomandate e un paio di stagioni.

[tags]economia, fatture[/tags]

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mercoledì 2 Luglio 2008, 13:39

Supereroi per criminali

Una decina di giorni fa, sono stato a Pavia, a un matrimonio italo-polacco. Durante la cena, al tavolo c’erano anche alcuni ospiti, che avevano trascorso la sera prima a Milano. Così gli abbiamo chiesto che impressione avessero avuto dell’Italia, e la risposta è stata: “bellissima, meravigliosa, straordinaria…” Dopo tre minuti di complimenti, però, hanno aggiunto: “C’è una cosa sola che ci ha spaventato, e che non abbiamo capito: ma è normale che ci siano tutti questi mendicanti, questi zingari e questi venditori di falsi per le strade? Noi non avevamo mai visto una cosa del genere… ma perché la polizia non li arresta o non li manda via?”.

Ecco, credo che l’Italia sia vittima di un dramma tutto suo, il risultato di cinquant’anni di approccio ideologico a questioni come l’ordine pubblico, la microcriminalità e la convivenza civile, che sono invece molto pratiche e molto concrete, e costituiscono la base del nostro patto di cittadinanza: se una volta l’anno qualcuno compie una strage e ammazza cinquanta persone possiamo ben pensare che sia un caso di antisocialità isolata, ma se ogni cinque minuti vedo qualcuno che passa col rosso, ruba un portafoglio o piscia su un portone, posso concludere che è l’intera società ad essersi dissolta e comportarmi anch’io di conseguenza.

Prendiamo per esempio la sentenza della Cassazione che dice che non è affatto discriminazione invocare provvedimenti contro ambienti criminali, perché essendo criminali è giusto che vengano trattati diversamente dagli altri, e di conseguenza anche far notare che in certi gruppi etnici o sociali (come i rom) il tasso di criminalità è più alto della media, auspicando provvedimenti specifici, non è affatto una affermazione razzista. A me sembra ovvio; ci vuole la Cassazione per far notare che prendere di mira un gruppo ad alto tasso di criminalità non è una discriminazione nei suoi confronti, ad esempio – per non parlare sempre di rom – che mandare più polizia in Sicilia per combattere la mafia non è razzismo anti-meridionale? Eppure c’è una parte consistente d’Italia che ha subito gridato al fascismo; sembra che qualsiasi tentativo di impedire ai delinquenti di delinquere – specialmente se sono stranieri – sia considerato razzismo.

Parliamo allora di quel giudice di Verona che non ha convalidato il fermo di due nomadi su quattro, arrestati dopo mesi di riprese e di indagini della polizia che provavano senza ombra di dubbio come essi mandassero i figli a rubare invece che a scuola. Secondo il giudice, bontà sua, i due di cui si è capito (tramite le impronte) che erano già stati arrestati rispettivamente “solo” 41 e 95 volte, fornendo ogni volta un nome diverso, possono restare in carcere; gli altri due possono andarsene tranquilli, perché non sarebbe stato adeguatamente provato il rischio che essi possano fuggire.

Scusi? Io arresto due persone nomadi, che vivono in una roulotte, e non esiste il rischio che di fronte a un processo che li aspetta questi possano fuggire? Due persone che (al di là dell’odioso reato loro contestato) agivano in gruppo con altre che hanno mentito sulle proprie generalità 136 volte in due, proprio per evitare 136 processi? Non esiste il rischio che questi scappino e non si trovino più, e non si presentino in tribunale quando ci sarà il processo, perché sono già andati da qualche altra parte a rimandare i figli a rubare?

Ma questo giudice è sicuro di stare bene? Perché l’impressione è che l’ideologia lo abbia talmente ammantato di prosciutto da vivere in un mondo tutto suo, pieno di criminali gentiluomini che non vedono l’ora di farsi arrestare e di rispondere in tribunale delle proprie azioni, e in cui comunque è più importante garantire la loro libertà di delinquere che il rispetto della legge.

Parla infatti, questo giudice, di grave lesione alle libertà costituzionali dei rom. Evidentemente per questo giudice i diritti delle migliaia di bambini rom che vengono sotto gli occhi di tutti educati al furto o all’elemosina non esistono; nè, nella sua furia ideologica, contano le libertà costituzionali di tutti gli altri, quelli che vengono regolarmente borseggiati sui tram, che vengono insultati o minacciati agli incroci, che hanno paura ad uscire di casa la sera, quelle non contano niente. E non si rende conto questo giudice che, dopo una simile dimostrazione di menefreghismo, il rischio che domani mattina qualche esaltato vada a bruciare i campi nomadi non può che aumentare?

E’ triste trovarsi in una situazione in cui l’unica scelta è passare per razzista da una parte, o per favoreggiatore dei peggiori crimini (perché il risultato pratico di questa scelta del giudice sarà evidentemente solo altro crimine) dall’altra, quando basterebbe avere come guida la responsabilità personale, la legge, ma anche l’esigenza di essere concreti, di focalizzarsi sull’obiettivo (la repressione di un livello criminale preoccupante e dell’aggressività sociale che esso genera in risposta) invece che sulle proprie seghe mentali.

Del famoso giudice Carnevale, a fronte dei suoi inspiegabili cavilli, si sostenne che fosse corrotto; almeno così ci sarebbe stato un motivo. L’osservazione triste, a guardare le rassegne, è che invece oggi tantissimi italiani, giudici e non, si comportano così pensando di essere nel giusto, anzi, di essere dei supereroi in lotta contro il male.

[tags]legalità, rom, giustizia, verona[/tags]

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martedì 1 Luglio 2008, 17:26

Contabilità giudiziarie

Ogni tanto mi viene da fare qualche considerazione impopolare; deve esserci da qualche parte nella mia personalità un elemento antisociale.

Alle volte sono osservazioni innocue o semplicemente in contrasto con il segno dei tempi. Per esempio, ieri ho commentato la lettera di un genitore che si lamentava che alla sua figlia di tredici anni avessero dato troppi compiti per le vacanze; naturalmente ho suggerito che il genitore, volendo, era libero di dire alla figlia di non fare i compiti e di passare il tempo in discoteca, ma che poi non si lamentasse se da grande lei si sarebbe dimostrata scarsamente vogliosa di studiare e se come risultato fosse finita nel gorgo del precariato da call center. Come risultato, mi sono beccato una selva unanime di critiche e di lazzi, sia dai genitori di bimbi stressati, scarsamente interessati ad esercitare la faticosa autorità che gli spetta, sia dai lavoratori offesi dei call center che rivendicavano la propria assoluta professionalità e preparazione, sia dai moralisti indignati per l’insinuazione che d’estate una ragazzina di tredici anni possa andare in discoteca e magari farsi pure baccagliare (mi sa che non hanno visto Thirteen).

Tutto questo per dirvi che le recenti evoluzioni finanziario-giudiziarie della vicenda Thyssen-Krupp mi lasciano francamente perplesso. Bisogna ovviamente fare tutte le dovute premesse, cioè che nessuna cifra può restituire una persona cara di trent’anni morta in condizioni simili, e che allo stesso tempo è assolutamente giusto che le vedove e i figli ricevano una compensazione più che adeguata. Trovo quindi giusta non solo la sottoscrizione che, sull’onda dell’emozione pubblica, ha portato (si dice) diverse centinaia di migliaia di euro ad ognuna delle famiglie, ma anche la transazione con cui l’azienda ha appena versato una cifra mediamente di due milioni di euro per famiglia, in cambio della loro volontaria rinuncia a costituirsi parte civile al processo.

Credo che, se fossi stato nelle stesse terribili condizioni, avrei fatto anch’io la stessa scelta: alla morte non si può comunque rimediare, ma con due milioni di euro si può garantire un futuro agiato ai propri figli, perdipiù per famiglie operaie che non avrebbero di norma alcuna speranza di vedere nella propria vita anche solo un decimo di quella cifra.

Allo stesso tempo, è inevitabile – lo prevede la legge stessa – che la firma di un accordo di conciliazione tra le parti, con congruo risarcimento economico, attenui la posizione processuale dei dirigenti Thyssen, nonostante l’ampia quantità di fatti che parrebbero sostenere la tesi secondo cui loro sapessero perfettamente quali erano i rischi e avessero coscientemente deciso di correrli per risparmiare. E quindi, trovo incoerente accettare un assegno ieri e poi oggi presentarsi in tribunale per invocare l’ergastolo e financo (letteralmente) le fiamme dell’inferno per quelli che l’hanno firmato; ognuno fa legittimamente le proprie scelte, ma un dignitoso silenzio sarebbe stato meglio. Altrettanto triste il messaggio conclusivo del sindacalista, una cosa che suona come “ok, vi abbiamo aiutato a firmare l’accordo, avete incassato, adesso dateci la nostra parte”; triste per la richiesta di soldi, e triste per l’ipotesi sottintesa che le famiglie possano ora scappare con il risarcimento fregandosene di tutto e di tutti.

Ma forse la tristezza è complessiva, e sta in una vicenda dove sin dal principio le vite umane sono state trattate come una voce di bilancio, dove esse sono state poi sfruttate e contese a fini elettorali, e che si conclude con una ulteriore monetizzazione, con conseguenti – garbate ma evidenti – discussioni su dove vada meglio impiegato il ricavato (e non abbiamo nemmeno parlato dei tanti morti di serie B, deceduti in fabbriche meno politicizzate o in angoli meno centrali della penisola, e conseguentemente presto dimenticati dai media e dalla solidarietà). Anzi, è più che triste: è normalmente umano.

[tags]lavoro, morti, solidarietà, thyssen, torino[/tags]

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