Tutti gli sport olimpici che non avremmo mai voluto vedere
Ecco una piccola guida agli sport minori: quelli che, alle Olimpiadi, non si capisce bene cosa ci facciano.
Beach volley. Fu introdotto alle Olimpiadi di Atlanta e già per questo motivo dovrebbe venire qualche dubbio. Comunque, è uno sport dimenticato, dagli alti valori tecnici e umani, che merita la più ampia promozione; o almeno così sembra aver deciso la Rai, che tagliuzza o oscura le partite dell’Italia calcistica, pallavolistica o pallanuotistica, ma non si è persa un Brasile-Georgia di beach volley. A qualsiasi ora, sugli schermi degli italiani c’era un pezzo di spiaggia nel centro di Pechino con due culi di brasiliane in bella mostra: ah, il messaggio olimpico. Più preoccupante il fatto che, per metà del tempo, ci fossero in realtà due culi di brasiliani.
Triathlon, Pentathlon, Eptathlon…. Questi sport avevano senso cent’anni fa, quando si era tutti dilettanti. Al giorno d’oggi, per gareggiare decentemente su 200 metri di nuoto o 1500 metri di pista bisogna fare soltanto quello per dieci anni, per cui non si capisce che senso possa avere il riproporre, un paio di giorni dopo le rispettive finali di disciplina disputate a livello stratosferico, cinque o dieci eventi olimpici disputati alla carlona. Aggiungeteci che, essendo impossibile capire dalle immagini chi sta vincendo, è un evento emozionante come un rebus in cirillico: non stupisce che nessuno lo degni di uno sguardo, anzi che nello stadio dell’atletica, dopo che sono passati i multiatleti, esca lo staff di Usain Bolt a spruzzare il disinfettante.
Nuoto sincronizzato. Più che uno sport, è un numero da circo: infatti è talmente pregno di valori sportivi che, chissà come mai, esiste solo per le donne. Ecco, in effetti ho pensato ai giri di gambe del nuoto sincronizzato eseguiti con i tronconi pelosi degli atleti maschi: ora vado a vomitare. Nel frattempo, qualcuno dica al CIO che i film di Esther Williams sono fuori moda da almeno cinquant’anni; e lo dica anche alla Rai, che ha trasmesso tutte le gare dall’inizio alla fine senza tagliarne nemmeno un secondo. Più che per sportivi, mi sa che ci prendono per allupati.
Badminton. Alzi la mano chi sa cos’è. Se non lo sapete, ve lo dico io: è una specialità imposta alle Olimpiadi da Al Qaeda, sotto minaccia di attentati, per fare in modo che Pakistan e Afghanistan possano vincere delle medaglie. Quest’anno gli è andata male, e per questo Bin Laden ha già mandato un ultimatum agli inglesi: dalle prossime Olimpiadi, si dovrà introdurre la specialità del getto del terrorista suicida, nelle categorie da 100, 500 e 1000 grammi di tritolo. Tre ori sicuri.
BMX. Vi ricordate quando da bambini venne la moda delle biciclettine con cui andare ai giardinetti, schiantarsi contro un palo e finire al pronto soccorso? Ecco, ora è sport olimpico. Pare che, dalle Olimpiadi di Londra, gli affiancheranno anche le evoluzioni in altalena e la copiatura del compito in classe.
Canoa canadese. E’ una presa per il culo del canottaggio e della canoa insieme, in cui gli atleti si mettono nella posizione di Maciste quando, con un ginocchio per terra e l’altro piegato, si aggrappa alle colonne del palazzo del cattivo centurione Caio Giulio Stronzolo e le tira giù; dopodichè cominciano a pagaiare furiosamente come se stessero spalando quintali di merda, mentre la canoa si muove di un millimetro alla volta. E’ una tortura per gli atleti e anche per il pubblico, perché vedi questo sforzo immane e vorresti dirgli “ma siediti e mettiti comodo, dai!”. Si parla di sostituirlo con una prova in cui gli atleti devono svuotare dall’acqua il campo di gara del canottaggio con un cucchiaio.
Taekwondo. Vabbe’, come si può presentare uno sport il cui nome fa rima con “scrondo”? Sostituitelo con la boxe thailandese, almeno si vede un po’ di sangue.
Equitazione. E’ lo sport in cui fanno correre dei cavalli su un percorso ad ostacoli aspettando che si schiantino, in modo da poter poi riassumere il tutto in stacchettini buffi di cinque secondi da mandare tra una partita di beach volley e una gara di nuoto sincronizzato. Almeno, questo è ciò che pensa la Rai.
Ping pong. O meglio, tennis tavolo, come lo chiamano i diversamente abili e gli operatori ecologici. Ma noi, che abbiamo sempre giocato a ping pong nei pomeriggi di vacanza faticando a tenere la palla in campo per più di tre colpi, restiamo sempre ammaliati da questi minuscoli cinesi che giocano a qualcosa che, rispetto al nostro gioco, ha in comune soltanto il nome e le regole. Certo, sarebbe più bello da guardare se ogni tanto si riuscisse a vedere la pallina.
Tennis. Non so se ve lo ricordate; è quello sport che si pratica con due racchette su campi rossicci di terra e che in Italia è stato abolito negli anni ’80. Pare che alle Olimpiadi ci siano due o tre tizi che arrivano con un aereo privato, affittano un castello, poi vengono portati con una Rolls-Royce sul campo rossiccio dove prendono a pallate in testa un egiziano qualsiasi, e infine ricevono una medaglia d’oro o d’argento, come premio al loro sportivo dilettantismo. Loro le mettono lì in bacheca, accanto alla foto dei loro primi dieci milioni di dollari, e risalgono sull’aereo privato. Perlomeno, il calcio ha il buon gusto di mandare gli juniores.
P.S. Non c’entra molto, ma – anche se ne abbiamo già parlato – vorrei segnalare i “giornalisti” Rai che stamattina hanno commentato la gara del K2-1000 maschile, dove c’era un equipaggio italiano qualificato col quinto tempo e presentato come “senza speranza”; infatti la gara è stata vinta da due tedeschi che a duecento metri dalla fine hanno tirato fuori un Evinrude da 200 cavalli, l’hanno appeso dietro alla loro canoa e hanno salutato tutti al doppio della velocità . Così i commentatori si sono esaltati e hanno passato tutto il finale di gara a gridare “Germania! Germania davanti alla Danimarca! Ecco arriva la Germania!” Poi, a gara finita da almeno dieci secondi, hanno aggiunto “E terzi… terzi…”; e solo allora, leggendo il tabellone, si sono accorti che terza era arrivata l’Italia, che a tre quarti di gara era quinta e che ha fatto una rimonta entusiasmante e incredibile, prendendo la medaglia per dieci centimetri (ho urlato persino io, anzi durante il finale si sentivano persino gli allenatori nostrani che gridavano dalla riva “Dai che prendete il bronzo!”, solo i commentatori non hanno notato nulla). Come ciliegina, hanno poi mandato un giornalista a intervistare i due appena scesi dalla barca, il quale ha esclamato con entusiasmo “Allora, avete onorato quella che è una delle barche storiche del canottaggio italiano!”, costringendo il neomedagliato a guardarlo storto e a correggerlo: “…canoa…”. Veramente senza parole.
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