Ancora sulla libertÃ
Ecco, ho passato il pomeriggio a discutere per via del post di ieri – che comunque non ritratto, anche se effettivamente la censura può non essere lo strumento giusto, visto il rischio di abusi: sarebbe stato sufficiente un serio avvertimento prima del film e un divieto ai minori di 18 o almeno di 16 – come peraltro è stato in quasi tutto il mondo – invece che di 14 anni.
Però ci tengo a dire che da alcuni concetti mi dissocio: dall’idea che la libertà di espressione sia senza limiti, per esempio. Io sono ben contento che l’apologia di fascismo, nazismo e razzismo sia vietata; gli stessi Stati Uniti, patria del primo emendamento, sono comunque arrivate a vietare in modo talvolta fin ridicolo qualsiasi promozione o giustificazione del razzismo. Ritengo che il bene per la collettività derivante da questi divieti sia superiore al rischio per la collettività derivante dal loro potenziale abuso.
Credo che se siamo arrivati ad avere una società in cui i giovani, per divertirsi, danno fuoco a un barbone o girano i semafori per causare un incidente e poi riprenderlo col telefonino, è anche perché da qualche decennio passa questo messaggio: che non ci sono limiti, che tutto è permesso, che “sono solo parole” (finché non vengono messe in atto, e poi dal giorno dopo è “come è stato possibile, nessuno l’avrebbe mai immaginato”).
E l’educazione spetta sì ai genitori, ma è il risultato dei messaggi che passano ovunque, spesso con mezzi di comunicazione che hanno un potere di impressionare e di persuadere molto superiore a quello di qualsiasi genitore; il cinema tra questi. E’ responsabilità di tutti noi lavorare per una società pacifica, dunque è irresponsabile e immorale proporre “solo parole” e “solo immagini” che presentino la violenza come normale, accettabile, esteticamente bella, simbolo di superiorità (di prevaricazione) anche se praticato dai “buoni” sui “cattivi”; tanto più quando è violenza gratuita, eccessiva, ingiustificata – perché i “supereroi” di Watchmen non si limitano a catturare i cattivi, si divertono a torturarli e ad ammazzarli in modi atroci per aumentare l’incasso al botteghino.
Scusate dunque se ho disturbato per un attimo il festino generale a base di donne mercificate con tette e culi ovunque, di guerre e ammazzamenti passati a ciclo continuo finché non fanno più alzare nemmeno un sopracciglio di indignazione, di sfruttamento senza limiti degli animali e della natura, di croci celtiche ed ex bravi ragazzi di Salò pensionati a spese nostre, e soprattutto di esseri umani persi in un relativismo totale, senza più scopi né ideologie né fedi se non quella di drogarsi di emozioni che svaniscono in un momento, lasciando soltanto il desiderio di provare la volta prossima qualcosa di più forte, di più nuovo, di più realistico; dimenticando che la realtà è innanzi tutto dentro di noi, e che la realizzazione personale non può che passare da una piena relazione con gli altri, che necessariamente implica una limitazione della propria libertà .
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