Ritmo
Oggi è la mia prima giornata di nuovo a Torino, e vederla dopo New York mi ha fatto impressione: tutto sembra fermo.
A New York le grandi avenue hanno quattro, cinque, sei corsie in un solo senso di marcia, e anche se gli ingorghi esistono eccome, i semafori sono tutti sincronizzati, e la massa di auto in movimento è sempre elevata. Stamattina ho preso corso Vittorio per andare in centro, e il viale era intasato: c’è un semaforo uno (quello all’angolo di via Morosini) che rimane inspiegabilmente rosso per dei minuti, anche se dalla traversa non passa mai nessuno, ed è sufficiente a impilare dieci auto che sono a loro volta sufficienti a bloccare l’incrocio di corso Inghilterra e intasare tutto; il sistema è talmente mal regolato da non reggere nemmeno dieci auto per volta.
A New York i pedoni sono frettolosi e indisciplinati; quando scatta il verde per le auto, lasciano esaurire l’ondata e poi passano col rosso, se necessario correndo. Da noi ci sono quelli che scrivono a Specchio dei Tempi per lamentarsi che il verde pedonale per attraversare corso Siracusa dura solo mezzo minuto, e alle volte gli tocca finire col giallo e a quest’idea gli viene tanta paura.
A New York non solo le scale mobili della metro (dove esistono, perché la struttura è davvero vintage: è ancora esattamente com’era cent’anni fa all’inaugurazione, solo scrostata e arrugginita) sono piene di gente che le sale e le scende di corsa mentre i pochi fermi stanno rigorosamente da un lato, ma ci sono avvisi luminosi e sonori che invitano a salire e scendere velocemente per non rallentare il passaggio degli altri viaggiatori. Da noi, le scale mobili della metro sono piene di gente stravaccata in modo da bloccare il passaggio, che si guarda attorno ed esclama stupefatta “Oooh! Si muove!”.
Vivere in una città tranquilla ha comunque tanti vantaggi; credo che Torino sia la grande città più vivibile d’Italia, e anche una delle più fascinose. Eppure, girando il mondo ti rendi anche conto di come qui le cose siano ferme a decenni fa, e che quel che qui ti sembra una grande conquista (dalla metro alla vita notturna) sia nel resto del mondo un minimo essenziale; e capisci meglio perché i torinesi espatriati e i visitatori stranieri apprezzino molto Torino, ma la vedano, in prospettiva globale, come una sonnolenta, marginale città di provincia.
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