Il cielo su Torino
Dalle finestre del mio salotto si vedono sempre le montagne: è anzi un bellissimo spettacolo, quello di un panorama che è sempre lo stesso eppure muta continuamente con il cambiare del tempo e delle stagioni. L’orizzonte è aperto per oltre 180 gradi e la lunga teoria dei monti e delle valli, unita al soffio dei venti, permette un continuo gioco di variazioni.
Oggi pomeriggio però è successa una cosa particolare: è una delle rarissime volte in cui fuori dalla mia finestra il cielo è un muro grigio uniforme, come un groppo di fumo denso e impenetrabile, come una lastra di lamiera a tinta unita. A ben guardare, anche oggi sopra i tetti si vedono alcuni elementi: si distingue leggermente il Musinè, con la sua erta perfettamente dritta da un lato e con il profilo digradante a gobboni dall’altro. E soprattutto, ma solo guardando bene, anche il grigio del cielo ha delle chiazze più chiare, come se sulla vernice qualcuno avesse sparso un po’ d’acqua per diluirla, creando un effetto slavato che si estende piano piano.
Da dietro la zona più chiara, trapela comunque un po’ di luce: ed è quasi come se quella parte di cielo fosse illuminata con un riflettore, volendo significare che in fin dei conti è primavera, e c’è comunque una più che concreta speranza di tempi migliori.
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