Musei un po’ così
Ieri siamo andati a vedere il nuovo allestimento della Galleria d’Arte Moderna, approfittando del fatto che, come lancio, l’ingresso è gratuito per tutto il weekend.
La collezione è quella che è: qualcosa di interessante c’è anche (tra cui l’ottimo Warhol dei cinque morti undici volte in arancione, un bel po’ di Fontanesi, le pecore ideologiche di Pellizza da Volpedo), ma per buona parte del giro si sonnecchia; le cose migliori sono probabilmente quelle di arte più contemporanea, da Pistoletto a Gilbert & George fino ad alcune installazioni interessanti appena realizzate.
Tuttavia, vi invito a non mancare una parte speciale della mostra, il sotterraneo. Esso è dedicato a opere d’arte ultracontemporanea che vengono presentate senza nemmeno il titolo. In pratica, si gira per una cantina bianca, luminosa e apparentemente vuota, poi in un angolino si trova, che so, un sacchetto di cellophane rotto e buttato in terra: dopo un po’ (ma solo andando per esclusione, in quanto non c’è nient’altro lì attorno) capirete che quella è l’opera d’arte. Questo fa ovviamente sorgere dei dubbi: infatti anche la sedia di plastica trasparente del guardiano è un’opera d’arte, o è solo la sedia di plastica trasparente del guardiano? Io non lo so, però ho pensato che forse in quella cantina potevano metterci i profughi della Clinica San Paolo: sarebbe stato uno scopo decisamente più degno.
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