Sette falci per sette martelli
Il mondo politico trema: a sorpresa, è stata annunciata la nascita di un nuovo partito che rivoluzionerà lo scenario elettorale italiano. Il partito si chiama Comunisti – Sinistra Popolare, ed è frutto della felice intuizione di Marco Rizzo, che si è accorto che c’erano un po’ di partiti che nel nome usavano la parola “comunista” e un altro po’ che usavano la parola “sinistra”, ma nessuno che ce le avesse entrambe. E dunque, di fronte a siffatta esigenza politica, pronta è stata la risposta dei compagni rizziani: voilà la nuova formazione. Che naturalmente “non è l’ennesimo partito”, ma nasce per “costruire un grande movimento anticapitalista e comunista”, come peraltro tutti quelli che l’hanno preceduto.
Io ero rimasto sorpreso ma anche parecchio divertito, quando nello scorso maggio di mattina presto mi ero presentato in tribunale per consegnare le firme della nostra lista civica e avevo trovato già in fila quattro gruppi di persone che si guardavano in cagnesco. Avevo scoperto poi che la ragione era la seguente: per la legge italiana, nel caso un elettore firmi per sottoscrivere la presentazione di più di una lista, la sua firma vale solo per la lista che è stata presentata per prima in ordine di tempo. Il problema è che esistono tanti partiti con la falce e martello nel simbolo e i loro stessi elettori non riescono più a distinguerli l’uno dall’altro, dunque firmano un po’ per tutti: quindi per i partiti di sinistra – che già non godono di grandissimo seguito – la percentuale di firme doppie arriva a livelli mostruosi, addirittura un quarto o un terzo; dunque il partito comunista che arriva per ultimo, pur portando il massimo delle firme concesso dalla legge (nel nostro caso 1500), rischia seriamente di vedersene annullare abbastanza da scendere sotto il minimo (nel nostro caso 1000).
In effetti, facendo i conti, il giornalista che nell’articolo linkato parla di sesto partito comunista italiano si è sbagliato, perché quello di Rizzo in realtà è il settimo; gli altri sono Rifondazione Comunista (Ferrero), Comunisti Italiani (Diliberto), Partito Comunista dei Lavoratori (Ferrando), Sinistra e Libertà (Vendola), Sinistra Democratica (Mussi), e (dimenticato dall’articolista) Sinistra Critica (Turigliatto). Cioè no, in realtà ci sono poi anche i leninisti e i lottacomunisti e altri gruppetti, ma questi sette sono quelli che sono riusciti almeno a presentarsi a qualche elezione, prendendo poi per la gran parte percentuali da prefisso telefonico. Però orgogliosamente, coerentemente e in linea con le aspettative delle masse operaie. Che ormai votano compatte Lega Nord.
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31 Ottobre 2009, 11:24
Al di là del titolo (grandioso) mi sembra che i partiti di Mussi e di Vendola non si definiscano comunisti, ma socialisti. Che non sarebbe una cosa disprezzabile in sé, visto che il PD ha qualche remora a definirsi socialista.