Sicurezza di altissimo livello
Oggi vorrei esprimere pubblicamente la mia condivisione per il manifesto per il wi-fi libero pubblicato sul blog di Gilioli e firmato inizialmente da un centinaio di persone. Alcuni sono amici che vedo spesso, altri sono persone che non conosco personalmente ma che stimo, altri ancora sono politici in cerca di visibilità o bloggherz-vip con l’obiettivo di tirarsela un po’ per fare i fighi, ma la causa è buona e gli perdoniamo pure questa, anzi toh, ringrazio pure la Bresso per aver firmato, anche se posso immaginare chi è stato che ha firmato per lei.
Il motivo per cui da noi ci si inventa qualsiasi cosa pur di fermare la diffusione di Internet è ovvio e già lo sapete: il nostro regime è basato sul controllo dell’informazione e Internet è l’unico media difficile, se non impossibile, da controllare. Anni fa la scusa era combattere il file sharing e con esso l’avanzata del comunismo, poi ci furono le annate in cui andava alla grande la lotta al terrorismo, quindi diventò la repressione dei pericolosi pedofili nerd internettari che violentavano i bimbi a forza di ondate di bit, e più recentemente è diventato il dramma di quella ragazza che ha messo una volta la sua foto su Facebook e da allora è piena di uomini che la baccagliano (nessuno ha capito bene il dramma, ma basta mettere una musichetta inquietante sotto il servizio e il messaggio è passato).
Come residuo degli anni in cui andava di moda la lotta al terrorismo, siamo l’unico paese occidentale in cui è necessario mostrare un documento di identità per collegarsi ad un wi-fi. A meno che, naturalmente, non abbiate presso il vostro vicino casa un router wi-fi di Alice di Telecom Italia, in cui la rete wi-fi viene preconfigurata con una password non modificabile, generata con un algoritmo che da mesi varie persone sostengono di avere craccato. Ecco, lì potrete collegarvi e fare tutto ciò che volete scaricando poi le colpe sul vostro vicino; oppure potete contare sul fatto che, secondo una voce che gira da tempo, la maggior parte delle reti wi-fi degli autogrill italiani dispone di un account di amministrazione dalla password ovvia, così come le reti wireless di istituti, università , centri di ricerca (i lettori affezionati ricorderanno l’unico mio post che abbia mai cancellato in vita mia).
Del resto, le falle di sicurezza sono generalmente di tipo umano, non tecnologico; e sono sicuro che presentandomi in un Internet café fingendo di non parlare italiano, di essere un turista e di non avere con me un documento avrei ottime chance di ottenere tranquillamente un PC, scrivendo dei dati personali a caso su un foglio di carta o non dandoli proprio.
Al di là di queste piccole pecche pratiche, resta comunque la considerazione di fondo: riempire di burocrazia ciò che dovrebbe essere facile e immediato – collegarsi a Internet ovunque e comunque – ha solo l’effetto di mantenere l’Italia in uno stato arretrato.
[tags]wi-fi, sicurezza, connettività , internet, password, pisanu, libertà [/tags]
28 Novembre 2009, 00:42
Oggi è un giorno triste per il file sharing.
http://blog.mininova.org/articles/2009/11/26/mininova-limits-its-activities-to-content-distribution-service/
28 Novembre 2009, 19:32
Mah, a me questa storia dell’SMS puzza un po’ .. se si libera il wifi che lo si faccia al 100%.. no?
2 Dicembre 2009, 18:30
Fra l’altro continuano a cicciare articoli sulla dannosita’ del wifi per la salute quando (a) i cellulari sono una decina di volte piu’ inquinanti (elettrosmog), (b) le architetture distribuite evitano di piazzare qui e li’ sul territorio grosse fonti di cariche elettriche vaganti. Dei ragazzi qui a Roma hanno (ri)mappato di recente i wifi cittadini e hanno valutata Roma come completamente coperta e ridondante… se tutti quegli apparati collaborassero tra loro potremmo risparmiarci una marea di altre radiazioni. Gli stessi cellulari gia’ in circolazione potrebbero essere facilmente riprogrammati per fare peering (es: push-to-talk); usando i ponti radio al piu’ per il backhauling del wifi (es: Estonia). Personalmente non sono molto preoccupato dall’elettrosmog, pero’ nell’incertezza preferirei attenermi al principio di precauzione: a parita’ di capacita’ trasmissiva meno radiazioni assorbo meno devo grattarmi i gioielli quando mi alzo la mattina… in questo senso gradirei un “apertura delle tlc tutte”.
Le telco, spesso su ordine istituzionale, hanno usato la sicurezza in senso diametralmente opposto a quello necessario. Oggi come oggi le password ai router wifi occorrono agli operatori per perimetrare cio’ che considerano essere “le proprie reti in casa dell’utente”. Che con la sicurezza dell’utente non ha proprio niente a che vedere; e ancora meno con la privacy. Oltretutto una rete completamente aperta discolpa autonomamente da qualunque accusa… fintanto che la responsabilita’ e’ personale, e quindi l’attore va identificato senza dubbio alcuno prima di potergli imputare un reato. L’utente da questo assetto ci perde tutto e non ci guadagna niente. Considerando poi che le sim usate (o nuove intestate ad uno dei 1.300.000.000 cinesi) si trovano ai mercati cittadini come sugli annunci di giornali e web… diamine… la Pisanu e’ semplicemente idiota; non ho idea con quale coraggio ignorante e spavaldo la abbiano sottoscritta.
5 Dicembre 2009, 16:28
Io mi ricordo della password di amministrazione di un router sulla Roma-Milano, uguale a quella del provider proprietario del router, un nome di quattro lettere che comincia con W.
(No, non è Woow)