Il pintone
Stamattina ero in coda, alla cassa del mio Lidl di fiducia, e stavo sistemando sul nastro le mie “crepes pomodoro e mozzarella” (sofficini) marca Taverna Giuseppe (non loderò mai abbastanza la legge sulla proprietà intellettuale che almeno per ora fa scadere i brevetti dopo vent’anni: non sono un esperto, ma sospetto che sia questo il motivo per cui da qualche anno tutta una serie di prodotti innovativi degli anni ’80, dai sofficini alle gocciole, sono disponibili precisi identici anche in versione sottomarca).
E’ stato in quel momento che ho notato dietro di me un signore un po’ anziano e un po’ malmesso mettere sul nastro una cosa sola: un enorme pintone di vino da due lire, di quello che costa come l’acqua e ti chiedi che cosa diavolo ci mettano dentro.
Mi ha fatto tristezza e il primo pensiero è stato quello di inglobarlo nella spesa e dirgli “offro io”. Poi però ci ho ripensato: forse il risultato sarebbe stato soltanto quello di aumentare la quantità di vino disponibile al signore. Poi ci ho ripensato ancora, che spesso quella considerazione lì si fa per nascondersi il punto vero, quello di non voler essere generosi, magari soltanto per innata diffidenza verso gli altri. E poi… a quel punto stavo già pagando e sono stato preso dall’applicazione degli elementi di logistica della spesa (allego foto della sistemazione finale).
Ma poi, magari era semplicemente una persona come tutti, che a mezzogiorno aveva ospiti e si era accorto di aver finito il vino. Chi siamo noi per giudicare dalle apparenze?
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