Sky
Vittorio vb Bertola
Affacciato sul Web dal 1995

Ven 22 - 8:57
Ciao, essere umano non identificato!
Italiano English Piemonteis
home
home
home
chi sono
chi sono
guida al sito
guida al sito
novità nel sito
novità nel sito
licenza
licenza
contattami
contattami
blog
near a tree [it]
near a tree [it]
vecchi blog
vecchi blog
personale
documenti
documenti
foto
foto
video
video
musica
musica
attività
net governance
net governance
cons. comunale
cons. comunale
software
software
aiuto
howto
howto
guida a internet
guida a internet
usenet e faq
usenet e faq
il resto
il piemontese
il piemontese
conan
conan
mononoke hime
mononoke hime
software antico
software antico
lavoro
consulenze
consulenze
conferenze
conferenze
job placement
job placement
business angel
business angel
siti e software
siti e software
admin
login
login
your vb
your vb
registrazione
registrazione
lunedì 30 Marzo 2009, 23:03

Arte in lontananza

New York, a visitarla, inganna. E lo fa per un motivo molto semplice: noi siamo abituati a giudicare la distanza degli edifici in base a quanto essi svettano rispetto al terreno; più gli edifici sono vicini, e più la porzione di cielo che essi occupano verticalmente è elevata. Quello che il nostro occhio può vedere, tuttavia – specie quando gli edifici non sono immediatamente davanti a noi, ma vi sono alberi o edifici più bassi in mezzo – è soltanto l’angolazione con cui la cima dell’edificio si staglia rispetto all’orizzonte; per poter calcolare la distanza è necessario conoscere anche l’altezza dell’edificio, poiché a parità di angolo la distanza è proporzionale all’altezza stessa.

Il nostro cervello fa questi calcoli alla buona, utilizzando la propria esperienza; per questo, ipotizza che gli edifici “alti” abbiano l’altezza che hanno abitualmente nel proprio ambiente – a Torino, una decina di piani. Se improvvisamente venite trasportati in un luogo dove gli edifici “alti” sono mediamente dieci volte più alti, il risultato sarà che tutti i vostri istintivi calcoli di distanza (e quindi di tempo) relativi a quanto ci vuole per raggiungere “quel palazzo laggiù” saranno sottostimati mediamente di un fattore dieci. E quindi, pensare “ma sì, quelli sono gli edifici al fondo di Central Park, non sono tanto lontani: andiamo a piedi” è un errore mortale.

Io ero già incappato in questo errore cinque anni fa, in particolare con il Chrsyler Building, che essendo uno dei grattacieli più a sud di tutta Midtown vi attirerà come una sirena, sembrandovi ingannevolmente vicino ogni volta che sarete in Downtown. Oggi però la camminata per Central Park era talmente piacevole che mi sono fatto ingannare volentieri: e così abbiamo percorso tutto il parco due volte per praticamente tutta la sua lunghezza, che però è di quasi cinque chilometri in linea d’aria, e ovviamente di più se seguite i tortuosi vialetti all’interno.

Il piano era, sulla strada del ritorno, di fermarsi a visitare prima il Guggenheim (che si trova sulla Quinta Avenue di fronte al parco, circa a metà), e poi il MoMA (che è nella parte nord di Midtown, a pochi isolati dall’albergo). E così abbiamo fatto; eppure, partiti dall’albergo alle dieci e camminando di buona lena, siamo ritornati alle cinque e mezza avendo visto il MoMA piuttosto di corsa.

Ed è stato un peccato: infatti il Guggenheim è un pacco pazzesco. E’ vero, l’edificio è meraviglioso e la collezione Thannhauser contiene una manciata di bellissimi Picasso, Monet e Van Gogh; la collezione di arte contemporanea però è deprimente, a meno che voi non siate di quelli che pensano che Pasto Nudo sia un libro, Yoko Ono sia un’artista e un quadro nero su sfondo nero sia una forma d’arte sublime. Qualcosa si salvava, ma il resto era soprattutto una collezione dell’orrida arte concettuale o performante degli anni ’60, quando ogni peto era peto d’artista purché fosse certificato da un gallerista.

Il MoMA, in compenso, è pieno di opere davvero belle: e ciò include anche l’arte contemporanea dello stesso periodo, scelta però evidentemente con un criterio diverso. D’accordo, non sono sicuro che abbia senso vedere i quadrati di Mondrian dal vivo, ma il museo era pieno (oltre che dei soliti impressionisti francesi: pare che i loro quadri siano stati comprati tutti in massa da americani) di bellissimi quadri di praticamente qualsiasi maestro del Novecento europeo e americano, tra cui una intera stanza dei nostri futuristi (oltre a De Chirico e Pistoletto), e poi due bellissime esposizioni di fotografie, e la parte di design (e qui ad essere italiana era metà della collezione).

Purtroppo, però, la stanchezza derivante dalla lunga camminata e dall’indigestione di quadri aveva già avuto effetto, e così la parte conclusiva della visita si è trasformata in un blobbone di forme, colori e concetti tendente al delirio: l’arte ha preso vita e ha cominciato ad accerchiarmi cercando di abbattermi, o perlomeno di farmi vomitare l’hot-dog preso al baracchino per pranzo. Ho capito che la fine era vicina quando, osservando l’ennesima statua di Calder in mezzo al gelo ventoso del giardino scultoreo all’aperto, ho pensato “più che altro mi pare di Fredder”. Domani quindi promesso: niente più arte.

[tags]viaggi, stati uniti, new york, musei, arte contemporanea, guggenheim, moma[/tags]

divider

Un commento a “Arte in lontananza”

  1. mfp:

    Ecco, allora non sono il solo ad avere dubbi su quella tizia … non sono mai riuscito a capire che diavolo fa Yoko Ono nella vita apparte campare della rendita del marito. Sara’ che non capisco niente di “arte concettuale” e “performing media”, ma a me me quella roba ‘pare tutta ‘na stronzata … nonche’ mi e’ parso strano – ma anche qui, la coscienza e’ personale – che abbia negato la grazia all’assassino di Lennon (intendiamoci: dopo che si era gia’ fatto i suoi bei annetti di galera) … visto quanto sembrava presa dalla battaglia per la pace che intrapresero insieme pochi anni prima (e non c’e’ pace senza perdono; credo che bastino pochi giorni di galera, e la prospettiva per restarci per lungo tempo, a rieducare … non si puo’ cedere cosi’ facilmente a derive emotive; se Lennon desiderava la pace, cosi’ lei l’ha tradito; imho).

 
Creative Commons License
Questo sito è (C) 1995-2024 di Vittorio Bertola - Informativa privacy e cookie
Alcuni diritti riservati secondo la licenza Creative Commons Attribuzione - Non Commerciale - Condividi allo stesso modo
Attribution Noncommercial Sharealike