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Archivio per la categoria 'SinchËstèile'


venerdì 24 Settembre 2010, 16:51

Verso Cesena, in un pomeriggio di pioggia

Domani mattina, allora, si va a Cesena. Si va per divertirsi, si va per stare insieme, si va per parlare (e ricordo qui una lista di incontri dedicati a tutti gli attivisti del Movimento d’Italia, per discutere dal basso i problemi del Movimento). Domani si va, e oggi piove. E’ appena iniziato l’autunno e ci aspetta l’inverno: probabilmente uno degli inverni più difficili della storia d’Italia.

Vorrei dunque sottoscrivere le parole di speranza di Roberto Fico, che sono vere, ma sono soltanto mezza parte della verità. Ha fatto scalpore qualche tempo fa un libro che analizzava la geopolitica delle emozioni, concludendo che il continente della speranza è l’Asia, mentre l’Occidente è pervaso di paura e il mondo islamico di umiliazione e sete di vendetta; e, secondo me, non è che ci volesse uno studio scientifico per saperlo. L’Occidente sta elaborando il lutto per la fine del proprio modello socioeconomico; e in questo forse l’Italia è pure più avanti, e mentre gli americani sono ancora allo stadio della negazione o della rabbia, noi siamo già in piena depressione.

Oddio, anche tra noi ci sono ancora molti che negano; la tristezza di ieri si è estesa vedendo il video di Noemi Letizia un anno dopo, gonfiata come un canotto da un chirurgo estetico di quarta mano, mostruosa a nemmeno vent’anni, a sparare cazzate sulla donna “chic ma casual” e a sognare di “sicuramente diventare una donna in carriera, avere un bel futuro”, senza avere la minima capacità di concepirlo in pratica; a restare aggrappata a un’ombra di futuro da velina che le è già svanita tra le dita.

A Cesena penseremo anche a lei, a tutti gli italiani come lei, che prima o poi scopriranno la verità, quando questo Paese marcio crollerà loro in testa. Ma loro sono il simbolo di quanto le cose siano messe male, di quanto sia difficile la nostra missione.

Ormai sono quasi tre anni che dedico buona parte della mia vita al Movimento, o meglio alla speranza di poter costruire un’Italia migliore. Mi avete preso in mezzo: è stato bello, bellissimo, ma anche devastantemente pesante. Spesso noi, quelli che sono visti un po’ (e immeritatamente) come un riferimento, ci sentiamo deboli, soli. Facciamo tutto il possibile, ma non siamo capaci di fermare la valanga. Chiediamo partecipazione e otteniamo consenso: vi ringraziamo, ma non avete capito la domanda.

Siamo qui, a sparare con una pistola ad acqua contro i carri armati della vecchia modernità, contro la televisione, contro il capitale, contro centocinquant’anni di ideologie. Ci chiediamo chi ce l’ha fatto fare, per poi risponderci che qualcuno lo dovrà pur fare, e stringere i denti. Siamo assediati anche in casa nostra, attorno a noi ci sono legioni di invecisti (come da geniale definizione di Beppe), di persone che si lamentano perché non hai ancora risolto il loro problema personale su cui peraltro non hanno mai mosso un dito; di complottisti, quelli che siccome non parli di signoraggio sei al soldo della CIA; di generali senza esercito, quelli che il Movimento non va bene per questo e quest’altro motivo e allora bisogna fondare un altro movimentino con le stesse idee ma con loro a capo; di pavidi, quelli che ti aiutano ma solo a metà perché sono d’accordo con te però, nel dubbio, è meglio non esporsi troppo; e di Savonarola a comando, quelli che sono in grado di attaccarti un pippone infinito contro il “leaderismo” di Bono & Bertola & chiunque si sia sbattuto in passato, per poi organizzarsi con gli amici e candidarsi a leader.

Se siete tra questi, non vi offendete; siamo sicuramente noialtri che non siamo degni (o meglio: io non sono degno, tutte queste persone che pensano di essere gli statisti del futuro lo saranno senz’altro, non mi permetto di giudicare). In fondo, io mi ero soltanto rotto le scatole di prendere la mia bici, imboccare la pista ciclabile di corso Vittorio e schiantarmi contro l’edicola o i SUV parcheggiati in divieto; ho provato a fare qualcosa, ma ogni passo avanti è una fatica, perché attorno a me è pieno di gente che magari non è nemmeno in cattiva fede, però è distintamente italiana. Tutto lì.

Vi ringrazio dunque per il giro di questi anni, e impacchetto le mie cose verso Cesena. Sono curioso di capire dove andrà questo Movimento da grande; spero di tornare con risposte positive, e in una giornata di sole.

[tags]movimento 5 stelle, beppe grillo, italia, noemi letizia, woodstock 5 stelle, cesena[/tags]

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giovedì 23 Settembre 2010, 16:58

I nuovi mostri

Mi ha fatto molta tristezza, una tristezza infinita, leggere l’articoletto che Però Torino dedica alle abitudini culinarie dei nostri due consiglieri regionali, Bono e Biolé.

L’articolo – che prende per il culo i due in quanto avrebbero rifiutato le “veterofasciste” ricette della mensa della Regione, pretendendo e ottenendo l’inserimento nel menu della pasta integrale – è, ovviamente, una montatura: tale richiesta non è mai stata fatta. La richiesta è stata quella di poter avere l’acqua del rubinetto in caraffa invece che quella in bottiglia di plastica, e in generale di evitare l’utilizzo di contenitori usa e getta: calcolando che gli utenti della mensa sono alcune centinaia al giorno, l’impatto ambientale di una azione piccola ma semplice come questa è comunque non trascurabile, né si capisce perché le istituzioni si debbano riempire la bocca di inviti alla “sostenibilità ambientale” senza mai praticarla per prime.

Le voci dicono che la mensa abbia accettato di servire l’acqua in caraffa gratuitamente solo per loro, dato che dire di no a un consigliere regionale (persino se di opposizione all’opposizione) non rientra nelle abitudini di un dipendente pubblico, e che questo abbia provocato mugugni in tutti gli altri dipendenti, costretti invece a pagare le bottigliette; al che si sarebbe giustificata la cosa dicendo che “sono vegani”. Cosa c’entri l’essere vegani con la bottiglietta non si sa, e anzi fa un po’ specie l’ignoranza totale che sottende alla cosa; ma fa capire bene come in questi ambienti siano loro, i grillini, ad essere visti come i nuovi mostri – vegani perché, chissà, verranno da Vega.

Bestie strane, che praticano riti incomprensibili, azioni inspiegabili (solo perché non ci si preoccupa di cercarne una spiegazione sensata), e che non si confondono con la folla: questo è appunto il ritratto che ne fa il giornalista di Però. E dunque il problema non è l’ironia, che spesso pratichiamo da soli abbondantemente; è la tristezza di una informazione che non si preoccupa di chiamare e chiedere, di capire il problema di cui dovrebbe parlare, ma è soltanto diretta a prendere in giro i “mostri” in quanto tali, in quanto diversi dagli altri.

Fa specie che questo avvenga nell’Italia di oggi. I mostri, i diversi, non sono gli imprenditori che licenziano, i mafiosi che ammazzano, i difensori della famiglia con tre amanti e così via. I mostri non sono un Presidente del Consiglio e un Presidente della Camera che litigano come due ex coniugi isterici e che usano qualsiasi tipo di istituzione, dal Parlamento ai servizi segreti, come un oggetto contundente da tirarsi addosso nella rissa; i mostri sono gli altri, quelli che non si comportano così.

Rischiamo ancora che, la prossima settimana, il governo Berlusconi cada non per la furia indignata degli italiani, in gran parte impegnati a prendere per il culo i diversi e prendersela nel culo da chi comanda, ma per le manovre di palazzo di gente come il leggendario Deodato Scanderebech: eletto all’opposizione nell’UDC, entrato alla Camera a inizio agosto in subentro a Vietti si è direttamente iscritto al gruppo del PDL, battendo ogni record di incoerenza; dopodiché, dopo meno di due mesi, oggi ha annunciato il suo ritorno all’UDC, abbandonando la nave di Berlusconi forse diretta verso gli scogli e sottraendo uno al famoso conto dei 316. Come diceva solo sei mesi fa nello spettacolare inno del suo partito-persona Al centro con Scanderebech, che riportiamo più sotto, “i valori lo sai non sono in vendita, servono fatti e pura lealtà”.

Io credo che le cose da sbeffeggiare sarebbero queste; e allora viene sempre tristezza, quando ci si rende conto di come moltissimi italiani siano perfettamente abituati all’Italia in cui vivono, e trovino risibile l’idea di concepirne una diversa.

[tags]politica, regione piemonte, però torino, informazione, bono, biolè, berlusconi, scanderebech, movimento 5 stelle, pdl, udc[/tags]

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martedì 14 Settembre 2010, 16:18

Della democrazia liquida e di altri pensieri

Oggi è il primo giorno dell’Internet Governance Forum 2010, a Vilnius. Io sono arrivato ieri pomeriggio, e ieri ho avuto appena il tempo di andare al cocktail di benvenuto organizzato dalla Internet Society (la sede centrale americana) all’ultimo piano del Crowne Plaza. Vista magnifica, vini e cibi raffinati, e io e altri “vecchi” commentavamo che dieci anni fa ISOC non avrebbe mai avuto i soldi nemmeno per prenotare la sala, e non sappiamo se questo sia poi un bene.

Stamattina, come faccio spesso in questi casi, sono venuto alla conferenza con i mezzi pubblici, e precisamente con il filobus. Mi son studiato online i percorsi e ho trovato quello giusto; ho comprato i biglietti dalla giornalaia senza problemi, sono salito su un mezzo d’anteguerra e… ecco, l’unico problema è stato che io avevo in mano il biglietto da obliterare, ma all’ingresso c’era solo un blocchetto di ferro arrugginito delle dimensioni di un pacchetto di sigarette. Io ho provato a metterci dentro il biglietto in varie posizioni, ma non succedeva niente; non timbrava. L’autista cominciava a essere un po’ scocciato, ma alla fine ho avuto il lampo di genio: l’obliteratrice non era elettrica, ma funzionava ad energia muscolare umana. In pratica, bisogna prendere il lato di dietro e spingerlo con forza contro il biglietto, che peraltro non viene timbrato, ma sforacchiato in sei punti come se trafitto da una scarica di pallini; metodo un po’ brutale ma assolutamente economico, in perfetto stile sovietico.

Superata la lunga coda della registrazione, mi sono infilato nel primo meeting, dove si discuteva dell’uso di Internet per promuovere l’attivismo giovanile – dove per “giovani”, so che sembra incredibile, si intendono le persone da 15 a 24 anni, non i quarantenni. Dopo un po’ ho preso la parola e, a parte raccontare un pochino della nostra esperienza del Movimento 5 Stelle, ho chiesto se negli altri paesi non trovassero difficoltà a mobilitare i “giovani”, e se anche da loro ci fosse il problema di larghe fasce giovanili dedite soltanto a guardare la televisione o a uscire la sera a strafarsi. Mi hanno guardato perplessi, poi da varie parti del mondo un paio di 15-20enni mi han risposto: “No, i giovani hanno molto tempo e la voglia naturale di cambiare il mondo, non conosciamo nessuno dei nostri amici che non sia impegnato in qualcosa.”

Comunque, dopo la riunione ho cominciato a chiacchierare con Eddan Katz di EFF, che mi ha chiesto lumi sul caso Vividown (qualcuno ha una traduzione o commento alla sentenza in inglese?), e con Amelia Andersdotter. Amelia, 23 anni, svedese, diventerà a pieno titolo europarlamentare entro pochi mesi, quando i decreti attuativi del trattato di Lisbona entreranno completamente in vigore e con essi la Svezia riceverà un seggio aggiuntivo a Strasburgo, che andrà al Partito Pirata.

Siamo andati a prenderci un caffé e siamo rimasti lì per oltre due ore a raccontarci di un po’ di tutto, a scambiare opinioni sulla situazione politica europea, sulle conferenze internazionali e sui temi della proprietà intellettuale, che ovviamente sono al centro della loro azione (ma hanno cominciato a capire anche loro che il problema vero è più in là, è nella struttura dell’economia… e lì io ho attaccato con la decrescita). Io le ho passato il puntatore al paper di Van Schewick che prova che le violazioni della neutralità della rete diminuiscono l’innovazione su Internet, e lei mi ha raccontato dell’esperimento di democrazia liquida del Partito Pirata tedesco.

E così mi ha presentato Leon Bayer, 15 anni, il più giovane partecipante alla conferenza, che mi ha spiegato i dettagli del loro modello partecipativo. In pratica, il Partito Pirata tedesco si è messo a scrivere il proprio statuto; come ben sappiamo anche noi, queste sono le situazioni in cui di solito i movimenti politici si avvitano in faide procedurali e finiscono in pezzi. Loro invece hanno scelto il modello chiamato appunto “liquid democracy”; in pratica, grazie a una piattaforma informatica di supporto, qualsiasi simpatizzante può iscriversi al partito e scegliere se votare direttamente sulle questioni in discussione oppure se delegare qualcuno. La delega può essere data per argomento; per esempio, uno può delegare Tizio sulle questioni relative alla sanità, Caio su quelle relative al lavoro, e tenersi per sé la possibilità di voto su altre questioni. La delega inoltre può essere revocata o cambiata in tempo reale in qualsiasi momento.

E’ un sistema interessante, perché rappresenta un giusto mezzo tra la democrazia diretta e quella rappresentativa, permettendo a ogni partecipante di scegliere il livello di coinvolgimento desiderato e allo stesso tempo evitando deleghe incontrollate, dato che anche chi accumula moltissime deleghe può perderle in un attimo se le usa male. A me piacerebbe moltissimo sperimentarlo nel Movimento 5 Stelle; a Berlino ha funzionato benissimo (tra l’altro anche loro, alle politiche di qualche mese fa, hanno preso tra il 3 e il 4 per cento a Berlino) e ha evitato tutte quelle antipatiche discussioni sulle regole interne… e le lotte per scegliere chi fa il capo l’anno prossimo.

Ora sono in mezzo alla cerimonia di apertura, che si è aperta in modo un po’ kitsch quando l’onorevole presidente della Commissione parlamentare lituana sulle comunicazioni ha imbracciato tromba e microfono e ha cantato e suonato What a Wonderful World, su una base di tastiera preregistrata. Era bravo, ma l’ho trovato fuori luogo… Poi ho scoperto che Janis Karklins, ex presidente del comitato governativo di ICANN e mio collega nel Board, è diventato vicedirettore generale dell’UNESCO. Poco fa ha parlato Andrew McLaughlin, la persona che dieci anni fa organizzò le elezioni At Large di ICANN in cui ero uno dei candidati; adesso è vice-CTO della Casa Bianca e parla di democrazia digitale “on behalf of President Obama”. Ve lo vedete il governo italiano fare una scelta così?

[tags]igf, igf 2010, nazioni unite, internet governance, lituania, partito pirata, democrazia digitale, amelia andersdotter, internet society, vilnius[/tags]

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martedì 14 Settembre 2010, 06:50

La marcia No Tav di Chiomonte

Sono un po’ di corsa e il wi-fi dell’albergo funziona a singhiozzo, ma ho finito di montare il video della marcia No Tav di sabato, da Chiomonte a Giaglione, e ve lo lascio volentieri: mostra come anche questa volta la partecipazione fosse oceanica. E’ stata una bella camminata su per i monti e ne è valsa proprio la pena… Naturalmente i giornali si sono subito messi a parlare delle questioni interne al PD, in modo da non dover spiegare perché la protesta continua e quali sono le sue ragioni; e che, francamente, di cosa pensi questa settimana il PD non ce ne frega più niente.

[tags]no tav, torino, lione, chiomonte, giaglione, marcia, politica, pd[/tags]

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giovedì 9 Settembre 2010, 13:40

Di nuovo No Tav

Puntuale come la riapertura delle scuole, riapre anche la lotta sulla TAV. Stando a un messaggio che circola in questi giorni, le forze dell’ordine avrebbero prenotato decine e decine di camere in tutti gli alberghi della Valsusa e della periferia di Torino (a spese nostre, ricordiamolo) a partire da lunedì.

Dunque, è probabile che “nella notte tra lunedì 13 e martedì 14 settembre si possano piazzare delle trivelle per dei sondaggi “leggeri” in uno di questi comuni: Torino, Rivalta, Rivoli, Villarbasse, Buttigliera Alta, Avigliana, Sant’Ambrogio… Venaus, Susa, Vaie, Chiusa San Michele”.

Naturalmente, qui non ci si fa sorprendere: è già in programma una manifestazione intitolata Prove tecniche di Resistenza, che culminerà sabato pomeriggio in una marcia da Chiomonte a Giaglione, a cui ci sarò anch’io.

Nel frattempo, quest’estate è uscita l’ennesima “imprevista” bomba finanziaria legata alla TAV: si sono accorti solo ora che i contratti con gli appaltatori fatti vent’anni fa contengono delle clausole per cui a questi ultimi viene facilissimo contestare i conti e chiedere cifre ingenti, in qualità di “compensazione” per costi aggiuntivi che naturalmente all’inizio non erano stati conteggiati. In altre parole, la costruzione della TAV nazionale (Torino-Salerno) rischia di costare sei miliardi di euro in più rispetto a quanto già pagato, che comunque è già molto di più di quanto originariamente preventivato.

Ricordiamo che la Corte dei Conti già due anni fa ha sottolineato che le promesse iniziali di autofinanziamento della TAV nazionale, via project financing dei privati, erano chiaramente campate in aria, e che ciò ha già creato, contrariamente alle assicurazioni iniziali, “un onere rilevantissimo per la finanza pubblica” (vedi pagina 49 della relazione). Aggiungiamoci ancora sei miliardate di euro… il rischio concreto è il fallimento del Gruppo Ferrovie dello Stato, che, ricordiamo, è una s.p.a. – così può essere gestita un po’ come si vuole senza sottostare ai controlli previsti per gli enti pubblici, incluso l’indebitarsi a piacere – ma è posseduta al 100% dal Ministero dell’Economia – dunque anche qui, alla fine, paghiamo noi.

In questo bello scenarietto, come si possa ancora pensare di costruire la TAV Torino-Lione è un mistero; lo scetticismo e le opinioni contrarie sono penetrate in grandi parti dell’opinione pubblica torinese, da Nuova Società a Radio Flash, dove ieri una conduttrice commentava apertamente la follia di quest’opera nonostante il PD torinese ne sia da sempre il maggior sostenitore. E lo dice uno che cinque anni fa ripeteva ciò che sentiva dai mezzi d’informazione, cioè che un’opera importante per il progresso veniva fermata da quattro montagnini facinorosi, e che poi proprio grazie a una migliore informazione ha cambiato idea su questa e su tante altre cose; in particolare, grazie al lavoro del movimento valsusino e grazie a Grillo che ne è stato il primo megafono… e così spero a mia volta di aver convinto tanti altri abitanti di Torino città.

Comunque, è ancora molto presto per cantare vittoria; la mobilitazione, e soprattutto l’informazione, sono ancora necessarie.

P.S. Ricordo anche che domani sera in via Luserna 8 alle 21 si tiene un incontro pubblico del Movimento mirato agli abitanti della Circoscrizione 3.

[tags]torino, tav, torino-lione, valsusa, ferrovie dello stato, trenitalia, grillo[/tags]

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lunedì 6 Settembre 2010, 16:50

La testa oltre i fischi

In questo fine settimana molte cose sono successe, a partire dal discorso di Fini che sembra preludere alle elezioni politiche anticipate. In pratica Fini ha detto “Berlusconi vaffanculo, ti lascio l’onere di rompere, intanto io per fare un governo tecnico e cambiare la legge elettorale ci sono”; d’altra parte è probabile che riandando a votare con l’attuale sistema rivincerebbe Berlusconi, dato che una coalizione-ammucchiata che vada da Vendola e Di Pietro fino a Casini e forse anche Fini provocherebbe il vomito in molti dei suoi teorici elettori.

Allora, cosa bolle in pentola? Io sospetto che il piano partorito da qualche stratega de noantri (avete letto le dichiarazioni di Massimo D’Alema?) sia quello di costringere Berlusconi a far cadere il governo, fare un governone tecnico di due mesi sostenuto dall’ammucchiata, e andare a votare col sistema francese (maggioritario a doppio turno) o con quello tedesco (proporzionale con selezione uninominale degli eletti), ossia con un sistema che permetta all’opposizione di presentarsi alle urne divisa in due o tre poli (Fini-Casini-Montezemolo, PD, Vendola-Di Pietro) per poi accordarsi rispettivamente dopo il primo turno o in Parlamento in base ai risultati conseguiti. Naturalmente non è detto che la cosa riesca, ed è anche possibile che Berlusconi la tiri per le lunghe o che si vada a votare subito col sistema attuale.

Noi del Movimento 5 Stelle, di fronte a questa prospettiva, come ci poniamo? La contestazione di sabato, di cui non rinnego nulla, è stata un momento importante e che ci ha portato altre simpatie in chi combatte per un’Italia nuova, libera e pulita; certamente mi dispiace che non si sia riusciti a raggiungere l’obiettivo iniziale della contestazione, almeno per noi del Movimento, che era quello di ottenere trenta secondi per fare le famose due domande a Schifani, e chiedere spiegazioni sulle sue frequentazioni mafiose e sull’insabbiamento dell’iniziativa di legge popolare “Parlamento pulito”. L’unica cosa che ci è stato concesso di fare è ribadire coi fischi che persone in serio odor di mafia, condannate o no, non devono avvicinarsi a cariche istituzionali di quel rilievo; e che la degenerazione delle istituzioni non può più essere tollerata passivamente.

Il rischio, però, è di passare presso ampi settori dell’opinione pubblica come quelli che sanno soltanto contestare, finendo ghettizzati nell’angolino degli estremisti, magari con sopra una bella etichetta di “sinistra estrema” che proprio non ci appartiene (né “sinistra”, né “estrema”). Contro questo rischio ci vuole una strategia: noi abbiamo tante idee, tante esperienze di società sostenibile, equa e virtuosa che sui nostri Facebook circolano a dozzine… ma solo sui nostri Facebook.

Grazie alla parzialità dei media, il rischio è che tutte le nostre proposte spariscano e vengano cancellate dalla scena; contro questo rischio ci va calma, preparazione, capacità di argomentare le nostre idee, e anche un po’ più di nervi saldi da parte di alcuni di noi. In giro la rabbia è forte, palpabile, a tratti incontrollabile, ma l’esagitazione davanti alle telecamere serve fino a un certo punto; meglio la protesta delle agende rosse e degli striscioni, per dire. Anche se poi, quando lo striscione viene strappato a forza dopo dieci secondi, che altro puoi fare se non gridare?

E non è tutto qui; anche per presentare una proposta credibile alle eventuali elezioni politiche (ma anche alle già certe elezioni comunali) serve una strategia coerente. Serve una pianificazione attiva, per mobilitare le forze anche in quelle parti d’Italia dove sono meno organizzate, per ampliare il sostegno alla nostra proposta in tutto quel mondo alternativo e associativo che la pensa come noi ma magari nemmeno lo sa. Serve l’individuazione di una manciata di punti programmatici fondamentali, magari tramite gruppi di lavoro aperti a tutti sulla famosa “piattaforma”, e di candidati giovani ma competenti e credibili, scelti dal basso dopo ampia discussione e presentati con sufficiente anticipo per farli conoscere. Serve l’implementazione pronta e ben ragionata dei nostri metodi di democrazia partecipativa, permettendo a tutti i cittadini onesti di impegnarsi nel Movimento e di darci forza, e garantendoci contro qualsiasi aspirante “capetto”.

Serve, insomma, un piano di lavoro intelligente e ben concepito in anticipo; costruito con una grande discussione tra le centinaia di persone di valore che si sono impegnate in questi anni nel Movimento, e realizzato con cura. Se veramente si andasse a votare in primavera i tempi sono molto stretti; spero che a Cesena ci potrà essere lo spazio e l’occasione per un primo incontro.

Quel che non si può fare, invece, è andare ad eventuali elezioni politiche alla chetichella, in ordine sparso, magari scoprendo solo alla fine che in certe zone non si raccolgono le firme o che non si riesce ad elaborare un programma sufficientemente approfondito (un social network è un ottimo elaboratore di idee ma ha comunque bisogno che qualcuno dentro ce le metta; non possiamo fare l’errore di pensare che lo strumento informatico generi automaticamente i contenuti). Lo sbarramento al 4% su base nazionale (difficilmente sarà rimosso, qualunque sia il sistema elettorale, anzi potrebbe salire al 5% tedesco) è tutt’altro che semplice da superare, visto che partiamo dal 3,7% di media nelle cinque regioni in cui siamo più forti, ma in alcune parti d’Italia non siamo praticamente presenti. Lo spazio c’è, ma bisogna lavorare molto e bene, tutti nella stessa direzione.

Con tutti i limiti e gli errori che possiamo aver compiuto fin qui, credo che il Movimento 5 Stelle sia ancora l’unica speranza di cambiamento vero, oltre che l’unico movimento politico veramente fatto dai cittadini e libero da interessi privati e logiche di attaccamento al potere; e chiunque abbia critiche da fare è benvenuto tra noi a far di meglio. Possiamo, dobbiamo credere di poter cambiare le cose; basta ricordare che, dopo i fischi e la rabbia, serve anche la testa.

[tags]movimento 5 stelle, politica, elezioni[/tags]

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lunedì 6 Settembre 2010, 09:40

Selezione dal PD’s Digest

La prima selezione è fatta di battute prese dal forum di Spinoza (*):

“Festa del Pd, Schifani fischiato durante un incontro con Fassino. A fermare i contestatori non è bastato l’imbarazzo della scelta.”

“Festa PD, Schifani contestato. No, non dal PD.”

“Schifani contestato alla festa PD: “Fuori la mafia dallo Stato”. Ma lui aveva già risposto che preferirebbe evitare le elezioni anticipate.”

“Bersani ha telefonato al presidente del Senato per esprimere solidarietà e profondo rammarico per quel che è avvenuto oggi a Torino. E ha auspicato che la mafia possa metterci una pietra sopra.”

“Festa Pd, i grillini irrompono contro Schifani. Che si è dimostrato indignato per la presenza dell’opposizione.”

“La contestazione ha portato scompiglio alla festa PD. Alcuni militanti si sono svegliati.”

“Fassino: “la festa del Pd è un luogo dove si discute e si mettono a confronto le idee”. In effetti era interessante sapere il punto di vista della mafia.”

“Alla festa del PD aspra contestazione durante il dibattito fra Schifani e Fassino. Al primo i fischi, all’altro i fiaschi.”

La seconda selezione è composta di frasi che mi sono state rivolte su Facebook da militanti e sostenitori del PD:

“Ma vai via te, coglione. Siamo l’ unico partito che elegge i suoi dirigenti con una consultazione popolare, e dovremmo sottostare alle condizioni da uno che lecca il culo di un miliardario per un posticino da assessore di Vattelapesca. Altrimenti “non se ne puo’ parlare”, pensa te. Buffone.”

“voglio vedere se tu e i tuoi amici avete le palle di rompere le scatole ai razzisti che stanno al valentino. ma non mi devo illudere il tuo leader bono del resto ha dichiarato di avere votato lega in passato. avevo fatto finta di non sentire fino a ieri e di tollerare. ma la violenza fisica e la mancanza di rispetto per chi cerca di far rispettare le regole democratiche non l’accetto. quando sentirò che spaccherete un braccio ad uno della lega avrete il mio rispetto.”

“Siete semplicemente patetici. è una festa nazionale, dove a parlare sono i politici, non gli incompetenti! Dove sta scritto che chiunque doveva poter parlare?”

(Nota: 1) se volevo fare l’assessore mi iscrivevo al PD dieci anni fa, certo non mettevo la mia faccia per un movimento che non controlla alcuna posizione di potere e che sta sulle scatole a tutta la casta; 2) al di là della strana logica di non accettare la violenza e poi incitarci a rompere un braccio ai leghisti tutto nella stessa frase, l’ultima volta che siamo andati dalla Lega era non più di due mesi fa… e ci saremmo andati anche ieri sera se la Digos, dopo il casino di sabato, non ci avesse schedati tutti e bloccati a prima vista)

(*) gli autori sono FrancescoCocco, Po’Lentone, Archi il Leone, Starrynight, cocosauro, Dante Docet, mancio1971, Puccio di luce.

[tags]fassino, schifani, contestazione, festa pd, pd, torino[/tags]

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giovedì 2 Settembre 2010, 15:02

Primarie e promesse da mantenere

Oh, io avevo scritto un lungo post come seguito alla questione delle primarie online del Movimento 5 Stelle, viste le cose che sono successe dall’ultimo – prima Grillo ha confermato che le primarie online si faranno, anche per le elezioni comunali, e poi il Fatto Quotidiano ha lanciato le sue, mettendoci un po’ in difficoltà (alla fine stiamo convergendo sul nome di Davide Bono come “segnaposto”, che è probabilmente il meno peggio che possiamo fare; tuttavia, promuovere il nome di qualcuno che non potrà essere candidato svilisce l’idea stessa di primarie, che dovrebbero servire a ridare ai cittadini la sovranità sulle scelte politiche e non a verificare quale movimento riesca a mobilitare più click via Facebook).

Ma poi ho pensato che di questioni “politichesi” avete probabilmente la nausea, e che non era il caso di riaprire questioni che potessero essere interpretate polemicamente, e ho lasciato perdere quasi tutto quel che avevo scritto.

Sappiate solo che, nonostante tutto, nel Movimento è sempre forte l’opinione che “uno vale uno” è una metafora ma poi “è meglio se facciamo le scelte tra noi che ci conosciamo”, e che trovo la situazione del movimento torinese piuttosto preoccupante: alcune iniziative sono state fatte (la prossima il 10 settembre in circoscrizione 3), ma non abbiamo uno spazio di discussione pubblica, non prendiamo posizione su niente e abbiamo solo un sito semiabbandonato per divergenze su come gestirlo, un altro sito dove si pubblicano solo comunicazioni di servizio per non offendere nessuno, e una mailing list chiusa, privata e a iscrizione moderata; un po’ poco per mobilitare i torinesi, in un momento in cui la campagna elettorale per le comunali di fatto è già iniziata.

A fronte del buon lavoro fatto dagli eletti in Regione, io ammetto di essere parzialmente deluso dal Movimento proprio per questo: per la mancata realizzazione delle promesse fatte in campagna elettorale relativamente alla partecipazione dal basso dei cittadini alle scelte del Movimento – e ciò nonostante le numerose offerte di collaborazione teorica e pratica, mie come di molti altri. Non mi preoccupa il ritardo dello staff di Grillo nel pubblicare la famosa piattaforma informatica, a patto che prima o poi arrivi (ora si dice entro settembre…), ma mi preoccupa che molte persone nel Movimento, anche influenti, pensino che l’idea della partecipazione diretta di tutti i simpatizzanti alle scelte interne non sia poi così importante, anzi sia pure pericolosa.

Per quel che mi riguarda, io ribadisco quel che ho già scritto varie volte in passato, cioé che sono ben contento di continuare a impegnarmi se c’è qualcuno che lo vuole (ovviamente ringrazio quella ventina di lettori, non li ho contati, che hanno scritto il mio nome alle primarie del Fatto, mi ha fatto molto piacere), ma solo se il Movimento resta fedele all’idea di democrazia dal basso grazie alla rete; un’idea senza la quale il Movimento perderà ogni ragione d’essere, e si trasformerà nell’ennesimo partitino di opposizione di cui francamente non si sente proprio la mancanza.

E, a questo punto, invito voi a dire la vostra; perché questo è il bello della rete.

[tags]movimento 5 stelle, beppe grillo, elezioni, comunali, torino, primarie, politica[/tags]

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mercoledì 14 Luglio 2010, 11:30

Una proposta per le primarie del Movimento 5 Stelle

Proseguono a pieno ritmo anche nel Movimento 5 Stelle i lavori preparatori in vista delle elezioni comunali del 2011: solo questa settimana sono in calendario tre diversi incontri.

Come già sa chi legge regolarmente questo blog, uno dei punti più controversi della discussione verte inevitabilmente su chi e come debba scegliere il programma e i candidati; c’è chi preferisce un modello in cui decide un numero ristretto di attivisti, magari con un livello intermedio di rappresentanza (è stato proposto di creare un gruppo per ciascuna circoscrizione cittadina, che manderebbe poi un portavoce agli incontri di coordinamento comunale), e chi, come me, vorrebbe più ambiziosamente provare a realizzare sul serio un modello di democrazia partecipativa online, come peraltro chiaramente previsto dal non-Statuto del Movimento.

Per discutere e promuovere questa seconda visione, io e altri suoi sostenitori abbiamo organizzato un incontro domani sera (giovedì), in corso Ferrucci 65/A alle 21, nel quale in particolare io presenterò la mia proposta di elezioni primarie per il Movimento 5 Stelle. E’ un documento in cui ho provato a raccontare come potrebbe funzionare in pratica una “primaria dei cittadini” per il programma e i candidati, analizzando i problemi e offrendo possibili soluzioni. E’ una bozza ed è lì per essere discussa, all’incontro ma anche in rete, non solo a Torino ma ovunque ci sia il Movimento.

Io credo che il Movimento 5 Stelle sia qui per innovare; e che non possa accontentarsi di un classico “tran tran” da partitino di opposizione, con il suo gruppetto di habitué, la sua manifestazione di piazza mensile, la sua interrogazione indignata, i suoi comunicati fiammeggianti per esaltare le folle e il suo qualche per cento fisso che, trascinandosi negli anni, garantisce uno spazietto in politica ad alcuni ma nulla più. Abbiamo tantissime proposte e idee costruttive; dobbiamo trovare il modo di metterle in atto.

Insomma, oltre a denunciare bisogna anche costruire; e oltre a costruire proposte alternative bisogna anche costruire una nuova coscienza democratica. Se io tra qualche mese vedessi un migliaio di torinesi che, via Internet o nelle piazze, ci dicono che ritengono più importante una proposta rispetto a un’altra o preferiscono questo rappresentante rispetto all’altro – in una primaria veramente aperta, non in una votazione finta in cui tu puoi votare ma i candidati sono scelti dall’alto e quelli scomodi vengono esclusi prima – io sarei contento: penserei di aver già fatto qualcosa di concreto per cambiare un pochino la testa degli italiani, e convincerli sempre di più che la cosa pubblica è qualcosa a cui devono pensare ogni giorno almeno un po’.

[tags]movimento 5 stelle, beppe grillo, elezioni, comunali, torino, primarie, democrazia, partecipazione[/tags]

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martedì 29 Giugno 2010, 15:24

Dei costi della politica

Ieri sera si è tenuta la riunione dell’associazione ex Movimento 5 Stelle Piemonte, dove sono stati affrontati i due argomenti su cui avevo chiesto un parere a chi si era registrato sulla mia piattaforma.

L’associazione, svuotata di qualsiasi ruolo nel Movimento, si è ridotta a un gruppo di una manciata di amici, tanto che ieri sera alla riunione erano presenti fisicamente solo quattro soci, più altri tre per delega. Vi è un interesse ridotto a tenerla in vita, ma d’altra parte chiuderla subito non ha molto senso, specie ora che vi è l’ipotesi che si debba tornare alle urne. Vorremmo dunque perlomeno mantenere in vita il blog Piemonte5Stelle, dopo avergli cambiato nome e indirizzo in modo che non lo si possa confondere con il blog ufficiale dei consiglieri regionali, quello sul sito di Grillo. E poi, se vi sarà interesse, potremo presentare qualche progetto per ottenere dei finanziamenti dal fondo dei consiglieri regionali, quello costituito con i soldi avanzati dai loro stipendi.

Per quanto riguarda la questione delle quote di 300 euro versate all’inizio della campagna elettorale da quasi tutti i candidati, si è verificato che effettivamente l’accordo originale era di considerarle un prestito in attesa di raccogliere i fondi necessari mediante donazioni. Dato che dalla campagna elettorale sono avanzati circa 5.000 euro, si è deciso dunque di provvedere a rimborsare le quote proporzionalmente ai fondi disponibili, che coprono circa i due terzi di ogni quota.

Dopodiché si è discusso se accettare la disponibilità, già espressa dai consiglieri regionali, di aggiungere i circa duemila euro mancanti per permettere un rimborso completo, prelevandoli dal fondo di avanzo dei loro stipendi; la questione è stata più controversa, perché secondo alcuni questa costituirebbe una forma surrettizia di rimborso elettorale a spese delle casse pubbliche. La proposta è stata approvata a maggioranza, ma io ho votato contro, perché la maggior parte delle risposte ricevute durante la consultazione si erano espresse in tal senso; dunque intendo rinunciare a questa parte del rimborso.

A scanso di equivoci segnalo che chi si è candidato ha sopportato costi che non si limitano ai 300 euro di quota; a parte eventuali spese di propaganda personale (come i miei 155 euro di volantini), ci sono costi come benzina e telefono, e soprattutto c’è il costo del tempo sottratto alla propria vita personale e professionale (la differenza tra il mio reddito medio degli anni 2005-2008 e il mio reddito medio del 2009-2010 è nell’ordine di alcune decine di migliaia di euro l’anno).

Trovo giustissimo combattere duramente l’uso della politica per arricchirsi e l’appropriamento disinvolto di fondi pubblici per spese private, ma non sposo la linea secondo cui chi fa attivismo politico dovrebbe vivere in povertà; lo stipendio a chi ricopre cariche istituzionali fu introdotto proprio per permettere anche agli operai, e non solo ai ricchi, di impegnarsi nella gestione del bene comune. Credo dunque che utilizzare i residui delle donazioni per ridurre almeno un po’ il passivo di chi si è candidato sapendo sin dal principio che non sarebbe mai stato eletto, condividendo lo sforzo economico necessario tra tutte le persone che hanno messo cinque o dieci euro per aiutarci, sia una scelta giusta, anche se non mi sento invece autorizzato a prendere i soldi che derivano dallo stipendio dei consiglieri.

[tags]movimento 5 stelle, beppe grillo, politica, costi, rimborsi[/tags]

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