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Archivio per il giorno 8 Maggio 2006


lunedì 8 Maggio 2006, 22:21

Ubi Maximus…

L’elezione del Presidente della Repubblica è, da sempre, il momento più imprevedibile ed elaborato della politica italiana; quello dove i grandi politici tirano fuori le strategie e le tattiche per arrivare al risultato desiderato. Per quei pochi che si appassionano della materia, è anche piuttosto divertente; allo stesso tempo, esattamente come il conclave che elegge il Papa, la grande assemblea che fa i Presidenti è sempre fonte di grandi sorprese.

Dunque, riassumiamo la situazione: nel gioco delle cariche dello Stato, il presidente del Consiglio è un cattolico indipendente, mentre le presidenze delle Camere sono andate alla Margherita e a Rifondazione. E’ quindi del tutto chiaro che lo scenario istituzionale è debole, perchè il maggior partito della coalizione, i DS, non ha raccolto uno straccio di niente; perdipiù, proprio il partito della coalizione più “professionista” e attento a questo genere di cose, e retto da un tipino come Massimo d’Alema, che non è certo persona da chinare la testa e rinunciare alle proprie ambizioni personali tanto facilmente.

Dunque, se il presidente della Repubblica non sarà un DS, è probabile che succederanno un paio di cosucce: prima Fassino sarà fatto a pezzi dai suoi, e poi Prodi andrà a casa alla prima occasione, per permettere un bel rimpastone che rimetta le cose a posto. In particolare, è chiaro che l’unico DS al Quirinale che può garantire stabilità è il suddetto D’Alema; un altro DS lascerebbe Massimino comunque scontento e in attesa della sua vendetta.

C’è però un piccolo particolare: D’Alema, presso l’italiano medio, è popolare quanto una zecca nel culo. E allora come si fa? Per prima cosa, si monta una bella querelle in pubblico tra D’Alema e Bertinotti, in cui il primo può fare il bel gesto, far la figura dello statista che si sacrifica per il bene di tutti, e acquisire crediti pubblicamente esigibili. E poi, stante che la Casa delle Libertà non può certo dire ai propri elettori che voterà D’Alema, bisogna trovare il modo di poterlo eleggere a maggioranza senza che sembri uno strappo troppo evidente con l’altra metà degli italiani.

Per questo motivo, bisogna evitare accuratamente che si crei consenso su un candidato super partes, votabile anche dagli altri. E quindi, bisogna fare in modo che gli altri non presentino un candidato accettabile. Il centrodestra ci prova, presentando una rosa in cui c’è anche Amato, uno dei pochi del centrosinistra ad avere il profilo adatto; ma il centrosinistra ovviamente lo snobba e rilancia con Napolitano, un DS ex Presidente della Camera ed ex Ministro dell’Interno. Rilancia, lo sostiene ufficialmente in lungo e in largo… ma non lo vota.

Non lo vota neanche il centrodestra, beninteso; ma il centrosinistra si guarda bene dal deporre il nome di Napolitano nell’urna. Ufficialmente, come segnale di disponibilità verso il centrodestra, e per non bruciarlo troppo; di fatto, perchè altrimenti agli altri basterebbe istruire un po’ di propria gente a scrivere “Napolitano” sulla scheda a sorpresa, e Massimino sarebbe panato.

Ora, cosa può succedere? La speranza di D’Alema è che non succeda nulla, in modo che alla quarta votazione, quando basterebbero i voti del centrosinistra, loro possano dire “noi abbiamo offerto un accordo, gli altri non l’hanno accettato, a questo punto non possiamo che sentirci liberi di eleggere un candidato di parte”, cioè D’Alema. Naturalmente, non è nemmeno detto che ciò accada, e che il centrosinistra non elegga a maggioranza Napolitano, Amato o qualcun altro, o che non decida di cercare a tutti i costi l’accordo; ma siccome gli altri alleati non sono scemi e sanno di non poter tirare ulteriormente la corda con Massimo, questo pare improbabile.

L’unica cosa che può sparigliare le carte, quindi, è che domani il centrodestra voti Napolitano, scegliendo il meno peggio. Glielo dice pure il Vaticano! E difatti, stasera il TG5 apre con una notizia bomba: “Domani il centrodestra voterà Napolitano”. E però, D’Alema non è scemo; sa che deve evitare a tutti i costi che domani il centrodestra voti il suo candidato-scaldasedia. E allora, si deve pur essere premunito, accordandosi con qualche amichetto dall’altra parte.

Già, ma chi? Beh, mezz’ora dopo l’annuncio del TG5, è saltata su la Lega: “Qui non c’è accordo, noi non voteremo Napolitano e se lo fanno gli altri la Casa delle Libertà è morta”. Ah, ecco, mi pareva.

Ma naturalmente, siccome la Lega è da tempo l’avanguardia di Berlusconi, non è affatto improbabile che ci sia di mezzo anche lui. In fondo, per Silvio, Massimo sarebbe un’ottimo Presidente; è vero che la sua elezione stabilizzerebbe Prodi, ma D’Alema è sempre stato rosso fuori e bianco dentro, un grande fautore degli accordi trasversali sin dai tempi della Bicamerale, e un politico cinico e realista, che non si fa certo scrupoli e non bada affatto alle questioni di principio. Ed essendo così impopolare sarebbe un Presidente debole, certo non in grado di contrastarlo, in caso di suo ritorno a Palazzo Chigi, con l’autorevolezza e l’adorazione generale che poteva avere Ciampi. E infine, Berlusconi ha bisogno di garanzie, e D’Alema – che non a caso da Presidente del Consiglio disse che “Mediaset è una risorsa per il Paese” – è la persona giusta con cui concludere un do ut des dietro le quinte.

Ovviamente tutto può succedere; un accordo su Napolitano domani pomeriggio non è affatto impossibile, specie se nel centrodestra dovessero prevalere Ruini, Casini e Fini, che non avendo televisioni da difendere hanno tutto l’interesse a far esplodere il centrosinistra invece che a negoziare un quieto vivere. E ovviamente Napolitano non sarebbe comunque così male per i DS. Ma insomma, mi sbaglierò, ma io punterei i miei soldi sul baffuto al Quirinale.

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