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mercoledì 27 Settembre 2006, 08:04

Un pianto italiano

La guerra in Iraq, siamo penso tutti d’accordo, è stata una manovra di imperialismo preordinato, fondata su evidenti bugie, e mirata a sostituire un regime nemico (dittatoriale, ma questo era in realtà un particolare irrilevante) con uno amico, rafforzando nel contempo il consenso interno di George W. Bush; una aggressione militare, forse persino un crimine internazionale. Quella in Afghanistan non è stata troppo diversa. Eppure, a me le parole della sorella del militare italiano morto ieri a Kabul hanno dato molto fastidio.

Per carità, sono sicuramente parole dettate in buona parte dal dolore per la perdita di una persona cara, e quindi forse dovrebbero essere i media a ridimensionarle, anzichè spararle in prima pagina; ma dire che i nostri soldati vengono “lasciati morire come carne da macello”, e quindi invocarne il ritiro, è assolutamente bieco.

Possiamo discutere sulle ragioni per cui l’Italia partecipa a determinate operazioni militari, e persino sull’opportunità di ritirarsi. Ma la vieta retorica dei fiori nei cannoni, del “c’era un ragazzo che come me”, per favore lasciamocela alle spalle.

Dal punto di vista dei singoli, i nostri soldati che vanno in queste missioni sono volontari, hanno scelto liberamente di andare, e ricevono uno stipendio proporzionale al rischio, che conoscono benissimo molto prima di partire. La possibilità di morire facendo il proprio lavoro c’è, ma quello del militare all’estero non è certo l’unico lavoro che ha un rischio significativo di morte: conosco un ragazzo sardo che da anni e anni fa il carabiniere a Cinisello Balsamo, per uno stipendio che è un quarto di quello di un soldato in Afghanistan, e non credo che la mortalità del suo lavoro sia tanto inferiore.

Per la questione di principio, forse tra qualche decennio riusciremo ad avere un mondo privo di guerre; ma anche allora, non credo possibile avere un mondo senza forze armate, perchè la convivenza civile, tra persone come tra stati, si basa anche sull’accettazione – nevrotica o meno ;) – di regole comuni, e sul loro rispetto. Possiamo discutere all’infinito di quale sia il modo giusto e democratico per definire le regole di convivenza del mondo, ma non del fatto che si possa vivere senza avere dei mezzi, in casi estremi anche coercitivi, per farle rispettare; per non parlare dell’esigenza di forze armate di interposizione e pacificazione, che, con tutta l’ironia che ci si può fare sopra e con tutti i fallimenti passati (vedi Bosnia o Somalia), in altre situazioni hanno salvato dall’abisso dell’anarchia violenta intere nazioni.

Un Paese che non capisce questo, un Paese che non ha la capacità di inviare soldati a combattere, se necessario a morire, per difendere la pace e la gente comune là dove è richiesto, è un Paese bambino, che non è in grado di assumersi le proprie responsabilità da membro adulto e rispettato del consesso internazionale.

Allora, torniamo pure indietro dall’Afghanistan anche domani mattina, se pensiamo che la nostra presenza faccia male anzichè bene a quella nazione; ma non facciamolo solo perchè ai primi morti ci mettiamo a piagnucolare.

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9 commenti a “Un pianto italiano”

  1. Thomas Jefferson:

    Ehm, io non sono d’accordo :-D

  2. bondgirl:

    gli eroi servono alle guerre esattamente come i nemici e la retorica. fin qui ok.
    ma credo che l’unico modo per non fare le guerre sia… non farle! inviare un contingente armato fatto di soldati, con lo scopo di fare la pace, ha lo stesso senso di fare l’amore per mantenere la verginità…

  3. BlindWolf:

    Il mio ex professore di Matematica (che è stato sergente dell’esercito) ha sempre detto la seguente frase: “Se fai il militare di professione sei pagato per morire in qualunque momento”. Ora (ri)leggiamo in quest’ottica tutte le missioni, di guerra o di pace, con dei militari di carriera…

  4. vb:

    Se due cominciano a menarsi in mezzo alla strada, arriva la polizia a cercare di dividerli (se necessario con la forza) prima che si ammazzino o che la rissa si espanda. Il principio delle missioni armate di interposizione è lo stesso, e non credo che lavarsene le mani con la scusa di essere pacifisti faccia il bene dell’umanità.

  5. Xenomorph:

    Bring the boys back home / Bring the boys back home / Don’t leave the children on their own / Bring the boys back home

  6. Simone:

    E’ una guerra, in guerra la gente muore.
    Per bondgirl: ti sfugge quanto fosse diffuso in passato l’uso del sesso anale proprio per questa motivazione. E’ come dire che le prostitute sono la fonte della prosituzione: falso, se non ci fosse la domanda non ci sarebbe l’offerta. Non e’ l’esistenza degli eserciti a far si che ci siano le guerre (al massimo gli stati maggiori e i governanti prezzolati dai costruttori di armamenti).

  7. bondgirl:

    per simone: in effetti mi sfuggiva… ma pensa te a volte l’ingegno umano! grazie per l’info :)

  8. Attila:

    Se tutti al Mondo fossimo buoni e fossimo senza armi e senza violenza… basterebbe che il primo meno buono degli altri prendesse un bastone e lo usasse (come faceva la scimmia in 2001 Odissea nello spazio x capirci)… e diventerebbe il re del Mondo…
    Trovateci Voi la morale….

  9. Sandra-yd:

 
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