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Archivio per il mese di Novembre 2006


giovedì 23 Novembre 2006, 18:40

[[Skiantos – Italiano, terrone che amo]]

Per completare il discorso del post precedente, tiro fuori dall’armadio un pezzo strepitoso di quel gruppo “demenziale intelligente” – solitario per tutti gli anni ’80, prima della comparsa degli Elio e le Storie Tese – che sono gli Skiantos. Il disco è Signore dei dischi (1992), quello la cui title-track, rivolgendosi al discografico che tutto può, gli chiedeva gentilmente: “Voglio andare in classifica entro i primi sei / Signore dei dischi / servirebbe un miracolo / come hai fatto con Zucchero / vuoi tentare con noi?” Il secondo singolo è questo, e contiene tutto l’affetto e insieme la delusione e insieme il bonario sfottimento che la parte ideale di ogni italiano prova per la parte reale di ogni italiano: un vero inno nazionale.

Ti amo terrone, ti amo terrone, ti amo
Ti amo terrone, ti amo terrone, ti amo
Con la catena d’oro, la pasta al pomodoro
Tondo basso e moro, di sicuro un uomo vero

Ti amo terrone, ti amo terrone, ti amo
Ti amo terrone, ti amo terrone, ti amo
Cordiale e pasticcione, buono e chiacchierone
Tenero e padrone, furbo e intrallazzone

Italiano terrone che amo
Con la passione forte che scappa da ogni parte
Italiano terrone che amo
Non gli togli:
la pancetta
la vendetta
la cenetta
la pasquetta
l’italietta
la mamma
la pizza
l’insalata
la canottiera… bucata!

Ti amo terrone, ti amo terrone, ti amo
Ti amo terrone, ti amo terrone, ti amo
Generoso, che stravede per i figli
Egoista, non gli cavi il portafogli

Italiano terrone che amo
Con la passione forte che scappa da ogni parte
Italiano terrone che amo
Non gli togli:
la mazzetta
la michetta
la porchetta
Elisabetta
la macchinetta
il cappuccino
il bicchierino
la sorella
la fidanzata
la maglietta… sudata!

Italiano terrone che amo
Con la passione forte che scappa da ogni parte
Italiano terrone che amo
Ti amo terrone, ti amo terrone, ti amo
Italiano terrone che amo
Con la passione forte che scappa da ogni parte
Italiano terrone che amo

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giovedì 23 Novembre 2006, 18:22

Bilancio

Giuro che non l’ho fatto apposta; eppure oggi qualcuno, sul forum generalista di Toronews, ha lanciato il tema “I dipendenti sfruttati della Lidl. Ovviamente mi ci sono buttato a capofitto, ed è saltata fuori la solita discussione tra chi accusa lo sfruttamento dei lavoratori e chi, come me, pone l’accento sul problema culturale di una società che in gran parte non concepisce la possibilità di farsi volontariamente un mazzo tanto sul posto di lavoro senza che vi sia alcunchè di male.

In tutto questo, un altro forumista ha postato questa sorta di bilancio esistenziale collettivo della società italiana, che vado a riportare perchè ho trovato istrionico ma eccellente per far riflettere.

“Siamo in una società falsa e cortese, simile e fac-simile, presunta e desunta, vecchia ma nuova, nuova e vecchia, che sa ma non sa un cazzo di niente, con la cultura della non-cultura, che pretende e non sa dare, che dà poco e lo vende per tantissimo, che subisce e fa subire, che schiavizza e adora farsi schiavazzare (non è un errore di digitazione), che invoglia con la carota e ti bastona sulla schiena allontanandoti da essa appena t’avvicini, che imbonisce e s’imbonisce mai, che giudica e non sopporta di farsi giudicare, che se ne frega (detta esattamente come nel ventennio), che si veste e non si lava (se non le mani), che fa stuprare in cambio di una casa, che violenta bambini e li appiccica ai banchi di scuola con lo scotch (preferivo la bacchetta sulle mani), che sorpassa sempre anche se non si può, che ha fretta e va ai 200 orari per arrivare prima al bar, che telefona e telefona e telefona e non se li caga nessuno delle loro telefonate, che spende soldi non suoi ma prestati con infinite piccole rate (tan e taeg ad libitum), che accende la tv e spegne il cervello, che una volta spento il cervello ha pure fatica di riaccenderlo ed alcuni si sono pure persi il tasto di rivvio, che fa copia&incolla di tutto e pure nella vita, che ama e non sa che cazzo sta dicendo quando lo dice, che fa sesso e non sa che cazzo sta facendo quando lo fa, che parla parla e parla e non dicono niente di niente di niente, che s’arroga il diritto di avere solo diritti, che non sa più nè vuole minimamente stringere di un sol buco la propria cintura, che è grassa, grassa e grassa mentre c’è gente che è talmente magra che ci muore (e non d’anoressia del cazzo perchè vuole fare la velina cerebrolesa), che va a votare per sentirsi dire le cose che vuole sentirsi dire e poi s’incazza perchè per l’ennesima volta scopre che lo hanno fregato (ma va? E quando? Ma dai?!), che s’incazza se piglia la multa dopo che ha messo la sua macchina da puttaniere sul disegnino della carrozzina gialla scolorito, che sa solo prendere in giro chi è più debole, che picchia sua moglie poi gli si butta fra le braccia perchè è bambino ricchione malnato bisognoso d’affetto poveretto, che ammazza bambini in baite di montagna e poi va in Tv a piagnucolare presunta innocenza che non c’è e lo sa pur prendendoci tutti in giro che andiamo davanti a palazzo di giustizia morbosamente in erezione per farci pure fare un autografo (guarda è l’assassina), che li mettiamo in carcere e poi li facciamo uscire e poi li rimettiamo in carcere (che ci manderei Mastella con la sua sciarpina del cazzo a consolare chi è stato violentato da un f***** d* p****** che stava in carcere: mai soldi spesi meglio che quelli per tenerli la dentro sta feccia), che s’incazza ma solo se c’è una telecamera accesa come i napoletani che gli sparano in cucina e poi fanno le sceneggiate davanti al Tv “pistandosi ‘a facc'” e i problemi glieli dobbiamo risolvere noi da Torino che non sono capaci poveretti, che c’è chi c’è l’ha duro solo se si mette la camicia verde e sta in tanti e poi se da solo abbassa lo sguardo e tira dritto col capo che gli urla dietro (tra il ’29 ed il ’46 era la stessa cosa), che sa solo fare il furbo sempre e appena può, tagliando le code o rubando miliardi ai risparmiatori è la stessa medesima cosa: un furbo di merda.”

Anche se, all’infinito elenco dei difetti degli italiani, permettetemi di aggiungerne anche un ultimo: quello di accorgersi sempre e soltanto dei propri difetti, mai dei propri pregi.

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mercoledì 22 Novembre 2006, 16:43

Life with nerds

Dialogo avvenuto poco fa in ufficio (il collega, un sistemista senior, è lo stesso di questo scambio):

Collega nerd (a me): “Tu che sei bravo con OpenOffice, come si fa ad andare a capo…?”
Io: “Premi invio!” (risata generale degli altri colleghi)
Collega nerd (serio): “No, guarda: io ho scritto del testo, poi ho inserito subito sotto, centrata in mezzo, una immagine; adesso come faccio a ricominciare a scrivere sotto l’immagine?”
Io: “Eh, premi invio!

Il collega nerd preme invio… e il cursore si posiziona magicamente all’inizio della prima riga vuota sotto l’immagine!

La prossima volta mando una fattura per consulenza da mille euro: un euro per il tempo, e 999 perchè conoscevo l’esistenza del tasto Invio…

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mercoledì 22 Novembre 2006, 12:12

Del Pippa dixit…?

Dalla home page degli Arditi Juventus (quella dopo la pagina introduttiva con lo slogan “ARDITI: LA RAZZA!”):

“Il metodo Costanzo è quello applicato dal piduista televisivo per rendere simpatico Totti sponsorizzando di fatto il libro di barzellette su di lui e facendolo ridere di se stesso. E’ il discorso uguale a quello del termine gobbo del quale oggi andiamo orgogliosi…” (Alessandro Del Piero)

…ma avrà detto veramente così?

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martedì 21 Novembre 2006, 19:50

Evviva il ciclismo

Domenica a Torino arrivava il Giro d’Italia. E’ difatti regolarmente avvenuto il passaggio dei ciclisti, come sono confidenzialmente chiamati i tifosi della Sampdoria per due motivi; il primo è la loro maglia a strisce orizzontali, che ricorda quella del campione del mondo di ciclismo; e il secondo è, quando si viene al dunque, la loro abilità nella fuga.

Toro – Samp è considerata una delle dieci sfide ad alto rischio del calcio italiano; noi siamo da sempre gemellati con il Genoa, e tanto basta. Nel giro degli ultrà c’era talmente tanta attesa per questo “incontro” da mandare buco l’appuntamento con i gobbi al derby primavera, giocato domenica mattina a Vinovo; io ci sono andato e ho trovato un gruppetto di Arditi e di Tradizione, con dei begli ombrelli in mano (anche qualche tubo), in attesa della controparte, in mancanza della quale non c’è stato negoziato: loro si sono limitati a mezz’oretta di canti su Superga e di insulti crescenti al granata ignoto (nel loro ordine di gravità crescente, “bastardo”, “figlio di troia” e “ebreo”), anche se quando nel secondo tempo il Toro ha messo sotto la Juve si è scoperto che quasi tutta la tribuna era granata.

Ma torniamo in zona Olimpico: siccome io non sono un tifoso da pestaggi, mi sono perso tutto l’aperitivo, del quale peraltro esisteranno sicuramente video sui telefonini, visto che ormai esistono video da telefonino di qualsiasi cosa; comunque, stando alle cronache, quando il gruppone dei ciclisti è arrivato nei pressi dello stadio è spuntato fuori un comitato di accoglienza; l’entusiasmo del pubblico all’arrivo del gruppo era tale che la polizia ha dovuto usare le maniere forti per evitare che le transenne fossero travolte, e che gli ospiti venissero stretti in un caloroso abbraccio. Il risultato è che la polizia ha sparato lacrimogeni un po’ a cavolo, finendo per riversarli sui vecchietti che entravano in curva Primavera (che è accanto al settore ospiti).

Bisogna riconoscere che i doriani erano tanti (circa duemila) e belli incazzati; così, quando bene o male sono stati cacciati a mazzate dentro il loro settore, hanno fatto un bell’effetto. Si sono radunati e l’hanno riempito per benino, cominciando a urlare; e dal nostro lato sono partiti i cori in risposta, accompagnati da uno sventolio di bandiere granata e rossoblu, e da qualche striscione classico tipo “SUSSEVE U BELIN”, accompagnato dalla versione riveduta e corretta (attenzione: contiene volgarità greve) del marinaio stemma della Doria, con qualcos’altro al posto della pipa.

Ora, dovete sapere che a Torino, l’unica città d’Italia dove si osserva il decreto Pisanu (e Chiamparino se ne vanta pure), non c’è polizia dentro lo stadio: la polizia fa le perquisizioni all’esterno e scorta i tifosi, ma all’interno sono le società di calcio a dover predisporre i mitici “steward”, dei ragazzotti precari in pettorina gialla che dovrebbero far rispettare l’ordine e la buona educazione, naturalmente solo con un sorriso e una parola gentile, non essendo autorizzati all’uso della forza. Ovviamente, appena comincia un minimo di casino i ragazzotti si appiattiscono contro il muro, badano a non prendersi niente in testa e lasciano libero sfogo ai violenti.

A questo si aggiunga che, mentre all’ingresso delle curve noi veniamo perquisiti fino a portarci via i tappi delle bottigliette e gli ombrelli pieghevoli, nel settore ospiti nessuno si prende responsabilità. E così, appena entrati loro partono con i fumogeni, invadono il fossato arrivando fino al campo, fanno un po’ quello che vogliono senza che nessuno osi avvicinarsi: una zona totalmente franca che gonfia il bullismo dei tifosi peggiori.

Poi comincia la partita, e parte la prima bomba carta verso il nostro settore. Non so se voi avete mai sentito scoppiare una bomba carta a una decina di metri da voi: fa un gran botto e ti assorda per qualche secondo. Alla risposta di fischi, un bel ragazzone doriano si inerpica sul separè di plexiglass e comincia a farci gestacci; a un certo punto si toglie pure la maglietta, mostrando una panza obbrobriosa, al che si risponde con il grido: “Nu-da! Nu-da!”.

Nel frattempo cominciano a piovere sulle nostre teste bottigliette, pezzi di asta, persino frammenti dei cessi (che vuol dire che hanno dei tubi per staccarli): alla faccia della “mentalità” che imporrebbe di non far male ai non ultrà – e in curva Primavera siamo per la maggior parte tifosi tranquilli. Arrivano anche un altro paio di bombe carta. Dopo una mezz’oretta, qualcosa si muove: dal campo arrivano tre Digos, e… invece di andare da quegli scalmanati, vengono da noi a pregarci di stare “più tranquilli” e “non provocarli”. La cosa è talmente ridicola che persino i vecchietti si alzano e li mandano a stendere: dall’altra parte, oltre a lanciare bombe e pietre, c’è uno che sta indisturbato a fare gestacci da mezz’ora sulle transenne…

Dopo l’intervallo la situazione peggiora ancora: a un certo punto dal nostro lato compaiono quattro genoani che srotolano lo striscione: “BELIN SIETE OSPITI ANCHE QUI!”. Con una mira perfetta, dall’altra parte gli tirano una bomba carta, però addosso – roba da lasciarci una mano o l’udito! Per fortuna noi dal balconcino la vediamo partire, gli gridiamo di stare attenti, e questo gli dà quei due secondi necessari per non trovarsi proprio sul luogo dell’impatto, che è talmente forte da sbriciolare un paio di seggiolini.

Passato lo spavento, scatta la reazione infuriata: le stesse persone che un attimo prima cantavano o guardavano la partita ricompaiono nella parte bassa dell’anello, le sciarpe o i cappucci sulla faccia, a restituire il fitto lancio di pietre e bastoni, ricambiare i gestacci, e anche togliersi la cintura e rotearla in aria (vuol dire “ci vediamo dopo se hai coraggio”).

E poi, finalmente, arriva il gol: è l’apoteosi. Mancano dieci minuti alla fine, loro buttano l’ultima bomba carta, poi sono muti e noi siamo in delirio: uno sfottò dietro l’altro. Partono tutti i canti d’ordinanza in queste circostanze, da “CIAO – CIAO – CIAO – CIAO MERDE” a “TUTTI A CASA ALE'”, e loro sono sempre più muti (d’altra parte la loro squadra sul campo ha fatto pietà, in confronto il Siena o il Messina visti le domeniche passate sono parsi il Real Madrid). Stavolta siamo anche efficienti, e il nostro striscione viene slacciato e ripiegato in un minuto netto: dai tifosi del Siena ci prendemmo dei meritati “oh issa”, visto che a stadio vuoto e con tutti già a casa noi eravamo ancora lì a cercare di tirar su lo striscione. Si esce con circospezione, ma la situazione è tranquilla.

All’uscita, incrociamo un signor Digos, con cui ci lamentiamo del fatto che nel settore ospiti entrino le bombe carta e i tubi di metallo; lui ci dice che è colpa di quelli di Genova, che non hanno fatto bene le perquisizioni alla partenza del treno. Sarà… certo che – oltre a provare il fatto che l’Olimpico è uno degli stadi meno sicuri d’Italia –

La giornata si chiude con un arresto e dodici fermi, un po’ di diffide in arrivo, e gente che si lamenta di aver lasciato la macchina parcheggiata in zona e averla trovata coi vetri spaccati. Hanno assolutamente ragione, ma bello mio, vivi a Torino davanti allo stadio, possibile che tu non sappia che è il giorno di Toro-Sampdoria e sta per succedere di tutto? E’ come camminare con un portafoglio in mano per i portici di piazza Carlo Felice e poi lamentarti che ti hanno borseggiato…

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lunedì 20 Novembre 2006, 13:36

O porca l’oca

Ebbene sì, sono malato: vi risparmio i dettagli macabri (tipo, da dove digito in questo momento e perchè) ma direi che ho una bella influenza intestinale con febbre e mal di stomaco a manetta. Se non vomito troppo, tra un po’ mi distraggo bloggando il racconto di ieri sera.

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domenica 19 Novembre 2006, 10:03

Saint Saviour, CA

Ieri sera sono andato a sentire un sano concerto di thrash metal. E che cacchio, ogni tanto ci vuole: suonava pure un amico, erano in tre (nome del gruppo: Sexecutioners) e, spaziando dai canonici Metallica fino a Uptown Girl, producevano un muro di suono impressionante quasi come i tatuaggi del cantante/chitarrista e come la densità di persone pelate, tarchiate e vestite di nero in sala.

Il concerto era in un pub di piazza Nizza, e ho dovuto girare un po’ per trovare parcheggio: ebbene, mi è sembrato di essere a Los Angeles. Attorno alle dieci di sera, ad ogni singolo angolo di ogni singola via del quartiere c’erano dai due ai quattro neri, piantati lì contro le case, a spacciare droga. Ce ne saranno stati una trentina nel raggio di quattro isolati dalla piazza… La zona avrà anche dei vantaggi, ma certo non mi è venuta voglia di andare ad abitare a San Salvario!

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sabato 18 Novembre 2006, 12:45

Periferie pericolose?

È solo questa settimana, dopo due settimane di show mediatico in apertura a tutti i telegiornali, che ho scoperto che la scuola dove alcuni allievi picchiavano un compagno disabile con tanto di video su Google Video si trova a meno di un chilometro da casa mia, dieci minuti a piedi al massimo. (E’ andata peggio a .mau., la cui casa torinese è solo a un paio di isolati, anche se lui non è sufficientemente narcisista da vantarsene sul suo blog.)

Devo quindi concludere che vivo in una periferia pericolosa? C’è chi l’ha fatto, come il blog finto-alternativo (logo da writer, soldi del Comune) di Borgo San Paolo, che leva un grido contro la caduta di immagine creata al quartiere – pur precisando che, sì, il fondo di via Monginevro è ancora amministrativamente nei confini di San Paolo, ma in realtà “è già Borgata Lesna”.

Io però vorrei osservare che ciò che è particolare di questo caso non è il bullismo in sè: in tutte le scuole d’Italia, ora più che mai, disabili, stranieri, diversi e secchioni vengono regolarmente molestati dai compagni nell’indifferenza generale, che anzi, in modo pienamente italico, si trasforma spesso in ammirazione per la protervia con cui ci si impone sugli altri non importa come. L’eccezionalità dell’episodio sta invece nel fatto che persino quattro ragazzetti cretini, dai mezzi intellettivi evidentemente limitati, fossero in grado di riprendere le proprie azioni e di caricare il filmato su Google Video.

E quindi, da oggi sono fiero di vivere in una periferia così avanzata e tecnologica che persino i bulli capiscono d’Internette!

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venerdì 17 Novembre 2006, 20:44

Quarant’anni e non sentirli

Poco fa, rientrando a casa sulla mia bicicletta, ho imboccato deciso la discesa dei garage e sono arrivato fino al mio. Per combinazione, era aperto anche quello quasi di fronte, da cui è uscito un signore circa quarantenne, pelato e con gli occhiali, un po’ come un nerd pelato e con gli occhiali quando arriva a quarant’anni; e con figlioletto al seguito. Mentre io aprivo, posavo la bici e richiudevo il garage, il signore è uscito dal suo box e si è avviato verso la casa, seguito dal figlio, camminando pochi passi davanti a me. Io l’ho salutato con un “Salve” e sorridendo, ma non ho avuto risposta: mi sono chiesto se, dopo sette chilometri in bici al buio e sotto una vaga pioggerella, fossi particolarmente impresentabile, ma poi ho controllato e non era così.

Conosco, anche se di vista, buona parte dei miei vicini, ma questo non l’avevo mai visto; quando ha superato senza entrare la porta della scala B ho capito che abitava nella mia stessa scala, e mi sono preparato quindi alla salita collettiva in ascensore.

Proprio allora il signore si è fermato, e ha esclamato rivolgendosi al figlioletto, ma con voce stentorea, in modo che sentissi bene: “Ma avrò spento la luce?”. Poi, prima che il figlio potesse dire qualcosa, ha aggiunto “Eh, credo di no”. Si è girato, stando attento ad effettuare la manovra dal lato opposto a quello su cui stavo per sopraggiungere io, in modo da non dovere incrociare il mio sguardo; e si è diretto indietro verso il suo box, avendo così evitato di dover condividere l’ascensore con un vicino.

Io, tra me e me, ho sorriso, e per tutta risposta gli ho lasciato accostata la porta della scala, in modo che non dovesse aprirla con la chiave. Ma sono stato contento, perchè so che fino a qualche mese fa, pur di evitare il contatto con altri esseri umani poco conosciuti, avrei potuto comportarmi anche io in un modo simile.

Certo però che, ad età ampiamente adulta, le persone dovrebbero aver imparato a non aver paura degli sconosciuti!

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venerdì 17 Novembre 2006, 10:49

Sorprese

Sorprese come prendere la macchina per andare in montagna (mercoledì mattina – vedi anche il post precedente), accendere la radio, e scoprire per caso su Radio Uno (mica Radio Piripacchio) una intervista telefonica in coppia a Giuseppe Granieri e Carlo Formenti, che parlano dell’articolo di Rodotà su Repubblica sul tema della Costituzione di Internet.

Fa ovviamente piacere trovarsi pienamente in mezzo a una campagna che sta diventando visibile, sia a livello nazionale che internazionale. Fa ancora più piacere che questa campagna arrivi sulla radio nazionale, sperando magari di provocare un po’ di riflessione in chi questi temi li vede ancora solo di striscio.

Certo, ora, perchè non resti solo un bello ed altissimo dibattito politico all’italiana, toccherà anche fare qualcosa di concreto…

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