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Archivio per il mese di Maggio 2007


domenica 6 Maggio 2007, 20:39

Tg5, sempre sulla notizia

Ore 20 di oggi, edizione principale del TG5: si sono appena chiusi i seggi per le presidenziali francesi e, grazie agli exit poll, si sa già chi ha vinto. Il TG5 apre e si collega con l’inviata a Parigi, Mimosa Martini, che parlando con lo sfondo dell’Arco di Trionfo annuncia il risultato: ha vinto Sarkozy.

Mentre parla, però, sembra un po’ distratta, e si guarda ripetutamente le parti intime. Dopo un po’, si interrompe, si ferma e dice che la candidata sconfitta, Segolene Royal, sta per fare la propria dichiarazione, che il TG5, primo tra tutti, riporterà in diretta. Poi sta zitta: attimo di confusione da studio, non si capisce cosa succeda, l’inviata invita ad attendere, poi dice “…no… stanno solo applaudendo…”. Poi ricomincia a parlare, poi si ferma di nuovo… e poi esulta: “Abbiamo le immagini!”

A questo punto, la regia manda in onda le immagini esclusive del TG5 da Parigi… che si rivelano avere il marchietto BBC World e le sovrimpressioni in inglese (nel dubbio controllo: sì, il TG5 sta ritrasmettendo BBC World). Dopo un po’ staccano di nuovo sull’inviata, visto che Segolene non parla; ma, dopo qualche frase priva di significato per prendere tempo, non parla neanche l’inviata, che continua a guardarsi le parti intime (evidentemente aveva un monitor sul pavimento).

Da studio si stufano, mandano un altro servizio, e poi si ricollegano, con l’inviata eccitata che annuncia che adesso Segolene parlerà. Allora riparte BBC World, ma con una pecetta azzurra a coprire le sovraimpressioni in inglese, che non si vedano troppo. E poi… Segolene attacca a parlare, ma in inglese: difatti anche l’audio è quello della BBC, che fa (incredibile) persino la traduzione simultanea. A quel punto, l’inviata a Cologne Monzaise, afflosciandosi davanti alla foto dell’Arco di Trionfo, rinuncia; e da studio annunciano che “vi diremo in seguito cosa ha dichiarato la Royal”.

In fondo, perchè fare i giornalisti con serietà e professionalità, quando si può semplicemente riciclare il lavoro degli altri, senza nemmeno provare prima se funziona davvero?

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sabato 5 Maggio 2007, 20:48

Movimenti

La notizia che devo darvi da un po’ di tempo è che alla fine ho comprato casa. Come sapete, già vivo da solo da anni, ma pur sempre allo stretto e in una mansarda: e quindi, da qualche tempo mi sono messo a cercare una casa vera. Nulla di clamoroso, insomma, un appartamento da single o da giovane coppia: camera, sala, cucina e bagno; e però, un certo ampliamento.

Ciò che mi ha convinto nella scelta è stata la posizione all’ultimo piano, con vista sui tetti, l’indipendenza su tre lati, e l’abbondanza di ripostigli da trasformare in sala dati; nonchè il luogo, in una via tranquilla, a 250 metri dalla metropolitana, accanto a un giardinetto. Insomma, dovendo comprare ai prezzi folli di oggi – ma credo che per andarci ad abitare ne valga ancora la pena – io ho preferito spendere un po’ di più ma prendere una casa con una serie di pregi; anche se manca il garage e già so che questo sarà un potenziale problema.

E così, a fine estate diventerò un orgoglioso abitante di via Zumaglia, considerandolo come un progresso sulla scala sociale. Già, perchè non solo mi sono avvicinato al centro di un paio di chilometri, ma ho acquisito, si badi bene, una posizione centrale in uno dei quartieri classici della media borghesia torinese. Non sono mica andato a stare nel primo isolato di via Zumaglia, così affollato di case pigiate l’una sull’altra; e nemmeno nel terzo isolato, con il rumore delle scuole e ormai lontano dalla metro. No, io ho comprato nel secondo isolato, quello più verde e signorile. I miei nonni operai ne sarebbero felici, se avessi dei nonni operai.

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venerdì 4 Maggio 2007, 19:47

Quattro maggio

Quasi tutti gli anni, a Torino il quattro maggio piove. Succede persino in quest’anno di siccità globale: quattro mesi di deserto, e poi tac, arriva il quattro maggio e sembra novembre: una giornata di tregenda, con l’acqua che viene a rovesci, i tombini che saltano, il traffico che impazzisce tra alberi caduti, giovani tamponati e vecchie zie inchiodate a trenta all’ora sui viali, nella loro uscita in macchina annuale.

C’era stata, è vero, l’eccezione dell’anno scorso, con una splendida grigliata al Filadelfia, le partite di calcio dei bambinetti, la sfilata dei giocatori, il concerto conclusivo. Ma il 2006 era un anno speciale. Questo, invece, è un anno qualsiasi; uno di quegli anni in cui le cose vanno un po’ bene e un po’ male, e poi arriva il quattro maggio e piove.

Piove come pioveva nel grigio e nella nebbia del 1949 stremato di post-guerra, il giorno della tragedia di Superga (the Superga air disaster). Un giorno che riguarda il calcio solo superficialmente; perché il disastro vero e incredibile è il simbolo dell’unità della vita e della morte, della basilare imperscrutabilità della vita umana.

Se non le avete mai viste, prendetevi il tempo di guardare le immagini di quella storia, quei rottami lì, a un metro, distrutti ma non disintegrati, talvolta beffardamente interi; quel funerale impossibile, con più gente di quanta il centro di Torino ne abbia mai potuta contenere, le persone ridotte a pallini che si affacciano schiacciati ed impazziti, straripanti da ogni angolo e finestra e buco disponibile; e quegli stadi così diversi, pieni di umanità, del sangue e del vino a cui testardamente, contro ogni logica ed ogni evidenza, il tifoso del Toro rimane attaccato.

I tempi sono cambiati, e si vede; per gli altri, il ricordo è sbiadito. Certo, c’è qualcosa di cocciuto e di perdente, nel rimanere attaccati a un fatto diventato leggenda e forse mito, nel cercare nel pallone volgare e sguaiato di oggi una conseguenza qualsiasi di quello di un tempo. C’è, però, che il gioco è la rappresentazione della realtà, e il calcio è un condensato della vita.

Nelle partite del Toro – ormai siamo abituati – le cose vanno un po’ bene e un po’ male, e poi, alla fine, di solito piove; ma non fa niente, perché l’importante non era stare al caldo. Quando in terra comincia a piovere, il Toro ha già vinto; perché l’importante è esserci sempre, nonostante la pioggia.

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venerdì 4 Maggio 2007, 16:44

Scarpe

Oggi avevo una serie di appuntamenti, ma nessuno particolarmente ufficiale (nè clienti nè conferenze). Così, mi sono vestito normalmente, con una camicia e una vecchia giacca, e sono uscito.

Solo dopo un’oretta, mentre camminavo riparandomi dalla pioggia sotto i portici di via Roma, mi sono reso conto che, senza pensarci, anziché le solite scarpe da ginnastica mi ero messo le scarpe da vestito (che avevo usato ieri per andare da un cliente).

Ci ho pensato un attimo, e ne sono stato contento: vuol dire che ho cominciato automaticamente a sentirmi degno di una certa eleganza.

P.S. Tanto per cambiare, anche stamattina all’ingresso del settore videogiochi di Fnac troneggiava una enorme Playstation 3, con un gigantesco schermo su cui girava la dimostrazione di un gioco dalla grafica incredibile, e circondata da espositori, pile di giochi, manifesti eccetera; e anche stamattina era desolatamente abbandonata. In compenso, nell’angolino più indietro, la gente faceva ancora a botte per provare le chitarre di Guitar Hero, sia sulla XBox 360 che sulla PS2.

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giovedì 3 Maggio 2007, 17:39

Monaco

Non ero mai stato a Monaco, se non all’aeroporto; questa volta invece ho avuto la possibilità di visitare la città.

L’esito è senz’altro positivo, ma per motivi forse diversi da ciò che ci si aspetterebbe. Come la maggior parte delle città tedesche, Monaco è priva di monumenti di vero rilievo e quei pochi che ci sono sono in gran parte ricostruiti. Non c’è, insomma, una torre Eiffel o una Sagrada Familia, ma nemmeno un British Museum. C’è, però, una atmosfera piacevole, da città medievale nella parte più centrale, ma comunque molto verde.

Il trucco, quindi, è non andare a Monaco per vedere qualcosa, ma per godersi la situazione, camminare per le strade, e apprezzare la vita. Che, certo, non è economica, come nulla a Monaco; credo di non aver visto tanta diffusa (relativamente alle zone centrali e semicentrali) e visibile ricchezza in alcuna altra città d’Europa; nelle vie clou, è un susseguirsi di negozi di lusso con davanti parcheggiate una sequenza di AudiPorscheBMW – Porsche – Porsche – BMW – Porsche. Ma alla fine, per qualche giorno, si può fare.

E poi, l’attrattiva principale è quella culinaria: per me che apprezzo la carne in vari modi, è stato un susseguirsi di wurstel di ogni genere – nulla a che vedere con quelli confezionati nostrani – inframmezzati da arrosti e stinchi e contornati da patate; e mi sono piaciuti persino i crauti! Su di tutto, ampie dosi di birra, che non è particolarmente economica – il litrozzo costa tra i sei e i sette euro, e in certi locali non servono misure inferiori – ma è varia e buona.

Soprattutto, ho scoperto una cosa eccezionale: il panino con dentro una fetta di cipolla fresca – magari anche un cetriolo – e un trancio di aringa marinata. Non l’avrei mai detto, e invece è subito diventata una passione: cercherò aringhe alla Bismarck per ogni dove.

L’unica nota negativa è invece relativa alla voglia di lavorare dei tedeschi: voglio dire, era il primo maggio, ponte in tutta Europa, la città era piena di turisti… e loro hanno chiuso tutto. Menzione speciale per la pinacoteca, il museo più rinomato della città, che ha chiuso lunedì perchè era lunedì, e martedì perchè era il primo maggio: customer orientation, saltami addosso. Non ci si stupisce che le aziende tedesche spostino le fabbriche in Ungheria.

Nel frattempo, io mi segno sul calendario le date dell’Oktoberfest.

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mercoledì 2 Maggio 2007, 23:07

Link strani

Mi hanno passato questo link. Sulla lista del Board di ICANN. Chissà a cosa serve.

Pare che sia collegato a quelli dell’AACS (il sistema di protezione usato sui DVD Blu-Ray e HD-DVD, l’equivalente di ciò che è il CSS per i DVD di prima generazione) che si lamentano che gliel’hanno già craccato. Possibile?

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mercoledì 2 Maggio 2007, 19:48

Bestemmioni

Si sa, io sono una persona fine; ma, nei momenti topici e nei luoghi adatti, bisogna farsi sentire con le autorità di competenza.

Guarda caso, il mio itinerario di ritorno prevedeva un arrivo alla stazione di Verona Porta Nuova alle 14:59 precise, sfilando a poche centinaia di metri dallo stadio Bentegodi; dove gioca quel Chievo che è ormai l’unica squadra che può sperare di fare più schifo del Toro e finire in serie B al posto nostro, e dove di lì a un minuto sarebbe cominciato un cruciale Ascoli-Catania.

E così, in mezzo agli sguardi allibiti degli inglesi che erano con me nello scompartimento (ma poi gli ho spiegato, e ho scoperto che andavano a Milano per la loro partita, quindi hanno capito) io mi sono aggrappato al finestrino e ho tirato giù tanti di quei bestemmioni al Chievo e anche al Catania.

Per il Catania un po’ ha funzionato; per il Chievo non ci sono molte speranze, ma vedremo. L’importante è non mollare mai, ***** *** * ***** **** *********** ****** ****!!!

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