Skyfo (2)
La seconda parte del mio racconto su Sky rappresenta secondo me un utile esempio di come sopravvivere da utente in Italia.
Tutto comincia quando, nel bel mezzo della ristrutturazione della casa nuova, comincio a preoccuparmi dell’impianto satellitare: la casa nuova non ce l’ha, ed è uno di quei casi in cui da anni i condomini discutono se mettere l’impianto condominiale o no, senza mai accordarsi, per cui nel frattempo ci si arrangia. In più, c’è il problema che a sud della mia casa ce n’è una di due piani più alta, per cui non ci sarebbe visibilità del satellite.
Passo da un “punto Sky” vicino a casa mia per chiedere se possono fare un sopralluogo; mi rispondono che senza autorizzazione di Sky non possono muoversi, ma che Sky paga lo spostamento dell’impianto, basta chiederlo. Tutto contento, chiamo il solito 199 da 15 centesimi al minuto dove mi dicono che l’installatore si è bevuto il cervello. Ritorno al punto Sky e mi spiegano che a seconda dell’operatore si deve insistere, ma che insistendo lo devono fare perché “a mio cugino l’hanno fatto”. Richiamo due o tre volte ma gli operatori sono uniformi nel dirmi che non se ne parla nemmeno, che Sky mica può inseguire i propri utenti e che l’impianto gratis lo fanno solo ai nuovi clienti, il che peraltro sembra – in puri termini di business – piuttosto credibile.
A questo punto, prima di spendere venti euro in chiamate all’199, decido che tanto vale aprire un nuovo abbonamento, intestandolo a me: infatti quello della casa vecchia è di mia mamma. C’è oltretutto una promozione “presenta un amico” tramite la quale io potrei avere un mese di abbonamento gratis, che andrebbe a compensare il mese di doppio abbonamento nel caso in cui mia mamma decida di disdire quello vecchio via legge Bersani. Per usufruire della promozione, dice il sito, basta chiamare un altro 199 a cui ti daranno un codice da riportare sul sito quando si apre il nuovo abbonamento (vuoi mica che lo sconto te lo diano gratis?).
Pertanto, prevedendo di cambiare a gennaio, a inizio dicembre chiamo, così tanto per portarmi avanti. Peccato che si scopra che l’199 dedicato redirige a quello generico – tanto che l’operatore a un certo punto mi chiede “ma lei che numero ha chiamato?” – e in pratica che non ti dicono nulla se non gli dai i dati del nuovo abbonato, e che quando glieli hai dati ti dicano “Allora apriamo subito il nuovo abbonamento, va bene?”. Ok, era una trappola, ma contando che i tempi sono stretti decido che vale comunque la pena di far partire subito la pratica.
Dopo qualche giorno mi arriva la chiamata dell’installatore che agisce per conto di Sky, e fissiamo l’appuntamento per l’installazione. Quel giorno si presentano due ragazzotti con un parabolone in braccio, e facciamo per andare sul tetto; chiedo le chiavi al custode, che mi risponde che l’amministratore – a cui pure io avevo comunicato che avrei fatto il lavoro – gli ha dato ordine di non darci le chiavi per accedere al tetto, perché “mica ogni proprietario può mettersi la parabola sul tetto”.
Al che io chiamo l’amministratore e gli spiego che sì, se il condominio non ha l’impianto centralizzato e se il comune (come per Torino) vieta l’installazione sul balcone, ogni proprietario può mettersi la parabola sul tetto, indipendentemente dalla volontà del condominio e dell’amministratore, basta che non lo danneggi; ci sono tonnellate di giurisprudenza in merito. L’amministratore insiste e mi chiede due o tre giorni per pensarci e capire come gestire il problema; non volendo litigare col condominio prima ancora di essermici trasferito, accetto la transazione e rimando via gli operai (sul modulo Sky “permesso negato da condominio” è la prima casellina nell’elenco “motivo della mancata installazione”; penso ci siano abituati).
Passa quindi una settimana in cui l’amministratore ci pensa, e parla con l’unico condomino nonché rappresentante di scala che ha già messo la parabola, visto che, tecnicamente, io potrei attaccarmi alla sua ed evitare di metterne una seconda. Io chiamo un paio di volte e mi sento snocciolare ulteriori problemi, e se bucano il muro, e se poi ci sono infiltrazioni, e poi è brutto, e così via.
Poi arrivano le vacanze; al ritorno richiamo e l’amministratore mi dice che si è risolto tutto, basta che io chiami l’antennista tal dei tali che è tanto di fiducia e sa già tutto. Ovviamente rispondo che non ho nessuna intenzione di pagare di tasca mia il lavoro ad un’altra ditta visto che Sky me lo fa gratis e che ho fatto tutto questo giro proprio per questo; lui mi risponde di chiamarlo.
Lo chiamo, e l’antennista mi spiega che naturalmente possiamo attaccarci alla parabola dell’altro condomino, ma solo se il lavoro lo fa lui, perché se no “il condomino non si fida”. Al che sollevo il problema del costo, e lui mi spiega che non c’è problema, perché anche lui è autorizzato Sky: basta che io parli con Sky e li convinca ad affidare il lavoro a lui.
Insomma, la morale è che ci sono sì un sacco di problemi se io voglio fare l’impianto di testa mia, ma affidando i lavori alla ditta amica dell’amministratore i problemi magicamente svaniscono.
Non solo: io provo a fare la richiesta a Sky aspettandomi resistenza, e invece loro rispondono “certo, non c’è problema, abbiamo aggiornato la pratica”; in sostanza salta fuori che questa è, se non la regola, perlomeno una situazione frequente.
Alla fine va meglio così: in effetti l’antennista conosceva già il palazzo, quindi ha trovato il modo di far passare il cavo nelle canaline, sostituendo anche il cavo del terrestre per farcene stare due. Mi ha lasciato il cavo penzolante fuori dalla presa sostenendo che il frutto nella scatola non ci stava, e non saprò mai se era una scusa per risparmiarne il costo, o se è vero (o meglio, lo saprò chiamando il mio elettricista). Io ho il mio decoder nuovo e attivato da qualche giorno, e visto che l’altro abbonamento finisce a fine mese, anche i tempi sono perfetti.
Certo però che in Italia bisogna faticare – e accettare compromessi – per qualsiasi cosa.
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