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Archivio per il mese di Maggio 2008


venerdì 16 Maggio 2008, 13:22

[[Coldplay – Violet Hill]]

Anche questa è stata una settimana musicale, e non solo perché dopo il coro di Livorno sono andato a scaricarmi Pet Sounds dei Beach Boys; in quel caso ammetto di essere rimasto un po’ deluso, perché è un album di cui ho sentito parlare (da Doonesbury) fin da quando ero ragazzo, e se leggi la pagina sulla Wikipedia inglese sembra il prodotto di uno sforzo creativo mahleriano, dalla complessità inenarrabile e dalla sofferenza infinita; poi lo metti su e ci sono quattro ragazzini che fanno coretti “uuu-uuu-uuuh, pa-ppaa” con la profondità emotiva di un criceto.

Cioè no, ok, è iperprodotto, è orecchiabile, è carino, God Only Knows è un capolavoro che fece rosicare pure Paul McCartney, e c’è dentro più o meno qualsiasi strumento musicale sia stato mai inventato, tanto che sembra sponsorizzato da un grande magazzino specializzato, tipo il leggendario Meruladibrà, che poi nessuno ha mai capito perché se vuoi comprare una chitarra a Torino devi andare fino al paese di tre lettere. Ma è proprio vero che la storia della musica moderna comincia da Hendrix, quel che c’è prima è archeologia.

Ma non divaghiamo: lo scopo di questo post è segnalare che sta uscendo il nuovo disco dei Coldplay. Potevate farne a meno? Potevatelo, ma sarà impossibile lo stesso. Io ho molto apprezzato X&Y, ma solo perché ero in un periodo depresso: riascoltato ora, è una vera lagna… ma magari è solo che i dischi si consumano, quando ne hai sfruttato completamente il contenuto emotivo li puoi archiviare e ritirare fuori solo ogni tanto per una rimpatriata. Comunque, c’è una buona notizia: il sound del singolo Violet Hill è piacevolmente diverso dal disco precedente. Radiofonico, leccatino, ma un po’ più duro e con una spaziale armonia di piano solo alla fine. Promette bene.

Audio clip: Adobe Flash Player (version 9 or above) is required to play this audio clip. Download the latest version here. You also need to have JavaScript enabled in your browser.

[tags]musica, beach boys, pet sounds, coldplay, violet hill, bra[/tags]

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giovedì 15 Maggio 2008, 14:05

Craxi nostri

Ho letto in giro tanti commenti alla scelta dei ministri, ma quasi nessuno ha parlato dei sottosegretari; eppure, in quella lista ci troviamo tanti nomi interessanti. E non mi riferisco soltanto allo scontato Martinat, al fatto che finalmente abbiano trovato una seggiola su cui piazzare la Brambilla, o che abbiano scontatamente ringraziato Pizza con un posto all’Istruzione, o che uno dei due sottosegretari “tecnici”, ai Trasporti, sia il nostrano Bartolomeo “Mino” Giachino, che di pullman sicuramente se ne intende.

Non mi riferisco soltanto alla brillante assenza di Lucio Stanca dalla lista dei sottosegretari dopo aver mancato quella dei ministri, il che significa che per il momento l’innovazione tecnologica è vacante (suvvia, almeno potevano metterci Malan, che a un IGF è venuto).

E non parlo nemmeno dei vari cognomi noti e figli di papà, da Giuseppe Cossiga alla Difesa – sì, è il figlio di Cossiga; sì, persino Cossiga si è riprodotto – a Enzo Scotti agli Esteri – e in questo caso non è il figlio, è proprio lui, l’ex ministro democristiano degli anni ’70 e ’80.

Parlo invece di un caso che è così esemplare di come stia la politica italiana in questi anni che è incredibile che non sia citato su tutti i blog. Sapete chi era sottosegretario agli Esteri nel governo Prodi? No? Era lui, Vittorio “Bobo” Craxi. E chi è sottosegretario agli Esteri nel nuovo governo Berlusconi? Ma, ça va sans dire, è lei, Stefania Craxi. E noi stiamo ancora qui a scannarci tra sostenitori del PD e sostenitori del PDL

[tags]politica, governo, berlusconi, sottosegretari, craxi[/tags]

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giovedì 15 Maggio 2008, 11:17

Gli americani son sempre avanti

Ieri sera un nutrito gruppo di commentatori regolari di questo blog, aiutandosi con una pinta di Super Storm, mi ha convinto che se tutti i blog d’Italia dedicano ampio spazio al profilo LinkedIn di Rocco Siffredi (che peraltro è al mio terzo livello) allora io posso dedicare un post al bukkake.

Stando a Wikipedia, il bukkake “è una pratica di sesso di gruppo in cui una serie di uomini eiaculano a turno o insieme su una donna o su un uomo, spesso inginocchiato/a”; ma non è questo l’importante. L’importante invece è notare che, sempre stando a Wikipedia, “alcuni movimenti cristiani americani hanno vivamente protestato per la sua diffusione negli Stati Uniti, per la contravvenzione all’ordine divino di non disperdere il seme. Dopo diversi dibattiti, tali associazioni hanno deciso di ritirare la protesta a condizione che il seme disperso venga subito raccolto e donato ad associazioni benefiche che si occupano delle coppie con problemi di sterilità.” Non c’è che dire, in termini di moralismo ipocrita gli americani sono sempre anni luce avanti a noi!

[tags]bukkake, sesso, rocco siffredi, linkedin, stati uniti, moralismo[/tags]

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mercoledì 14 Maggio 2008, 11:49

Ladri di bambini

Ha suscitato molto clamore nei giorni scorsi la vicenda della ragazzina rom che, a Napoli, avrebbe tentato di rapire un neonato; molto clamore e anche le solite reazioni standardizzate, da quella della sinistra radicale secondo cui il problema non esiste ed è tutto razzismo, a quella della gente comune che va a tirare le molotov sui campi nomadi.

E’ vero che l’idea che i rom rapiscano i neonati italiani per rivenderli o per crescerli come propri (come se non ne facessero abbastanza loro) è al momento priva di prove, insomma una leggenda metropolitana. Non è una leggenda, invece, una situazione di cui i giornali invece non parlano quasi mai: quella dei bimbi rapiti dallo Stato.

Già, perché ogni giorno succede che qualche assistente sociale si presenti senza preavviso davanti a una scuola o a una porta di casa, accompagnata dai carabinieri, e “per il loro bene” si porti via uno o più bambini. Se avviene a scuola, i genitori vengono informati solo quando i bambini sono già via; se avviene a casa, hanno venti minuti per preparargli una borsa e salutarli. Spesso, i genitori non riavranno mai più i loro figli; al massimo otterranno un incontro settimanale, presso la comunità dove sono ospitati.

Certo, direte voi, queste cose sono dolorose ma inevitabili, perché ci sono tanti genitori incapaci di crescere dei figli, drogati, pazzi, immaturi, incapaci di mantenerli. Eppure, quelle poche volte in cui queste storie assurgono all’onore delle cronache, ci si accorge che ci sono tante, troppe cose che lasciano perplessi. Per esempio, potete leggere la storia di Basiglio, dove è stato sufficiente un disegno fatto da non si sa chi ma quasi certamente falso, insieme alle maldicenze della gente, per far rapire i figli alla famiglia. Oppure quella di Ivrea, dove è stato sufficiente un asciugamano sporco per condannare una bambina di una famiglia perfettamente normale a un anno e mezzo senza padre e chiusa con la madre in una comunità di donne tossicodipendenti.

Anche per testimonianze dirette, le visite delle assistenti sociali e delle psicologhe dei servizi sociali – quasi sempre donne, anche senza figli propri, e quindi con (teorica) preparazione sui libri ma non sul campo – sono descritte come delle specie di inquisizioni che, se non avessero conseguenze così drammatiche, ricorderebbero Homer Simpson che va a fare l’esame della patente dalle cognate: c’è una macchia di sugo sulla tovaglia? Meno un punto. La casa è poco luminosa? Meno due punti. Il padre torna a casa, incespica in uno spigolo e bestemmia? Meno cinque punti. Insomma, un sistema in cui il requisito è la perfezione, e qualsiasi cosa è presa come giustificazione per punire.

Eppure, chiunque può dirvi che, fino a che i genitori non diventano molto violenti o totalmente incapaci, qualsiasi genitore è meglio di nessun genitore o della comunità, che sono traumi spaventosi e comunque insanabili; e anche – per bambini già grandi – dell’affido o dell’adozione, che comunque non saranno mai come una famiglia naturale. E invece, ogni volta che se ne parla saltano fuori storie disperate, certo raccontate dal punto di vista distorto dei genitori, ma comunque agghiaccianti.

L’ultima è questa: due genitori chiaramente sempliciotti, chiaramente immaturi, a cominciare dall’idea di fare cinque figli senza poterli mantenere perché “così vuole Iddio”, per proseguire con la malsana pensata di farsi sfrattare apposta per avere più punti per la casa popolare, rimanendo poi in mezzo a una strada. Ne penso tutto il male possibile, non gli darei mai una casa, ma leggendo i commenti si scoprono tante cose preoccupanti, a partire da quanto questi genitori comunque si sbattessero per i loro figli.

Sembra insomma che ci sia una pratica diffusa di portare via i bambini alle famiglie non appena ce ne sia la scusa, per sbatterli in qualche comunità. Perché? Ecco, io non vorrei pensare male, ma ognuna di queste comunità – molte cattoliche, molte private – riceve cinquemila euro al mese per bambino per il disturbo, dandogli poi da mangiare, come risulta dai racconti, merendine scadute e fondi di magazzino, tenendoli al freddo e risparmiando su tutto.

Esattamente come gli anziani e come i disabili, anche i bambini “assistiti” sono un enorme business; ancora più semplice, perché non li devi legare al letto e non devi rispondere del loro trattamento a nessuno, dopo che i genitori sono stati squalificati per legge. E c’è qualcuno di voi disposto a pensare che non ci siano casi di comunità che passano mazzette per avere più bambini, di assistenti sociali che ricevono percentuali, di giudici burocrati e scazzati che timbrano affidi senza neanche guardarli, e infine di un grande giro di soldi pubblici che ricade su tutti gli amici degli amici?

E’ certamente difficile valutare cosa sia meglio per un bambino, ed è difficile scoprire la verità di una vita dai racconti dei giornali, specie in un contesto dove si parla di affetti e psicologia, quindi dove la verità oggettiva non esiste. Proprio per questo, il mondo dei furti statali di bambini dovrebbe ricevere molta più attenzione. Ma fa molto più notizia la leggenda dei rom.

[tags]rom, bambini, affido, adozione, assistenti sociali, comunità, basiglio, ivrea, torino[/tags]

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martedì 13 Maggio 2008, 13:23

Empatia

Si potrebbe parlare di Travaglio, di Fazio, di come questo Paese stia lentamente scivolando verso una dittatura molle e melensa, anzi forse lo è già, visto che certe cose non si possono dire e comunque vengono fatte passare per normali, e che l’aspirazione principale di moltissimi italiani, anche quelli più acculturati, non è rovesciare la casta ma entrare a farne parte. Ma forse è meglio parlar d’altro.

Infatti, anche in una situazione così grigia c’è per fortuna qualcosa da cui si può ripartire: l’umanità. In mezzo a tante discussioni per questioni pubbliche, fa bene ogni tanto leggere le storie private, che poi non sono così diverse tra loro. Ad esempio, fa bene leggere la rubrica di cuori solitari di Gramellini, su Specchio; saranno spesso banalità, ma importa poco, perché lo scopo non è trarne buoni consigli per se stessi, che tanto i buoni consigli servono a poco fino a che le cose non si maturano da soli. Fa bene, invece, per sviluppare empatia; per imparare a mettersi nei panni degli altri, soprattutto emotivi.

Ecco, l’empatia è una cosa che va sempre più svanendo, nella nostra società. Siamo tutti presi a recitare una funzione, anzi esistono precise direttive contro l’essere comprensivi per gli altri, a partire dal concetto che esprimere emozioni durante lo svolgimento del proprio lavoro sarebbe “poco professionale”. Si arriva al caso limite dell’uomo macchinetta, peggio dell’operaio di Tempi moderni; per esempio, l’uomo macchinetta che ti vende i biglietti del tram all’edicola di Milano Centrale, a cui vorresti dire fermati, aspetta, come ti chiami, di che umore sei oggi, dove vai quest’estate in vacanza, e invece lui è lì che spara biglietti come carte di poker, ritirando le fiche dalle mani di una folla anonima, e guai ad inceppare il suo funzionamento.

Dev’essere un trucco; eliminare le emozioni dalla società ne aumenta l’efficienza. Ma l’efficienza per cosa? Non per la felicità; per quella, soddisfatte due o tre esigenze materiali primarie, è appunto questione di beni immateriali; di empatia e di rapporti con gli altri e prima ancora con se stessi. Oggi, la naturalezza dei nostri scambi emotivi è sotterrata sotto una pila di vincoli e costruzioni e pressioni di vario genere; per questo, ogni tanto, è bene ritirarla fuori, meditarci, e condividerla con gli altri.

[tags]stampa, gramellini, cuori, specchio, amore, empatia[/tags]

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lunedì 12 Maggio 2008, 12:28

Questa è una malattia

Che cos’è che ti fa svegliare alle sette del mattino di una domenica, salire su un pullman alle otto, scenderne alle due e un quarto – tu seduto, ma alcuni dopo sei ore di viaggio in piedi causa overbooking – e poi cantare per tutta una partita e anche dopo, anche quando non c’è più nessuno, anche dopo anni di delusioni e figuracce, e poi risalire sul pullman alle sei meno un quarto, sciropparti altre sette ore di autostrade e di code, per arrivare a casa all’una e mezza di notte?

Ieri eravamo in tantissimi, a chiedercelo, allo stadio Armando Picchi di Livorno, e abbiamo concluso che è una malattia, l’affezione al calcio come era e come dovrebbe essere, dove il risultato è irrilevante, e lo spettacolo non è in campo, è sugli spalti. Il racconto completo in diciannove video è sul forum di Forzatoro, qui ne metto soltanto quattro: l’ingresso, la festa nell’intervallo, il coro che sfida il vuoto, il cuore che non finisce mai. Per capire meglio cosa significa il tifo “vecchio stile”, contro il calcio moderno.

[tags]toro, calcio, serie a, ultras, tifo, livorno[/tags]

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sabato 10 Maggio 2008, 10:25

Sputtanando i blog

Lo so che non devo parlar male di Mantellini. Lo so che, in Italia, parlar male di chiunque sia famoso o potente all’interno di un qualsivoglia circolo sociale viene ripagato con croci sopra il tuo nome e anni di silenzioso ostruzionismo, per cui dopo potrai essere bravo e capace quanto vuoi, ma ti vedrai continuamente passare davanti quelli che parlano sempre bene di tutti o quelli che leccano il culo al capo fino a rendersi la faccia indistinguibile dal posteriore. Però a me viene naturale fare così; ho messo al blog un apposito sottotitolo, “come rovinarsi una brillante carriera in Italia”, e me ne farò una ragione. E soprattutto, nel caso specifico, Mantellini se le cerca da solo.

Sappiamo tutti che esiste sulla rete italiana un circolo di qualche decina persone di cui onestamente ignoro l’occupazione ufficiale, ma che hanno tempo e soldi per andare a spazzolare i buffet di questo o quell’evento pubblicitario, in cambio del parlarne entusiasticamente sul loro blog. Questi blogger hanno sicuramente dei meriti, se no la gente non li leggerebbe (anche se questo, pensandoci bene, si potrebbe dire anche di Bruno Vespa); però si ha effettivamente l’impressione che i loro blog abbiano perso lo scopo, e si siano ridotti a un po’ di chiacchiericcio e un po’ di link al video buffo o all’argomento del giorno, nel puro tentativo di preservare traffico e status.

Insomma, i “top blog” italiani mi sembrano un po’ come quei locali che da appena aperti fanno un successone, perché sono nuovi e perché si mangia bene e costa poco; poi, piano piano, i gestori perdono la voglia, cominciano a tirare sui prezzi o sulla qualità per guadagnare di più, scelgono la marca della birra per motivi di marketing invece che perché è buona, e insomma tu continui ad andarci per inerzia e perché ormai tutti si sono abituati a trovarsi lì, ma ti rendi conto che non è più come prima.

L’occasione dell’ennesima discussione è stata questo post di PaulTheWineGuy, che nonostante il nick fighetto e TuttoInCamelCase (questo lo devo dire perché, come detto, io parlo male di tutti nel modo più offensivo possibile) è spesso linkato da .mau., quindi deve essere un tipo intelligente; il post definisce i blogger di cui sopra delle “scimmiette ammaestrate”, e anche se l’epiteto a me sembra davvero eccessivo, la descrizione del fenomeno mi pare corretta.

Mantellini ha risposto alla provocazione e, pur intercalando qualche complimento (lui invece deve comunque parlar bene di tutti), gli ha dato dell’“esterno”. In pratica gli ha detto: io e te siamo razze diverse, io sono “top blogger”, tu sei solo “blogger” e le due cose sono ben diverse.

La cosa finirebbe lì se dai commenti non avessi notato una cosa preoccupante: la marchetta. In pratica, prima Mantellini fa un post con una enorme foto della WiiFit, suggerendo che se la vuol comprare. Poi, guarda caso, qualche tempo dopo compare sulla destra del suo blog un bel banner della WiiFit con il link al sito della Nintendo. Pubblicità? Certo, è spiegato qui: “dopo molti anni ho deciso che anche questo blog come tutti gli altri doveva contenere una sezione pubblicita’”. Come tutti gli altri?? Gli altri quali?

Francamente, non ho visto molti blog con una “sezione pubblicità”; ho visto qualche blog con le AdWords di Google, che sono un modo per monetizzare un po’ il traffico senza però avere rapporti diretti con inserzionisti e quindi senza avere potenziali vincoli economici su quel che si scrive. La maggior parte dei blog che leggo, comunque, non ha nemmeno mezza riga di pubblicità.

Però, dice Mantellini, faccio pubblicità gratis e solo a prodotti che mi sono piaciuti. Ok, l’ho fatto anch’io, con Lidl; ma l’ho fatta con dei post argomentati e non con degli slogan, e poi l’ho criticata quando ha alzato i prezzi, e soprattutto non mi sognerei mai di ospitare un banner Lidl gratis. Paradossalmente, sarebbe meglio essere pagati (e renderlo noto): almeno è un rapporto commerciale chiaro, e a quel che scrivi i lettori fanno la tara. Così, invece, anche se fatta con buone intenzioni, diventa una unilaterale leccata di culo… ma nemmeno a una persona, a una multinazionale! Dall’esterno, è semplicemente naturale avere il dubbio se Mantellini, la WiiFit, l’abbia davvero pagata; se gli piaccia davvero o se esageri in cambio dell’invito al prossimo buffet. E il dubbio è terribile, perché è un fantasma che, anche trovandosi nella miglior buona fede, non si riesce mai a disperdere completamente.

Ecco, questa è la cosa che più mi urta: che i blog, Internet, sono lo strumento abilitante per rompere la cappa di disinformazione e di regime che soffoca l’Italia, per far circolare idee e informazioni che i media tradizionali omettono accuratamente. E invece, se per “blog” si intende quella cosa lì, la parola “blog” viene presto sputtanata: perché a forza di suscitare dubbi del genere, anche se fossero completamente infondati, molti cominceranno a pensare che non ci si può fidare nemmeno più dei blog, tutti, indistintamente. E ci toccheranno altri cinquant’anni di informazione di regime.

[tags]blog, blogosfera, pubblicità[/tags]

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venerdì 9 Maggio 2008, 19:32

A chiamata rispondo

Oggi pensavo di essere io a far lo scherzetto alla mamma, portandole in dono una bella multa da 47,63 euro (da quando io ho l’auto aziendale, lei guida la mia vecchia auto, per cui le sue multe arrivano a me). E invece, lei ha ricambiato con l’annuale lettera dell’INPS, giunta ieri al mio vecchio indirizzo, che per quest’anno mi intima di pagare svariate migliaia di euro, e in particolare una prima rata di 695,91 euro entro il 16 di maggio, cioè venerdì prossimo.

Ora, non è che tutti abbiano lì sul conto in banca 700 euro belli pronti e sempre a disposizione per l’INPS: insomma, forse lo Stato potrebbe darsi una svegliata e garantirti un po’ più di preavviso che sette giorni, anche visto che quando sei tu che presenti la documentazione per un rimborso, lui a pagarti ci mette da qualche mese a qualche anno. A meno che, naturalmente, non si dia per scontato che un lavoratore autonomo abbia i suoi bei fondi neri a pronta disposizione, sotto forma di pile di denaro sotto il materasso, dalle quali può quindi attingere immediatamente i 700 euro senza alcun problema…

[tags]inps, tasse, pensione[/tags]

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venerdì 9 Maggio 2008, 14:30

Wikipedofilia

Temo di essere un wikipedofilo: mi diverto a collezionare le stupidaggini che i quattordicenni editor di Wikipedia infilano nelle pagine. Ma non sono io ad essere crudele, sono loro che si rendono ridicoli: come – dopo la già segnalata pagina di Calderoli – nella pagina di Renato Brunetta, circolata oggi su una delle liste che seguo.

Questa pagina contiene attualmente un paio di perle; una è “In quegli anni viene soprannominato “La Brunetta”, riferimento alla cantante dei coevi Ricchi e Poveri, scherzosamente associati a lui per via del suo ruolo nel campo dell’economia e delle disparità economico-sociali.” Una informazione assolutamente enciclopedica e soprattutto priva di qualsiasi volontà di ridicolizzare il soggetto, tanto più in termini di aspetto fisico…

La migliore però è questa:

“Negli anni Ottanta e Novanta ha collaborato, in qualità di consigliere economico, con i governi Craxi, Amato e Ciampi,anni in cui il rapporto debito-PIL è salito dal 70 al 92 per cento e il debito pubblico balza da 400 mila a 1 milione di miliardi di lire.”

Sorvolando sulle virgole messe a caso, grazie a Wikipedia abbiamo scoperto chi è il responsabile del debito pubblico italiano: è lui, Renato Brunetta! Ci deve essere un nesso evidente tra il fatto che Brunetta sia stato uno delle centinaia di consulenti di tre diversi governi di vario colore, e il fatto che in quegli anni sia salito il debito pubblico, con tanto di sfoggio di numeri (si sa, le cifre rendono qualsiasi affermazione automaticamente vera). Ci deve essere, ma a me sfugge: stavo pensando di sostituire la seconda parte della frase con “anni in cui il Toro ha vinto una Coppa Italia e Raffaella Carrà contava i fagioli, ma poi mi bannavano per vandalismo.

Capisco che spargere informazioni diffamanti o perlomeno sottilmente tendenziose su un media di grande ascolto non è più un problema di coscienza per nessuno: lo fa Fede, lo fa Feltri, lo potrà pur fare anche Wikipedia. Però mi sembra che ci sia un problema sistematico: come mai molte pagine di Wikipedia che trattano di personaggi del centrodestra sono evidentemente scritte in modo non neutrale ma negativo, e restano così per settimane o anche mesi, pur attraverso revisioni da parte di molte persone diverse?

E che senso ha che io perda tempo a togliere quella frase, se tanto gli ultimi dieci wikipediani che sono passati di lì l’hanno trovata neutrale, e quindi è facile che ricompaia domani mattina?

[tags]wikipedia, brunetta, neutralità[/tags]

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giovedì 8 Maggio 2008, 12:57

Rosichii

Abbiamo da poco avuto la lista definitiva dei ministri, e già la blogosfera commenta: negativamente.

Va bene, la soubrette che diventa ministro, ma di cui i primi risultati di Google sono foto nude, è effettivamente una novità; peraltro questo blog aveva già anticipato la notizia e linkato una delle foto in questione il 18 aprile, quindi adesso è inutile che mezza blogosfera rilanci le tette della Carfagna, a parte il solleticare un po’ gli ormoni primaverili del pubblico maschile.

Ma il povero Bondi, che v’ha fatto? Mi sfugge perché Sandro Bondi sia meno qualificato per fare il ministro dei Beni Culturali del suo predecessore, Ciccio “pliiiis visit italii de biutiful cauntri” Rutelli. Che c’è che rende Rutelli un esperto e Bondi uno che distruggerà la cultura italiana? Mi sembra che, al solito, ci sia una densità piuttosto alta di snobboni di centrosinistra che dal 14 aprile non smettono di rosicare, e che quindi si sentono bene solo se possono criticare a prescindere.

Io, invece, sono positivamente sorpreso da questo governo: intanto, tra i ministri ci sono due donne trentenni, Prodi poteva dire lo stesso? E mi solletica anche, più da vicino, l’inattesa sostituzione di Stanca con Renato Brunetta, persona che peraltro ebbi già occasione di conoscere quasi dieci anni fa, chiacchierandoci cinque minuti e avendone una buona impressione. Da quel che ricordo della chiacchierata, dubito che sarà un ministro dell’Innovazione e Funzione Pubblica molto accomodante con le lentezze e il fancazzismo di troppi nostri uffici, come purtroppo è stato in buona misura il suo predecessore. Vedremo se sarà capace di innovare veramente.

[tags]governo, ministri, carfagna, bondi, brunetta, sinistra, snob[/tags]

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