Visto che oggi è sabato e non ci legge nessuno, possiamo dedicare un post a uno degli argomenti più tabù che ci siano in Italia: la pedofilia nella Chiesa Cattolica.
L’occasione viene dall’articolo di cronaca de La Stampa che riporta a grandi lettere “SCAGIONATI”, a proposito di quattro preti accusati di molestie e pedofilia da parte di un loro ex allievo (da ragazzino) e poi ex prostituto a ore. L’articolo è un capolavoro di “informazione” all’italiana, di mezze verità e di giri di parole.
L’accusatore è Salvatore Costa, un ventiquattrenne che, buttato fuori di casa a quattordici anni, fu accolto dai preti; poi mise su famiglia, cominciò a guadagnare prostituendosi con uomini e per arrotondare ricattò questi preti. Quando fu arrestato per estorsione, rispose con le accuse di essere stato violentato da due preti sin da ragazzo, giustificando così anche la propria asocialità .
I primi tre paragrafi sono dedicati a buttare fango sull’accusatore (che peraltro, oggettivamente, deve essere un tipo poco raccomandabile): se ne scrivono di tutti i colori, cioé che si contraddice, che è un ricattatore professionista, che sembra uscire dai Miserabili di Victor Hugo, che è un irresponsabile e un questuante regolare. Probabilmente è tutto vero, ma in mezzo a questo viene nascosta la seguente, splendida frase, abilmente interrotta da un punto a capo:
“Circostanze che hanno reso incerto che allora Costa fosse, in ogni caso, ancora minorenne. La procura non ha ritenuto di chiederne il processo anche per calunnia. E pure questo è un fatto significativo.
Vuol dire che Costa non è stato ritenuto sufficientemente credibile perché l’inchiesta nei confronti dei sacerdoti procedesse.”
In pratica, si dice, cercando di non farlo notare, che una delle ragioni per l’archiviazione è che non si è certi del fatto che gli eventuali rapporti siano avvenuti quando l’accusatore era ancora minorenne e costituiscano quindi un reato, visto che, in sé, la prostituzione omosessuale tra maggiorenni consenzienti è assolutamente legale. Insomma, scagionati, archiviati, ma non è detto che sia perché i rapporti sessuali in questione non siano mai avvenuti: l’articolo non ce lo dice.
In più, si dice anche un’altra cosa: che Costa non è stato denunciato per calunnia, e questo “è un fatto significativo”. Perché? Beh, perché se le sue accuse fossero state palesemente false, allora egli sarebbe incorso nel reato di calunnia, che avviene quando qualcuno davanti ai giudici “incolpa di un reato taluno che egli sa innocente, ovvero simula a carico di lui le tracce di un reato” (art. 368 del codice penale). Se non c’è stato nemmeno il dubbio della calunnia, vuol dire che certamente Costa non ha inventato niente, che le cose che ha raccontato di aver vissuto sono vere; se mai, non costituiscono reato.
E invece, cosa scrive l’articolo? L’esatto opposto: “vuol dire che Costa non è stato ritenuto sufficientemente credibile”! Io ci ho pensato un po’, e poi ho capito: quel “vuol dire”, grazie al punto a capo, non è riferito alla frase precedente, ma a tutto il paragrafo, che racconta dell’archiviazione: quindi “l’archiviazione vuol dire”, mentre cosa voglia dire la mancata denuncia per calunnia non ce lo spiegano. Eppure, messo così, è fatto ad arte in modo da confondere le idee a proposito della mancata denuncia.
Se continuate a leggere, infatti, cominciate a scoprire alcune cosette che l’articolista non può non dirvi. Si parte dal primo prete, che ha ammesso “qualche abbraccio e carezza”, e subito si precisa che la cosa è confermata dall’accusatore e che non si è mai andati oltre; seguono poi due parametri per dimostrare che, comunque, la Chiesa ha già punito abbastanza quegli abbracci.
Del secondo, l’ex economo del Valsalice, ci dicono per prima cosa che è stato già trasferito a Roma, sempre per mettere bene in chiaro che il Vaticano non tollera queste devianze (da cosa, poi?). Solo dopo, stabilita la scomunica, ci spiegano che il sacerdote ha dichiarato apertamente di essere gay e di frequentare regolarmente prostituti a pagamento, ovviamente adulti. Ci dicono chiaramente che non è reato (strano, visto come i giornali trattano normalmente i gay, facendo sembrare reato anche solo girare senza maglietta su un carro allegorico) e che il fatto che abbia dato soldi e trovato lavoro a Costa “non vuol dire nulla” e non prova che ci sia mai andato a letto. A me, peraltro, questo prete che ammette le cose sta già simpatico, effettivamente non commette reati e perlomeno ha il coraggio di vivere la propria sessualità : in un ambiente pieno di sessuofobi non deve essere facile.
L’ultimo prete è quello che avrebbe violentato Costa da ragazzo; la procura ha indagato “con scrupolo” e ha provato che le date non tornano, e il prete non era a Moncalieri quando diceva Costa. Ovviamente non ci viene detto se sia che la violenza non è mai avvenuta, oppure che Costa ha indicato il prete sbagliato e non si sa chi sia quello vero.
Comunque, tutto a posto? No, perché proprio a questo punto, quando la maggior parte dei lettori ha già smesso di leggere da un pezzo, arrivano le ultime due righe, riferite a questo prete: “Nel suo computer erano passate immagini pedopornografiche. Un’accusa in più, anch’essa da archiviare: «Non è pacifico che la sola visione integri il reato».”
Scusa? Chiaro che qualcosa bisognava dire: tutti i giornali avevano messo in risalto, all’epoca, il reperimento di immagini pedofile sul PC di questo prete. E quindi, che ci dice La Stampa? Che era solo “un’accusa in più” (in mezzo a tutti i vaneggiamenti ricattatori di questo ragazzo, che però non sono calunniosi) e che era da archiviare perché… sì, il prete aveva l’hard disk pieno di immagini pedopornografiche, e le guardava regolarmente, immagino seduto sul divano fumandosi un sigaro, così per passatempo. Ma “non è pacifico” che il fatto di possedere e guardare immagini pedopornografiche sia un reato.
Alla buon’ora: personalmente, sono perfettamente d’accordo che guardare una immagine, di qualsiasi genere essa sia, non dovrebbe essere reato. Ma siamo nel Paese dove la Polizia Postale, mediante un semplice fax, può ordinare a tutti i provider di censurare un sito che non dico mostri queste immagini, ma addirittura parli della pedopornografia in termini non esclusivamente censori; nel Paese dove il semplice fatto che una bambina di pochi anni contragga una malattia sessuale simile a quella del padre è sufficiente per spezzare la famiglia, mandare madre e bimba in comunità e mettere lui sotto processo, anche se poi dopo anni si scopre che era soltanto colpa di un asciugamano condiviso. E poi mi venite a dire che potrei riempirmi il computer di pedofilia e pure guardarla regolarmente senza commettere alcun reato? Me lo segno, e la prossima volta lo dico a Vulpiani…
Il problema della pedofilia è ovviamente gravissimo, ma attorno ad esso c’è una chiara isteria, fomentata da persone che “amano” i bambini (in genere senza averne) così come altri “amano” i cani, la Madonna, Ronaldinho, Tiziano Ferro o qualsiasi altra persona o categoria possa diventare un oggetto d’amore lontano, idealizzabile e privo di volontà indipendente, tale da soddisfare il nostro senso di incompletezza. Tuttavia, quando si passa a parlare di preti – e di preti pedofili, nonostante i media ne parlino il meno possibile, ne saltano fuori continuamente – magicamente tutto questo non è più un problema; anzi, bisogna essere comprensivi e garantisti ad oltranza.
Per fortuna, la Chiesa Cattolica è ben più di questo (tra l’altro colgo l’occasione per segnalare il blog di don Piero Gallo, che meriterebbe maggior seguito), ma si caccia nei guai da sola, con questo persistere nell’ignorare il naturale istinto sessuale dei propri membri; e se i preti non possono sfogarlo, come tutti gli altri, con una compagna o con un compagno adulto, finiranno necessariamente per sfogarlo con chi gli capita a tiro, partendo dai bambini dell’oratorio.
Personalmente, ai preti presunti santi che secondo la favoletta vivono cinquant’anni in castità grazie alla superiore forza della fede nel Signore, preferisco i preti boh come il secondo di cui sopra, che sopportando la vergogna e la discriminazione sul proprio posto di lavoro hanno il coraggio di vivere la propria sessualità . A questo punto, però, è davvero ora di chiedersi quando la Chiesa smetterà di produrre pedofili, omosessuali repressi e omofobi deviati; perché poi le conseguenze ricadono su tutta la società .
[tags]chiesa, cattolicesimo, preti, pedofilia, pedopornografia, omosessualità , repressione, sesso, polizia postale, prostituzione, informazione, la stampa, torino[/tags]