È molto comune, specialmente da noi, inventarsi il premio alla rovescia: l’Ateneo tal dei tali, magari non particolarmente noto per il suo livello scientifico, o il Comune di Piripacchio, che nessuno sa dove stia, chiama uno dei più famosi personaggi di un dato settore e gli concede la laurea honoris causa o lo nomina assessore; ma il vero scopo è fare un bel comunicato stampa sfruttando la fama del personaggio per promuovere l’ente premiante. Alle volte si tratta di personaggi effettivamente di livello, altre volte basta che siano famosi – e giù lauree e premi a Rossi Valentino e Rossi Vasco.
E’ triste vedere come a questa logica si sia ridotto pure il premio Nobel: perché stimo moltissimo Obama e sono sicuro che farà grandi cose per il mondo, ma al momento non è che possa vantare granché nel suo curriculum (anzi, molti dei liberal americani cominciano già ad essere delusi per le sue pronte marce indietro rispetto all’avvenirismo del suo programma elettorale). L’importante dunque non era premiare il migliore, ma finire sulle prime pagine dei giornali grazie alla notorietà del premiato, come un qualsiasi premio di terza categoria; con ciò assumendo che il prestigio del premio Nobel, già un po’ vacillante in un’epoca dove il massimo della stima collettiva è raccolto non dai luminari ma dai campioni dello sport e della musica, sia definitivamente finito giù per il cesso.
Che poi, se il senso era premiare la scelta di un nero alla Casa Bianca, il premio avrebbero dovuto darlo agli elettori americani…
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