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venerdì 9 Ottobre 2009, 11:52

Come buttare nel cesso 115 anni di prestigio

È molto comune, specialmente da noi, inventarsi il premio alla rovescia: l’Ateneo tal dei tali, magari non particolarmente noto per il suo livello scientifico, o il Comune di Piripacchio, che nessuno sa dove stia, chiama uno dei più famosi personaggi di un dato settore e gli concede la laurea honoris causa o lo nomina assessore; ma il vero scopo è fare un bel comunicato stampa sfruttando la fama del personaggio per promuovere l’ente premiante. Alle volte si tratta di personaggi effettivamente di livello, altre volte basta che siano famosi – e giù lauree e premi a Rossi Valentino e Rossi Vasco.

E’ triste vedere come a questa logica si sia ridotto pure il premio Nobel: perché stimo moltissimo Obama e sono sicuro che farà grandi cose per il mondo, ma al momento non è che possa vantare granché nel suo curriculum (anzi, molti dei liberal americani cominciano già ad essere delusi per le sue pronte marce indietro rispetto all’avvenirismo del suo programma elettorale). L’importante dunque non era premiare il migliore, ma finire sulle prime pagine dei giornali grazie alla notorietà del premiato, come un qualsiasi premio di terza categoria; con ciò assumendo che il prestigio del premio Nobel, già un po’ vacillante in un’epoca dove il massimo della stima collettiva è raccolto non dai luminari ma dai campioni dello sport e della musica, sia definitivamente finito giù per il cesso.

Che poi, se il senso era premiare la scelta di un nero alla Casa Bianca, il premio avrebbero dovuto darlo agli elettori americani…

[tags]nobel, premio, obama, pubblicità, prestigio[/tags]

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7 commenti a “Come buttare nel cesso 115 anni di prestigio”

  1. Giacomo:

    Evvai! Per una volta non sono d’accordo con un tuo post :)

    Secondo me la scelta è stata importante. Il rischio della scelta populista era evidentemente dietro l’angolo, ma non penso sia questa la natura del premio a Obama.

    Obama, ad oggi, ha fatto nulla. Però ha detto parole importanti. Ha allungato la mano, ha fatto fare agli USA un passo indietro ed ha ufficializzato quella che sarà una nuova politica estera. Si è aperto alla collaborazione. Ora, con un Nobel sul groppone, dovrà anche far fede ad una maggior responsabilizzazione perchè le sue parole sono così state ufficialmente recepite da una comunità internazionale che ha reso lui omaggio per quanto promesso, ma che ora aspetta che ogni singola parola venga mantenuta.

    Francamente non mi aspettavo questa scelta. Così come non mi aspettavo altri Nobel per la pace assegnati anni fa. Per populista che possa essere (Obama è ormai un brand, oltre che il Presidente degli Stati Uniti), mi pare una scelta giusta.

    Fermo restando il fatto che non so esattamente quali fossero gli altri nomi in lizza. Perchè di una scelta, comunque, si tratta.

  2. Elena:

    Non è che buttano nel cesso 115 anni di prestigio, questo rischio lo hanno corso molte altre volte.

    Comunque anche a me la scelta sembra sbagliata, ma sbagliata di brutto: un conto è l’innamoramento collettivo che il mondo sta vivendo per Obama e per le sue parole, i suoi discorsi, il suo modo di porre le mani, il suo modo di guardare la telecamera, un conto è verificare chi sta effettivamente facendo qualcosa per promuovere la pace. E ce ne sono tanti nel mondo, ad esempio tutti quelli che stanno lottando per la sopravvivenza dei popoli indigeni, tutti quelli che a vario titolo sono impegnati nella lotta alla diffusione dell’aids, soprattutto nell’africa subsahariana dove la malattia sta decimando generazioni di persone, tutti quelli che cercano di contrastare la violenza sui minori, di qualunque genere, tutti quelli che stanno cercando di contrastare il cambiamento climatico, tutti quelli che si oppongono ai pasdaran in Iran, ai monaci birmani (quelli tibetani hanno già ricevuto il riconoscimento nella persona del loro capo spirituale), a quelli che si occupano delle vittime delle catastrofi o dei derelitti nelle periferie delle megalopoli e così via in un lungo elenco che fa proprio sbiadire la rutilante lucentezza del premio nobel a barack obama e ai suoi bei discorsi. E se proprio vogliamo essere tranchant è il suo team di ghost writer a dover pretendere il premio e la borsa.

  3. Politicantes:

    La storia recente dei rapporti internazionali ci ricorda come la risoluzione delle controversie internazionali sia stata basata perlopiù sull’uso della forza. Il fatto che Obama abbia ritenuto di spendere la sua credibilità quale Presidente degli Stati Uniti proponendo un diverso approccio rappresenta un elemento di grande valore e comunque di coraggio. E’ evidente, al momento si tratta di discorsi e gesti simbolici, ma sono quelli – pubblici – del rappresentante della prima potenza mondiale. E se questo certo non è garanzia di successo, rappresenta senz’altro un primo importante passo.
    Forse il Comitato ha inteso premiare questo coraggio di scommettere sul futuro, magari anche per sottolineare il valore dell’esempio. Mi pare invece meno plausibile la ricerca di notorietà, posto che lo stesso Comitato ha peraltro appena attribuito il premio per la Letteratura ad una scrittrice non certamente nota alle folle.
    E, sia detto per inciso, per quanto siano comunque da elogiare tutti coloro che si spendono per il bene dell’umanità, è altrettanto evidente come sia di volta in volta possibile stilare una graduatoria.

  4. raccoss:

    Meglio che Kissinger

  5. mfp:

    umpf… poi quando io dico che per sapere come va Obama bisogna sentire (e interpretare) Khamenei, tutti a darmi del terrorista islamico. Khamenei ha detto “siamo felici di un cambio di rotta, pero’ aspettiamo i fatti”. Il rumeno che era oggi a pranzo qui con me ha detto lapidario: “Troppo presto per premio Nobel”. E gli svedesi!? Gli danno il premio. Boh… robe da matti… essere felici ed aspettare i fatti no eh… non e’ che uno non vuole premiarlo, e’ che vorrebbe almeno sapere perche’ e’ stato premiato. Invece premi volanti e cazzate a go-go. Premi volanti e cazzate a go-go. Per forza che poi uno diventa kamikaze…

  6. Yari:

    Non condivido assolutamente il giudizio di VB.

    Tutto sommato le motivazioni del comitato di Oslo per il Nobel a Obama mi sembrano ben chiare e indiscutibili. Non è stato premiato il suo programma elettorale e la sua attuazione, è stato premiato il suo impegno nel cambiare l’approccio degli U.S.A. alla politica internazionale, è stata premiata la sua politica di Pace (diplomazia e disarmo) e il modo in cui si sta ponendo nei confronti dell’ONU e delle altre organizzazioni internazionali che quasi mai i suoi predecessori hanno rispettato. Gli U.S.A. sono probabilmente il popolo più ingombrante e pericoloso del pianeta, questa apertura non è affatto banale e secondo me è questo che si è voluto premiare. Non ho mai avuto grande simpatia per Obama (e per gli U.S.A. in generale) ma affermare che si stanno buttando nel cesso 115 anni di prestigio mi pare veramente esagerato.

  7. D# AKA BlindWolf:

    Penso anch’io che l’assegnazione del Nobel a Obama sia un po’ precipitosa (avevano paura che tra 4 anni il mito si sgonfiasse? O che il presidente venga accoppato?). Apprezzo sostanzialmente la motivazione, ma più che premiare le parole preferirei veder premiati dei fatti (che tanta altra brava gente in questi anni ha portato a buon fine).
    Trovo altresì esagerato dire “115 anni di prestigio buttati nel cesso”.

    Comunque il Nobel per la pace è il più “politico” dei premi, in quanto è strettamente legato alle opinioni politiche della commissione: per molte persone la pace si ottiene con le guerre in Afghanistan ed Iraq…

 
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