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martedì 20 Ottobre 2009, 11:16

Tagliarsi da soli

Che l’Università sia luogo di sprechi, favoritismi, raccomandazioni e imboscamenti è noto a tutti; che negli ultimi vent’anni, grazie a una pioggia di fondi pubblici nazionali e locali, siano fioriti ovunque corsi di laurea bizzarri e atenei improbabili, creati soprattutto per dare lustro ai politici locali e per moltiplicare cattedre e stipendi, è altrettanto chiaro. Ben vengano dunque una razionalizzazione e un sano taglio a spese insostenibili e soprattutto inutili.

Questo, tuttavia, non può giustificare il fare di ogni erba un fascio; per questo lascia davvero perplessi l’idea (forse rientrata, non si sa per quanto) del Politecnico di Torino di chiudere tutte le sue sedi decentrate, comprese le due – ormai storiche e molto frequentate – di Mondovì e Vercelli. Ammetto di esserci affezionato – quando a metà anni Novanta ero rappresentante degli studenti nel Consiglio d’Amministrazione del Poli erano aperte da poco, e noi di Torino facevamo la spola per far nascere anche lì un po’ di animazione studentesca – ma davvero non riesco a capire i motivi razionali di una scelta del genere.

Intanto, non si capisce come mai i tagli più pesanti tocchino a una delle migliori università italiane, una di quelle che risultano tra le prime in tutte le classifiche nazionali e che ancora possiedono un po’ di prestigio internazionale. Poi, non si capisce bene il senso di un taglio che porterà con sé inevitabilmente anche un taglio degli studenti – dubito che quelli di Novara o di Savona verranno fino a Torino, più facile che vadano a Milano e Genova – e dunque delle entrate; anche perché chiudere le sedi vuol dire forse risparmiare qualche affitto (spesso peraltro pagato dagli enti locali) e un po’ di docenti a contratto, ma certo non permette di licenziare il personale regolarmente assunto. Insomma, anche in termini strettamente “aziendali” è una scelta strategica e finanziaria che equivale più che altro a un taglio dei propri attributi.

Queste scelte accademiche risultano solitamente da lotte di potere e accordi sottobanco tra le baronie interne; in questo caso non sono addentro e non so quale sia la posta in gioco, anche se alcuni giornali hanno scritto che l’obiettivo del rettore Profumo è “tagliare i costi della didattica per poter investire sulla ricerca”, che temo nella realtà rappresenti il desiderio di smettere di avere sul groppone quei rompiscatole di studenti e quelle noiose ore di lavoro fisso derivanti dall’insegnamento, e di potersi invece fare i fatti propri in ufficio, possibilmente con più soldi per farsi finanziare viaggi all’estero per convegni e qualche portatile nuovo. (Non tutti i docenti sono così, specie al Poli ce ne sono molti che danno l’anima per il proprio lavoro compresa la didattica, ma se voi foste un insigne accademico preferireste sperimentare nuove teorie che vi diano la fama o insegnare per l’ennesima volta le nozioni di base a un manipolo di ventenni, magari rumorosi e svogliati?)

Tuttavia, il vero problema dell’Università è un altro: come nella scuola, è l’ennesimo patto al ribasso di questa Italia. Qui il patto è: ti do pochi soldi (gli stanziamenti italiani per l’Università sono generalmente la metà che nel resto d’Europa) ma puoi farne quel che vuoi, nessuno ti verrà a rompere le scatole se assumi tuo figlio o se il tuo ultimo lavoro scientifico risale al secolo scorso. Il risultato è il profluvio di scandali e sprechi dei nostri atenei, che a sua volta giustifica agli occhi dell’opinione pubblica ulteriori tagli, che finiscono per ridurre ancora lo spazio per fare istruzione e ricerca di alto livello, il che fa scappare all’estero le persone capaci e lascia gli atenei nelle mani di mediocri e raccomandati, che causano altri scandali e sprechi e così via, in una spirale di degrado senza fine.

E’ lì che bisogna intervenire: aumentando i fondi in modo che l’Università non torni ad essere un privilegio per pochi, ma nel contempo introducendo una meritocrazia feroce e un controllo spietato su come questi fondi vengono usati.

[tags]università, politecnico, torino, tagli, gelmini, mondovì, vercelli[/tags]

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15 commenti a “Tagliarsi da soli”

  1. Fulvio:

    le motivazioni ufficiali sui tagli (neppure io so se siano definitivamente confermati) giungono dalla combinazione di due nuove normative ministeriali, che combinano (saltando dettagli e cavilli che non ci interessano) due vincoli: 1) un numero minimo di docenti di ruolo necessari ad attivare (o tenere in vita) un corso di laurea, ed 2) un numero massimo di ore di didattica che ogni docente può svolgere. Questi vincoli, prevalentemente esterni (ministeriali), fanno sì che l’offerta didattica del Poli fosse circa il doppio rispetto a quanto richiesto dalle norme di legge. E quindi dei tagli fossero necessari.
    Fin qui, le motivazioni ufficiali, su cui se volete posso fornire ulteriori dettagli. Se volete il mio pensiero, credo che tutto il discorso sulle sedi periferiche sia stato impostato in modo errato fin dall’inizio, in una fase iperespansionistica nella quale la priorità era data al consolidare presenza (ed amicizie…) sul territorio, e/o creare nuove cattedre. Credo che in alcuni casi una sede decentrata si potesse concepire come un “polo di eccellenza” su un qualche tema/argomento specifico, non esistente nella sede centrale, e con forti legami sul territorio. All’inizio ciò è parzialmente successo con Alessandria (con il chimico-tessile), Ivrea (telecomunicazioni). Ma poi le logiche di gestione e di evoluzione sono state guidate da altre priorità…
    Il discorso dei fondi (tanti o pochi) e dei relativi controlli è invece molto più complesso, e non mi ci voglio avventurare. Posso solo dire che chi si impegna per il sistema si sente avvilito ed offeso dall’immagine che traspare a livello mediatico e politico, ma allo stesso tempo ha di fronte a sé lampanti esempi del degrado.

  2. simonecaldana:

    Fulvio: il decentramento, soprattutto in una regione come il Piemonte che e’ vasta ma ha una sola citta’ ben sopra i 100mila abitanti (Novara ne fa 103mila, ma e’ anche un dormitorio di Milano) serve ad aumentare le possibilita’ di scolarizzazione universitaria per le zone piu’ periferiche. In generale in Italia, dove la popolazione e’ molto piu’ distribuita sul territorio rispetto a gran parte degli altri paesi europei, avere sedi anche solo didattiche decentrate e’ decisamente utile.

  3. mfp:

    VB, siamo davanti ad un classico… il Loop Ingegnere-Avvocato… un costoso processo euristico senza fine che porta all’autodistruzione della specie. In pratica i baroni che negli anni ’60 e ’70 hanno studiato a macchia di leopardo, senza avere poi la necessita’ darwiniana di colmare le lacune (vista l’abbondanza degli ’80 e ’90), fatta oggi carriera automatica (anzianita’ e sotterfugi vari) che li porta oggi nel ruolo di decisori, nel tentativo di introdurre cambiamenti ignoranti a caso sperando che funzionino, stanno tagliando le palle ai giovani per poter continuare a discutere a vuoto nel Loop di cui sopra fino a che non avranno piu’ e l’onere di decidere e la necessita’ di decidere. Ma tanto vojo vede’ come si pagano le pensioni se la generazione dopo produce ancora di meno…

  4. simonecaldana:

    mfp: semplice, indebitando le generazioni piu’ giovani ancora di piu’. E’ una curiosa inversione del pagamento a babbo morto, ma stavolta chi ride e’ il babbo.

  5. Piero:

    Secondo me basterebbe togliere valore legale al titolo di studio e penso che molti abusi nel mondo della scuola e dell’università svanirebbero da soli.

  6. mfp:

    simone: hanno studiato a macchia di leopardo (tanto c’era il 6 politico), senza computer, senza commutazione di pacchetto, senza ipertesto, senza Mentori Anonimi (ie: adeguati a questi tempi), e quando ci sono arrivati Google era gia’ uno spacciatore pubblicitario che nasconde l’info utile… son mezze seghe… stai tranquillo che prima della fine di questa legislatura (sempre che non decidano che bisogna mescolare ulteriormente le carte prima del 2012), il babbo ridera’ poco. Il mio sicuro; il tuo non lo so. Io pure c’ho poco da ridere eh… ma sempre piu’ di mio babbo (io almeno c’ho la passione per lulz, creativity, disruption and lulz)… il giorno prima dell’inizio della causa di separazione con mia madre gli ho raccontato una barzelletta… quella del tizio che potendo scegliere, e vedendo che all’Inferno nonostante qualche fastidio (stare in vasche piene di merda per l’eternita’, respirare in un posto caldo e afoso, etc) c’era piu’ movimento (diavolette in bikini, birra e cocktail gratis, musica, giornale), sceglie di andare all’Inferno… pero’ appena si spoglia per infilarsi nella sua vasca di merda fino al collo come tutti gli altri inquilini che gli stavano intorno, non fa neanche in tempo ad aprire il giornale e prendere il cocktail superalcolico dal vassoio della diavoletta in bikini… che arriva un diavolaccio tutto incazzato, sbuffante fumo solforoso dalle narici, con un tridente appuntito in mano, e una coda che frusta violentemente gli incauti che gli passano vicino: “OK, LA PAUSA E’ FINITA, GIU’ LA TESTAAAAAAA!”. E gliel’ho spiegata solo dopo che il giudice aveva temporaneamente destinato a noi familiari quasi 3 volte quanto lui (medico, ma ignorante di diritto) aveva deciso che ci avrebbe dato… e non e’ ancora finita… piu’ si ostinano a consumarci, piu’ subiranno derive popolari sempre piu’ crude, e andando sempre piu’ in quel periodo di vita in cui ridiventi gradualmente sempre piu’ dipendente dagli altri e solo i tuoi figli – nella migliore delle ipotesi – hanno la pazienza di starti a sentire… che tagliano le sedi distaccate e’ anche meglio, perche’ aprono spazi (territorio) a forme diverse di istruzione e amministrazione della cultura. Se il software fosse stato da subito libero avremmo si gia’ risolto tanti problemi invece di crearcene di nuovi… pero’ non ci sarebbe stata una alternativa da produrre. Vorra’ dire che potremo ripetere la storia anche con le universita’…

  7. mfp:

    simone: hai visto? Mentre io scrivevo l’ennesima mia bibbia… Piero ti ha detto direttamente e sinteticamente come andra’ a finire…

  8. Fulvio:

    simonecaldana: davvero il decentramento delle sedi giova agli studenti? andare a studiare in una sede in cui i professori vengono solo a fare lezione (e poi scompaiono), dove spesso i laboratori sono inadeguati, dove non è possibile andare a consulenza perché il prof. è a Torino, dove non si hanno contatti con la popolazione studentesca (eccetto i tuoi 30 compagni di corso), non puoi svolgere la tesi, …
    [Aneddoto: ho insegnato diversi anni nella sede di Ivrea, ed il fatto che la sede fosse ‘vicino a casa’ era cosa gradita ai genitori, ma molto meno agli studenti: i residenti in Ivrea e circondario, statisticamente, si iscrivevano di più a Torino che non ad Ivrea].
    Certamente può aumentare il numero di coloro che si iscrivono (è comodo da raggiungere, bocciano poco perché le classi sono piccole, …), ma ti manca lo stimolo a crescere individualmente (=imparare ad arrangiarsi e a gestirsi) e culturalmente (=confrontarsi con altre popolazioni di studenti).
    Non dico che non si possano creare delle sedi decentrate valide, ma *purtroppo* la storia recente del Poli non offre molti esempi positivi.
    Puntiamo piuttosto sui TRASPORTI e sui SERVIZI per permettere agli studenti di fruire delle università (che abbiamo una massa critica). E se vogliamo, puntiamo su corsi professionali post-maturità (ci sono già dei percorsi di questo genere e stanno avendo buon successo).

  9. simonecaldana:

    mfp: chi paga per l’istruzione superiore in forma libera per quelli che non possono sostenerne i costi? (perche’ costi ce ne sono, oppure vogliamo fondare il futuro dell’istruzione superiore al volontariato?

  10. simonecaldana:

    Fulvio: concordo con te sull’essere immersi in un contesto sociale intellettualmente stimolante, ma ti faccio notare che una sede decentrata non per forza deve funzionare male. Cio’ detto il futuro di un gruppo sociale e’ grandemente determinato da quanto questo gruppo sociale istruisce i suoi giovani. Ogni persona che per un motivo o per un altro non riesce ad accedere all’istruzione che vorrebbe e’ una perdita.
    Ortogonalmente a questo la prima cosa da insegnare e’ che per vivere bisogna lavorare, per cui se ti interessa un campo di studi non (facilmente) monetizzabile dovrai essere conscio che sarai un guru che tira il carrello e scarica la frutta dentro nel verziere.

  11. vb:

    Comunque uno dei grossi problemi è la scarsità di supporti per la mobilità degli studenti: in molte nazioni è normale, a 18 anni, andare via di casa e fare l’università lontano da casa, imparando anche a vivere da soli, grazie a borse di studio consistenti. Da noi tutto questo non c’è, se non un po’ di migrazione dal Sud verso gli atenei del Nord, spesso autofinanziata sfruttando precedenti migrazioni di parenti. In quest’ottica anche una riduzione dell’offerta sul territorio diventerebbe più sostenibile…

  12. marisa:

    secondo me il vero problema dell’università sono i prof che non ti seguono! io ad esempio mi sono dovuta rivolgere ad universitalia per realizzare la mia tesi di laurea perchè nessun insegnante mi seguiva… vi sembra giusto?????????

  13. Fulvio:

    simonecaldana: certo non è detto che una sede staccata *debba* funzionare male. Il fatto è che molte lo facevano (osservazione empirica).
    Si tratta di decidere tra 3 ‘mission’ diverse, che dobbiamo fare attenzione a NON mescolare:
    1. fare formazione (tendenzialmente di tipo professionalizzante) post-diploma. Si può fare bene, in modo distribuito sul territorio. Bisogna però integrarsi con la formazione secondaria (cosa che non è stato fatto), per garantire la continuità dei percorsi e la condivisione di docenti, risorse, finalità. Poi si possono riconoscere parte di questi crediti per l’accesso all’università (esiste già e si chiama IFTS).
    2. fare università (compresi tutti i 5 anni di corsi, la tesi, i laboratori, ecc…). In questo caso per farla bene serve una massa critica. È ovvio che la massa di per sé non è sufficiente a farla bene, e di questo abbiamo tanti esempi.
    3. fare ricerca e sviluppo legate al territorio (e alle realtà produttive del territorio). Anche questo si potrebbe fare, a livello [quasi-]universitario, compresa anche la parte di formazione, ma su temi molto specifici (secondo me).
    Ad obiettivi diversi devono corrispondere modalità di intervento diverse, per cui i ‘melange’ di 1+2+3 che si sono visti finora hanno sostanzialmente deluso.
    Banalità conclusiva: servono strategie chiare e servizi efficienti per supportarle. (ah già, siamo in Italia, scusate…)

  14. simonecaldana:

    Fulvio: concordo con l’analisi corretta. A me verrebbe da dire che vien da se’ che la sede centrale offre un ambiente “migliore” proprio come e’ noto che esistano universita’ a livello diverso, per cui a parita’ di titolo di studio (che dipende dalla didattica) possono corrispondere in realta’ esperienze diverse, proprio come le ha uno studente del PoliTO rispetto ad uno studente di ingegneria di Venezia (facolta’ scelta a caso ma che non mi pare sia particolarmente rinomata). Insomma in ogni campo ci sono eccellenze, spesso molto specifiche che dipendono dalla geografia, ma questo non rende un titolo di studio formalmente diverso da un altro.

    In soldoni un decentramento permetterebbe un piu’ facile accesso alla didattica e alla formazione, mentre ovviamente la sede centrale rimarrebbe quella di eccellenza generica, mentre in alcune realta’ locali decentrate potrebbero crearsi poli di eccellenza molto specifici (altra idea a caso: la vinificazione in una ipotetica sede decentrata di agraria ad Asti)

    I tre obiettivi non sono in sostanziale opposizione, ovviamente serve organizzazione :)

  15. mfp:

    simo’, a ‘sto giro te lascio (quasi) ‘sta e risponno serio solo perche’ sei un lettore affezionato a VB… (ma co’ ‘sti soldi m’avete rotto li cojoni: i tuoi e i miei se li son fumati-trombati-bevuti-e-spippettati D’Alema, il Nano e i Quaranta Ladroni 2.Zeroooooo, i quali a loro volta s’erano trovati inculati dai Andreotti, Craxi e i Quaranta Ladroni 1.0, e pure loro poracci se so’ trovati a loro volta fregati da quelli che avevano scritto le beta nei passati 2000 anni! Nun ce stanno piu’ li sordiiiiiiiiii! Qualunque cosa conforme a tutto cio’ che di sistemico c’era prima del 2008 e’ un furto ai danni di qualcun altro! I nobili hanno sempre fatto cosi’: svuotavano le casse e poi chiedevano un prestito ad un banchiere, svuotavano le casse e poi facevano la guerra per ruballi a qualcun altro, svuotavano le casse e poi – se non potevano ne’ chiede un prestito ne’ fare la guerra – mandavano una barchetta in giro per l’oceano (“hai visto mai che quelle antiche leggende vichinghe so’ vere! Ce so’ le Indie, e nelle Indie c’e’ oro, braccia e fica gratis”), svuotavano le casse e poi conquistavano il Sud Italia, svuotavano le casse e colonizzavano l’India, svuotavano le casse e facevano guerra all’Iraq e l’Afganistan, svuotavano le casse e poi andavano a piagne dal Papa (affinche’ attingendo dall’Index Librorum Prohibitorum, libri gonfi di creativita’ e fantasia esclusiva, ne inventasse una abbastanza grossa da quieta’ er popolo). Ancora co’ ‘sti soldi! So’ finiti! FI-NI-TI! Adesso te li devi stampa’ da solo; pure quelli! So’ vent’anni che tu padre se caca in mano appena la camera del commercio americana a Roma tuona e si rintana negli sgabuzzini a fasse le pippe mentre brucia i soldi dell’altri! Se vuoi fare i soldi lavorando, e non vuoi fregare il prossimo, per favore, vai all’estero; se invece vuoi essere vivo stai qua e aiuta vb, codardo)

    “chi paga per l’istruzione superiore in forma libera per quelli che non possono sostenerne i costi?”

    Intanto comincia dal costruirti la stampante[1], e’ facile, spontaneo, naturale, come il p2p per i bit… poi con quella ti costruisci l’involucro[2] dell’Universita’[3]. Se c’e’ curiosita’ di sapere come funziona cio’ che sei e ti circonda, e’ meglio che una cultura manualistica monodisciplinare 30ennale amministrata da gente che oramai non si capisce piu’ bene a quale titolo faccia quel mestiere. Ora, per favore, cercati da solo lo scanner 3d da 100 euro; il riciclatore domestico per la plastica (da 600 euro); falla finita de cacatte sotto (per il futuro), e damme una mano a tranquillizza’ quei poveri disgraziati che la’ fuori non ci dormono la notte pe’ sto cazzo de futuro deforme che apprendono dai media. Io e te abbiamo gia’ tutto il necessario per fare una universita’: 50 euro per i granuli di abs/pvc/hdpe/acido_lattico/…/canapa ce l’hai? Nella testa negli anni passati c’hai messo qualcosa di tecnico? Qualcosa sai fare (con le mani, la faccia, e le chiappe)? Conosci Internette? Famo colletta e costruiamo l’universita’ mattone per mattone. E poi stai tranquillo che qualche vecchio rincojonito che dona beni c’e’ ancora (e’ fisiologico eh; te vojo vede’ a te a 94 anni quando sei svejo!)… basta metterglisi attorno e ripetergli le frasi della mattina (“non c’e’ piu’ il {giovane,vecchio,medico,politico,capo,papa,pensione,etc} di una volta”; dipende da cosa lo ha turbato in quel giorno) e della sera (“vuoi che ti metta un radiomicrofono in camera cosi’ se stai male me ne accorgo subito?”; questa invece sempre uguale… “io mi prendo cura di te” declinata in tutte le salse tranne quelle in cui se ti risponde di si ti devi fare il culo). Ma solo dopo avergli fatto leggere questo messaggio… cosi’ nel giro di poco tempo da quando gli sussurri quelle dolci frasi due volte al giorno, diventera’ talmente paranoico da doverlo ricoverare… e allora se avrai saputo resistere tenacemente migliaia di volte alla tentazione di farlo fuori… sarai ricompensato per questo (solo per questo; per non averlo fatto fuori… che e’ illegale e difficile da nascondere… invece di averlo indotto a farsi fuori). I problemi che c’hai in testa (compreso quello energetico di cui discutemmo tempo fa) esistono solo li’… nella tua testa… perche’ stai a rompe li cojoni a me invece di stamparti la stampante che ti stampa i soldi sottoforma di universita’! Scommetto che sei una delle famose “nuove leve gGiovani (nda: Google Giovani)” del PD.

    [1] http://www.reprap.org/bin/view/Main/WebHome
    [2] http://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/e/e9/Ttp_samoore.gif
    [3] http://it.wikipedia.org/wiki/OLPC

 
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