Rumore di zoccoli
Poco fa, ho interrotto il lavoro e sono andato a fare mezz’oretta di passeggiata nel quartiere, per sbrigare alcune commissioni. La giornata è bella e c’è il sole; fuori si sta proprio bene.
Ho attraversato il parco della Tesoriera schivando il fango, ho girato l’angolo e… sorpresa. In una tranquilla mattinata d’inverno, all’angolo tra via Medici e corso Monte Grappa, stava parcheggiata una camionetta della polizia con cinque o sei poliziotti davanti, in assetto da guerra.
Arrivo all’angolo, giro lo sguardo e mi trovo davanti una scena da Sud America: via Medici è bloccata da un nugolo di poliziotti e carabinieri. A prima vista conto un’altra camionetta della polizia, due camionette di carabinieri, un gippone, parecchie volanti. In tutto, ci saranno stati almeno cinquanta poliziotti, forse di più.
Svolta la mia commissione, ripasso dopo dieci minuti e sono ancora tutti lì; il capo parla nel walkie-talkie, gli altri gironzolano; particolarmente truci i carabinieri messi in fila con i mitra in mano, ma anche i poliziotti con gli scudi antisommossa non scherzano.
Ho subito capito perché fossero lì; e infatti ho poi trovato la breve sul sito della Stampa. Hanno sgomberato il micro-centro sociale che stava all’angolo tra via Medici e via Fogazzaro (quando facevo il liceo era una capanna di lamiera di una bocciofila, immaginate le condizioni attuali).
Premetto che io sono favorevole alle attività dei centri sociali e contrario all’occupazione abusiva di locali altrui, nonché favorevole al pronto riutilizzo degli edifici urbani abbandonati (anche requisendoli temporaneamente ai privati, se li lasciano in abbandono, fino a quando questi non dimostrino di essere pronti ad usarli – ma deve essere una autorità pubblica a farlo e ad assegnarli secondo regole chiare) e contrario alla musica a palla e al mancato rispetto delle regole di convivenza civile con chi è meno alternativo di te.
Ma la cosa che mi ha colpito non è l’ennesimo sgombero di un centro sociale; è lo shock di camminare tranquillamente per il mio quartiere in una paciosa mattina qualsiasi e trovarlo militarizzato senza preavviso.
Questo, sì, è lo shock; e anche alla mia successiva tappa al centro anziani di via Fabrizi (tra me e il pagamento dei miei bollettini c’erano 35 numeri da attendere, sono subito andato via e tornerò con la tessera “corsia preferenziale per non pensionati”) tutti i presenti non parlavano che di questo. Non “hai visto, mandano via gli squatter” ma “hai visto quanta polizia”.
Ed è una brutta sensazione, quella che tra alternativi, operai in lotta, studenti inkazzati, manifestanti contro il governo e comitati no qualcosa, ormai davvero la protesta sia diffusa; e che il principale interlocutore politico che le istituzioni offrono alla cittadinanza in fermento siano le camionette della polizia, perché non hanno idea di cos’altro offrire. Il rumore di zoccoli è sempre più forte.
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