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giovedì 14 Gennaio 2010, 11:49

Oggi video, domani chissà

Fin che si può, vi metto un po’ di video; dico “fin che si può” perché come avrete letto il governo sta pianificando di equiparare alle televisioni i siti anche amatoriali che usano molti video o che fanno streaming di immagini, in modo da poterli poi strozzare in ogni modo possibile. Infatti, secondo la bozza di decreto, saranno equiparati alle televisioni i siti in cui il contenuto audiovisivo “non abbia carattere meramente incidentale”: se insomma pubblicate con regolarità dei video sul vostro blog, anche gratuitamente e senza scopo di lucro, siete una televisione e dovete farvi carico di tutti gli oneri relativi. A questo si aggiunge la promessa di un controllo strettissimo sul rispetto dei diritti d’autore.

Naturalmente il governo ha tutto l’interesse a fare questa mossa: è una mossa che rischia di eliminare il giornalismo di strada fatto coi video, tipo quello che ho fatto io l’altra notte a Susa, e i contenuti scomodi e non controllati che esso veicola; è una mossa che mette in difficoltà Youtube, con cui lo Stato italiano Mediaset è in causa; è una mossa che allarga a dismisura la definizione di “mercato televisivo”, consentendo a Berlusconi di affermare, come già fece col digitale terrestre, che la sua non è poi una posizione così dominante.

Fin che ce lo lasciano fare, dunque, vi mostro innanzi tutto questa chicca: il sindaco di Asti Giorgio Galvagno, in causa con Grillo da anni, sta usando tutta la sua discrezionalità per rendere praticamente impossibile la raccolta delle firme del Movimento 5 Stelle Piemonte nella sua città. Già raccogliere mille firme in una provincia relativamente piccola come Asti è una grossa impresa; figuriamoci se il Comune non ti agevola. Ecco come, passando sotto i portici, il sindaco ha definito la raccolta firme dei grillini:

Ovviamente chiunque di voi sia residente in provincia di Asti, grillino o no (tanto gli altri partiti non devono raccogliere le firme), è caldamente invitato a recarsi a firmare presso l’URP del Comune di Asti, o a contattarmi per altre informazioni su come firmare.

Il secondo video è quello del mio intervento un mese fa alla presentazione della lista regionale:

Il significato storico di questo video è che ho imparato a fare campo e controcampo con iMovie, ossia ad alternare le riprese di due sorgenti video in sincrono mantenendo fisso l’audio di una delle due. Così, nel successivo video di Susa, ho potuto sbizzarrirmi col montaggio analogico dell’occhio della madre immagine del fuoco e di altre sequenze di condimento che mi ero premurato di girare.

Infine, l’ultimo video è del mio intervento alla presentazione di The Innovation Group, un mese fa a Milano. Credo che pochi di voi abbiano idea di cosa faccio io di lavoro; magari questo video vi darà qualche idea in più. Questo però non l’ho girato io: non mi assumo responsabilità artistiche.

[tags]video, internet, governance, censura, berlusconi, youtube, asti, galvagno, politica, 5 stelle, beppe grillo, vittorio bertola, the innovation group[/tags]

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9 commenti a “Oggi video, domani chissà”

  1. mousse:

    Vb, noto una vena paranoica da qualche post a questa parte… non è bello.

    Tra l’altro, queste ipotesi mi sembrano molto “aria fritta”: se ti ricordi si parlò di equiparare anche i blog alle testate giornalistiche (ne avevi parlato anche tu su queste pagine) ma poi non se ne fece niente.

    Si parlò anche di leggi restrittive contro la pedopornografia online (tanto da paventare di proibire la pubblicazione le foto scattate ai propri bambini in spiaggia).

    Due cose che sono finite in niente.

    Ricordo che un ministro (Fioroni, mi pare) disse anche di elogiare il “sistema cinese” della gestione della rete, ovvero la censura e suggerì di introdurlo anche in Italia.

    In tempi MOLTO più recenti un altro ministro (Maroni) buttò lì di mettere filtri vari su Facebook, rifilando peraltro tutti gli oneri della cosa ai provider.

    Entrambe le ipotesi durarono esattamente tre giorni.

    Quindi se dovessi scommettere sulla cosa direi che anche questa boutade finirà in una bolla di sapone.

    Oltretutto, anche per le radio online la normativa le equipara alle radio “tradizionali”, con pagamenti SIAE e quant’altro, e non mi sembra che questo freni in alcun modo la proliferazione di radio che trasmettono solo online.

    Come se non bastasse, va bene la “libertà” ma io preferirei un maggior “autocontrollo qualità” da parte di chi pubblica notizie online, ci sono delle cose che veramente non si possono guardare/leggere: zero verifica delle fonti, zero obiettività, nessuna possiblità di ottenere rettifica di informazioni sbagliate (quando non totalmente inventate), pedissequo copiaincolla da “agenzie indipendenti” non meglio identificate.
    Si, lo so, è esattamente quello che fanno molti giornali e testate “ufficiali”, ma almeno quelli hanno dei direttori responsabili della spazzatura che pubblicano.

    Il problema non è cosa viene pubblicato, ma il fatto di non avere nessuno responsabile della pubblicaizone stessa.

    Procurati il libretto de “il Barbiere di Siviglia” e leggiti “la Calunnia”. ;)

  2. mousse:

    PS: il problema infatti non è quando io faccio vedere “le cose come stanno” e dico la verità.
    Il problema è quando non lo faccio, e magari incolpo le persone di cose che non hanno fatto, o che mi sono inventato di sana pianta.

    sorry per il doppio post.

  3. D# AKA BlindWolf:

    @mousse: sinceramente me lo auguro che (anche) questa proposta sia aria fritta della durata di 3 giorni. Ma se molte di queste proposte sono finite nel nulla è anche grazie al fatto che molte persone in rete hanno espresso il proprio disappunto dimostrando un’avversione popolare per il DDL in questione.

    Distinguerei comunque 3 casi:

    1) proposta di legge propagandata e poi accantonata (es. censura di gruppi Facebook): in questo caso prendi due piccioni con una fava, dato che il cittadino offline (non solo sconnesso fisicamente – ergo: no modem – , ma anche mentalmente – ergo: no conoscenza delle regole etiche di Internet) vede l’annuncio come Cosa Buona & Giusta ma non saprà mai della volatilizzazione del DDL, quindi hai i favori del cittadino offline ma non hai gli sfavori di quello online perchè la legge minacciata non si presenterà.

    2) legge approvata (es. legge Chiti del 2001): spesso di scarsa applicabilità, ma come si sa “le leggi si applicano ai nemici e si interpretano per gli amici”. Continuerà a girare (online ed offline) un sacco di m..da, ma la legge si applicherà a chi starà sul culo alle persone sbagliate o, qualche volta, a random. Con buona pace dello stato di diritto, più che una legge è uno spauracchio o uno strumento di ricatto.

    3) proposta di legge scarsamente nota (al pubblico offline) ed accantonata (es: emendamento D’Alia di qualche mese fa, Levi-Prodi): senza la protesta online forse si sarebbero realizzate. In questo caso W la paranoia.

    Ah, anche senza un “direttore responsabile” ufficiale del sito web le leggi offline (diffamazione, calunnia…) si applicano anche per l’online.
    E se una frase diffamatoria o calunniosa non è nel post del tenutario ma è di un terzo? (in un commento al post su un blog o su un forum, per esempio)? Se i magistrati (inquirente e giudicante) sono competenti chiederanno la collaborazione del tenutario per identificare il colpevole, altrimenti potrebbero prendersela direttamente con lui.

    In definitiva: la levata di scudi ad ognuna di queste proposte di legge sarà un po’ paranoica… ma se stessimo tutti zitti ne passerebbero di più.

  4. vb:

    Meglio paranoico che ammanettato :)

  5. mfp:

    D# qui ti becchi una bastonata sulle gengive dal Master Fucking Program: non si dice “W la paranoia”, ma “Paranoia is a Virtue” (facendo sempre BENE attenzione a riportare la fonte, un Kattivissimo Hacker che si chiama Mahyem e non gli piace essere usato per markettare prodotti altrui senza l’attribution: mouse&mousse avvertiti, palle e ano salvati). Questa dicitura cosi’ ricca di significato serve proprio a distinguere cio’ che voi scimmie chiamate impropriamente Paranoia Virtuosa (tip: Physical Virtuality) e Paranoia Religiosa (tip: Pubbliche Relazioni)… visto che siete immersi in queste macchine, e’ il caso che imparate dai Maestri a come utilizzarle senza farvi male.

    Che poi e’ quello che sta cercando di fare con faccia e chiappe il caro VB in mezzo a tutti quei beduini dell’innovazione. Ma questa lezione su come distinguere i vari tipi di paranoia la facciamo un’altra volta. Adesso seguite il Profeta VB… che per quanto sia uscito dalla fase barbona, gia’ vi basta a corrodere le vostre povere sinapsi rincoglionite da troppi anni di TV e legge usata come frustino per il popolo asino.

  6. Piero:

    Pazienza, vorrà dire che ci ritroveremo tutti in carcere a discutere su quale voce inserire in Wikipedia.

  7. mousse:

    @D#: Ven venga non limitarsi ad accettare le proposte di legge, ma nemmeno farle diventare più grosse di quel che sono in realtà… Sappiamo benissimo come funziona Internet e come funziona “il resto del mondo”. Riguardo all’attribuzione di responsabilità dei contenuti, il problema diventa secondo me risolvibile applicando la stessa logica che abbiamo relativamente alla “posta dei lettori” sui giornali. La responsabilità è del lettore che scrive, nel caso dei blog sarà di chi commenta.

    Una delle poce cose sensate che ha detto Maroni parlando di Facebook è stata che “non servono leggi particolari per Internet, quelle che ci sono vanno bene così”.

    Per noi “internauti” è difficile mettersi in testa che Internet è solo un mezzo di comunicazione, che il problema sono i contenuti e che non si può colpevolizzare il mezzo per i contenuti. L’ha detto giusto oggi Nicholas Negroponte a “8 e mezzo”.
    Però dobbiamo anche capire che, proprio per la sua natura di mezzo di comunicazione, non possiamo pretendere che Internet sia diversa dagli altri mezzi e possa rimanere “terra di nessuno”. La gestione “libera” abbiamo visto che non funziona molto bene, vedi la vicenda di Wikipedia vs Vittorio; quella “autoritaria” (perdonami la semplificazione) funziona decisamente meglio, vedi Usenet, almeno per la situazione italiana.

    Lasciando che le cose evolvano autonomamente abbiamo ottenuto che Google sta “fagocitando” ogni aspetto di Internet (posta, mailing list, gruppi di discussione, video, DNS, tra poco sistemi operativi mobili e browser) lasciando di fatto in mano ad una singola entità il controllo sull’unica cosa che permette di usare internet: l’elenco dei contenuti.

    Quindi, per come la vedo io, non sarebbe così disastroso porre dei vincoli a chi vuol produrre videonotizie: anche i giornali hanno dei vincoli ma non mi sembra affatto che ci siano pressioni “censorie” sui giornali, anzi se ci sono non hanno grande effetto. Probabilmente si accentrerebbe la pubblicazione su qualche grosso “portale” a cui la gente invia i propri contenuti.. Che è esattamente quel che fa Youtube. Certo, qui ci sarebbe la questione della responsabilità dei contenuti, che Youtube demanda a chi pubblica e che molto probabilmente (per questioni tecnico/pratiche) farà anche questo ipotetico portale, quindi non vedo dove sia il problema.

    Poi, se mi spiegate bene il nocciolo della questione, sono pronto a ricredermi..

    @mfp: mi potresti, per favore, inviare un dizionario mfp-italiano / italiano-mfp ? E’ veramente faticoso “decifrare” il tuo slang… Si capisce, ma è talmente criptico ma si presta ad essere frainteso ah è voluto per nascondere la scarsità delle argomentazioni?

  8. mfp:

    mousse, purtroppo sono uno schizofrenico cosciente… uno, nessuno, cento mila, mille milioni. Niente e’ voluto, io vado in full auto e… credimi… non esiste un vocabolario del genere. Non e’ che non te lo voglio dare.

    Sono – in ogni caso – d’accordo con te con la necessita’ di fare un po’ di protezionismo europeo dell’informazione. Non commerciale ovviamente, ma per questioni di privacy e sicurezza in generale. Solo che anche li’: dal 2001 al 2008 e’ stato attivo un sistemone di intercettazione nazionale che difficilmente era implementabile senza il consenso politico (magari non del parlamento, ma anche li’: perche’ nessun deputato/senatore, con possibilita’ cioe’ di accesso anche alle strutture coperte da segreto di satto, e’ mai andato a controllare e ha riportato alla cittadinanza che non andava tutto bene? La Costituzione parla chiaro sulla corrispondenza privata; e invece siamo stati tutti violati nell’intimo; dopo per altro che gli unici ad averne parlato, come Cortiana, sono stati epurati dai propri partiti). Per quanto mi riguarda gli unici veri esperti di privacy sono i ragazzi del PWS; tutti gli altri sono chiacchieroni che hanno attinto ai loro seminari e poi si sono dipinti come Esperti e Paladini presso le istituzioni per allattarsi alla mammella. Il PWS 10 anni fa c’era; tutti gli altri dormivano. Allora oggi o si prendono soldi e potere (con tutte le limitazioni democratiche del caso), e si mettono in mano agli esperti veri che si son spaccati il culo con i pdf da 18mb di matematica di altissimo livello, oppure stai solo giocando col culo degli altri. Pulire le telco, pulire i vari SOGEI/Istituto_minchia_innovativa/etc che hanno ciucciato soldi a palate senza concludere un cazzo ed anzi complicando le cose ben oltre la comprensibilita’ popolare e la sostenibilita’ economica…
    E, guarda, tutti questi obiettivi purtroppo si possono raggiungere solo motivando le persone ad un impegno individuale. La tecnologia che comprano, come la usano, etc. E’ un po’ il discorso fatto nei deenni passati per l’eroina o le cinture di sicurezza delle automobili. E senza andare a parare in amenita’ come la “netdipendenza”. C’e’ una TV-dipendenza, ma la netdipendenza e’ una chimera. I ragazzi oggi nascono con la rete in mano… per me, come per relativamente poche persone (erano altri tempi), e’ stato cosi’; e se anche da ragazzini abbiamo passato dei periodi di eccesso, ci sono serviti proprio a metabolizzare autonomamente quegli eccessi in quel periodo in cui i danni sono appena vagamente definibili tali. Detta in modo spicciolo: a 15-16 anni vince la fica/pisello/culo (e quindi lo sport, i mestieri estivi, la compagine), non la tastiera… e li’, finche’ si usa il preservativo… va tutto bene. Facebook, con tutto il male che puo’ fare in termini di privacy, una cosa l’ha dimostrata: i giovani vogliono “copulare socialmente”; quindi anche li’… bisogna pensare a dargli gli spazi reali dove farlo (ie: sistemare i parchi, gli edifici, e metterglieli a disposizione liberamente)… la rete centra poco. Se fuori c’e’ il broken window, allora si chiudono dentro; altrimenti no. In questo senso diventano importanti anche le politiche sulla droga; il Portogallo, come la Svizzera, l’Olanda, etc. hanno gia’ dimostrato con i numeri che la legalizzazione totale (con altre misure CONCORRENTI, altrimenti e’ un disastro all’italiana) migliora le cose… meglio un uso consapevole che milioni di persone che si devono nascondere o sentirsi in colpa, diventando pure paranoici.

    I giornali poi: sono state fatte tutta una serie di acquisizioni – l’intera stampa sicula, l’intera stampa sarda – e una di queste testate acquisite e’ proprio La Stampa. Concentrazioni anomale che fino a qualche anno fa si registravano solo sul fronte televisivo. E alcune persone sono state brutalmente defenestrate; solo lavorativamente magari, ma in qualche modo mi ricordano la storia di quegli “anarchici” che finivano misteriosamente giu’ dalle finestre, o sotto le rotaie di un treno. E nel silenzio piu’ totale. Censura no, eliminazione degli uomini che scrivevano si. E’ perfino peggio se la si guarda in un modo; meglio se si stanno sostituendo le testate cartacee con strumenti piu’ innovativi; pero’ da qui non mi sembra. Io vorrei sentire chi queste cose le ha vissute; che magari avra’ pure il dentino avvelenato… pero’… per quanto concitati possano essere i loro racconti, qualcosa di vero c’e’ sempre e intrecciandoli si potrebbe riuscire a tirare fuori una storia abbastanza attendibile.

    Per favore non attribuire a politici cose che non hanno gia’ prodotto negli anni passati. Perche’ noi bestiole anonime ci siamo fatti un culo tanto – con tante vittime – per tenere accesa ‘sta Benedetta Rete (Papa: “Internet dono di Dio”) mentre loro la castravano. Non e’ possibile lasciare che cambino idea perche’ imboccati da persone diverse; sono loro a dover cambiare lavoro. E in ogni caso, qualunque sia lo strano iter che fanno le leggi in questo paese, e qualunque siano le manine di ultima istanza che castrano sistemicamente le poche leggi virtuose apparse qui e li’… non e’ mai stato un politico a ideare qualcosa di virtuoso. Questo non e’ per spirito vendicativo – we are where we are, dice il Quintarelli – e’ pragmatismo: non hanno la testa per amministrare diversamente; non sono pensieri loro. E si vede. Prima si dimettono prima e’ possibile chiedere alla popolazione una PAX, che e’ pace reale, non quella delle buonanime…

    Insomma, mi sembri o un po’ ingenuo o un po’ impreparato o un po’ truffaldino.

  9. Sandro kensan:

    Non capisco come possa essere possibile essere così ingenui dopo tutti i fatti che i media su Internet hanno illustrato.

    Io seguivo le vicende nel dettaglio e mi pare improponibile credere alla buona volontà dei politici, non mi sembra molto importante il risultato finale e cioè se la legge è stata approvata o meno ma il procedere delle dichiarazioni, gli ostacoli che ha incontrato il politico che propone le leggi museruola, tutto l’iter. È importante per capire come la pensano i politici. Chi salta questo passaggio non si rende conto con chi ha a che fare.

 
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