Le ipoteche del Fila
Per parlare nel dettaglio della storia dello Stadio Filadelfia e delle manovre attorno alla sua ricostruzione ci vorrebbe un libro (comunque, in rete potete trovare un buon riassunto).
In breve, però, la situazione si può riassumere spiegando che quell’area fa gola a parole ai politici per via del consenso che porterebbe la ricostruzione, ma soprattutto fa gola in sostanza a speculatori di vario genere, tutti più o meno ammanicati politicamente, per il valore edilizio che avrebbero un centro commerciale o una serie di palazzine costruiti su di un’area relativamente centrale come quella. In termini economici, nessuno ha interesse a ricostruire il Fila come dovrebbe essere, cioè un centro sportivo al servizio del Torino e del quartiere; le altre ipotesi – compreso il “centro sportivo” costituito da un campo di subbuteo circondato da negozi – sono molto più redditizie.
Le manovre sono state tante, e l’ultima scusa per bloccare la ricostruzione era data dalle ipoteche derivanti dal fallimento della Ergom di Cimminelli. Il terreno, infatti, era di Cimminelli, che aveva anche messo dei soldi (3,5 milioni di euro) a garanzia della ricostruzione, insieme ad un altro milione di euro messo dalla Bennet come oneri di urbanizzazione, in cambio della possibilità di costruire il supermercato (già fatto e attivo da anni) nella vicina area “ex Chinino”. Già tre anni fa il Comune si era “dimenticato” di riscuotere i 3,5 milioni di euro: ricordiamo infatti che dopo il fallimento il terreno del Fila è tornato al Comune, ma il patrimonio della Ergom, con annessi e connessi, è finito, indovinate un po’, alla Fiat. La questione del credito pareva però risolta, e insomma, il terreno c’è, i soldi (privati!) ci sono, perché non si costruisce?
Era poi venuto fuori – solo dopo indagini e insistenze da parte dei tifosi – che il problema era il seguente: l’area del Filadelfia era stata ipotecata dall’Agenzia delle Entrate, a garanzia di tasse non pagate dalla Ergom in seguito al fallimento. Anche questo però non doveva essere un problema: i soldi c’erano, bastava che il Comune ne usasse un po’ per riscattare il terreno dall’ipoteca. E però, per anni, questo non è successo… mentre hanno cominciato a spuntare come i funghi nuove ipotesi di campi di subbuteo circondate da negozi, promosse da questa o quella cordata.
Ieri, invece, è stata una giornata storica: finalmente il Comune di Torino, sotto la pressione rumorosa dei tifosi, ha accettato di pagare 535.000 euro (non pubblici: presi dai crediti di cui sopra) e annullare l’ipoteca. Come mai?
Beh, certo non stupirà che la cosa sia avvenuta dieci giorni dopo l’elezione regionale inaspettatamente persa dal centrosinistra – in cui, tra l’altro, il neo consigliere regionale leghista Carossa ha fatto ampie promesse in merito. Se prima la filosofia di Chiamparino era “non ho più bisogno di loro” (cioé dei voti dei tifosi), come dichiarò durante una travagliata seduta di consiglio comunale in cui si discuteva della faccenda, ora il centrosinistra se la fa sotto all’idea di perdere anche il Comune: e dunque, magicamente, le ipoteche sul Fila si sono sbloccate.
Penso male? Giudicate voi…
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