Tragedia greca
Penso che abbiate tutti capito perché i tedeschi sono così riluttanti ad assumersi la loro quota del piano di salvataggio del debito pubblico greco, nonostante l’energia con cui vari paesi, noi in testa, facciamo pressione su di loro. Il problema infatti non è la Grecia, ma la consapevolezza che, se questa è la via, poi ai tedeschi toccherà pagare anche il debito pubblico del Portogallo, dell’Italia e forse di qualche altro paese.
Visti con distacco, gli economisti maghi del PIL sembrano prigionieri in un labirinto senza uscita. I debiti pubblici dei paesi mediterranei non possono non essere ripagati, perché altrimenti l’euro si affossa, o in alternativa l’Europa si spezza, o magari entrambe le cose insieme; ma per ripagarli bisogna tirare fuori i soldi da economie già asfittiche e “premiare gli spreconi coi soldi di chi ha risparmiato”. Eppure il dogma è che l’economia deve crescere; per crescere, ogni volta che l’economia ristagna, bisogna indebitare lo Stato; ma se l’economia non è efficiente e non cresce rapidamente, questi debiti non si ripagheranno mai, e continueranno ad aumentare di generazione in generazione fino a divenire sostanzialmente privi di significato.
Già , ma una economia più efficiente significa maggiore produttività , quindi aumento della produzione, quindi un maggior consumo delle risorse naturali; e di risorse naturali ce n’è più poche. In alternativa, maggiore produttività significa produrre le stesse cose con meno lavoro, ossia un aumento della disoccupazione, o con lavoro meno costoso, chiudendo direttamente le fabbriche qua per riaprirle là .
Insomma, dovunque ci si giri si sbatte la testa; la soluzione a tutti i mali, la crescita del PIL che compensa l’aumento di produttività con nuovo lavoro e nuovi consumi, nei paesi sviluppati non pare più possibile; e a dire il vero, a ben guardare, negli ultimi decenni essa si è spesso rivelata possibile soltanto grazie all’aumento del debito pubblico, ossia prendendo a prestito ricchezza dai nostri nipoti per usarla qui, ora, egoisticamente per noi; per continuare a negare la realtà , ovvero che c’è un limite a quanto possiamo sognare di diventare ricchi.
Verrebbe da dirsi che la soluzione è continuare a far finta di niente: la Grecia è indebitata al 120% del PIL? E lasciamola arrivare al 240%, al 360%: che ce frega? Sono numeri privi di significato. Nello specifico rappresentano debiti concreti in cui qualche imbianchino tedesco o qualche compagnia uzbeka o qualche banca brasiliana rischia di perdere i propri risparmi, ma nell’aggregato che cosa sono? Sono un debito che sale per definizione sin da quando è stata inventata la finanza moderna, che non scenderà mai, e che ogni tanto bisogna far finta di voler ripagare, sapendo benissimo che ne abbiamo lasciato accumulare talmente tanto che ciò non è più realisticamente possibile. I soldi depositati dalla compagnia uzbeka nella banca brasiliana non ci sono più, ma tanto mica tutte le compagnie uzbeke li vogliono prelevare; finché non li chiedono indietro, non succede niente.
D’altra parte, è dagli accordi di Bretton Woods che la nostra moneta non corrisponde più alla realtà ; è soltanto carta con valore infuso per fiducia, è una forma di religione collettiva. Il valore teorico di tutta la carta che c’è in giro è decine di volte superiore alla ricchezza materiale esistente, il che significa che se veramente provassimo a spenderla tutta insieme, in un momento di emergenza, scopriremmo che i nostri risparmi non valgono niente. Il vero significato del debito pubblico non è economico, ma politico: è il modo con cui chi gestisce la finanza internazionale può ricattare i governi e controllarli. E da quando noi non possiamo nemmeno più stamparci moneta da soli, questa è una forma di ricatto a cui non possiamo sfuggire.
[tags]grecia, italia, germania, debito pubblico, pil, crescita, finanza, moneta, bretton woods, ricatto[/tags]
28 Aprile 2010, 21:14
beh, non fa una piega tutto quello che dici.
azzardo una possibilità , anche se di certo non risolverebbe il problema della grecia (come nemmeno quello portoghese, spagnolo e italico): il fatto che i trattati non abbiano previsto le regole per uscire dall’euro non significa che non si possa uscirne, visto che altri stati membri ue non ne fanno parte..
28 Aprile 2010, 23:41
avete visto con quanta solerzia Tremonti sollecitava i tedeschi a scucire quattrini?? Si stava già preparando la piazza, tanto fra un po tocca a noi…
29 Aprile 2010, 09:44
Senza offesa, ma è una analisi che rieccheggia le idee dei teorici del de-sviluppo come soluzione a tutti i mali del mondo. Il debito pubblico esiste da quando esistono gli stati, direi quindi anche alcuni secoli, e di sicuro secoli fa non c’era nessun problema di sovrautilizzo delle risorse.
Così come, la Cina non ha debito pubblico e sta consumando quantità sempre maggiori di risorse, per cui l’idea che il debito cresca in base alla mancanza di risorse mi pare proprio campata in aria.
29 Aprile 2010, 10:15
Non la chiamerei tragedia, ma irresponsabilità . E’ da irresponsabili fare della moneta una religione collettiva. Del resto la moneta è solo uno strumento pratico di scambio e tale dovrebbe restare.
Nel momento in cui la si carica fittiziamente di un valore che non possiede, sopravvalutandola o anche sottovalutandola, si fa il gioco dell’animale più astuto tra gli animali selvatici, il cui fine è poi sempre quello di dominare sugli altri animali selvatici ingannando e controllando colui che dovrebbe dominare su ogni essere vivente che striscia sulla terra.
29 Aprile 2010, 12:34
@Paolo l’esempio che tu fai della Cina va guardato in un’ottica globale, la finanza non ha confini. In quel caso all’aumento del consumo delle risorse e della ricchezza di un paese (Cina), corrisponde un indebitamento di altri paesi (prima era il terzo mondo, adesso ci siamo anche noi). Il concetto di capitalismo è tuttosommato banale: le ricchezze sono limitate, se io mi arricchisco vuol dire che qualcun altro si impoverisce.
Altro questione è il debito. Il meccanismo con cui si crea è perverso, osservate:
Se al mondo le ricchezze sono 100, io posseggo 90 e tu 10. Io parte di quel capitale ce l’ho in BANCA. Tu puoi andare in BANCA e farti prestare una qualsiasi cifra, diciamo 50 (che proviene dal mio deposito).
La banca dopo un po di tempo vorrà indietro indietro i 50 + L’INTERESSE.
Iterando questo meccanismo per tanti prestiti e estendendolo a tutto il mondo, si capisce come si viene a creare un debito, che non può essere estinto, perchè è la somma di tutte le ricchezze + gli INTERESSI. Notare che se io andassi in banca a riscoutere quei 50, la banca fallirebbe, perchè non li ha. Oppure potrebbe chiederli in prestito alla banca a cui tu hai affidato i 50, con relativo tasso di INTERESSE (sembra strano, ma anche le banche si prestano i soldi).
Consiglio vivamente questo documentario dove spiega da dove viene il debito, dimostrando che ha origine con la creazione della MONETA
http://www.youtube.com/watch?v=BqWc1QZ9EVc
29 Aprile 2010, 15:53
Il problema di fondo è che ci dimentichiamo sempre che una struttura economica non sta in piedi senza un controllo politico e la genesi della crisi è la mancanza di un controllo politico su base europea. E’ per la mancanza di questo controllo che i tedeschi hanno giustamente la sensazione che i paesi mediterranei possano fare il comodo loro senza che l’Europa li rimetta in riga. Tornare indietro sull’Euro consegnerebbe l’Europa ad una sorta di medioevo capitalistico, l’unica alternativa praticabile è quindi andare avanti sull’integrazione politica ma non mi pare che l’opinione pubblica europea abbondi di sensibilità in quest’ambito…
Per quanto riguarda il debito è un fenomeno appunto connaturato all’economia di mercato che rende, al suo crescere, il sistema sempre più instabile fino alla deflagrazione che avviene appunto quando viene a mancare la fiducia nella possibilità di chi è indebitato di pagare il proprio debito. Nessuno però ha mai saputo calcolare qual è il punto di deflagrazione e per questo è molto facile che, senza controllo, ci si avvicini così tanto a questo punto che prima o poi si finisca per oltrepassarlo.
30 Aprile 2010, 18:00
Paolo, e’ esattamente quello il punto: il debito pubblico non ha piu’ senso concreto alcun: non corrisponde piu’ a risorse naturali o altro; e’ mero messaggio di pagamento gestito da entita’ gigantesche al punto da non riuscire a ricollegarle mai completamente a tutti coloro che ne decidono le sorti e quindi la sorte di tutti coloro che usano la moneta.
Se la moneta fosse certificata da entita’ locali, in funzione delle risorse naturali (competenze umane incluse), piuttosto che da entita’ globali sulla base di manipolazioni complesse e opache che gestiscono, in modo esclusivo, e senza alcuna possibilita’ materiale di controllo da parte delle democrazie elettive, il 40% della ricchezza reale (fonte Stiglitz)… beh… smetterebbero di esserci feedback costanti che a forza di “sistemare” (ie: aggiustare rozzamente quando si presentano problemi) portano periodicamente a crisi. (cfr. scuola economica austriaca; banche come fonte dei cicli ceconomici).
30 Aprile 2010, 18:12
Un intervento di una pochezza sbalorditiva; la teorizzazione pratica e assurda di una dottrina non economica senza speranza. Dire che il livello del debito pubblico sia un numero senza valore significa non capire assolutamente niente (nemmeno le basi più elementari) di una forma economica che vada poco più in là del baratto.
Un presunto politico che non fa una separazione così netta e stupida fra persone, relativi risparmi e società da far accaponare la pelle (magari per la società uzbeka non è che lavora qualche persona? no eh? le aziende funzionano da sole e per definizione ciucciano i soldi…)
Questa idea della decrescita felice poi è una panzana colossale, uno specchietto per allodole rincoglionite. Qui si trascende la logica dell’anti-consumismo, che potrebbe anche avere un senso, è la pretesa che tutti abbiano di meno, le aziende falliscano ma tutti lavorino e siano tutti contenti. Somministrazione massiccia di droga?
1 Maggio 2010, 00:46
@Sbalordito: la negazione/incredulità /sbalordimento è la prima fase psicologica della persona che apprende di avere una malattia mortale ( http://en.wikipedia.org/wiki/Five_Stages_of_Grief ) (in questo caso relativo alla malattia del nostro sistema economico).
L’economia attuale si fonda su dei parametri di crescita che non potranno essere mantenuti per molto a lungo e si basa molto sul concetto di debito. Il debito inizialmente è sostenibile (ed è per questo che il metodo ha funzionato), ma non si sa fino a quando rimarrà tale e soprattutto cosa succederà quando il “domino” dei debiti insoluti farà cadere le prime tessere. E questo vale per gli Stati come per i privati.
La “decrescita felice” non risolve tutti i problemi del mondo, ma dovrebbe permettere un atterraggio più morbido in caso di crollo del sistema economico attuale (che ormai fa fatica a reggersi in piedi).
2 Maggio 2010, 04:46
Sbalordito, il tuo e’ un problema di dottrina. Sei nato e cresciuto in un sistema immaginario basato sul debito: qualcuno (es: Adam Smith e Mano Invisibile) ha immaginato che un sistema finanziario dovesse funzionare in un certo modo, ha evangelizzato questa sua visione delle cose, e insieme agli altri convinti l’ha messo in pratica. Ma non e’ detto che debba rimanere cosi’ per sempre: nel paleolitico vivevamo nelle caverne… fino a 100 anni fa c’era la schiavitu’… fino a 50 anni fa le donne non votavano… seguendo scolarmente una disciplina tecnica senza evolverla dovremmo ancora stare nelle caverne, schiavizzare chi ha meno armi, sottomettere le donne.
Immaginare un sistema a credito, piuttosto che uno a debito, non e’ poi cosi’ difficile… prova… ci puoi riuscire… inizia dal pensare che la Mano Invisibile e’ una cazzata: quella Mano in realta’ e’ l’informazione (ie: cultura diffusa, stampa libera, procedure pubbliche trasparenti, etc). Cosi’ vedrai che gia’ solo agendo sull’informazione e’ possibile eliminare le asimmetrie informative che rendono impossibile l’equilibrio spontaneo di domanda e offerta.
Lo step successivo e’ comprendere come le facilities (ie: banche, telecomunicazioni, autostrade, ferrovie, etc) non debbano essere gestite a regime di mercato ma come consorzi improntati all’ottimo paretiano…
Se prosegui vedi che riesci a capire la decrescita felice e quindi non ti sbalordisci piu’.
2 Maggio 2010, 12:20
@mfp: incredibile ma concordo su tutta la linea :)
2 Maggio 2010, 15:27
Non si può pretendere che tutti siano pronti alla pillola rossa.
28 Giugno 2010, 10:14
Ho notato il Vs. blog e debbo dirvi che mi è piaciuto molto.
Se posso volevo portare il mio contributo che è il seguente:
in portogallo io ho vissuto e tuttora vivo da circa 3 anni,
vi posso garantire che in questo paese non capitera’ mai una cosa come quella greca, primo perche’ a differenza dell’italia che ha il terzo debito pubblico del mondo il portogallo e’ solamente al ventesimo posto con un pil che in questi ultimi 2 anni si è avvicinato al nostro, senza contare che loro sono soltanto 10.000.0000 di persone.
Poi, per chi non la sappia nei rating internazianali noi italiani e anche i greci veniamo classificati come paese rischio, cosa che non è il portogallo.
Provate ad andare solo una volta in questo paese e capirete quello che vi sto’ dicendo.
L’ultima cosa che vi devo dire e poi ho finito è di non credere perfavore a chi vi dice che il portogallo è un paese che ha una brutta sanita’, oppure ultimamente ho sentito l’ennesima stronzata dove si dice che il veneto esporta quanto il portogallo, si!! puo’ essere vero ma questa persona che è un politico italiano si è dimenticato di dire che questo vale per l’europa in quanto nel mondo il portogallo esporta 120 volte il veneto e 10 l’italia avendo avuto un grande passato coloniale, basti pensare che la tap la compagnia area portoghese ha un fatturato di 50 volte l’alitalia.Chi vi dice come ho sentito purtroppo nella tv italiana che il portogallo è messo peggio di noi o è uno squilibrato o vi stà mentendo spudoratamente.