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Archivio per il mese di Novembre 2010


martedì 9 Novembre 2010, 20:06

C’è chi dice no

Purtroppo le discussioni relative agli ultimi post sono state troppo tranquille, e allora vi lascio con una questione su cui generalmente le persone si dividono.

Stasera ero al mio Lidl di fiducia (questa settimana offre, anche se a caro prezzo, paste di mandorla prodotte in quel di Militello in Val di Catania, dove sono stato ormai sette anni fa e prima o poi tornerò) ed ero in coda alla cassa – ora di punta e coda un po’ lunga, sia nella mia cassa che in quella a fianco. A un certo punto arriva un signore con in mano quattro o cinque cose, passa fischiettando accanto alla parte finale della coda, prova ad infilarsi in quella a fianco, lo guardano male, allora arriva da me – che sono ormai proprio all’inizio del nastro – e dice: “scusa posso passare?”.

In genere in questi casi non faccio mai opposizione: in fondo chi se ne frega, perché litigare. Ma questa volta no, un po’ perché in mano aveva una mezza spesa, e un po’ perché insomma, mi sono stufato di una cultura in cui si cerca sempre l’eccezione alla regola purché sia a proprio vantaggio. E ho detto “no scusa, fai la coda come gli altri”.

Al che il tizio, scazzato, è andato via e si è infilato nell’altra coda, dove sono stati meno assertivi… o più gentili?

Avesse avuto un solo oggetto in mano, l’avrei fatto passare; fosse stata una signora anziana, l’avrei fatta passare. In questo caso, no. Voi cosa avreste fatto?

[tags]lidl, supermercato, cassa, coda, regole[/tags]

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lunedì 8 Novembre 2010, 15:52

In risposta agli attacchi personali

Riassunto: Questo lunghissimo post, in risposta a una serie di attacchi sulla mia bacheca Facebook, espone i recenti avvenimenti all’interno del Movimento 5 Stelle di Torino e spiega come, a mio parere, un gruppo organizzato di persone, di ideologia di estrema sinistra, stia cercando di bloccare il Movimento cittadino visto che non può prenderne il controllo. In conclusione, commenti personali. Non si parla di politica ma di tristi beghe di cortile che avrei fatto volentieri a meno sia di vivere che di raccontare. Leggete solo se vi interessa proprio l’argomento o se per caso vi è venuto il dubbio che io sia un criminale assassino; da domani si parla d’altro.

Ho scritto, riscritto, triscritto e quadriscritto questo post, dopo essere stato tirato per i capelli in mezzo a una rissa da cortile scatenata ad arte da un gruppetto di persone contro il Movimento 5 Stelle; è un post lunghissimo, perché vuole essere esaustivo; non parla di niente di utile al mondo; e se però vi fa schifo il fango in politica, è meglio per voi se non leggete.

Già, perché la lotta nel fango, per chi vuole distruggere, è una carta vincente per definizione: appena qualcuno la gioca, le persone normali si schifano e non stanno nemmeno più a capire chi ha ragione e chi ha torto – se ne vanno e basta. E’ dunque l’arma perfetta per chiunque voglia eliminare un nemico: basta trovare, come diceva Lenin, degli “utili idioti” da mandare avanti a fare il lavoro sporco (non ridete, è un termine tecnico che identificava gli infiltrati sovietici nelle democrazie occidentali, nell’alta opinione in cui erano tenuti dai loro capi).

Questa tattica politica da manuale di marxismo-leninismo non è peraltro sorprendente, dato che l’ideologo di questo gruppetto (meglio, l’unico che sappia mettere insieme un discorso in maniera intellettualmente presentabile) è un bibliotecario di Palazzo Nuovo che, a protezione della privacy, indicheremo parzialmente con le iniziali: un certo Alberto B., anzi no, facciamo A. Baracco.

Dunque, A. Baracco, pur non ammettendolo mai apertamente, tenta da anni di introdurre nel Movimento il marxismo-leninismo in salsa maoista, ad esempio proponendo l’adozione del “centralismo democratico”, parlando dei cittadini come masse da educare o dedicando interi mesi alla discussione de “Il Metodo” (guarda caso è il titolo del secondo capitolo di Questioni del leninismo, opera maestra di un certo Josif Stalin). Chi segue questo blog lo sa, perché ne ho già parlato in passato. A riprova della sua ortodossia, A. Baracco non appare mai, mandando avanti in riunione e sul web tutta una serie di altre persone; apparirà soltanto quando gli avversari saranno stati screditati.

La storia completa dietro a quello che sta accadendo inizia due anni e mezzo fa (in particolare, l’astio contro di me risale a quando il gruppetto organizzato che ora si lamenta non riuscì a far votare A. Baracco come candidato a presidente della Provincia, e fui scelto io), ma ci vorrebbero venti pagine per raccontarla, e sarebbe più deprimente che altro. Vorrei dunque spiegare solo gli ultimi avvenimenti, dal mio punto di osservazione, e solo perché il gruppetto dei leninisti a cinque stelle (quasi tutti peraltro inconsapevoli di esserlo) sta riempiendo la rete di resoconti parziali.

Il percorso verso le elezioni comunali avanzava a velocità di lumaca, gestito inizialmente dal gruppetto di cui sopra (nel seguito lo chiameremo ossequiosamente il comitato centrale; include persone come T. Errichelli, H. Nevola, E. Cardillo – nessuno li conosce, ma vedrete questi nomi in abbondanza sulla mia bacheca Facebook…). Era un percorso assolutamente non trasparente: non c’era un sito, si discuteva su una mailing list di Google privata e non accessibile al pubblico, le riunioni non erano mai pubblicizzate e la partecipazione media era di dieci persone, di cui otto erano il comitato centrale.

Quando si sollevava il problema della scarsa legittimità e trasparenza di un simile processo, le risposte di A. Baracco erano invariabilmente due: la prima era “sto mettendo in piedi un forum che sarà pronto a brevissimo”, la seconda era “le riunioni sono aperte a tutti”. Chi ha letto la Guida Galattica per Autostoppisti si ricorderà dell’inizio, in cui la casa del protagonista viene distrutta per costruire una superstrada e alle sue rimostranze viene risposto che il progetto era pubblicamente consultabile da nove mesi, in uno scantinato privo di luce e senza scala di accesso, “in fondo a un casellario chiuso a chiave che si trovava in un gabinetto inservibile sulla cui porta era stato affisso il cartello Attenti al leopardo: ecco, era esattamente quel genere di trasparenza lì.

Dopo le ferie, e più ancora di ritorno da Woodstock 5 Stelle con il relativo entusiasmo, molti di noi pensarono che fosse il caso di dare una accelerata alla questione: per esempio, di fronte alla dichiarazione di intenti di aprire le discussioni sul forum del gruppo regionale, il forum che da sei mesi doveva essere installato ma non lo era mai apparve immediatamente. All’epoca comunque pensavamo ancora che il comitato centrale fosse in buona fede, solo incapace di lavorare in concreto; e allora ci demmo da fare noi a pubblicizzare le riunioni e allargare la partecipazione.

La pubblicizzazione fu resa difficile dal fatto che il comitato centrale aveva delegato qualsiasi comunicazione con l’esterno a un gruppo stampa che io ribattezzai “ufficio stampa senza toner”, perché non comunicava mai niente; era fatto da una persona che voleva lavorare e due membri del comitato centrale che non facevano assolutamente nulla se non bloccare le comunicazioni per inerzia (alla fine cominciammo a comunicare quando l’unica persona cominciò a fregarsene e agire in solitario).

Quando si trattò di decidere il candidato sindaco, il comitato centrale propose una votazione interna al gruppetto di partecipanti alla riunione; io proposi le primarie pubbliche aperte a tutti i cittadini. Il gruppo regionale, volendo mediare, propose la soluzione intermedia che fu poi adottata, col voto contrario, in blocco, del comitato centrale (votano praticamente sempre in blocco, spesso alzando le mani all’unisono: è davvero impressionante).

Nelle riunioni successive, il comitato centrale partecipò a tutte le votazioni che decisero le regole delle primarie che ora contestano, finendo regolarmente in minoranza su tutto. L’unica votazione su cui furono d’accordo, tanto che fu fatta all’unanimità, fu quella di restringere il diritto di voto a una lista di una cinquantina di attivisti riconosciuti, loro compresi, visto che aumentava il loro peso specifico; bloccarono tuttavia la riunione per un’ora finché, per sfinimento, non ottennero l’aggiunta alla lista dell’unico loro membro che mancava, H. Nevola.

Quest’ultima mancava dalla lista perché lei stessa aveva dichiarato mesi prima di non voler più partecipare; ricomparve magicamente dal nulla la sera di quella riunione, e di lì in poi cominciò a presidiare costantemente il forum, giorno e notte. Qualsiasi persona non del comitato scrivesse qualcosa di sgradito sul forum veniva subito attaccata da H. Nevola (ha postato oltre duecento messaggi in quindici giorni), se necessario seguita da messaggi di supporto di E. Cardillo e T. Errichelli.

Sul forum si creò un clima di terrore per cui molti non osavano più scrivere niente; in teoria c’erano dei moderatori, a cui però l’amministratore unico del forum (A. Baracco) non aveva dato sufficienti poteri, che erano stati nominati in gran parte dal comitato centrale, e che non agivano quasi mai (uno mi scrisse addirittura che gli attacchi personali erano permessi). Quel che si scriveva nella parte organizzativa del forum erano soprattutto attacchi personali verso il gruppo regionale e verso di me.

Resta da spiegare perché si decise di restringere la votazione agli attivi: ciò accadde dopo una riunione in cui si presentarono circa 40 persone nuove. La maggior parte erano cittadini volenterosi, ma tra gli intervenuti ci furono anche un ex consigliere comunale della Margherita e poi una certa Alessandra Corino, che fino a prima dell’estate era tesserata e coordinatrice dei giovani PD di Nichelino, e il suo fidanzato Carlo Ferreri (sono altri due nomi che vedrete molto in questi giorni).

Fu la serata in cui si votò che non sarebbe stato permesso di candidarsi a chi aveva avuto in passato tessere di partito; gli ex tesserati avrebbero potuto partecipare e contribuire e magari candidarsi in futuro, ma per queste elezioni ritenemmo che fosse giusto evitare di candidarli. Sia lì, sia nei giorni successivi si scatenò sul forum una lunga polemica per portarci a rivedere questa decisione, discussione di cui i due ex piddini succitati furono i protagonisti.

Di lì in poi, il comitato centrale cominciò a mettersi di traverso per cercare di bloccare i lavori; il motivo ufficiale fu la decisione, presa con un voto a larga maggioranza e con i soli membri del comitato centrale contrari, di votare i candidati sindaco a voto segreto invece che a voto palese. A parte la questione di principio – tutte le istituzioni usano il voto segreto quando si vota sulle persone, tanto che, in politica, esso è definito come un diritto umano dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, articolo 21 comma 3, e dall’articolo 48 della nostra Costituzione – la decisione poneva un problema molto concreto: come può un gruppo organizzato controllare la fedeltà al capo dei propri membri se il voto non è palese? E come può sperare di influenzare il voto degli altri tramite pressioni psicologiche sul forum se poi gli altri hanno la protezione della segretezza del voto? Il voto palese era strumentale per aumentare significativamente le chance di successo di A. Baracco (che naturalmente non era ancora uscito allo scoperto, lasciando andare avanti come candidato di prova l’ingenuo S. Arduino) e dunque bisognava ottenerlo ad ogni costo; e poi è un argomento su cui è facile fare populismo e infiammare le folle.

Si arriva così alla riunione di giovedì 28 ottobre, quando in teoria bisognava decidere le ultime questioni pratiche per poter effettuare la prima fase delle primarie il 7 novembre, come deciso (anche col voto del comitato centrale) alcune riunioni prima. In apertura, la riunione fu immediatamente interrotta da T. Errichelli, che richiese a gran voce di ridiscutere la “violazione dei principi del movimento” avvenuta con l’adozione a larga maggioranza del voto segreto.

L’intera riunione fu deragliata; durante di essa, tra l’altro, Davide Bono raccontò che qualche settimana prima il comitato centrale era venuto in segreto da lui in ufficio, chiedendo addirittura l’espulsione dal Movimento per me e per un altro attivista, Agostino Formichella – guarda caso, le due persone con il miglior risultato elettorale alle regionali, dunque i due potenziali ostacoli più ostici per l’elezione di A. Baracco. Ovviamente Davide si era rifiutato e allora il comitato centrale gli aveva promesso vendetta, in ossequio a “o sei con noi o sei contro di noi” (altro tipico motto dei rivoluzionari di sinistra).

Più volte cercammo di riportare la discussione all’ordine del giorno e più volte questo fu impedito, con continue tattiche dilatorie a cui si unirono i due ex piddini già citati. Alla fine si riuscì a mettere in votazione la seguente mozione: “L’assemblea ritiene che adottando il voto segreto siano stati violati i principi del Movimento”. Per evitare il voto, in cui sarebbe sicuramente finito in minoranza, A. Baracco si alzò e boicottò la votazione, uscendo di corsa dalla sala con uno scatto da centometrista, e cercando di far finire la riunione sul posto; la mozione fu votata e ovviamente respinta, ma il verbale stava venendo scritto da E. Cardillo, H. Nevola e A. Corino (ingenui noi ad accettare che lo facessero loro) che sostennero che la mozione non era valida e la riunione era da considerarsi già chiusa. Fu l’ultima goccia: lì capimmo che continuando in quella situazione il Movimento non sarebbe mai riuscito a presentarsi alle elezioni comunali di Torino, perché qualsiasi questione sarebbe diventata un pretesto per bloccare i lavori, mentre il forum sarebbe rimasto inutilizzabile.

Era chiaro che qualcosa andava fatto; anche se si supponesse che quanto sopra non sia vero, che non ci sia una strategia ideologica ben congegnata ma solo una diversità di visioni politiche, resta una palese impossibilità di vivere insieme produttivamente, il cui unico risultato sarebbe l’immobilità e il fallimento del Movimento a Torino.

Ora, va ribadito che nessuno può espellere nessun altro dal Movimento 5 Stelle; non funziona così. Chiunque è libero di partecipare e di proporre a Beppe Grillo una lista civica per farsi certificare (finché questo non avviene, però, non può usare nome e simbolo; questo è il motivo per cui il sito regionale può usare nome e simbolo, ma l’attuale sito del comitato centrale, che loro stanno linkando in ogni dove, è assolutamente abusivo). E’ Grillo che decide, di volta in volta, quale gruppo rappresenta il Movimento in ogni città. Ne deriva che ogni gruppo può decidere liberamente con chi lavorare; se due gruppi si presentano separatamente, sarà poi Grillo a scegliere quale adottare.

Per questo motivo, nessuno ha espulso nessuno, ma semplicemente 30 attivi (la maggioranza assoluta) hanno votato la chiusura del forum gestito da A. Baracco e hanno deciso di continuare i lavori autonomamente. Una decina sono quelli rimasti col comitato centrale (la rimanente decina erano persone che erano state inserite in lista per attività svolte nei mesi precedenti ma che alla fine, anche visto il clima, avevano deciso di non partecipare proprio, e non hanno sposato nessuno dei due gruppi). Beppe Grillo e il suo staff hanno valutato la situazione e hanno deciso di certificare come unica lista per Torino quella gestita dal gruppo di maggioranza, che è dunque l’unica autorizzata d’ora in poi a presentarsi come Movimento 5 Stelle di Torino.

In sostanza, c’è un gruppo che comprende tutte le persone che si sono sbattute in questi anni, che è riconosciuto da Grillo e in continuo contatto con lui, e che vuole fare le elezioni comunali per portare avanti il programma del Movimento; e un gruppo di persone semisconosciute (il comitato centrale non ha nemmeno partecipato alle elezioni regionali: con l’eccezione di S. Arduino, tutti gli altri non hanno raccolto una firma o affisso un manifesto che sia uno) che le vuole fare solo se il candidato sindaco è un loro uomo.

Questo secondo gruppo, guidato dal comitato centrale, raccoglie anche gli ex piddini – che da noi non troverebbero spazio – e varie persone inconsapevoli che sono state ingannate dai racconti fiammeggianti. La disinformazione urlata all’infinito infatti è un’altra tattica politica ben nota; e le lamentele sulla trasparenza e sull’apertura del gruppo degli attivisti sono davvero fuori luogo, da parte di persone che hanno sempre fatto di tutto per evitare che la partecipazione si allargasse nel tempo e hanno sempre combattuto l’idea della democrazia in rete aperta a tutti.

Dopodiché, noi siamo andati avanti seguendo le decisioni che avevano preso anche loro; le stesse date, gli stessi metodi. Abbiamo dovuto mantenere riservata agli attivi la sola cartella organizzativa (tutte le altre sono aperte in lettura e scrittura) e segreto il luogo della riunione del primo turno delle primarie, perché martedì scorso S. Arduino si è presentato nell’ufficio del gruppo regionale urlando e insultando, bloccando il lavoro (lavoro e non divertimento, retribuito dai cittadini per fare altro e non per discutere di aspirazioni a fare il sindaco) dello staff di Bono per parecchio tempo: avete visto i toni di queste persone, non potevamo pensare di esaminare i candidati col rischio piuttosto concreto che qualcuno si presentasse in massa a bloccare strumentalmente i lavori. Anche i candidati discussi ieri sono tutti quelli che si sono fatti avanti entro la scadenza concordata, il 28 ottobre, con la sola eccezione di S. Arduino visto quanto sopra. E nonostante le accuse sparse a piene mani (“sappiamo già chi vincerà”, “fanno tutto per far candidare un collaboratore di Bono”) non c’erano collaboratori di Bono tra i candidati e i risultati sono stati abbastanza imprevisti.

Vorrei aggiungere ancora qualche riflessione sui commenti che ho letto in queste ore. Il primo è relativo alle gare di purezza: vedo tantissime persone pronte a fare le pulci al Movimento in maniera veramente dettagliata. Lo prendo come un complimento: da noi si pretende coerenza e trasparenza assoluta. Lo prendo un po’ meno come un complimento, e un po’ più come un attacco al Movimento, quando ciò è fatto in maniera distruttiva, spesso in presenza e con l’appoggio interessato di tesserati di altri partiti (ieri sul profilo di Bono, a dire “bravi” al comitato centrale, c’erano tesserati dell’IDV, tesserati del PD, persino la coordinatrice regionale di Per il Bene Comune <- sì, è un partito e odia Grillo). I principi sono importanti, ma di là, nei partiti, c'è gente che stupra la democrazia ogni giorno, che ruba, che è d'accordo coi mafiosi, che manipola la stampa, che favoreggia gli amici. Ma tu del Movimento, ah! quella volta hai fatto una riunione e non hai messo subito un verbale dettagliatissimo, parola per parola, accessibile a tutti! Ok, noi dobbiamo essere meglio degli altri, ma attenzione a non cadere nel tranello per cui se non si può essere perfetti meglio non far nulla; per non parlare del fatto che cercare di sconfiggere un avversario cento volte più forte di te raccontandogli in anticipo "per trasparenza" tutte le tue mosse è una strategia estremamente pura ma estremamente inefficace. Insomma, occhio a non distruggere la credibilità pubblica del Movimento, per mancanze di un paio di ordini di grandezza inferiori al bene che si sta facendo, o peggio per ambizioni personali frustrate. Le critiche anche pubbliche sono legittime e anzi importanti, ma se sono fatte in buona fede sono misurate e costruttive, accompagnate da proposte e soluzioni invece che da insulti e minacce. Se qualcuno invece critica in maniera distruttiva, come stanno facendo questi adesso, vuol dire che in realtà del Movimento non gli importa nulla, gli importa solo della possibilità di usare il Movimento a proprio vantaggio; e se non ci riesce, preferisce distruggere tutto che permettere al Movimento di candidare altre persone. Se ciò è fatto in buona fede, è un comportamento da bambini; se è fatto in cattiva fede, è ancora peggio; in ogni caso, non ci si può dichiarare attivisti del Movimento e poi cercare di demolirlo in pubblico. Probabilmente, per persone che non hanno contribuito più di tanto alla durissima costruzione della popolarità del Movimento in Piemonte, alle giornate al freddo per strada e al convincimento uno a uno degli elettori, l’idea di distruggerlo non è un problema: meglio che il giocattolo venga distrutto piuttosto che lasciar giocare qualcun altro. Peccato che questo non sia un giocattolo, ma sia per molti versi l’ultima speranza che la nostra città e il nostro Paese hanno per uscire dalla melma, dalla mediocrità, dalle collusioni, dalla devastazione ambientale, morale ed economica.

Sarebbe tanto facile per me fare come hanno fatto altri (pochi per fortuna, temevo di più): tirarsi indietro, non metterci la faccia, cercare di apparire equidistanti perché magari poi si rimedia qualche voto anche di là; alla fine, queste cose purtroppo pagano, perché l’Italia è un Paese di pavidi e di “armiamoci e partite”.

Invece, io ci voglio mettere la faccia e difendo le decisioni che il gruppo ha preso, persino quelle che non ho inizialmente condiviso. Forse mi costerà la candidatura a sindaco, perché (come avvenuto ieri) appena aprirò bocca su Facebook o dal vivo mi troverò una claque organizzata di dieci persone a fischiare e insultare, prontamente seguiti da tesserati di un po’ tutti i partiti; ma non importa, qualcun altro farà il candidato al posto mio; e non importa, perché la mia coscienza vale più di una candidatura. Del resto, se mai facessi il sindaco mi troverei di fronte la ndrangheta degli appalti, figuratevi se mi spaventano quattro borghesi col culo al caldo che non hanno niente di meglio da fare che divertirsi giocando a Risiko su Facebook con le nostre vite, mentre fuori è pieno di gente che muore di fame, e noi già siamo soli e accerchiati dal sistema. Mi fa incazzare, questo sì, ma che ci volete fare: è l’Italia di oggi.

[tags]movimento 5 stelle, torino, beppe grillo, davide bono, elezioni comunali[/tags]

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sabato 6 Novembre 2010, 19:09

Primarie del Movimento 5 Stelle di Torino – primo turno

Mi spiace dover fare l’annuncio così, all’ultimo momento; la data era fissata da un paio di settimane, ma sono state probabilmente le due settimane più convulse nella storia del Movimento cittadino e ancora ieri sera era tutto in discussione. Domani alle 15, comunque, si svolgerà il primo round delle primarie per la scelta del candidato sindaco di Torino del Movimento 5 Stelle, quello riservato agli attivisti; secondo il metodo di cui vi avevo parlato nell’ultimo aggiornamento, i candidati saranno ridotti a tre e saranno espresse le preferenze finali del gruppo.

Le persone che hanno dato la propria disponibilità e che soddisfano i requisiti già decisi sono cinque; non sono poi così tante, anche perché fare il candidato sindaco implica lasciare quasi interamente le proprie attività professionali e dedicarsi solo a questo da qui fino al prossimo maggio, senza contare la concreta chance di venire poi eletti in consiglio comunale (il che comporterebbe un impegno quasi a tempo pieno per circa mille euro al mese per 11 mensilità, ad agosto niente). Se nella carica di consigliere si potrà poi eventualmente ruotare (anche se ci sono pro e contro a questa idea), durante la campagna elettorale questo non sarà possibile, e il candidato dovrà garantire la massima presenza: di qui l’impossibilità di offrirsi per molte persone anche di valore.

Comunque, la riunione di domani sarà fisicamente ristretta agli attivi, ma per permettere trasparenza e partecipazione stiamo preparando uno streaming web, che sarà disponibile in questa pagina (pazientate, di solito la riunione inizia un po’ in ritardo). Durante la riunione ognuno dei cinque volontari sfilerà singolarmente davanti al gruppo e sarà sottoposto a domande, in parte uguali per tutti, in parte diverse. Se volete, potete inviare le vostre domande per i candidati all’indirizzo movimentocinquestelle.torino@gmail.com; a inizio riunione i presenti selezioneranno le migliori.

Dopo questa prima fase, partirà l’organizzazione della seconda – le primarie dei cittadini. I tre candidati finali saranno presentati e discussi sia in rete che di persona, e sarà possibile registrarsi su un sito per poi, tendenzialmente verso fine mese, votare il proprio preferito tra i tre. Quel che ancora non sappiamo è se ci sarà un sito ad hoc o se il tutto si svolgerà sulla piattaforma nazionale di Beppe Grillo, e quindi come si farà in pratica a partecipare; speriamo di potervelo dire a breve. Nel frattempo, nonostante il brevissimo preavviso, speriamo domani di avere una buona audience collegata via streaming.

[tags]movimento 5 stelle, torino, elezioni comunali, 2011, beppe grillo, primarie, sindaco[/tags]

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venerdì 5 Novembre 2010, 14:59

Dalla cripta a 5 stelle

No, non temete, non vuol dire che siamo tutti morti e nemmeno che siamo chiusi in cantina. In realtà, dopo mesi di vicende inenarrabili che comprendono il viaggio di alcune cassette da Biella a Torino e ritorno e tentativi di loro lettura con almeno quattro apparati diversi, sono finalmente riuscito a montare e pubblicare due video relativi al comizio di Beppe Grillo a Novara una settimana prima delle scorse elezioni regionali.

Il primo inizia con una presentazione over the top del sottoscritto fatta direttamente da Grillo che sul momento mi imbarazzò (piacevolmente) non poco – tanto che quando mi diede il microfono ero senza parole – e poi contiene il mio discorso dell’epoca; e mi ha fatto piacere ritrovarlo, perché è proprio l’entusiasmo e la speranza di quei giorni che stiamo cercando di risvegliare, in vista del prossimo ciclo elettorale; e perché ogni promessa è debito, dunque dopo aver chiesto personalmente il voto è il caso di mantenere personalmente l’impegno.

Il secondo, invece, contiene gli ultimi due minuti del comizio di Beppe, quelli in cui spiega cosa vuol fare il Movimento 5 Stelle e perché votarlo: fa sempre bene ricordarlo e in più diverte.

P.S. I ringraziamenti vanno ai Grilli Biellesi (Alessandro Lumia e Lorenzo D’Amelio) per le riprese e per il trasporto delle cassette, e ad Alberto Airola per aver mobilitato un intero studio per riuscire a convertirle in file.

[tags]movimento 5 stelle, beppe grillo, novara, elezioni regionali, piemonte[/tags]

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giovedì 4 Novembre 2010, 20:05

Dentro la TV

Ieri sera mi è successa una di quelle cose che possono accadere solo su Internet: ho scoperto un nuovo sito che mi ha catturato per tutta la serata e ancora oggi nelle pause.

Il sito si chiama TV Tropes e molti di voi probabilmente lo conosceranno già, dato che persino Xkcd gli ha dedicato una striscia davvero eloquente. Ed è proprio così: probabilmente per la sua natura di wiki fortemente connesso, una volta che si inizia a leggere è inevitabile continuare ad aprire ulteriori pagine e perdersi nella sua ragnatela. Peggio ancora che con Wikipedia!

Lo scopo di TV Tropes è quello di analizzare e codificare tutti gli strumenti a disposizione di chi si accinge a scrivere la sceneggiatura di un programma televisivo, un film, un cartone animato, un libro, un videogioco e così via. All’inizio può sembrarvi un’idea banale: si comincia difatti da concetti ben noti come la sospensione volontaria dell’incredulità, il principio alla base del rapporto tra spettatore e spettacolo; e si passa per le espressioni gergali ampiamente utilizzate nella comunità degli autori e sceneggiatori, come “saltare lo squalo”: il momento in cui una serie televisiva ormai a corto di idee si riduce a un espediente talmente improbabile da minare definitivamente la sua credibilità e dirigerla verso l’inevitabile chiusura (deriva da un episodio di Happy Days in cui Fonzie, vestito col chiodo sopra e il costume sotto, fa sci d’acqua saltando uno squalo).

Da lì, però, si finisce per perdersi in centinaia, anzi migliaia di concetti – archetipi di personaggi, espedienti narrativi, elementi di trama, metodi di sviluppo dei personaggi, trend culturali e altro ancora – che sono facilmente reperibili nello showbusiness moderno (ogni pagina ospita nella parte bassa abbondanti esempi, fate solo attenzione agli spoiler) e di cui però potreste essere coscienti fino a un certo punto.

Il fattore interessante, infatti, non è tanto il rendersi conto che quasi tutto ciò che vediamo è basato su cliché; è capire come i cliché non siano di per sé negativi, ma costituiscano semplicemente le regole del linguaggio audiovisivo e narrativo a cui siamo abituati, la cui violazione talvolta può creare originalità e interesse, ma più spesso genera smarrimento e incomprensibilità del messaggio.

In più, il tutto è descritto in modo piuttosto divertente: alzi la mano chi di voi non ha visto i Simpson quel tanto che basta da riconoscere a vista la flanderizzazione di un personaggio, o quel po’ di Star Trek necessario per imparare a odiare un Wesley o a trovare un po’ ridicolo l’ennesimo effetto Worf. Se il tipo di finale “ma ora devo andare” è anche denominato sindrome di Mary Poppins, la sindrome di Chuck Cunningham è invece la sparizione improvvisa e senza spiegazioni di un personaggio di una serie, il cui contrario è “ricorda il nuovo tizio”, ovvero l’apparizione di un nuovo personaggio che tutti fanno finta di aver sempre conosciuto, che a sua volta può degenerare in un caso di “esopo da zio lungamente perduto” (l’esopo è la morale del racconto, in onore appunto delle favole di Esopo).

Tra tutte queste concatenazioni potete perdere delle ore, in un tipico wikiwalk; e poi, nessuno show televisivo vi sembrerà più lo stesso. Siete avvertiti!

[tags]televisione, cinema, videogiochi, animazione, sceneggiatura, narrativa, tv tropes, wiki[/tags]

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mercoledì 3 Novembre 2010, 18:19

A volte ritornano

Sapete che da queste parti non siamo certo teneri con la busiarda, volgarmente detta La Stampa. Tuttavia, vorrei rendere onore al merito e segnalare lo spettacolare servizio inaugurato da pochi giorni: l’archivio storico di tutte le edizioni del giornale, parola per parola, dal 1867 fino al 2005, liberamente consultabile (spero per sempre).

Internet è una miniera di informazioni, ma con un grande limite: si trova tutto di ciò che è avvenuto negli ultimi dieci anni, ma molto poco di ciò che è avvenuto prima. Un servizio come quello de La Stampa apre dunque al pubblico una nuova dimensione di accesso all’informazione storica, una dimensione che prima era disponibile solo agli archivisti e a chi si prendesse la briga di setacciare tonnellate di microfilm. Quello che colpisce di più non è tanto la possibilità di recuperare la cronaca della storia, gli articoli sull’inizio e sulla fine delle guerre e dei grandi eventi del secolo scorso, che tanto sono riprodotti ovunque; è la possibilità di recuperare la cronaca spicciola di tempi ormai remoti, di scoprire dettagli di vita quotidiana di cent’anni fa altrimenti completamente perduti, e persino di indagare sulla vostra famiglia.

Mi è bastato un quarto d’ora di ricerche per scoprire, per esempio, che il mio nonno calciatore della Juve rifilò due gol al Toro in un derby dell’aprile 1922 finito 3-1 per loro; o per ritrovare un trafiletto sulla vendita di un quadro da parte del mio bisnonno pittore nel 1920. Anche voi potreste scoprire che i vostri antenati prima o poi sono finiti sul giornale, e ritrovare informazioni e vicende che non conoscevate.

Più inquietante, ecco, è veder ritornare anche i dettagli di tutto ciò che avete fatto voi in passato. Non ci è voluto molto per ritrovare l’articolo qui sotto, risalente al 1992: era il 22 luglio, un periodo in cui i giornali non hanno molto da scrivere, e La Stampa pensò bene di riempire la prima pagina della cronaca di Torino con un articolo sui giovani virgulti che avevano preso i migliori voti alla maturità; nella mia classe c’erano quattro 60/60 di cui tre con lode, e la cosa non passò inosservata. Solo che noi neomaturati eravamo già bellamente fuggiti in vacanza di branco a Diano Marina; e all’epoca non esistevano i cellulari, né altri mezzi di comunicazione che non fossero la classica telefonata dalla cabina sul lungomare, rigorosamente con i gettoni telefonici, rigorosamente dopo le 22 quando la tariffa della teleselezione calava drasticamente.

Dunque noi scoprimmo il misfatto a giochi conclusi, e così si materializzò quello che è indubbiamente l’incubo di ogni adolescente: finire descritto sul giornale, con tanto di foto, tramite un’intervista alla mamma.

maturita1992.png

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martedì 2 Novembre 2010, 11:15

Mai più DVD originali

Ieri, per passare la serata in montagna, abbiamo tirato fuori un DVD: precisamente Mulholland Drive di David Lynch, uno dei capolavori degli ultimi dieci anni di cinema. Mentre apprezzavo per l’ennesima volta il ritmo lento e teso e la costruzione diabolica della trama, non potevo però esimermi da una certa delusione, perché il DVD prescelto per la serata era originariamente un altro, e precisamente Hana Bi di Takeshi Kitano; un altro grandissimo film di cui mi sono procurato a fatica anni fa il DVD, comprandolo direttamente dall’Istituto Luce che lo distribuiva in Italia, perché i maggiori siti di vendita non ce l’avevano (non so se sia ancora così).

Peccato che, estratto dalla custodia dopo qualche anno dall’ultima visione, il DVD risultasse pieno di macchie appiccicose e affiorazioni di vario genere sulla superficie inferiore. Io tengo i DVD in uno scaffale e non li metto in forno o in frigorifero; ma la masterizzazione era di qualità talmente scarsa da rovinarsi in pochi anni senza alcuna ragione apparente. Naturalmente non c’è garanzia; se volessi un nuovo DVD, dovrei ripagarlo per intero – non solo il costo del supporto, che è una minima parte, ma anche il costo, preponderante, della remunerazione della proprietà intellettuale del film.

Se volessero, i signori dell’industria cinematografica potrebbero benissimo offrirmi un servizio al passo coi tempi: ad esempio, la possibilità di acquistare il file del film e di poterlo guardare o riscaricare ogni volta che mi serve. Sarebbe magnifico se ciò avvenisse senza tante protezioni e controlli: al giorno d’oggi, se pago per comprare un film o un CD – e io, ogni tanto, continuo a farlo – è perchè lo voglio fare, non certo perché non abbia a disposizione con estrema facilità l’alternativa gratuita dello scaricamento “pirata”. Dato che la loro remunerazione dipende solo dalla mia buona volontà, trattarmi come se fosse scontato che io sia un criminale e rendermi l’accesso ai contenuti “legali” molto più difficile, lento, complicato e inaffidabile dell’accesso ai contenuti “illegali” (prima ancora di parlare di prezzo) non mi sembra una grande strategia commerciale, anzi è una strategia decisamente suicida.

Ma i signori cinematografari sono ancora lì a blaterare di protezioni cifrate supersicure e operazioni di polizia di altissimo livello contro i ragazzini che scambiano file… Quel che mi è successo ieri dunque prova, ancora una volta, che tanto vale mandare a stendere l’industria cinematografica e scaricarsi i film gratis da Internet, almeno finché questi non si degneranno di offrire un servizio di qualità superiore, o almeno comparabile, a quello dei sistemi peer-to-peer.

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