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giovedì 12 Novembre 2009, 20:10

Novecento (2)

Circa vent’anni fa, più o meno mentre cadeva il Muro, apriva il Continente di corso Monte Cucco. Sembrava lamerica: enorme, prendeva tutto un isolato, col parcheggio sotterraneo e le corsie piene di ogni ben di Dio. Era il sogno consumista che avevamo covato per tutti gli anni ’80 e che diveniva realtà: e noi ragazzini, per le prime feste del liceo, usavamo andare a saccheggiare gli scaffali (soprattutto al settore birre).

Presto ne aprirono altri non molto distante, a cominciare da Le Gru: ma il Continente di corso Monte Cucco restò sempre il riferimento per uno dei quartieri più borghesi e benestanti di Torino – forse il più benestante tra quelli non così ricchi da non gradire un ipermercato sotto casa, tipo la Crocetta. Anzi, diventava pure una abitudine: anche abitando a Rivoli ci capitavo spesso, sulla strada da/per il Poli, con la mia prima Uno scassata o con la storica Punto azzurra. E ci capitavamo in molti: se per caso si commetteva l’errore di andarci il sabato pomeriggio, era inevitabile passare un buon quarto d’ora in coda nel garage sotterraneo, in mezzo ai gas, perché la coda del semaforo riscendeva a serpentone fin laggiù.

Fu un colpo al cuore quando, a inizio millennio, cambiarono l’insegna in Carrefour: ricordo una riunione di Naming Authority a Roma in cui io e .mau., ancora torinese, ci dovemmo consolare a vicenda. E poi vennero i discount, e poi un centro commerciale ogni tre isolati, e poi la crisi, e insieme il naturale invecchiamento di quel mostro di cemento, in cui cominciarono a gocciolare i soffitti e sbriciolarsi i gradini. Piano piano divenne un ipermercato sempre più triste; gli scaffali un tempo elegantemente disposti cominciarono ad affollarsi di roba da due soldi buttata alla rinfusa, cercando di reggere alla concorrenza dei prezzi.

Per risparmiare tagliarono il personale, e le code alle casse si allungarono a dismisura; è l’unico posto dove più di una volta sia andato via lasciando lì la mia spesa, per via della coda impossibile alla cassa. Alla fine i pochi rimasti si ribellarono, e qualche mese fa ci fu uno sciopero selvaggio, che diede il colpo di grazia.

Ci sono stato oggi e mi sono spaventato; intanto, metà dell’ingresso è transennato alla buona perché oggetto di lavori – evidentemente urgenti, per farli in piena stagione – e per entrare dal parcheggio è necessario inerpicarsi su per una scaletta di servizio indicata da un cartello scritto a pennarello. In più, il parcheggio è semideserto e anche l’interno è mezzo vuoto. Sono evidenti gli sforzi per disporre le cose in modo piacevole almeno nei settori a servizio, eppure qua e là compaiono interi pallet di questo o quel prodotto, messi alla buona a mo’ di discount. Anche sugli scaffali gli assortimenti sono sottili, ci sono zone vuote, c’è troppo poca merce per la dimensione. Non ci sono più le code alle casse, perché ora a poco personale corrispondono pochi clienti. L’esperienza, per chi ha conosciuto l’ipermercato come era una volta, è talmente triste che siamo scappati via più in fretta possibile, sperando che sia soltanto una situazione temporanea per via dei lavori.

Tutto invecchia – l’ipermercato ma non solo. Gli splendidi e prosperi quarantenni della classe media che ne riempivano le casse all’inaugurazione sono ora diventati sessantenni chiusi e spaventati dal futuro, invecchiati e aggrappati a quel po’ che sono riusciti a mettere da parte; i loro figli ragazzini sono ora trentenni disoccupati senza prospettive, che guardano l’etichetta per risparmiare cinque centesimi o che non la guardano per non sentirsi poveri. Tirare una riga diritta tra le due cose sarebbe una semplificazione eccessiva; eppure non è sbagliato notare che, vent’anni dopo che è caduto il Muro, siamo diventati noi la Bulgaria.

[tags]crisi, muro, economia, italia, torino, carrefour, continente, ipermercati, livello di vita, bulgaria[/tags]

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5 commenti a “Novecento (2)”

  1. MCP:

    Damn, mi hai ricordato almeno un paio di romanzi di Ballard, tra L’isola di cemento e Condominium Sicuramente vedeva lontano.

  2. mike:

    Se vai su bing e cerchi nelle mappe, se usi la foto aerea leggi Carrefour , mentre con la visione via satellite c’è ancora la scritta Continente.

    Certo un supermercato così grosso in zona centrale fu una grande novità. In quello di corso Montecucco non ci sono mai stato, ma mi ricordo il Drink Shop Center di Rivoli, che all’inizio faceva sia ingrosso che dettaglio, che poi divenne Città Mercato ed infine Auchan. Almeno in quel supermecato lì ogni tanto vedi targhe francesi al sabato. Mi ricordo il Mega (adesso GS) di Alpignano che cerca di sopravvivere in mezzo al Lidl ed all’LD market, oltre ad altri.
    Ovviamente con meno soldi che girano le persone tendono a spender eun po’ di meno

  3. Mike:

    dicevo e quindi a frequentare meno i supermercati, anche perché probabilmente frequentarli spingendo un passeggino alla fine si arriva a capire che è un po’ una minchiata, e per quello ci sono posti come ikea o le gru che sono più adatti, e quindi visto che alla fine l’assortimento è lo stesso si va al carrefour delle Gru od a quello vicino all’ikea, tanto ormai si è saliti in automobile ed allora tanto vale.

  4. Giorgetto:

    Bel pezzo, lucido e tagliente.

  5. simonecaldana:

    A me pare chiaro che se vuole sopravvivere ha bisogno di un cambio di strategia aziendale, perche’ nel raggio di 500 metri ci sono ben DUE In’s.

 
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