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mercoledì 7 Aprile 2010, 10:14

La lunga via per la democrazia

Ieri sera si è tenuta una interessante riunione del Movimento 5 Stelle Piemonte; e può una riunione del Movimento non essere movimentata? No di certo. Le questioni trattate sono piuttosto importanti e dunque sono meritevoli di una discussione con i miei elettori e con il pubblico sul blog.

Come saprete, uno dei punti fondamentali della nostra idea di politica è quella dell’eletto come “dipendente dei cittadini”; non una persona che una volta eletta ti saluta e per cinque anni fa quel che gli pare, ma una persona che riceve costantemente direttive dall’elettorato.

Purtroppo, in Italia, la Costituzione (pensata in condizioni totalmente diverse, quando il rischio da considerare erano le minacce fasciste ai deputati) prevede la totale libertà di mandato; non è tanto facile vincolare legalmente un eletto. Tuttavia, condividendo la visione di cui sopra, tutti i candidati alle regionali hanno firmato un impegno che li vincola almeno moralmente al ruolo di “dipendente”.

E dato che ogni contratto necessita di una controparte, prima delle elezioni è stata costituita legalmente una associazione di 18 persone, in rappresentanza un po’ di tutti i gruppi del Piemonte, che detiene il potere di controllo dei nostri due consiglieri, e ha il diritto-dovere di decidere sull’uso dei fondi concessi al gruppo e sulle posizioni politiche del movimento in Regione, agendo come organizzatore e intermediario della consultazione continua del pubblico e dei vari “meetup” e liste civiche attivi sul territorio, come previsto appunto dal contratto.

A questo punto, nella prima riunione dell’associazione dopo il voto, si trattava di decidere come farla evolvere: includere altri soci perché fosse più rappresentativa, mettere in piedi gli organi sociali che si sarebbero interfacciati con i due consiglieri e cominciare a discutere la scelta dello staff.

E qui, però, si sono scontrate due visioni opposte del mondo. Io, dopo tanti anni di Nazioni Unite e organizzazioni internazionali, sono un “formalista”; disegno architetture istituzionali a menadito. E dunque, la mia proposta era di ammettere nell’associazione tutte le persone conosciute e attive durante la campagna elettorale, in modo da creare una base di 40-50 iscritti assolutamente fidati; e di far eleggere a loro sia un direttivo, che seguisse le questioni economiche, che un organo politico, in cui fossero equamente rappresentate le varie zone del Piemonte, per discutere con i consiglieri le linee da prendere. (Tenere separati i soldi dalle policy è in genere una buona cosa, è quel che succede ad esempio nelle università con Consiglio d’Amministrazione e Senato Accademico.) Dopodiché, si sarebbe potuto lavorare con calma a una piattaforma di deliberazione partecipativa, da usare almeno per le grandi decisioni, usando nel frattempo il blog come “termometro” delle opinioni del pubblico.

Dall’altra parte però è emersa una posizione diversa: tutte queste regole non servono, complicano le cose e creano uno strato intermedio di burocrati. Manteniamo dunque la gestione dei soldi in mano ai 18 membri iniziali, e lasciamo le scelte politiche a un organismo informale, fuori dall’associazione, deciso dai consiglieri e/o dal gruppetto originario che già decise i candidati; o anche, lasciamo che i consiglieri facciano ciò che vogliono, in quanto sono già vincolati dal programma, possono interpellare la rete e saranno controllati dalla rete stessa. Qualcuno ha addirittura proposto di chiudere l’associazione e lasciare anche la gestione dei soldi in mano ai consiglieri.

Alla fine si è giunti a una votazione, e il gruppo si è diviso in due. Due terzi hanno votato a favore del modello formalizzato che avevo proposto io, mentre un terzo ha votato per svuotare l’associazione il più possibile. Il problema è che questo terzo comprendeva Davide Bono e alcune tra le altre persone più in vista del gruppo, che non l’hanno presa affatto bene; ed è partita un’oretta di discussione e critiche reciproche, piuttosto concitata, prima che l’ora tarda mandasse tutti a dormire.

In realtà, si scontrano due preoccupazioni entrambe legittime. In chi vorrebbe smontare l’associazione, c’è la paura che essa si trasformi in un classico ambiente da vecchio partito, con la gara a far iscrivere gli amici, le lotte per farsi eleggere nel direttivo e così via; e c’è il desiderio di mantenere il controllo nelle mani del gruppetto originario per paura dell’arrivo di malintenzionati e riciclati vari. In chi vuole formalizzare delle regole precise, c’è la paura di perdere il controllo dei propri rappresentanti nelle istituzioni, e che tutte le belle parole sul politico “dipendente dei cittadini” e al servizio del gruppo vengano prontamente rimangiate una volta ottenuta l’elezione; e c’è perplessità di fronte alla resistenza ad allargare tale potere di controllo almeno ad altre persone conosciute ed attive.

Stanotte ho tentato una proposta di mediazione, suggerendo che l’organo politico potrebbe essere nominato non dall’associazione ma dai consiglieri stessi, affidando però all’assemblea associativa un potere di ratifica o bocciatura in blocco (dunque costringendo i consiglieri a sceglierlo in modo ragionevole). Sono alchimie istituzionali anche un po’ astruse, e che vengono viste con crescente fastidio.

Eppure, io resto convinto del fatto che, nonostante la corrente di pensiero “facciamo un po’ quel cazzo che ci pare” che in Italia va per la maggiore, il diritto e le regole vanno di pari passo; non ci sono diritti senza regole, non c’è democrazia senza regole. Capisco la preoccupazione per gli eccessivi formalismi, capisco la cautela nell’evitare dinamiche da corrente politica, ma non si può pensare di fare politica senza meccanismi di decisione politica: ci hanno chiesto per esempio se aderiamo al gay pride, e questo chi lo decide?

Anche l’idea che la rete da sola controlla e smentisce è soltanto un mito. Già abbiamo un problema con Beppe Grillo, a cui bisogna fare un monumento per tante cose, ma con cui vi è il nodo irrisolto per cui ogni tanto si sveglia e dall’alto del suo blog, senza consultarsi con nessuno, scarica un De Magistris o decide che fare dei rimborsi elettorali. Aggiungerci dei Beppe Grilli locali, che senza regole e senza vincoli interpretano l’umore del popolo e decidono da soli quello che gli pare, non è democrazia: oltre ad essere il contrario di ciò che abbiamo promesso agli elettori, è il peggior populismo che potremmo tirar fuori.

E però: ma voi, che ne pensate?

[tags]movimento 5 stelle, politica, beppe grillo, davide bono, organizzazione, vincolo di mandato, qualunquismo[/tags]

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24 commenti a “La lunga via per la democrazia”

  1. Sibia:

    Sono sinceramente molto in accordo sia con il tuo pensiero che con la tua proposta. Chiudere le decisioni ad una cerchia di ristretti non modificabile nel tempo mi sembra in primis molto poco democratico, in secondo luogo molto distante dalla politica partecipativa promossa dal movimento. Devo purtroppo ammettere che se le cose si svolgessero così potrei anche ritenermi pentita di avere dato il mio voto al movimento, perché le premesse erano proprio altre. Questa smania di non assomigliare ad un partito oltre certi limiti mi sembra solo una fissazione ideologica, soprattutto quando si passa sopra al consulto con l’elettorato stesso. Mi sembra uno di quei mille gruppi alternativi vari a cui ho in passato partecipato, presi dalle parole e distanti dalla realtà. Oltretutto una bella accusa di “poltronismo” non se la toglierebbe nessuno, se si dovesse andare in questa direzione.
    Condivido anche il tuo pensiero sul fatto che la gestione dei soldi dovrebbe rimanere separata: questa mi sembra sempre una buona prassi.
    Infine ti ringrazio moltissimo per avere condiviso con la blogosfera quanto vi siete detti :)

  2. simonecaldana:

    io ho votato m5s perche’ pensavo di poter dire agli eletti cosa fare, nello spirito della democrazia partecipativa.
    Se avessi votato solo per il programma al prossimo giro voterei per altri partiti che ingloberanno sicuramente elementi al momento propri del movimento, come succedera’ sicuramente per evitare emorragie di voti. Del resto nell’italia post affermazione della lega sono tutti federalisti, no?

  3. roberto celani:

    “non c’è democrazia senza regole”

    “Anche l’idea che la rete da sola controlla e smentisce è soltanto un mito”

    “i Beppe Grilli locali, che senza regole e senza vincoli interpretano l’umore del popolo e decidono da soli quello che gli pare, non è democrazia: … è il peggior populismo che potremmo tirar fuori”

    Caro Bertola queste tre sue affermazioni fotografano perfettamente le mie personali perplessità sull’attività politica di Grillo e sul movimento che ne è derivato…

  4. AndreaC:

    Nel programma mica c’e’ tutto: m5s è anche democrazia (il piu’ possibile) rappresentativa. Come la mettiamo con il fatto che si vuole lasciare al buon senso di 2 decisioni su cose non presenti nel programma?

    Stavo cercando online un resoconto della serata visto dall’altro punto di vista. Dove posso trovarlo?

    Ciao.

  5. Lobo:

    le regole sono fondamentali, altrimenti si rischia venga fuori un (o piu’) nuovo Berlusconi che si crede al di sopra di tutto e tutti.
    Regole e IMMEDIATAMENTE un metodo per la democrazia diretta all’interno del vostro moVimento, mi sembra quasi banale.

  6. Yari:

    @VB: condivido le perplessità sull’allargamento per via degli inevitabili rallentamenti e il pericolo “correntoni”. Ritengo che per sua natura il movimento 5 stelle fornisca già abbastanza garanzie sulla qualità dei candidati (sono _addirittura_ incensurati), l’importante è avere strumenti di dialogo e persone sempre disponibili, se poi questo può avvenire tramite 10 persone… tanto meglio. Al limite impegnatevi per evitare che queste 10 persone possa mettere le radici, decidete che periodicamente questi soggetti vengano rimpiazzati o comunque evitate che subentri un’eccessiva “familiarità” con certi meccanismi e certe risorse, non penso di possa chiedere di più.

  7. maxxfi:

    In generale, sono d’accordo sia con l’analisi che con le proposte di vb.
    Secondo me, il modello ‘semplicista’ per dirla con un termine tecnico non scala bene: mettiamo putacaso (ve lo auguro) che il movimento prendesse il 51% dei voti. Che fai, affidi milioni di voti ad un gruppo di 18 persone e speri che tutti rimangano contenti?
    Meglio deliberare ora su uno strato putroppo necessario di burocrazia, che farlo in corsa piu’ tardi quando il modello attuale avra’ iniziato a mostrare i suoi limiti, creando i primi insoddifatti.

  8. paolo:

    Ok siamo al direttorio.

    suggerisco la formazione di un consiglio degli anziani e uno dei cinquecento.

    adesso somo stanco.

    Svegliatemi quando, di progresso in progresso, arriverete a Napoleone.

  9. VP:

    Paolo: sempre meglio il direttorio che il Movimento delle Libertà, dove ognuno fa un po’ il c***o che gli pare, ma sempre fino a quando il Capo non batte il pugno sul tavolo. Allora tutto tace…

  10. paolo:

    VP
    infatti, solo che alla fine Napoleone arriva.

    Al difetto di misurabilita’ e sanzione di legittimita’ interna la risposta e’ forzatamente di natura carismatica.

  11. Silvia:

    Credo sia l’occasione giusta per utilizzare il “metodo del consenso”. Decidere per votazione è una forzatura che in ogni caso vede una parte “perdente”. All’interno di un gruppo è bene prendere il meglio di ognuno e mantenere così coesione e forza.

  12. simonecaldana:

    Il metodo del consenso va benissimo per una dialettica continua sui grandi temi e per costruire una comunità. A volte però servono decisioni in tempi brevi. Il metodo della votazione vede una parte “perdente” solo in caso di effettiva divisione del corpo elettorale in due parti che concordano su poco o nulla, non vedo questo problema all’interno della comunità del movimento, che bene o male ha una visione piuttosto omogenea e mi sembra fatta di persone abbastanza mature da capire che non si può sempre fare come si vuole.

  13. Marco:

    Condordo in pieno sulla tua posizione e sul tuo modo di proporre e di procedere.
    Dopodiché…all’inizio del caos è bene imporsi (sempre con le idee e qualche pugno sul tavolo) per governarlo!
    Vai avanti senza indugi e tienici aggiornati su questo argomento.

  14. Fabrizio:

    Trovo il quadro delineato da Paolo, pur nella sua iperbole, perfetto nella forma e nella sostanza. Se da un lato un’architettura burocratica (forse necessaria ma involuta e forse un po’ greve) promette maggior democrazia, dall’altra, c’è la tentazione -forte- di creare una mini casta. Temo prevarrà la seconda.

  15. Redsox:

    Condivido il tuo pensiero, soprattutto le ultime 3 righe. Non abbiamo bisogno di un capo che ci dica dall’alto cosa fare.

    Sai qual è il motivo principale per cui vi ho votato? Lo slogan OGNUNO VALE UNO. Per cui mi aspetto che adesso lo applichiate!

    Secondo me bisogna creare un organo di controllo fatto da persone fidate, senza troppa burocrazia ma che non diventi una cerchia ristretta, possibilmente con un ricambio di persone ogni x mesi. Ma l’importante è tenere conto dell’opinione degli elettori.

    Per cui lancio una proposta direttamente a Vittorio, dato che tu sei un bravo smanettone col computer, secondo me dovreste creare un portale a cui i vostri elettori si iscrivono e sul quale possano esprimere e discutere le opinioni (forum) e prendere decisioni. Con le dovute attenzioni si potrebbe creare uno spazio in cui letteralmente si vota sul da farsi.
    Quella secondo me è la vera democrazia partecipativa, dove sono io insieme agli elettori che decido cosa il mio dipendente debba fare.
    Poi possiamo discutere sui meccanismi di iscrizione (che andrebbe certificata) e di voto (eventuale quorum al tot%, sondaggi ecc…).

    Ritengo che l’attuale sito non sia sufficiente. Non mi basta un blog dove riportate ciò che fate e lasciate spazio ai commenti, desidero intervenire prima.

    Io vi ho lanciato l’idea, che ne dite??

  16. Redsox:

    PS: Ovviamente nel mio modello non immagino che tutto quanto si faccia in consiglio debba essere messo al voto, per molte cose c’è già il programma. Però sarebbe utile per altri argomenti, magari non contemplati nel programma, oppure per decidere le modalità con cui realizzare i nostri obiettivi… ;)

  17. Piero:

    > “E qui, però, si sono scontrate due visioni opposte del mondo …”.

    Come dire: da una parte ci sta la visione dell’albero della vita e dall’altra parte ci sta la visione dell’albero della conoscenza del bene e del male.

    Da quale albero vogliamo cibarci?

    Fino ad ora ci siamo quasi sempre cibati dall’albero della conoscenza del bene e del male (leggi e regole –> burocrazia). E se provassimo a cibarci dall’albero della vita (responsabilità e consapevolezza –> libertà) ? Così, tanto per cambiare.

  18. Carlo:

    Io da parte mia chiedo solo che venga rispettato il programma, che via trasparenza nelle azioni e nelle decisioni. Che i rappresentanti portino la nostra voce in consiglio.
    Poi qualcuno rimarrà sicuramente deluso da come vi strutturerete. Però ci vuole coesione e spirito di collaborazione. Capisco che le cose non sono facili, che si cerca di non scontentare nessuno e di essere coerenti con la campagna elettorale svolta.
    Le energie vanno tutte portate contro chi si oppone al vostro programma. Quello è già sufficiente per lavorare sodo. Poi i soldi per me se li possono direttamente intascare i due consiglieri, è nel loro diritto, come lo è anche rinunciarvi completamente o devolverlo e utilizzarlo come meglio credono.
    Di roba ce n’è da fare, avanti e non sprechiamo energie!

  19. vb:

    Redsox: E’ un’idea che abbiamo in testa e che sicuramente metteremo in atto appena possibile. Va poi capito però se su ogni cosa si potrà sempre mettere in atto la democrazia diretta previa votazione online, o se nella realtà ci saranno per forza diversi livelli di coinvolgimento a seconda dell’importanza della decisione.

  20. Redsox:

    @VB: bene sono contento che abbiate in testa qualcosa del genere. Giusto anche stabilire dei livelli di coinvolgimento

  21. Auro:

    Credo che la democrazia diretta previa votazione online debba necessariamente prevedere degli step di rappresentanza. Il movimento propone e fissa un termine per esprimere un parere, io singolo esprimo il mio parere ad un rappresentante qualificato (ad esempio te, Vittorio) che raccogliendo dal tuo bacino di utenza, porti i risultati al consiglio (i 18? non so..) che definisce la linea da rappresentare. Il tutto leggibile (sui vari siti,blog, ecc), visionabile (video delle riunioni del consiglio) e quindi sufficentemente trasparente. Io non sono un esperto ma sarei giá contento…

  22. Dario:

    Condivido appieno la posizione di Redsox. Anche io mi sono iscritto al movimento per la promessa che “ognuno vale uno”.
    Il problema delle regole in questo momento purtroppo è ancora più delicato. Gli iscritti al Movimento 5 stelle Piemonte sono, facciamo 500. 18 persone hanno creato una Associazione e stanno decidendo le regole di governance dell’Associazione. Ovviamente noi 500 non sappiamo nulla di quello che decidete visto che sul portale del Movimento nulla è scritto.
    Quando avrete deciso la governance dell’Associazione questa controllerà i Consiglieri, deciderà il Programma in modo più o meno condiviso con il Movimento. Ma a noi del Movimento era stato promesso il controllo diretto e non mediato da una Associazione ristretta su cui non abbiamo nessun controllo (oserei dire anche poche informazioni).
    Per me, se decidete in 18 le regole e poi le applicate a tutti diventate autoreferenziali.
    O lasciate decidere a tutto il Movimento le regole di governance dell’Associazione (democrazia rappresentativa) o accettate che l’Associazione serva solo come interfaccia con la stampa e lasciate al Movimento pieno controllo sulle decisioni politiche (sul come quoto in pieno Redsox). Va da se che il ‘non statuto’ su questo punto è chiaro.

  23. Guglielmo:

    Apprezzo la discussione e apprezzo soprattutto che qualcuno si ponga il problema del “Che fare?” rispetto a Grillo. Appena ho tempo proverò a indirizzarti una lettera dal blog cercando di mostrarti le mie preoccupazioni. Prima delle votazioni ho fatto davvero molta fatica a spiegare a amici e parenti la differenza tra il Grillo del blog e del tg4 (arrogante antipolitico) e la voglia di partecipazione del MoVimento che – almeno qui da me – aveva alle spalle parecchi anni di attivismo. Ho accettato a malincuore l’argomento “le sparate di Grillo alla pancia sono l’unico modo che abbiamo per ottenere visibilità”. Ora credo che abbiate un minimo di visibilità e che sia il momento di gestirla. Sono d’accordo col commento che un blog non è sufficiente e anche piemonte5stelle come blog collettivo forse va potenziato. Mi piacerebbe davvero avervi su twitter. Buon lavoro e a presto!

  24. Gianfranco M.:

    Sono arrivato a questo post dal link del siti P5S. Mi presento: attivismo nessuno, ho seguito un po’ via web, sono stato rappresentante di lista (felice esordio!) e l’unica preferenza per te nel seggio è stata la mia (sviolinata!?). Ora non ho terminato di leggere tutto ma già non mi piace dover saltare dal sito “ufficiale” a quello personale per seguire una discussione fra membri dello stesso movimento. Nonostante la mia età, non mi sento in grado a priori di dire quale impostazione sia la migliore: certamente la discussione deve continuare solo in una sede e non fare come i politici che creano le correnti e lavorano più nei corridoi… Leggendo quanto hai scritto, mi trovo più dalla tua parte ma non credo alle verità assolute, quindi ora leggo anche il resto altrove. Ciao.

 
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