Sky
Vittorio vb Bertola
Affacciato sul Web dal 1995

Sab 27 - 0:31
Ciao, essere umano non identificato!
Italiano English Piemonteis
home
home
home
chi sono
chi sono
guida al sito
guida al sito
novità nel sito
novità nel sito
licenza
licenza
contattami
contattami
blog
near a tree [it]
near a tree [it]
vecchi blog
vecchi blog
personale
documenti
documenti
foto
foto
video
video
musica
musica
attività
net governance
net governance
cons. comunale
cons. comunale
software
software
aiuto
howto
howto
guida a internet
guida a internet
usenet e faq
usenet e faq
il resto
il piemontese
il piemontese
conan
conan
mononoke hime
mononoke hime
software antico
software antico
lavoro
consulenze
consulenze
conferenze
conferenze
job placement
job placement
business angel
business angel
siti e software
siti e software
admin
login
login
your vb
your vb
registrazione
registrazione

Archivio per la categoria 'Itaaaalia'


lunedì 31 Marzo 2008, 16:58

Morire all’autogrill

Vorrei non dover parlare dell’ennesimo morto nel calcio; avendo però ben presente il qualunquismo imperante sui media quando si parla di ultrà, mi sento in dovere di fare un paio di considerazioni sul tragico incidente di ieri.

Nessuno ha ancora esattamente capito cosa sia successo all’autogrill di Felizzano. La versione degli juventini, mandata in onda da Controcampo con una intervista ripetuta a ciclo continuo, è che un pulmino di un club juventino (quindi tifosi normali, non ultras) sia stato aggredito da due pullman dei Boys, cioè gli ultras del Parma, con tanto di cinghie, catene e bottiglie; a quel punto l’autista avrebbe cercato di ripartire e scappare e senza accorgersene avrebbe investito l’ultrà parmense. Secondo il presidente del Parma, invece, i tifosi gialloblu presenti nell’autogrill erano soltanto dei pacifici cinquantenni in gita premio, e non vi sarebbe stato alcuno scontro.

E’ noto che tra le due tifoserie non corre buon sangue: tre anni fa addirittura si scontrarono in campo al Tardini, a fine partita, e pare che proprio per aver partecipato a quell’episodio il ragazzo morto fosse stato diffidato; questa era una delle sue prime domeniche di calcio dopo tre anni di assenza forzata. Bene hanno fatto quindi a sospendere la partita per evitare altri guai, nonostante i fischi corali degli juventini allo stadio, al momento dell’annuncio.

Ora, questi sono i commenti più ricorrenti nel mondo ultrà: il primo è che gli juventini se la sono andata a cercare, perché fermarsi con le sciarpe della propria squadra in un autogrill già occupato da tifosi della squadra opposta è una chiara provocazione allo scontro; il secondo è che l’autista ha perso la testa, perché la versione del lancio di bottiglie e cinghiate contro il pullman pare quantomeno esagerata – da quel che si è visto non c’erano cocci per terra e non c’erano ammaccature sul pullman – ed è probabile che al massimo stesse partendo qualche sfottò e qualche gestaccio. L’autista stesso pare aver dichiarato di non aver mai trasportato tifosi negli ultimi anni e di non essere stato assolutamente preparato a un episodio del genere. Gli juventini, comunque, si difendono sostenendo che il loro pullman non era di ultras e che quindi l’attacco dei Boys parmensi sarebbe stata un’infamata.

Possibile dunque che basti fermarsi nell’autogrill sbagliato per farci scappare il morto? Possibile sì, visto che è successo, ma perché? La base è quella cultura demenziale per cui se ci si incrocia con tifosi avversari all’autogrill, invece di offrirsi un caffé, ci si deve per forza menare; certo, la “mentalità” prevederebbe che ciò accada solo se entrambi i gruppi sono di ultrà, ma è ben difficile che su un pulmino di un club gobbo non ci fossero almeno un po’ di giovani maschi bardati da drugo, proprio come paiono mostrare le immagini riprese davanti alla questura di Asti.

A ben vedere, però, non sarebbe successo nulla se l’autista non fosse stato terrorizzato a morte da due manate sul vetro; esattamente come Gabriele Sandri non sarebbe morto se non fosse passato di lì un agente alle prime armi con l’idea di dover fare il Rambo. Perché? Perché è da dodici mesi, dopo la morte di Raciti, che è in corso una campagna isterica di criminalizzazione del tifo calcistico, al punto che chiunque veda un ultrà pensa di essere in pericolo di vita; e reagisce di conseguenza, sparando o accelerando a tavoletta, come se veramente fosse questione di vita e di morte propria o dell’altro.

Solo che a morire alla fine sono sempre gli ultrà; una categoria indecifrabile ma spesso ben diversa dagli stereotipi, se è vero che il ragazzo morto ieri era sì talmente “caldo” da minacciare di menare gli Offlaga Disco Pax – gruppo alternativo dell’odiata Reggio Emilia – se si fossero permessi di suonare a Parma, ma anche talmente normale da laurearsi in ingegneria, avere un lavoro fisso e nel tempo libero fare il volontario. Non un buzzurro insomma, non un analfabeta o un disadattato. E chissà quanto “caldo” veramente oltre alle parole: anni fa, dopo un Sampdoria-Torino, al questore di Genova venne la bella idea di diffidare tutti i tifosi granata che erano andati in trasferta, i cinquanta casinisti insieme ai mille delle famigliole e dei pensionati: gente di cinquant’anni con la Daspo… questo per dire come la diffida sia tutt’altro che un segno certo di attitudine a menar le mani.

Grazie all’isteria del dopo-Raciti, il calcio è molto più pericoloso oggi di prima, come dimostrano due tifosi morti in quattro mesi, cosa mai successa nella storia. L’abolizione delle trasferte organizzate e dei treni speciali ha trasformato ogni viaggio in una avventura in territorio nemico, dove sei solo con il tuo gruppetto e dietro ogni angolo può esserci uno che ti mena; e quindi, a molti viene anche la voglia di colpire per primi. Quelle frange disadattate che una volta, nel gruppo, venivano controllate dagli stessi capi ultrà ora sono libere di andare in giro a far danno per i fatti propri. E in più, basta vedere un tifoso di calcio perché la folla gridi all’uomo nero: e questo aumenta negli ultras la sensazione di essere una tribù di emarginati in lotta per sopravvivere.

Di tutto questo, fatico ad attribuire la responsabilità soltanto a una manciata di gruppi organizzati, o agli stessi disadattati di cui sopra: certo è ora di abbandonare la violenza per sempre, ma se uno nasce e cresce in un certo ambiente e con una certa testa, è ben difficile che sia in grado di cambiare comportamento. Trovo invece molto peggiore il comportamento di chi avrebbe i mezzi culturali per contribuire a un clima migliore, e non lo fa.

E qui possiamo partire dai dirigenti irresponsabili, come ieri l’ineffabile Galliani, che con tutto quel che era successo, dopo l’ennesima prestazione inguardabile della sua squadra, non ha trovato di meglio che andare in televisione a piangere come un bambino lamentandosi dell’arbitro e di presunti complotti anti-Milan: e questo non agiterà forse gli animi dei più violenti tra i suoi tifosi, la prossima volta che gli si parerà innanzi un tifoso con sciarpa nerazzurra?

Soprattutto, è vergognoso il comportamento dei “giornalisti”, che paiono interessati solo a fare sensazione. Perché alla fine quello di ieri è stato veramente un incidente, pur se aiutato dal clima assurdo creato attorno al calcio: non certo un tifoso ammazzato da altri tifosi in uno scontro, ma un investimento involontario da parte di un poveraccio che era lì soltanto per lavorare e che ora rischia la galera. L’unica cosa ragionevole da fare era abbassare i toni, come hanno fatto le due società, come ha fatto il questore.

Eppure, per tutto il pomeriggio e tutta la serata Italia 1, quest’anno la TV ufficiale del calcio, ha soffiato sul fuoco, cercando assolutamente di dimostrare che c’erano stati scontri, che c’era della violenza, fino a presentare una testimonianza che non stava né in cielo né in terra. Sono proprio i Piccinini, i Mosca, gli Ordine, i Liguori ad essere vergognosi, a fomentare un clima di isteria e di violenza per fare audience, per vendere la loro pubblicità; quando non è contro gli ultras è contro gli arbitri, messi alla gogna per ogni minimo errore. Su questo, hanno assolutamente ragione i Boys nel loro comunicato.

Per evitare queste situazioni non serve certo militarizzare tutti gli autogrill d’Italia; basterebbe ricominciare con le trasferte organizzate e scortate, possibilmente facendo pagare il costo delle forze dell’ordine agli stessi tifosi o alle loro società. Io stesso pagherei volentieri venti o trenta euro in più, le rare volte in cui vado in trasferta, per non rischiare di venire pestato da qualche “tifoso” avversario. E poi, che tutti si facciano un esame di coscienza, e comincino a comportarsi da adulti: tutti, non solo gli ultrà.

[tags]calcio, tifosi, parma, juventus, violenza, autogrill[/tags]

divider
domenica 30 Marzo 2008, 11:52

L’ultima opportunità

repubblica-veltroni-ortografia.png

Per l’ortografia, invece, a Repubblica l’ultima “chanche” l’hanno persa da un pezzo.

[tags]ortografia, repubblica, giornalisti?[/tags]

divider
giovedì 27 Marzo 2008, 23:36

Alitaglia ancora

Sono arrivato or ora a casa, e come sessione di rilassamento mi sono seduto in ufficio e ho deciso di parlare ancora una volta male di Alitaglia, che però se lo merita proprio.

L’unica nota positiva è il cibo – è migliorato ed era anzi buono, devono essersi conto che il panino di pane era troppo. Però… ecco, passi per il check-in del Cairo, disorganizzatissimo, dove fanno mettere tutti in coda per 30 minuti in una fila, e poi aprono quella a fianco, e poi ci mettono una tipa che pareva non aver mai visto un computer in vita sua. Passi per il fatto che gli aerei sono vecchi scassoni oltre il limite della decenza, e anzi l’aereo che mi ha riportato a Torino aveva la cornicetta di metallo del finestrino del pilota vistosamente piegata e penzolante nel vuoto. Passi che la sporcizia a bordo è allucinante, e se apri il tavolinetto ti volano addosso briciole e resti dei voli precedenti.

Passi che il personale è sempre più scortese – oggi la hostess ha cazziato violentemente il tizio accanto a me, che si era osato unificare il proprio vassoio con quello della figlia seienne per permetterle di riprendere a giocare, dicendo qualcosa come “ma vede che cazino m’ha combinato, mo’ nuncentrappiù ner cazzetto”, e costringendo il tizio a riseparare i rifiuti in due vassoi separati.

Passi anche per le figure di m… che ci fanno fare con gli stranieri, non solo con le leggendarie fascette da bagaglio per le coincidenze a Fiumicino – sui bagagli che vanno in Italia c’è scritto “in Italy”, su quelli che vanno all’estero c’è scritto “out Italy”: nunzedicecossì? – ma con un fantastico documentario sulla storia bio-geologica del Mediterraneo, fatto evidentemente dal cugino di un amico, le cui didascalie in inglese cominciavano testualmente così: “15 miliards years ago…”.

La cosa che proprio non passa è che due giorni prima del mio ritorno hanno contattato l’agenzia egiziana, che ha contattato me, per dirmi che il mio volo per Torino era cancellato e che mi riprogrammavano su quello dopo. Io ho passato un’ora e mezza in più a grattarmi a Fiumicino, e alla fine ci avrei messo meno tempo a passare da Francoforte o da Parigi; ma non è solo questo, è proprio che, essendo stata fatta con due giorni di anticipo, è una chiara manovra per tagliare i costi a spese del servizio, dopo aver già venduto il suddetto. Nessuna linea aerea cancella un volo già ad orario, indipendentemente da quanto è pieno; è questione di rispetto verso i clienti, e lo vidi fare solo a Swissair sul fu Zurigo-Torino due mesi prima di fallire. Se si riducono a tagliar voli per risparmiare, anche a costo di rendere il volo successivo una stalla e di lasciare a terra qualcuno (come certamente è successo), vuol dire che sono veramente ben oltre la frutta.

[tags]alitalia[/tags]

divider
lunedì 24 Marzo 2008, 08:50

Dacci oggi il nostro Papa quotidiano

Questo era un post su Magdi Allam e il Papa. Conteneva una battuta che ridicolizzava contemporaneamente Magdi Allam, il Papa, il convertirsi al cristianesimo sui giornali e l’omosessualita’ della chiesa. La battuta era tanto offensiva quanto divertente, pero’ poi ho capito che nell’Italia di oggi, se per caso qualcuno l’avesse linkata, mi sarebbe costata una denuncia per diffamazione. E quindi ho deciso di cancellarla.

[tags]papa, allam, giovani luttazzi[/tags]

divider
sabato 22 Marzo 2008, 18:37

Allucinazioni

Sono stati due giorni piuttosto pesanti, tanto che a un certo punto il medico della mutua si è deciso a darmi gli antibiotici; sarà stata la combinazione di temperature alte e medicine, ma ho avuto parecchie allucinazioni.

Per esempio, stamattina l’assunzione contemporanea di antibiotico, Tachipirina e Plasil mi ha inchiodato nel letto per quattro ore, con una specie di sonno chimico ad occhi aperti in cui devo aver recuperato una settimana di notti insonni, facendo nel contempo anche qualche sogno veramente allucinato; come quello in cui, dopo aver rifiutato due volte di sposarmi tra grandi lacrime di chiunque, finivo per espellere nella pipì le scorie dell’antico aborto di un mio fratello gemello.

Ma l’allucinazione più strana l’ho avuta ieri: verso l’ora di pranzo, ho sognato di alzarmi e di accendere il televisore. Sullo schermo veniva fuori il primo canale, su cui c’era una trasmissione televisiva che sembrava Il pranzo è servito, e comunque doveva risalire alla mia infanzia, anzi ancora prima: tipo agli anni ’50, perché in questa trasmissione c’erano solo massaie che, in un giorno comunque lavorativo, passavano delle ore a cucinare piatti assurdi, peraltro tutti rigorosamente senza carne perchè “oggi è Venerdì Santo”.

Immersa in questa atmosfera agreste e clericale, c’era una conduttrice che doveva essere tipo Antonella Clerici, però cicciobomba in una maniera pazzesca, e ridotta a tirar fuori le tette per attirare l’attenzione – tra parentesi, ricordo comunque che le tette di Antonella Clerici sono ufficialmente riconosciute come entità indipendente, ed ebbero tempo fa anche una voce su Wikipedia:

screenshot_wikipedia_clerici.png

Bene, fin qui la scena era un po’ inquietante, con questa rappresentazione fintissima dell’Italia che fu – figuratevi che a un certo punto facevano una gara tra lo stoccafisso vicentino e quello calabrese e il televoto finiva accuratamente in parità, che caso – ma nulla di grave.

Tuttavia, l’allucinazione a un certo punto diventava più forte, perché nelle vesti di concorrente alla trasmissione compariva una persona che conosco, una amica – in mezzo al pubblico si vedeva pure il suo fidanzato – che sfidava culinariamente una specie di nerd della val Brembana, con tanto di camicia verde a quadrettoni stile Sette spose per sette fratelli di Bossi, il quale iniziava mostrando per due volte di fila la schiena alla telecamera.

Anche la mia amica era ovviamente tutta tesa, e così le chiedevano di raccontare un po’ della propria vita. All’inizio il racconto era vero, sembrava proprio come nella realtà, ma poi, come spesso accade nei sogni, c’era la svolta improvvisa: siccome raccontava che aveva comprato casa con il suo fidanzato e stavano per andare a vivere insieme, la Clerici improvvisamente sbarrava gli occhi, la interrompeva e strillava una cosa come “QUINDI VI SPOSATE VEEROOO???” e lei, con la telecamera alla tempia, pronunciava il fatidico sì.

Il resto del sogno, a parte i miei lieti messaggi di felicitazioni agli sposini novelli, è piuttosto confuso. Però sono contento che sia stata soltanto una allucinazione dovuta alla febbre alta! Pensate quanto sarebbe deprimente vivere sul serio in un paese dove la televisione di Stato non ammette la carne in trasmissione perché si è in una festività cattolica, e dove non è permesso dire in pubblico che si va a vivere insieme senza subito precisare che naturalmente lo si farà soltanto da sposati.

[tags]allucinazioni, rai, vescovi ovunque, civiltà del vaticano[/tags]

divider
mercoledì 19 Marzo 2008, 20:22

Telegiornali marchetta

Essendo bloccato in casa a far niente con quasi 40 di febbre, mi è capitato stasera di vedere dopo tanto tempo il TG3. Mi aspettavo ampio spazio alle notizie sul Tibet, e invece sono rimasto sconvolto: su 30 minuti, qualcosa come 25 sono stati dedicati a interviste ai politici. Non scherzo! Oltre ad un infinito pastone iniziale sulle elezioni, da cui ho scoperto imperdibili partiti di cui ignoravo l’esistenza come la Unione Democratica per i Consumatori, ogni argomento era un buon motivo per far parlare i politici. Alitalia? Guai a dirmi qualcosa sui problemi e sull’evoluzione della trattativa, ma ecco cosa ne pensano tutti gli schieramenti (ovviamente banalità). Economia? Ecco tre minuti di immagini di Napolitano che parla a un convegno. Ambiente? Tre secondi di paesaggi marini, seguiti da tre minuti di Rutelli che illustra le sue grandi idee per la tutela del paesaggio. E così via.

E’ in questo modo che ho scoperto una chicca leggendaria: lo sconto elettorale sulla benzina. In pratica, in un disperato tentativo di conquistare voti, il governo uscente ha approvato, con effetto da domani, una riduzione di due centesimi al litro delle accise sul carburante. Ma attenzione: ammesso che i prezzi calino veramente e che lo sconto non sia direttamente incamerato dai petrolieri, questa è una “misura temporanea” che scadrà, che caso, il 30 aprile. Come a dire: passate le elezioni, gabbato lo elettore…

[tags]politica, elezioni[/tags]

divider
venerdì 14 Marzo 2008, 14:11

Matematica bancaria

Stamattina sono andato in banca per fare una normale operazione; mentre attendevo, l’occhio è stato catturato da una pila di volantini messa in bella vista davanti allo sportello, pubblicizzanti una nuova polizza-investimento. Si tratta di quei prodotti finanziari che hanno la forma di una polizza vita, per beneficiare di tutta una serie di facilitazioni fiscali e protezioni legali, ma sono in realtà un investimento, che il cliente fa essenzialmente a fine di guadagno. Così mi sono messo a leggere, ed ecco cosa ho trovato scritto (in corsivo il testo del volantino, in tondo i miei commenti).

Caratteristiche principali

Polizza index linked a premio unico;

Si mangia?

Decorrenza 17 aprile 2008 – Scadenza 17 aprile 2014 – Versamento minimo: 2500 Euro;

Indici azionari di riferimento: Dow Jones EUROSTOXX 50, S&P 500 e NIKKEI 225;

Si mangiano pure questi? Secondo voi la signora Maria sa cosa sono?

Rimborso del premio a scadenza, legato al rimborso dell’obbligazione sottostante.

Buono, quindi il capitale è garantito: 2500 verso, 2500 riprendo, comunque vada!

Due cedole fisse del 4,45% lordo annuo in caso di vita dell’Assicurato alle prime due ricorrenze annuali del contratto (aprile 2009 e 2010).

Beh, 4,45%, interessante: decisamente di più del Conto Arancio (il riferimento solitamente inarrivabile per i prodotti obbligazionari delle banche italiane).

Quattro eventuali cedole annue lorde – alle successive ricorrenze annuali del contratto (aprile di ciascun anno dal 2011 al 2014) – corrisposte in caso di vita dell’Assicurato e pari, in ciascun anno, alla somma delle performance trimestrali del paniere degli indici di riferimento;

Ok, quindi dopo i primi due anni mi date il corrispondente di come va la Borsa a livello internazionale, giusto?

Ogni performance trimestrale del paniere è pari al minor valore tra la media aritmetica delle variazioni fatte registrare nel trimestre dai 3 indici di riferimento ed il 3%;

Come come? Aspetta che rileggo… In pratica, se in un trimestre la Borsa (e quindi i titoli che voi comprerete coi soldi che vi do) sale del 20%, voi mi date il 3%; però se scende del 20%, la performance è -20%!

Ehi ma… aspetta un attimo; e poi, la cedola che mi date è annua, ma dipende dalla somma dei quattro trimestri calcolati in questo modo… Per cui se nel primo trimestre la borsa sale del 20%, e poi perde l’1% in ciascuno dei trimestri successivi, a fine anno voi avete guadagnato il 17%, ma la mia cedola è zero! E se invece guadagna il 9% per tre trimestri successivi e poi perde il 9% nell’ultimo, a fine anno voi avete guadagnato il 18%, ma la mia cedola è di nuovo zero! E se la Borsa fa su e giù, quando sale voi guadagnate più di me, ma quando scende perdiamo uguale, quindi a ogni su e giù voi vi avvantaggiate! Certo se crolla la Borsa io non prendo la cedola ma voi perdete… ma voglio proprio vedere se la Borsa crolla per 24 trimestri di fila senza mai risalire e senza che voi facciate altro che star lì a guardare con le azioni in mano…

Caricamenti: 1,15% per ciascun anno di durata comprensivo della garanzia minusvalenza caso morte;

Caricamento… caricamento… devo premere play? Che sarà? Aspetta che cerco su Internet… Toh, guarda: i caricamenti sono “una parte del premio pagato che la Compagnia utilizza per coprire tutti i costi connessi alla raccolta e alla gestione delle polizze emesse”. In pratica sono spese che mi ricaricate! Quindi il 4,45% è al lordo delle spese? Vuol dire che devo togliere l’1,15% dal rendimento… o cosa? E le spese possono mangiarmi il capitale? Ma insomma, sarà conveniente ‘sta roba? Continuiamo a leggere:

La probabilità che il rendimento atteso a scadenza sia in linea o superiore a quello di titoli obbligazionari privi di rischio con durata analoga a quella del prodotto è pari al 15,54% (Fonte: Elaborazione interna – per maggiori informazioni consulta il Prospetto Informativo).

Ok, l’ho copiata proprio come è scritta: allora, com’è la cifra, buona o cattiva? Non sapete? Non vi è rimasta impressa? Eh, peccato che ci sia un grassetto strategico (l’unico di tutto il documento) che “casualmente”, man mano che ti avvicini alla cifra, attrae la tua attenzione, cercando di non farti leggere il numero con cura, e poi ti fa anche pensare “ok questa è la solita clausola legalese, posso anche saltarla”. Purtroppo per loro, anche se in fondo in fondo, sono obbligati a dirtelo: nell’85% dei casi, investendo gli stessi soldi per lo stesso tempo in qualcos’altro e senza alcun rischio, guadagni di più. Ma quanti lo capiranno?

Alla fine, mi sono anche cercato la scheda sintetica, giusto per sicurezza. Credo di aver capito che i “Caricamenti: 1,15% per ciascun anno” vogliono dire che quando gli dai i soldi in mano loro si intascano subito il 6,9% (1,15% * 6), e investono solo il 93,1%, il che vorrebbe dire che la cedola lorda effettiva dei primi due anni è il 3,72445%, e non quasi il quattro e mezzo per cento. Ma la cosa più interessante è la tabellina a pagina 2:

Scenari di rendimento atteso: probabilità dell’evento
Il rendimento atteso è negativo: 0,00%
Il rendimento atteso è positivo, ma inferiore a quello di titoli obbligazionari privi di rischio con durata analoga a quella del prodotto: 84,46%
Il rendimento atteso è positivo e in linea con quello di titoli… : 13,77%
Il rendimento atteso è positivo e superiore a quello di titoli… : 1,77%

Credo che si commenti da sola. E meno male che dopo gli scandali degli anni scorsi ci avevano promesso protezioni adeguate: ma allora, perché una banca può tuttora pubblicizzare in modo vistoso ma confuso un “investimento” che solo nell’1,77% dei casi è più conveniente rispetto ad obbligazioni analoghe e prive di rischio?

[tags]banche, finanza, trasparenza bancaria, parmalat e argentina sono già finite in cantina[/tags]

divider
lunedì 10 Marzo 2008, 10:49

Di cosa scrivono i giornali

Ero già rimasto colpito ieri, aprendo la prima pagina dell’edizione online della cronaca di Torino de La Stampa, e trovando come seconda e terza voce due articoli sulle donne: prima una intervista al cardinale Poletto centrata sull’ineffabile esortazione “Chiamatele mogli, non compagne”; e soltanto dopo il reportage su migliaia di donne e uomini in corteo per l’otto marzo, per i diritti e per la parità. In questo momento l’intervista al cardinale è ancora lì nei titoli di testa, mentre il reportage è già scivolato nelle notiziole di fondo pagina; e continuo a restare perplesso all’idea che all’opinione di uno, su un giornale teoricamente imparziale, venga data più evidenza che a quella di ottomila, solo perché questo uno è un cardinale di Santa Romana Chiesa.

Stamattina sono rimasto altrettanto perplesso da un’altra osservazione: La Stampa, in home page, apre i rimandi della sezione economica con una intervista a Fabrizio Palenzona, già presidente della provincia di Alessandria per il centrosinistra, poi consigliere di Mediobanca, vicepresidente di Unicredit e tante altre cariche, e anche presidente dell’Aiscat, l’associazione delle società autostradali, di cui fa parte il suo grande amico e conterraneo Marcellino Gavio, quello dei lavori infiniti sulla Torino-Milano; infatti, quando Di Pietro litigò con Palenzona, lui rassegnò le dimissioni e poi, tra le lacrime e in mezzo agli applausi dei soci dell’associazione capitanati da Gavio, accettò con riluttanza di ritirarle.

Bene, Palenzona si lamenta: dice che così, cioè con la riforma dei contratti autostradali realizzata da Di Pietro, non si può andare avanti; che nessuno investirà più nella costruzione di autostrade se c’è il pericolo che lo Stato ci metta troppo il becco, e che anzi ci sono trenta miliardi di euro che i privati sarebbero pronti ad investire, creando zilioni di posti di lavoro e nuove opportunità di sviluppo, ma che Di Pietro glieli blocca; in sintesi, come dice il titolo, “ci rivolgeremo al prossimo governo”. Senza dubbio Palenzona pregusta il momento in cui a fare il sottosegretario ai Trasporti tornerà un altro suo grande amico, Ugo Martinat; a scanso di equivoci, però, gli risponde comunque anche D’Alema, per precisare che anche se vincessero loro Palenzona riceverebbe la giusta attenzione, creando “una autorità terza per ricostruire un quadro di regole sicure”, ossia sottraendo a Di Pietro il potere di rompere i coglioni.

E’ comunque legittimo che Palenzona utilizzi i propri ganci con la Busiarda per difendere i propri interessi; eppure, completamente per caso, poco dopo ho trovato questo articolo, sull’edizione locale fiorentina di Repubblica. Sapete quanto poco mi piacciano i protestatari anti-sviluppo, ma è indubbio che certe scelte progettuali appaiano scriteriate, quando non proprio in cattiva fede, e che si dovrebbe trovare il modo per costruire le infrastrutture impattando il meno possibile sul territorio.

Anche questo è un punto di vista legittimo; peccato che i giornali lo releghino nelle edizioni locali, e quando ne parlano i titoli principali è sempre e soltanto per raccontare scontri o per criticare l’irritante riluttanza della gente a farsi costruire un’autostrada, una discarica, una ferrovia al posto del bosco davanti a casa.

Probabilmente questo modo di trattare le notizie è funzionale a una casta giornalistica – non tanto a livello del povero cronista medio, che infatti nella settima di cronaca scrive ciò che vuole, ma piuttosto a livello di direttori e grandi firme – che sopravvive lautamente grazie alle connessioni con il potere. E’ però triste che anche i grandi giornali si siano ormai trasformati in tifoserie affaristico-politiche, perdendo in buona parte la capacità di essere obiettivi e disinteressati. Peggio, è uno degli elementi che aumentano la frustrazione tra la gente, e i conseguenti rischi di esplosione sociale.

Per fortuna, per capire veramente le cose, ci resta Internet, ed è una grande differenza rispetto anche solo a dieci anni fa; almeno finché il Gentiloni di turno non riuscirà ad imbavagliare anche quella.

[tags]giornali, giornalisti, la stampa, internet, chiesa, donne, autostrade, ambiente, censura[/tags]

divider
sabato 8 Marzo 2008, 11:52

Suzukimaruti e la sindrome di Gabriella

Stamattina, leggendo la mia quotidiana sfilza di blog, sono rimasto affascinato dall’ultimo post di Enrico aka Suzukimaruti. Premetto che Enrico è un amico da oltre quindici anni, e anche se negli ultimi dieci ci siamo frequentati poco, quella polvere di ciclostile che ci ha ricoperto mentre facevamo insieme il giornalino del liceo costituisce un legame inscindibile (e poi era pure cancerogena, che sfiga).

Pur essendo un pensatore anarchico e indipendente, Enrico ha una caratteristica commovente: è rimasto fedele al Partito, quello con la P maiuscola, quello a cui tutti noi sabaudi occidentali, cresciuti nella Greater Stalingrado dell’Ovest (la parte di conurbazione torinese compresa tra piazza Sabotino e il castello di Rivoli), abbiamo dedicato cuori e passioni per anni.

Certo, il Partito non ha nemmeno più la P nel nome (anzi no, in effetti nel passaggio da DS a PD ce l’hanno rimessa), eppure Enrico continua a dedicargli sforzi appassionati e argomentazioni razionali, cercando di riuscire nella disperata impresa di provare come esista ancora la famosa diversità, e come insomma PD e PDL non siano più o meno la stessa roba, come ormai pensa la grande maggioranza degli italiani.

Peccato che il momento sia poco propizio: non solo perché tra il PD di Veltroni e il PDL di Berlusconi c’è la stessa differenza che c’era tra il PSI di Craxi e il PSDI di Nicolazzi, ossia una lettera nel nome e il numero di conto in banca; ma perché la blogosfera è piena di casi come quello di Gabriella Carlucci, dove un esponente di partito si sdraia a difesa di una posizione del partito stesso in maniera talmente acritica ed evidentemente slegata dai fatti – nel senso che qualsiasi fatto opposto alla tesi viene ignorato o rigirato in modo da provare la superiorità del proprio schieramento – da suscitare ondate di commenti che svariano tra lo sdegno e lo sberleffo.

Enrico certo non è paragonabile a Gabriella, non ne ha le tette né il patrimonio e anzi, come dicevo prima, la sua indipendenza di pensiero gelosamente conservata è ciò che gli impedirà una carriera politica che con meno onestà intellettuale avrebbe potuto tranquillamente avere; insomma, loda il PD per amore e non per interesse.

Stamattina l’ho un po’ sbeffeggiato anch’io: d’altra parte come si fa a postare un pippone indignato sull’immoralità del centrodestra nel candidare il leader della protesta di casta dei tassisti romani contro la liberalizzazione, quando il centrosinistra ha come candidato premier il sindaco che ha risolto tale protesta imponendo una tariffa fissa per l’aeroporto del 15% più alta del prezzo precedente, alla faccia del mercato e della concorrenza?

Tuttavia, nonostante questo, credo che sia meglio non infierire più di tanto. Enrico – ma come lui molti altri, chi di noi non ha un amico che è ancora convintissimo elettore del centrosinistra? – è come un fidanzato che tesse le lodi della propria innamorata: a tutti gli amici che la guardano sembra indistinguibile dalle altre dieci ragazze attorno a lei, ma, si sa, l’amore è cieco.

[tags]elezioni, politica, pd, pdl, partito democratico, suzukimaruti, carlucci, l’amore è cieco[/tags]

divider
venerdì 7 Marzo 2008, 15:16

Scava scava

Per carità, riqualificare un pezzetto di città va sempre bene, ma sono rimasto perplesso nel leggere che l’amministrazione comunale ha un nuovo magnifico progetto per rifare piazza Arbarello, prima aumentando la profondità del parcheggio sotterraneo per togliere le auto (un’idea semplice semplice, giusto poco costosa), e poi unificando la piazza alberata con lo spiazzo esistente verso via Garibaldi per realizzare un’area pedonale, con al centro un “padiglione tutto acciaio e vetro” che ospiterebbe le attuali bancarelle di libri e altre attività culturali.

Sono rimasto perplesso per prima cosa perché a duecento metri di distanza c’è già un “padiglione tutto acciaio e vetro”, quello di Atrium Torino, che stanno invece per demolire. E per seconda cosa perché non più tardi di due anni fa, forse anche meno, hanno speso un sacco di soldi per riorganizzare lo spiazzo a parcheggio, aggiungendo le transenne, cambiando la circolazione e così via.

Chissà perché, da quando a Torino è al governo il centrosinistra, si continua a scavare e costruire e demolire e ricostruire qualsiasi cosa: strade, autostrade, ferrovie, linee tramviarie, fogne, palazzi, grattacieli, centri commerciali, stadi… Sarà anche giusto sviluppare le infrastrutture, ma non è che c’entrano qualcosa anche i rapporti di amicizia (quando non di parentela) tra i locali costruttori e i locali amministratori?

[tags]torino, arbarello, costruzioni, politica, edilizia[/tags]

divider
 
Creative Commons License
Questo sito è (C) 1995-2024 di Vittorio Bertola - Informativa privacy e cookie
Alcuni diritti riservati secondo la licenza Creative Commons Attribuzione - Non Commerciale - Condividi allo stesso modo
Attribution Noncommercial Sharealike