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Archivio per il mese di Maggio 2006


venerdì 12 Maggio 2006, 22:21

La Juve nel mondo

Vabbe’, dai, so che non devo mettermi anch’io a sparare sulla Juve. Ha ragione chi dice che per noi granata questa settimana è come Natale, Capodanno, Pasqua e il Carnevale di Rio tutto insieme; più che altro, quando per anni dicevi che certe cose erano truccate, che la Juve rubava, ti guardavano sempre male e ti davano del paranoico, e adesso si scopre che non solo era tutto vero, ma c’era molto di peggio.

Tipo, Moggi che prima, di propria iniziativa, ordina agli arbitri di far perdere una serie di partite alla Fiorentina per spingerla sul fondo della classifica, e poi, quando Della Valle viene da lui in ginocchio sui ceci, ordina agli arbitri di aggiustarne altrettante per salvarla dalla B.

Oppure, Moggi che dopo una partita inopinatamente persa a Reggio Calabria entra negli spogliatoi di arbitro e guardalinee, li insulta a morte, e poi li chiude dentro e li lascia lì ad libitum (sequestro di persona, per intenderci), con il timido osservatore dell’Associazione Arbitri che, spaventato, scappa e si chiude nel bagno per non vedere e non sentire, ricevendo per questo, il giorno dopo, i complimenti dal presidente della suddetta associazione.

Sembrerebbe fantascienza, se non ci fossero tanto di telefonate registrate che lo provano in abbondanza. (Del resto, sembrerebbe fantascienza anche l’idea che Romano Prodi proponga Gianni Letta, dipendente Milanmediasconi, come commissario per ripulire il calcio; e invece è vero.)

Ma siccome in Italia su queste cose c’è sempre la tendenza a minimizzare e a lasciar stare, forse è bene che vi dia un’idea di come questa vicenda abbia raggiunto i titoli di molti giornali internazionali. E quindi, potete leggere cosa scrivono a proposito della Juve e dell’Italia in Inghilterra, Francia, Belgio, Spagna, Stati Uniti e Cina, solo per dare qualche esempio. Giusto in caso a qualcuno (compreso un Presidente del Consiglio in cerca di inciuci) venga in mente di sostenere che sono solo chiacchiere e non c’è poi bisogno di questi grandi interventi.

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venerdì 12 Maggio 2006, 15:36

Kofi sa come si fa

Il segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan è intervenuto in occasione dell’incontro intergovernativo tra i paesi dell’Unione Europea e quelli dell’America Latina. La questione scottante, come certamente saprete, è la decisione del neopresidente della Bolivia Evo Morales, politico di filosofia bolivariana come Chavez e Castro, di nazionalizzare a forza le industrie energetiche del paese, obbligando i grandi gruppi multinazionali – tra cui la spagnola Repsol – a cedere allo Stato il 51% delle loro sussidiarie in Bolivia; decisione contro cui si sono scagliati duramente i cantori del mercato libero e globalizzato (tutti liberamente e globalmente sparpagliati tra Manhattan e la City di Londra).

Di fronte a questa questione scottante, Kofi, da padre nobile del pianeta, ha voluto indicare una via chiara e risolutiva, tramite la seguente, illuminante dichiarazione: “Bisogna garantire gli investimenti stranieri senza ignorare l’interesse dei cittadini”.

Ah, beh, ora è tutto a posto.

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giovedì 11 Maggio 2006, 15:27

Microprezzi

Oggi, per non mangiare le fajitas fredde, ho deciso che l’azienda poteva donare alla collettività lavorativa dell’ufficio un forno a microonde.

Ci siamo così recati al supermercato GS (gruppo Carrefour) di fronte al palazzo, dove campeggiava la seguente offerta: forno a microonde Whirlpool con grill e cazzi e mazzi, prezzo originale 159 euro, scontato dal produttore a 99 euro, scontato dal supermercato a 39,90 euro.

E io non posso che pensare: sono stati generosi con me oggi, oppure mi inculano a sangue tutto il resto dell’anno?

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martedì 9 Maggio 2006, 23:39

Che cosa c’è

Mi capita in questo periodo di conoscere nuove persone ogni giorno, per motivi di ogni genere. Che siano tifosi del Toro alla festa del Filadelfia, o ragazze georgiane appassionate di fotografia, che sia con un sorriso di persona o con qualche parola in chat, in genere il feedback è positivo: rimangono tutti colpiti da me; trovano tutti un buon motivo per farmi un complimento.

Io la chiamo la sindrome di Re Mida, perchè è bello, è piacevole, dà soddisfazione, non va certo disprezzato, ma alla fine non aiuta ad essere più felici e meno malinconici, in una serata di ricordi e di pensieri perduti come questa, e quando realizzi che non sempre riesci ad essere utile o interessante per le persone per te più importanti, quelle con cui vorresti condividere almeno un po’ di buone vibrazioni.

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martedì 9 Maggio 2006, 10:29

[[Perturbazione – Animalia]]

Ho sentito oggi alla radio il nuovo singolo dei Perturbazione, estratto dal disco dell’anno scorso, e me ne sono subito innamorato.

I Perturbazione sono una band di Rivoli con cui ho un legame particolare, visto che il cantante – che pure non vedo da una decina d’anni – è il figlio di una delle migliori amiche di mia mamma, con cui da ragazzi siamo andati alcune volte insieme in Inghilterra d’estate. Li conosco quindi sin dai tempi del liceo Darwin, e bisogna dire che ne hanno fatta di strada, visto che ora sono una delle band più quotate del panorama indipendente non solo torinese ma nazionale.

La loro caratteristica che più mi piace, e che trovo piuttosto unica, è la capacità di sognare in modo lieve e poetico, senza la pesantezza (talvolta pura depressione) che contraddistingue il classico cantautorato italiano, ma senza perdere in profondità e in suggestione. Il senso della vite e Se Mi Scrivi sono due pezzi assolutamente eccezionali, che dopo un po’ non ti escono più dalla testa. Questo nuovo singolo potrebbe fare altrettanto.

se ciò che ci distingue dalle bestie
è un bagno doccia e un po’ di burro in culo
non mi dispiace affatto assomigliare
ad un cinghiale

se ciò che ci divide dalle bestie
è una parola per ferire gli altri
non mi dispiace affatto d’esser muto
come un pesce

se ciò che ci distingue dalle bestie
è solo una corsia preferenziale
non mi dispiace affatto zig-zagare
come un cane

ho mille strade da percorrere
non una sola via di fuga
ho mille rotte tra cui scegliere
ma non ho ali per volare via
ho mille secoli alle spalle
ma non ho un’ora per voltarmi
non un minuto per sentire
che sei qui vicino a me

se ciò che ci distingue dalle bestie
è un bagno doccia e un po’ di burro in culo
non mi dispiace affatto assomigliare
ad un cinghiale

ho mille strade da percorrere
non una sola via di fuga
ho mille luci da far splendere
eppure vago nell’oscurità
ho mille secoli alle spalle
ma non un’ora per voltarmi
non un minuto per sentire
che sei qui vicino a me

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lunedì 8 Maggio 2006, 22:21

Ubi Maximus…

L’elezione del Presidente della Repubblica è, da sempre, il momento più imprevedibile ed elaborato della politica italiana; quello dove i grandi politici tirano fuori le strategie e le tattiche per arrivare al risultato desiderato. Per quei pochi che si appassionano della materia, è anche piuttosto divertente; allo stesso tempo, esattamente come il conclave che elegge il Papa, la grande assemblea che fa i Presidenti è sempre fonte di grandi sorprese.

Dunque, riassumiamo la situazione: nel gioco delle cariche dello Stato, il presidente del Consiglio è un cattolico indipendente, mentre le presidenze delle Camere sono andate alla Margherita e a Rifondazione. E’ quindi del tutto chiaro che lo scenario istituzionale è debole, perchè il maggior partito della coalizione, i DS, non ha raccolto uno straccio di niente; perdipiù, proprio il partito della coalizione più “professionista” e attento a questo genere di cose, e retto da un tipino come Massimo d’Alema, che non è certo persona da chinare la testa e rinunciare alle proprie ambizioni personali tanto facilmente.

Dunque, se il presidente della Repubblica non sarà un DS, è probabile che succederanno un paio di cosucce: prima Fassino sarà fatto a pezzi dai suoi, e poi Prodi andrà a casa alla prima occasione, per permettere un bel rimpastone che rimetta le cose a posto. In particolare, è chiaro che l’unico DS al Quirinale che può garantire stabilità è il suddetto D’Alema; un altro DS lascerebbe Massimino comunque scontento e in attesa della sua vendetta.

C’è però un piccolo particolare: D’Alema, presso l’italiano medio, è popolare quanto una zecca nel culo. E allora come si fa? Per prima cosa, si monta una bella querelle in pubblico tra D’Alema e Bertinotti, in cui il primo può fare il bel gesto, far la figura dello statista che si sacrifica per il bene di tutti, e acquisire crediti pubblicamente esigibili. E poi, stante che la Casa delle Libertà non può certo dire ai propri elettori che voterà D’Alema, bisogna trovare il modo di poterlo eleggere a maggioranza senza che sembri uno strappo troppo evidente con l’altra metà degli italiani.

Per questo motivo, bisogna evitare accuratamente che si crei consenso su un candidato super partes, votabile anche dagli altri. E quindi, bisogna fare in modo che gli altri non presentino un candidato accettabile. Il centrodestra ci prova, presentando una rosa in cui c’è anche Amato, uno dei pochi del centrosinistra ad avere il profilo adatto; ma il centrosinistra ovviamente lo snobba e rilancia con Napolitano, un DS ex Presidente della Camera ed ex Ministro dell’Interno. Rilancia, lo sostiene ufficialmente in lungo e in largo… ma non lo vota.

Non lo vota neanche il centrodestra, beninteso; ma il centrosinistra si guarda bene dal deporre il nome di Napolitano nell’urna. Ufficialmente, come segnale di disponibilità verso il centrodestra, e per non bruciarlo troppo; di fatto, perchè altrimenti agli altri basterebbe istruire un po’ di propria gente a scrivere “Napolitano” sulla scheda a sorpresa, e Massimino sarebbe panato.

Ora, cosa può succedere? La speranza di D’Alema è che non succeda nulla, in modo che alla quarta votazione, quando basterebbero i voti del centrosinistra, loro possano dire “noi abbiamo offerto un accordo, gli altri non l’hanno accettato, a questo punto non possiamo che sentirci liberi di eleggere un candidato di parte”, cioè D’Alema. Naturalmente, non è nemmeno detto che ciò accada, e che il centrosinistra non elegga a maggioranza Napolitano, Amato o qualcun altro, o che non decida di cercare a tutti i costi l’accordo; ma siccome gli altri alleati non sono scemi e sanno di non poter tirare ulteriormente la corda con Massimo, questo pare improbabile.

L’unica cosa che può sparigliare le carte, quindi, è che domani il centrodestra voti Napolitano, scegliendo il meno peggio. Glielo dice pure il Vaticano! E difatti, stasera il TG5 apre con una notizia bomba: “Domani il centrodestra voterà Napolitano”. E però, D’Alema non è scemo; sa che deve evitare a tutti i costi che domani il centrodestra voti il suo candidato-scaldasedia. E allora, si deve pur essere premunito, accordandosi con qualche amichetto dall’altra parte.

Già, ma chi? Beh, mezz’ora dopo l’annuncio del TG5, è saltata su la Lega: “Qui non c’è accordo, noi non voteremo Napolitano e se lo fanno gli altri la Casa delle Libertà è morta”. Ah, ecco, mi pareva.

Ma naturalmente, siccome la Lega è da tempo l’avanguardia di Berlusconi, non è affatto improbabile che ci sia di mezzo anche lui. In fondo, per Silvio, Massimo sarebbe un’ottimo Presidente; è vero che la sua elezione stabilizzerebbe Prodi, ma D’Alema è sempre stato rosso fuori e bianco dentro, un grande fautore degli accordi trasversali sin dai tempi della Bicamerale, e un politico cinico e realista, che non si fa certo scrupoli e non bada affatto alle questioni di principio. Ed essendo così impopolare sarebbe un Presidente debole, certo non in grado di contrastarlo, in caso di suo ritorno a Palazzo Chigi, con l’autorevolezza e l’adorazione generale che poteva avere Ciampi. E infine, Berlusconi ha bisogno di garanzie, e D’Alema – che non a caso da Presidente del Consiglio disse che “Mediaset è una risorsa per il Paese” – è la persona giusta con cui concludere un do ut des dietro le quinte.

Ovviamente tutto può succedere; un accordo su Napolitano domani pomeriggio non è affatto impossibile, specie se nel centrodestra dovessero prevalere Ruini, Casini e Fini, che non avendo televisioni da difendere hanno tutto l’interesse a far esplodere il centrosinistra invece che a negoziare un quieto vivere. E ovviamente Napolitano non sarebbe comunque così male per i DS. Ma insomma, mi sbaglierò, ma io punterei i miei soldi sul baffuto al Quirinale.

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domenica 7 Maggio 2006, 18:19

Incontri a distanza

Deve essere colpa della primavera; oppure della crescente diffusione di Internet. Deve anche essere colpa del fatto che, nel mio profilo di ICQ, ci sono ancora le frasi un po’ sdolcinate che ci scrissi due anni fa, quando ero al culmine della depressione.

Eppure, nelle ultime settimane mi è capitata (e non solo a me, come ho appurato chiedendo in giro) una vera alluvione di contatti in chat, da parte di gentili donzelle tipicamente in cerca di marito o fidanzato italiano, che saltano su inattese nella mia finestra. Se le volte scorse mi erano capitate una taiwanese e un nutrito elenco di ragazze russe, oggi è stata la volta di una turca e una serba. Sarà che il resto del mondo è convinto che italians do it better, o che alla fine siamo il paese più bello e meno razzista dell’Europa occidentale, o che ormai le coppie tra maschi italiani e donne dell’est Europa sono relativamente frequenti…

Comunque, anche se dubito molto che si possa mettere in piedi una storia in chat con una donna straniera, è anche vero che conoscersi, incontrarsi, piacersi via Internet ormai non è la rarità, ma la normalità. Anche se ci si limitasse a una chiacchierata ogni tanto, è sempre bello scoprire persone di altre nazioni, e farsi raccontare un po’ qualche spaccato di vite molto diverse.

Poi fa sempre piacere quando la persona dall’altra parte, dopo aver chiacchierato con te per mezz’ora (ma anche per tutto il pomeriggio, come con la ragazza turca di oggi), ti dice che ti trova una persona interessante, gentile, profonda: specie se non parti dal presupposto che si tratti solo di incroci casuali con unico obiettivo il sesso o un improbabile colpo di fulmine digitale, ma veramente come una buona occasione di conoscere nuove persone, scoprirle, ed essere gentile con loro per condividere un po’ di tempo insieme.

Anche se in una buona metà dei casi quando mi hanno riempito di complimenti non avevano ancora visto la mia foto :-D

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domenica 7 Maggio 2006, 15:01

Open Document è standard ISO

Coloro di voi che si occupano di software libero saranno lieti di sapere che il formato Open Document per la memorizzazione di documenti d’ufficio (testi, fogli di calcolo eccetera), supportato da OpenOffice 2 ma anche da varie industrie del settore come Sun e IBM, è stato approvato dall’ISO come nuovo standard globale, col codice ISO 26300.

Microsoft probabilmente proverà a far diventare standard ISO anche l’evoluzione dei formati Word e Excel, il cosiddetto Open XML, ma per il momento, se dovete essere a norma con gli standard internazionali, ODF è l’unico formato che potete utilizzare.

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domenica 7 Maggio 2006, 12:55

Saint-Exupery

Ieri, mentre controllavo la citazione finale per il post sul Filadelfia, sono incappato in altre massime di Antoine de Saint-Exupery; e ho trovato particolarmente bella questa:

Amore non è guardarsi a vicenda; è guardare insieme nella stessa direzione.

Naturalmente, c’è una massima per qualsiasi cosa, per dire tutto e il contrario di tutto; eppure quelle di Saint-Exupery mi sono sembrate particolarmente azzeccate. Sarà anche per via della bella messa in scena del Piccolo Principe che fa Assemblea Teatro, e che ho visto due volte nel corso degli ultimi anni. Ogni tanto la rimettono in scena, a Torino e dintorni; se vi capita, andatela a vedere (ma assicuratevi che ci siano anche le splendide “illustrazioni in tempo reale” che hanno accompagnato le serate che ho visto io).

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sabato 6 Maggio 2006, 13:01

Magia e silenzio

Quando hanno abbattuto lo Stadio Filadelfia, il 26 febbraio 1998, io avevo 23 anni. Ero tifoso del Toro già da venti, andavo regolarmente allo stadio da una decina abbondante, ed ero già stato abbonato per un certo numero di stagioni. Eppure, non ero mai stato al Fila.

E così, io il Filadelfia, prima che cessasse di esistere, non l’ho mai visto.

Ho scoperto della sua esistenza soltanto negli anni successivi, leggendo sui giornali le prime polemiche sulla ricostruzione promessa e mai fatta, su tutte le successive vicissitudini. La prima volta che, curioso, ci sono andato, ho fatto fatica a trovarlo: “ma è veramente questa roba qui?” Io sono un sentimentale, ma proprio non riuscivo a capire che cosa avesse quel prato di particolare. A dire il vero, non riuscivo nemmeno a capire bene come mai in un presunto monumento cittadino si dovesse entrare da un buco nella recinzione.

Poi è arrivata quest’estate pazzesca, cominciata per me timidamente, in fiduciosa attesa della fidejussione del presidente Romero; diventata poi un affanno di reload continui sulle pagine del forum di Toronews; e infine, sfociata nella settimana di passione in piazza, favorita da un agosto da cani, vuoto e solitario, in città. Da allora, il Filadelfia è diventato piano piano una meta sempre più frequente, prima come luogo di ritrovo, poi anche solo per meditazione, dipanando un fascino segreto che prima o poi, immancabilmente, ti avvolge.

Forse la svolta definitiva è stata in una fredda domenica di fine gennaio, quando, non sapendo che fare, ho tirato fuori la bici senza una meta particolare. E sono finito lì, al Fila, nel silenzio più completo. Poco più in là c’era la folla, distratta e rumorosa, davanti allo stadio Olimpico appena terminato, o nei giardini in piazza d’Armi; ma quel prato era uno specchio per pensieri in libertà.

Eppure, il Fila non è uno specchio neutro. Rimanda agli occhi attenti le tracce dei fantasmi di ottant’anni di vita, storie belle e brutte, esistenze passate che emergono all’improvviso dall’erba e dal cemento, e ti chiedono: e tu? Avrai la storia tragica di Gigi Meroni, o quella leggendaria di Enzo Bearzot? Salirai anche tu un giorno sull’aereo sbagliato per un premio beffardo, come Dino Ballarin, o ne sarai graziato da un caso miracoloso, come Sauro Tomà?

Se il calcio è la metafora della vita, il Fila è una Divina Commedia lunga cento metri, fatta di volti, di sudore, di sangue, di vite uniche e diverse chiamate a raccolta. Lo è, però, solo per chi sa vedere, capire, immaginare.

Ci sono tuttavia delle esperienze che facilitano la comprensione; una di queste fu, nello scorso febbraio, proiettare le immagini del Grande Torino, di notte, sopra l’intero campo. Un’altra invece è stata quella di giovedì, con ventimila persone in una festa grandiosa, completamente autoorganizzata da decine e decine di tifosi, che spesso senza nemmeno parlarsi e conoscersi sono passati dal Fila, chi per due ore, chi per due giorni, chi per due mesi, a tagliare gli sterpai, rimuovere immondizia, portar via macerie, smontare gli accampamenti clandestini, ripiantare l’erba del campo, e poi montare transenne e palchi, organizzare partite per 180 bambini, preparare una grigliata di dimensioni inusitate, allestire stand e banchetti, accogliere ex calciatori e vip vari, organizzare un concerto con gruppi di rilievo nazionale, e gestire l’esibizione della squadra e del presidente di fronte a un entusiasmo strabordante. Questa festa è stata un miracolo di grandi proporzioni, e se anche è vero che, come dice Gramellini, “la speranza è l’ultima a morire, e dopo arrivano i tifosi del Toro”, credo che stavolta il vecchio cuore granata abbia fatto davvero gli straordinari.

Di quanto sopra, però, nulla è stato emozionante come i due minuti di silenzio che hanno ricordato la tragedia di Superga. All’improvviso il mondo si è fermato, e una folla traboccante di ventimila anime si è zittita in modo così completo che si sentivano le auto due isolati più giù, e persino le televisioni nei salotti delle case di fronte. E’ stato uno dei momenti più eccezionali della mia vita, perchè un silenzio così denso non si trova da nessuna parte, tantomeno nel bel mezzo di una città in piena ora di punta. Lì, ogni persona si è trovata a fare i conti col vuoto e con le domande del Fila; anziani signori in lacrime che ricordavano la propria infanzia, e giovani smarriti che forse erano lì per la prima volta, ed erano un po’ storditi da quel punto interrogativo così impietoso.

Vi scrivo queste cose perchè dopo quest’estate molto è cambiato, nel rapporto tra Torino e la sua squadra di calcio. Se l’anno scorso, per un Toro-Ascoli di campionato, allo stadio c’eravamo io e gli ultras, quest’anno anche Toro-Avellino è una partita da pienone. Adesso, tutti sono del Toro, tutti ne parlano, tutti si vantano di questa rinascita; ci sono persino dei poveracci che, per rubare qualche voto, si candidano alle elezioni sotto il simbolo del Toro. Eppure, il Filadelfia è rimasto un po’ ai margini di tutto questo; molti, moltissimi tifosi non l’hanno ancora veramente scoperto.

In un’epoca di calcio caciarone, parolaio, volgare, venduto, il Filadelfia restituisce tutta la diversità di questa maglia e di questa città; concede il brivido del vuoto, il brivido del nudo. In uno stato di devastazione figlio di infinite bugie e prese in giro, elimina le finte giustificazioni facilone e ti riporta sempre, come un martello, a quella domanda: e tu? Stai anche tu dalla parte del rigore, della serietà, della fatica, della capacità, della vita talvolta tragica e talvolta dolce ma in fondo in fondo giusta, con cui il Toro ha conquistato ogni centimetro di ciò che ha, con cui Torino ha conquistato ogni centimetro di ciò che ha, spesso per poi vederselo portar via dai maneggioni e dagli arroganti?

Anche io spero che il Filadelfia venga ricostruito, almeno come centro sportivo per gli allenamenti; anzi, ho tutta l’intenzione di continuare a vivere questa storia. Ma ogni tanto, di fronte alla magia strapotente di quel vuoto così esplicito, mi chiedo se non sarebbe meglio conservarlo così.

In conclusione, credo che un medico vi direbbe che soltanto un pazzo, vittima delle proprie allucinazioni, può vedere tutte queste cose in un prato spelacchiato, in qualche moncone di gradinata. Se è così, però, è bello essere pazzi tutti assieme; perchè, per dirla con Saint-Exupery, “l’essenziale è invisibile agli occhi”.

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