Sky
Vittorio vb Bertola
Fasendse vëdde an sla Ragnà dal 1995

Giò 28 - 22:10
Cerea, përson-a sconòssua!
Italiano English Piemonteis
chi i son
chi i son
guida al sit
guida al sit
neuve ant ël sit
neuve ant ël sit
licensa
licensa
contatame
contatame
blog
near a tree [it]
near a tree [it]
vej blog
vej blog
përsonal
papé
papé
fotografie
fotografie
video
video
musica
musica
atività
net governance
net governance
consej comunal
consej comunal
software
software
agiut
howto
howto
internet faq
internet faq
usenet e faq
usenet e faq
autre ròbe
ël piemonteis
ël piemonteis
conan
conan
mononoke hime
mononoke hime
vej programa
vej programa
travaj
consulense
consulense
conferense
conferense
treuvo travaj
treuvo travaj
angel dj'afé
angel dj'afé
sit e software
sit e software
menagé
login
login
tò vb
tò vb
registrassion
registrassion

Archivio per il giorno 4 Settembre 2006


lunedì 4 Settembre 2006, 19:16

Spirito hacker

Il mio intervento all’Hackmeeting è stato un successone; per quanto un meeting di smanettoni e antagonisti in una palazzina occupata non sia il tipico appuntamento in cui intervengo, ci vado sempre con molto piacere, e con la certezza di trovare persone che, pur avendo spesso idee politiche ben precise, pensano con la propria testa.

I giornali hanno parlato dell’evento in tono abbastanza neutro, quelli di sinistra anzi chiaramente a favore; non solo il Manifesto aveva una pagina quasi intera e un articolo di apertura di Arturo Di Corinto, ma l’Unità ha ospitato un articolo auto-scritto dalla comunità degli organizzatori mediante un wiki.

L’unico quotidiano a distinguersi è stato La Stampa – e devo dire che da buon sabaudo io alla Stampa sono affezionatissimo, oltre che abbonato, ma più passa il tempo e più si accumulano episodi a favore di quei miei amici che tutte le volte mi dicono “Ma tu ancora leggi La Stampa?!?”. Il mio giornale ha cominciato a parlare di Hackmeeting con uno spottone a tutta pagina al capo della sicurezza informatica della Guardia di Finanza, con tanto di foto e pubblicità del suo libro in uscita, giusto per mettere in chiaro che questi pericolosi alternativi andavano repressi con la forza e già che ci siete compratevi il libro.

Poi, per rafforzare il concetto, ha ospitato un articolo di Raoul Chiesa, il caso più noto in Italia di hacker divenuto professionista dell’anti-hacking, che spiegava con dovizia di dettagli di come non andasse all’hackmeeting perchè si tratta di un evento troppo politico, che come tale non rispecchia l’etica hacker; e di come preferisca invece volare qua e là da un meeting tedesco a uno di hacker malesiani, sempre parlando male di quelli italiani, s’intende.

Ora, lo ammetto, la cosa mi ha dato prontamente sui nervi; perchè io all’Hackmeeting ci sono andato, e ho trovato sì una palazzina occupata, uno striscione contro il fascismo, e un angolo con manifesti che parlavano di Genova (G8) e di CPT, argomenti che con l’hacking in sè c’entrano poco; ma ci sono entrato liberamente, e pur venendo da una cultura diversa da quella dei centri sociali ho fatto il mio intervento, parlando e sparlando di chiunque, e nessuno mi ha insultato o minacciato perchè, ad esempio, collaboro con istituzioni di vario genere.

Non mi piace in generale che si usino i giornali per sparlare di un evento libero e senza padroni, e soprattutto che lo si faccia senza nemmeno essere andati lì a vedere com’era dal vivo, solo sulla base di preconcetti (mi riferisco ai giornalisti, perchè Chiesa almeno a qualche hackmeeting c’è stato). In più, la cosa mi piace ancora meno quando io sono tra i relatori.

Questo detto, il problema che pone Chiesa è reale, e sono stato io stesso a sollevarlo in altre occasioni. Il movimento hacker nasce negli Stati Uniti, e nasce quindi con uno spirito assolutamente capitalista, libertario, individualista; la libertà del software è quella di farcisi i fatti propri, senza coordinarsi o prendere ordini da nessuno. Non c’è necessariamente un piano politico o una ideologia dietro lo sviluppo di software libero o la diffusione della conoscenza, se non l’affermazione delle libertà individuali nei confronti di un mondo fatto di poteri centralizzati e sempre più forti.

E’ del tutto evidente, quindi, che l’etica hacker è tutt’altro che anticapitalista, anzi è l’esatto opposto del comunismo. Il comunismo, come le vecchie reti telefoniche, è un sistema in cui esiste una dirigenza centrale che pianifica, decide, organizza, e impone tutto a tutti. L’hacking, lo spirito di Internet, è decentrato e anarchico, è basato sul fatto che ognuno fa quello che vuole in piena autonomia, mettendo persone idee e progetti in concorrenza l’uno con l’altro; alla fine, il migliore viene scelto dalla quantità maggiore di utenti e quindi sopravvive.

In Italia, però, buona parte del movimento hacker nasce nell’ambito dell’estrema sinistra, e allora per molti hacking e occupazioni, hacking e lotta al sistema capitalista coincidono, sono la stessa cosa. E invece non lo sono, e questo va detto forte e chiaro; tanto è vero che il mondo è ormai pieno di “hacker imprenditori”, da John Gilmore a Joi Ito, categoria in cui io mi riconosco appieno e penso si riconosca anche Chiesa.

Allo stesso tempo, però, non si può negare che l’hacking contenga in sè principi di libertà che ne abilitano anche lo sfruttamento politico. Così come è sbagliato pensare che la conoscenza libera appartenga a una determinata ideologia, è sbagliato anche pensare che essa non debba essere usata per scopi politici di qualsiasi tipo. Compresi quelli meno ovvi, visto che una volta chiesero a Richard Stallman se lui avesse qualche problema col fatto che il software libero fosse usato per teleguidare dei missili, e lui rispose qualcosa come “No, perchè dovrei? E’ libero!”.

E quindi, mi sembra che non si possa impedire ai centri sociali d’Italia di definirsi hacker e di fare il proprio meeting in santa pace, nè contestare loro un abuso del termine o intimare un “cease and desist” a mo’ di major discografica. Mi sembra invece che la cosa giusta da fare sia contaminare in tutte le direzioni, moltiplicando le occasioni per influenzare reciprocamente le proprie idee, che è poi quello che mi spinge a partecipare, per quello che posso, in ambiti e ambienti così diversi l’uno dall’altro; perchè lo spirito hacker è quello di imparare sempre qualcosa di nuovo e di conoscere senza pregiudizi, e non può esserci conoscenza se si disprezza o anche solo si rifiuta l’incontro – e l’alleanza, per gli scopi che si condividono – con qualcuno di diverso da sè.

P.S. All’ora di pranzo sono anche andato sul sito della Stampa, al link riportato più sopra, per lasciare qualche commento; naturalmente, cinque ore dopo, nessuno dei miei post è ancora stato pubblicato. Ma saranno semplicemente in vacanza, eh.

divider
lunedì 4 Settembre 2006, 10:27

Livelli di servizio

Ormai la tecnologia risolve tutti i problemi; anche quelli riproduttivi. Però, purtroppo, ogni tanto succede qualche spiacevole inconveniente ed accadono cose come questa qui.

Ma non temete: sicuramente i donatori avevano un Service Level Agreement per l’hosting del proprio sperma, che garantirà loro adeguati risarcimenti in moneta o in natura!

divider
 
Creative Commons License
Cost sit a l'è (C) 1995-2024 ëd Vittorio Bertola - Informassion sla privacy e sij cookies
Certidun drit riservà për la licensa Creative Commons Atribussion - Nen comersial - Condivide parej
Attribution Noncommercial Sharealike