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Archivio per il mese di Settembre 2006


venerdì 8 Settembre 2006, 18:22

Religioni

Quest’anno ho passato le vacanze girando in lungo e in largo per un paese islamico. E’ uno dei più laici e moderati, dove, nonostante le fantasie occidentali, di chador se ne vedono pochi e sono quasi tutti di turiste arabe; ma è comunque un paese pienamente islamico.

E se da una parte sono stato stupito dalla laicità e dalla modernità del posto, dall’altra ho avuto modo di entrare nelle moschee, alcune anche poco turistiche, e di vedere l’attaccamento con cui la maggior parte delle persone approcciano la propria religione.

Succede poi di leggere una storia del genere: quella di un calciatore musulmano in un paese occidentale, la cui squadra, di primaria importanza, riceve un ricco contratto di sponsorizzazione da una società di scommesse online. E lui, gentilmente, dice che non ha nessuna intenzione di portare sulla maglia quella scritta, perchè il gioco d’azzardo contrasta con i principi dell’Islam.

Magari vi sembrerà un’idea balzana, ma a me affascina l’idea che esistano ancora culture dove esistono dei principi etici codificati più forti del denaro; e religioni con la R maiuscola, ossia non ridotte (come la nostra) a spettacolo mediatico della domenica mattina, a puro centro di potere, o alla lettera C nella sigla di questo o quel partito o club d’affari. Religioni che fanno il lavoro proprio di una religione, ossia quello di fornire dei precetti morali vincolanti a chi le sceglie.

A me dà sempre molto fastidio la supponenza con cui il mondo occidentale si accosta alle società diverse dalla propria, Islam in testa. Come tutti gli atti di arroganza intellettuale, mi irrita l’assunto che una società laica sia necessariamente migliore, più equa, più avanzata, più felice di una religiosa; che tutte queste noiose regole morali siano l’oscuro passato, e che lo splendido futuro risieda in un laicismo (ma anche in un cattolicesimo di pura forma, come quello della maggior parte degli italiani) in cui, in sostanza, l’unico precetto etico mediamente adottato è di soddisfare i propri desideri individuali e i propri istinti a proprio vantaggio, qui, ora e subito, senza guardare in faccia nessuno.

Non so come sia finita la storia del calciatore di cui sopra, ma spero che non resti un episodio isolato; perchè, al di là degli specifici principi etici a cui uno si rifà, quello che ormai abbiamo completamente svalutato, e che è bene ci venga ricordato ogni tanto, è l’idea di etica in sè.

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giovedì 7 Settembre 2006, 18:55

Segnali

Ormai ho imparato a conoscermi e ad osservarmi un po’ meglio; e quindi, sono preoccupato.

Da qualche tempo, difatti, non riesco più a limitarmi col cibo; da quando sono tornato, anzi, ho delle vere e proprie crisi di fame compulsiva, in particolare verso i dolci, come non mi succedeva da mesi. Non ho più voglia di fare esercizi fisici, prendo in mano i pesi, faccio tre ripetizioni e poi smetto. Nonostante dorma male e abbia incubi in serie (come da anni peraltro), alzarsi è pesantissimo e richiede uno sforzo di volontà notevole. Il giorno è una noia mortale, anche quando avrei qualcosa da fare (cosa che ultimamente, in ufficio, accade molto di rado) non riesco a concentrarmi e se lo faccio non riesco a produrre quasi niente; riesco soltanto a leggere ossessivamente forum e mailing list. Non ho nemmeno voglia di cercarmi qualcosa da fare per la serata; per la prima volta dopo quasi tre anni ho comprato dei nuovi giochi per la Playstation e mi ci attacco per tutto il tempo libero che ho a disposizione, e allo stesso tempo mi viene l’impulso di comprarne altri anche se sono ben lontano dal finire i primi.

La prima parte dell’anno è stata travagliata, ha avuto i suoi momenti difficili, ma mi ha anche procurato molte nuove e piacevoli esperienze. Ora, ho il sospetto di avere esaurito la mia resistenza psicologica; speravo che le vacanze mi ricaricassero e invece mi sento più stanco di prima, con molta meno voglia e molto più timore verso i mesi a venire.

E’ probabile (anzi no, è tautologico) che questo momento passi, ma per ora mi confonde lo stesso.

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giovedì 7 Settembre 2006, 12:50

Lo squalo

A partire da questa mattina, Alberto Zaccheroni è il nuovo allenatore del Toro.

Sostituisce Gianni De Biasi, esonerato ieri sera con (pare) una scena di questo tipo:
(De Biasi a cena al ristorante. Squilla il telefono.)
De Biasi: “Pronto?”
Cairo: “Pronto, De Biasi?”
De Biasi: “Sì?”
Cairo: “Le avevo detto che non mi piaceva come abbiamo giocato?”
De Biasi: “Sì, e quindi?”
Cairo: “Quindi ho deciso di esonerarla immediatamente, saluti!”

In queste ore si sommano le voci più strane, anche se quella più credibile è che De Biasi sia stato cacciato perchè ha fatto il doppio gioco coi propri fedelissimi, spingendo sottobanco i vari Orfei e Doudou a non accettare i trasferimenti in squadre di B e C1 promettendogli di farli giocare almeno un po’; e chiaramente Cairo, da vero manager, non può accettare di avere un allenatore non allineato.

Ma gli screzi erano evidenti, sin da quando De Biasi ha commentato ai giornalisti l’acquisto del giapponese Oguro con un bel “Non ho la minima idea di chi sia”, e da quando Cairo si è rotto le scatole di perdere le amichevoli estive col Cuneo e con l’Alessandria. Ma la sfiducia verso l’allenatore era già evidente quando, un paio di giorni fa, Cairo dichiarò che “Anche con i miei giornali ho impiegato qualche anno ad ingaggiare i direttori migliori”. E’ anche possibile che le scarse prestazioni estive fossero legate alla percezione di problemi in arrivo.

Certo che cambiare un allenatore a tre giorni dalla prima di campionato è una performance degna del miglior Gaucci, anche se si vocifera già che Cairo abbia orchestrato la campagna acquisti con lo stesso Zaccheroni (Pancaro, ad esempio, è notoriamente un suo preferito). Mi sa che Cairo è persino più squalo di quanto sembri…

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mercoledì 6 Settembre 2006, 20:04

Gocce di pioggia su di me

Sono tornato in ufficio da questa settimana, sentendomi in colpa per la scarsa attività fisica di quest’estate (anche se il viaggio, a dire il vero, è stato molto movimentato). E così, visto che stamattina su Torino splendeva un bel sole, non ci ho pensato un attimo e ho preso la bici!

Ovviamente, come sempre accade in questi casi, nel pomeriggio il cielo si è oscurato di colpo, è diventato grigio e ha cominciato a minacciare pioggia. Avrei potuto uscire un po’ prima dall’ufficio, ma verso le cinque è scoppiato il solito caso di manager insoddisfatti e cazzinculo volanti a trecentosessanta gradi, per cui non sono riuscito ad uscire fino alle sei e venti.

E a quel punto, appena ho messo mano sulla bici, ha cominciato a piovere.

Mi sono affrettato, e all’inizio la pioggia era scarsa; ma poco dopo ha cominciato a intensificarsi. Ho provato ad attendere un po’ in un luogo asciutto, sotto un albero, ma visto che non smetteva, mi sono rassegnato e ho ricominciato a pedalare sotto il diluvio.

Non è stato così spiacevole, ma ho imparato alcune lezioni: ad esempio, evitare le strade in discesa e fare attenzione alle auto sgommanti. Ho maledetto ancora una volta quel vero scandalo che è la passerella ciclopedonale della Pellerina, sospesa tra il cortile di una casa e un percorso tortuoso, fangoso e pieno di voragini in mezzo al parco. Ho affrontato la salita di via Pietro Cossa senza nemmeno accorgermene, col rapporto da pianura, talmente avevo voglia di arrivare. E ho scoperto che comunque anche sotto la pioggia battente c’è tanta gente in giro a capo scoperto, massaie sorprese, ragazzi col pallone, persino corridori nel parco, e una spazzina africana che cammina tranquilla come se non ci fosse nulla di strano.

Anche perchè, in effetti, non c’è nulla di strano nel prendersi la pioggia; forse la nostra società, naturofobica e piena di tecnologia per tutto, se l’è un po’ dimenticato.

Però poi fa piacere arrivare a casa, strizzare i vestiti, e potersi dedicare alla preparazione dello spezzatino al curry…

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martedì 5 Settembre 2006, 18:41

[[Ryan Adams – Let It Ride]]

Le vacanze sono finite, ma a quelli di voi che hanno ancora voglia di sognare un viaggio e una strada dispiegata fino all’orizzonte propongo questo bel pezzo di Ryan Adams. (Quando vi posto un pezzo voi lo scaricate diligentemente coi vostri asinelli, vero?)

Per chi non lo conoscesse, ha una sola lettera di differenza ma nessun collegamento con lo sdolcinato cantante per cui il governo canadese si è già scusato ufficialmente in numerose occasioni; Ryan si inserisce più nel filone DylanSpringsteen con un po’ di country nel mezzo.

Il pezzo in questione è malinconico ma molto bello; anche perchè è vero che nessuno è mai veramente pronto a partire, a lasciarsi un paesaggio familiare dietro le spalle e scoprire senza paura quello nuovo. Eppure è così che funziona.

Moving like the fog on the Cumberland River
I was leaving on the Delta Queen
And I wasn’t ready to go
I’m never ready to go
27 years of nothing but failures
And promises that I couldn’t keep
Oh lord, I wasn’t ready to go
I’m never ready to go
Let it ride
Let it ride easy down the road
Let it ride
Let it take away all of the darkness
Let it ride
Let it rock me in the arms of stranger’s angels until it brings me home
Let it ride, let it roll, let it go

Loaded like a sailor tumbling off a ferry boat
I was at the bar till three
Oh Lord, and I wasn’t ready to go
I’m never ready to go
Tennessee’s a brother to my sister Carolina
Where they’re gonna bury me
And I ain’t ready to go
I’m never ready to go
Let it ride
Let it ride easy down the road
Let it ride
Let it take away all of this darkness
Let it ride
Let it rock me in the arms of stranger’s angels until it brings me home
Let it ride, let it roll, let it go

I wanna see you tonight
Dancing in the endless moonlight
In the parking lot in the headlights of cars
Someplace on the moon
Where they moved the drive-in theater
Where I left the car that I can’t find but I still got the keys to
Let it ride
Let it ride easy down the road
Let it ride
Let it take away all of this darkness
Let it ride
Let it rock me in the arms of stranger’s angels until it brings me home
Let it ride, let it roll, let it go

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lunedì 4 Settembre 2006, 19:16

Spirito hacker

Il mio intervento all’Hackmeeting è stato un successone; per quanto un meeting di smanettoni e antagonisti in una palazzina occupata non sia il tipico appuntamento in cui intervengo, ci vado sempre con molto piacere, e con la certezza di trovare persone che, pur avendo spesso idee politiche ben precise, pensano con la propria testa.

I giornali hanno parlato dell’evento in tono abbastanza neutro, quelli di sinistra anzi chiaramente a favore; non solo il Manifesto aveva una pagina quasi intera e un articolo di apertura di Arturo Di Corinto, ma l’Unità ha ospitato un articolo auto-scritto dalla comunità degli organizzatori mediante un wiki.

L’unico quotidiano a distinguersi è stato La Stampa – e devo dire che da buon sabaudo io alla Stampa sono affezionatissimo, oltre che abbonato, ma più passa il tempo e più si accumulano episodi a favore di quei miei amici che tutte le volte mi dicono “Ma tu ancora leggi La Stampa?!?”. Il mio giornale ha cominciato a parlare di Hackmeeting con uno spottone a tutta pagina al capo della sicurezza informatica della Guardia di Finanza, con tanto di foto e pubblicità del suo libro in uscita, giusto per mettere in chiaro che questi pericolosi alternativi andavano repressi con la forza e già che ci siete compratevi il libro.

Poi, per rafforzare il concetto, ha ospitato un articolo di Raoul Chiesa, il caso più noto in Italia di hacker divenuto professionista dell’anti-hacking, che spiegava con dovizia di dettagli di come non andasse all’hackmeeting perchè si tratta di un evento troppo politico, che come tale non rispecchia l’etica hacker; e di come preferisca invece volare qua e là da un meeting tedesco a uno di hacker malesiani, sempre parlando male di quelli italiani, s’intende.

Ora, lo ammetto, la cosa mi ha dato prontamente sui nervi; perchè io all’Hackmeeting ci sono andato, e ho trovato sì una palazzina occupata, uno striscione contro il fascismo, e un angolo con manifesti che parlavano di Genova (G8) e di CPT, argomenti che con l’hacking in sè c’entrano poco; ma ci sono entrato liberamente, e pur venendo da una cultura diversa da quella dei centri sociali ho fatto il mio intervento, parlando e sparlando di chiunque, e nessuno mi ha insultato o minacciato perchè, ad esempio, collaboro con istituzioni di vario genere.

Non mi piace in generale che si usino i giornali per sparlare di un evento libero e senza padroni, e soprattutto che lo si faccia senza nemmeno essere andati lì a vedere com’era dal vivo, solo sulla base di preconcetti (mi riferisco ai giornalisti, perchè Chiesa almeno a qualche hackmeeting c’è stato). In più, la cosa mi piace ancora meno quando io sono tra i relatori.

Questo detto, il problema che pone Chiesa è reale, e sono stato io stesso a sollevarlo in altre occasioni. Il movimento hacker nasce negli Stati Uniti, e nasce quindi con uno spirito assolutamente capitalista, libertario, individualista; la libertà del software è quella di farcisi i fatti propri, senza coordinarsi o prendere ordini da nessuno. Non c’è necessariamente un piano politico o una ideologia dietro lo sviluppo di software libero o la diffusione della conoscenza, se non l’affermazione delle libertà individuali nei confronti di un mondo fatto di poteri centralizzati e sempre più forti.

E’ del tutto evidente, quindi, che l’etica hacker è tutt’altro che anticapitalista, anzi è l’esatto opposto del comunismo. Il comunismo, come le vecchie reti telefoniche, è un sistema in cui esiste una dirigenza centrale che pianifica, decide, organizza, e impone tutto a tutti. L’hacking, lo spirito di Internet, è decentrato e anarchico, è basato sul fatto che ognuno fa quello che vuole in piena autonomia, mettendo persone idee e progetti in concorrenza l’uno con l’altro; alla fine, il migliore viene scelto dalla quantità maggiore di utenti e quindi sopravvive.

In Italia, però, buona parte del movimento hacker nasce nell’ambito dell’estrema sinistra, e allora per molti hacking e occupazioni, hacking e lotta al sistema capitalista coincidono, sono la stessa cosa. E invece non lo sono, e questo va detto forte e chiaro; tanto è vero che il mondo è ormai pieno di “hacker imprenditori”, da John Gilmore a Joi Ito, categoria in cui io mi riconosco appieno e penso si riconosca anche Chiesa.

Allo stesso tempo, però, non si può negare che l’hacking contenga in sè principi di libertà che ne abilitano anche lo sfruttamento politico. Così come è sbagliato pensare che la conoscenza libera appartenga a una determinata ideologia, è sbagliato anche pensare che essa non debba essere usata per scopi politici di qualsiasi tipo. Compresi quelli meno ovvi, visto che una volta chiesero a Richard Stallman se lui avesse qualche problema col fatto che il software libero fosse usato per teleguidare dei missili, e lui rispose qualcosa come “No, perchè dovrei? E’ libero!”.

E quindi, mi sembra che non si possa impedire ai centri sociali d’Italia di definirsi hacker e di fare il proprio meeting in santa pace, nè contestare loro un abuso del termine o intimare un “cease and desist” a mo’ di major discografica. Mi sembra invece che la cosa giusta da fare sia contaminare in tutte le direzioni, moltiplicando le occasioni per influenzare reciprocamente le proprie idee, che è poi quello che mi spinge a partecipare, per quello che posso, in ambiti e ambienti così diversi l’uno dall’altro; perchè lo spirito hacker è quello di imparare sempre qualcosa di nuovo e di conoscere senza pregiudizi, e non può esserci conoscenza se si disprezza o anche solo si rifiuta l’incontro – e l’alleanza, per gli scopi che si condividono – con qualcuno di diverso da sè.

P.S. All’ora di pranzo sono anche andato sul sito della Stampa, al link riportato più sopra, per lasciare qualche commento; naturalmente, cinque ore dopo, nessuno dei miei post è ancora stato pubblicato. Ma saranno semplicemente in vacanza, eh.

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lunedì 4 Settembre 2006, 10:27

Livelli di servizio

Ormai la tecnologia risolve tutti i problemi; anche quelli riproduttivi. Però, purtroppo, ogni tanto succede qualche spiacevole inconveniente ed accadono cose come questa qui.

Ma non temete: sicuramente i donatori avevano un Service Level Agreement per l’hosting del proprio sperma, che garantirà loro adeguati risarcimenti in moneta o in natura!

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domenica 3 Settembre 2006, 23:38

Aerei

Supponete di trovarvi nella situazione in cui mi sono trovato io giovedì sera sul volo di ritorno, su un grosso Airbus della Lufthansa.

Grazie al fantastico check-in automatico dei tedeschi, mi ero assegnato da solo un bel posto vicino al finestrino; tuttavia, prima della partenza, è arrivata la hostess a chiedere se potevo fare cambio col signore che sedeva vicino all’uscita di sicurezza e a cui la cosa dava molto fastidio, e io, per gentilezza, ho accettato.

Già il tutto era iniziato male, visto che non potevo più tenere il mio sacco con vari souvenir fragili con me, e ho dovuto metterlo nelle cappelliere e sperare in bene; e che avevo scoperto solo dopo che le porte di sicurezza degli A320, a differenza di quelle ad esempio dei 737, non hanno l’oblò; e che il viaggio si era rivelato piuttosto turbolento, con in più il problema di non poter guardare fuori.

Poi, quando abbiamo iniziato la discesa, ho sentito qualcosa che mi cadeva sui pantaloni. Mi sono girato e ho visto che dal bordo superiore della porta di sicurezza stavano cominciando a cadere delle grosse gocce d’acqua, che dopo pochi minuti, quando eravamo ancora a parecchi chilometri d’altezza, sono diventate piuttosto copiose. Fuori non pioveva, per cui ho pensato che fosse condensa; ho guardato la porta dall’altro lato, per cercare di capire se fosse normale, ma di là non gocciolava niente. E quindi mi sono chiesto cosa fare.

Poi ho pensato che se veramente fosse stato qualcosa di anomalo e di pericoloso, comunque ci sarebbe stato poco da fare; da scendere s’aveva comunque, e non è che un eventuale malfunzionamento o fessura nella porta si potesse riparare al volo, con scotch e olio di gomito. In compenso, l’idea di mostrare quelle gocce alla hostess e di parlarne ad alta voce davanti a un congruo numero di passeggeri, con il pericolo di impanicarne un po’, mi è sembrata poco sensata.

Così, ho aspettato tranquillamente l’atterraggio, che è effettivamente avvenuto senza problemi, e poi ho fatto vedere la porta alla hostess mentre uscivo dall’aereo. Avrò fatto bene?

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venerdì 1 Settembre 2006, 18:41

Hackmeeting

Salve a tutti! Sono arrivato ieri sera a mezzanotte, stanchissimo, e subito riparto: domani mattina sarò difatti a Parma per l’Hackmeeting 2006, in cui terrò un seminario, alle ore 11, sulla governance di Internet e sul controllo della rete. Se per caso siete in zona, non mancate.

Il weekend comprende anche un matrimonio domani sera e altre vicende, per cui non contate troppo presto sullo smaltimento degli arretrati…

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