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Archivio per il mese di Marzo 2008


sabato 22 Marzo 2008, 18:37

Allucinazioni

Sono stati due giorni piuttosto pesanti, tanto che a un certo punto il medico della mutua si è deciso a darmi gli antibiotici; sarà stata la combinazione di temperature alte e medicine, ma ho avuto parecchie allucinazioni.

Per esempio, stamattina l’assunzione contemporanea di antibiotico, Tachipirina e Plasil mi ha inchiodato nel letto per quattro ore, con una specie di sonno chimico ad occhi aperti in cui devo aver recuperato una settimana di notti insonni, facendo nel contempo anche qualche sogno veramente allucinato; come quello in cui, dopo aver rifiutato due volte di sposarmi tra grandi lacrime di chiunque, finivo per espellere nella pipì le scorie dell’antico aborto di un mio fratello gemello.

Ma l’allucinazione più strana l’ho avuta ieri: verso l’ora di pranzo, ho sognato di alzarmi e di accendere il televisore. Sullo schermo veniva fuori il primo canale, su cui c’era una trasmissione televisiva che sembrava Il pranzo è servito, e comunque doveva risalire alla mia infanzia, anzi ancora prima: tipo agli anni ’50, perché in questa trasmissione c’erano solo massaie che, in un giorno comunque lavorativo, passavano delle ore a cucinare piatti assurdi, peraltro tutti rigorosamente senza carne perchè “oggi è Venerdì Santo”.

Immersa in questa atmosfera agreste e clericale, c’era una conduttrice che doveva essere tipo Antonella Clerici, però cicciobomba in una maniera pazzesca, e ridotta a tirar fuori le tette per attirare l’attenzione – tra parentesi, ricordo comunque che le tette di Antonella Clerici sono ufficialmente riconosciute come entità indipendente, ed ebbero tempo fa anche una voce su Wikipedia:

screenshot_wikipedia_clerici.png

Bene, fin qui la scena era un po’ inquietante, con questa rappresentazione fintissima dell’Italia che fu – figuratevi che a un certo punto facevano una gara tra lo stoccafisso vicentino e quello calabrese e il televoto finiva accuratamente in parità, che caso – ma nulla di grave.

Tuttavia, l’allucinazione a un certo punto diventava più forte, perché nelle vesti di concorrente alla trasmissione compariva una persona che conosco, una amica – in mezzo al pubblico si vedeva pure il suo fidanzato – che sfidava culinariamente una specie di nerd della val Brembana, con tanto di camicia verde a quadrettoni stile Sette spose per sette fratelli di Bossi, il quale iniziava mostrando per due volte di fila la schiena alla telecamera.

Anche la mia amica era ovviamente tutta tesa, e così le chiedevano di raccontare un po’ della propria vita. All’inizio il racconto era vero, sembrava proprio come nella realtà, ma poi, come spesso accade nei sogni, c’era la svolta improvvisa: siccome raccontava che aveva comprato casa con il suo fidanzato e stavano per andare a vivere insieme, la Clerici improvvisamente sbarrava gli occhi, la interrompeva e strillava una cosa come “QUINDI VI SPOSATE VEEROOO???” e lei, con la telecamera alla tempia, pronunciava il fatidico sì.

Il resto del sogno, a parte i miei lieti messaggi di felicitazioni agli sposini novelli, è piuttosto confuso. Però sono contento che sia stata soltanto una allucinazione dovuta alla febbre alta! Pensate quanto sarebbe deprimente vivere sul serio in un paese dove la televisione di Stato non ammette la carne in trasmissione perché si è in una festività cattolica, e dove non è permesso dire in pubblico che si va a vivere insieme senza subito precisare che naturalmente lo si farà soltanto da sposati.

[tags]allucinazioni, rai, vescovi ovunque, civiltà del vaticano[/tags]

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giovedì 20 Marzo 2008, 14:57

Grandi momenti

Causa febbre, faccio ancora fatica a formulare pensieri coerenti (e quel po’ che riesco a formulare è andato per spiegare ai miei soci che no, non importa quanto sia allettante il business che si discuterà stasera in ufficio e quanto sia significativa la presenza al completo di tutta la compagine sociale, se uno ha 39,5 di febbre non esce di casa). Per questo motivo mi sono dedicato, nelle poche ore in cui sono stato cosciente, a rivedere filmati su Youtube; finché non ho deciso di concedermi un po’ di buona musica, ritrovando una esibizione leggendaria dei primi anni ’90, che ho il piacere di condividere anche con voi.

Eccovi quindi il leggendario conduttore e showman siciliano Alfredo Castro, nella sua esecuzione mozzafiato di Hey Jude. Chissà che McCartney non la offra alla moglie come regalo d’addio.

[tags]alfredo castro, antenna sicilia, hey jude, beatles, musica[/tags]

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mercoledì 19 Marzo 2008, 20:22

Telegiornali marchetta

Essendo bloccato in casa a far niente con quasi 40 di febbre, mi è capitato stasera di vedere dopo tanto tempo il TG3. Mi aspettavo ampio spazio alle notizie sul Tibet, e invece sono rimasto sconvolto: su 30 minuti, qualcosa come 25 sono stati dedicati a interviste ai politici. Non scherzo! Oltre ad un infinito pastone iniziale sulle elezioni, da cui ho scoperto imperdibili partiti di cui ignoravo l’esistenza come la Unione Democratica per i Consumatori, ogni argomento era un buon motivo per far parlare i politici. Alitalia? Guai a dirmi qualcosa sui problemi e sull’evoluzione della trattativa, ma ecco cosa ne pensano tutti gli schieramenti (ovviamente banalità). Economia? Ecco tre minuti di immagini di Napolitano che parla a un convegno. Ambiente? Tre secondi di paesaggi marini, seguiti da tre minuti di Rutelli che illustra le sue grandi idee per la tutela del paesaggio. E così via.

E’ in questo modo che ho scoperto una chicca leggendaria: lo sconto elettorale sulla benzina. In pratica, in un disperato tentativo di conquistare voti, il governo uscente ha approvato, con effetto da domani, una riduzione di due centesimi al litro delle accise sul carburante. Ma attenzione: ammesso che i prezzi calino veramente e che lo sconto non sia direttamente incamerato dai petrolieri, questa è una “misura temporanea” che scadrà, che caso, il 30 aprile. Come a dire: passate le elezioni, gabbato lo elettore…

[tags]politica, elezioni[/tags]

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mercoledì 19 Marzo 2008, 09:35

Mi è sembrato di sentire “cazzo”

Non bisognerebbe infierire sulle vecchie star sul viale del tramonto, ma questo video della Berté che con stile e femminilità scarica le valigie in casa al ritorno da Sanremo merita la visione. A meno naturalmente che vi diano fastidio le bestemmie.

[tags]berté, sanremo, maleducazione, artisti?[/tags]

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martedì 18 Marzo 2008, 21:58

Matematikea

Memo: Per montare un mobile Ikea largo 120 cm e alto 192, ma con il fondo che si infila dall’alto scivolando tra i fianchi dentro due binari, non è sufficiente una stanza lunga 192 cm, ma ne serve una lunga 384.

Ad ogni modo, se lo state montando nell’ingresso, è sufficiente orientare la struttura del mobile in modo che i fianchi, distesi per terra, puntino verso la porta d’ingresso; poi aprire la porta dell’appartamento e infilare il fianco dal pianerottolo delle scale.

Se invece siete persi nell’impossibile impresa di far combaciare contemporaneamente sei diverse viti con i buchi su tre diversi fianchi, e allo stesso tempo far entrare un fondo originariamente piegato a metà in larghezza (e quindi tendente a cadere) in una scanalatura profonda pochi millimetri e perfettamente dritta, potete fare come me: dopo un’ora di bestemmie, mandate al diavolo le istruzioni afone dell’Ikea e rovesciate la struttura su un fianco. Così sì che si può raddrizzare il fondo, a martellate e ginocchiate!

[tags]ikea, forse era meglio se li compravo montati[/tags]

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martedì 18 Marzo 2008, 14:27

Tibet, le molte facce della verità

Per approfondire la discussione sul Tibet, ho cercato di procurarmi altre informazioni dalla rete. I blog italiani confermano quanto ho scritto; non vi ho trovato null’altro che luoghi comuni e opinioni preconcette, fino ad un tizio – no, non lo linko – che pubblica dettagliatissime foto di cadaveri (ovviamente solo quelli tibetani), una cosa veramente disgustosa che dimostra che, pur di sostenere le proprie posizioni ideologiche e nel frattempo magari aumentare pure gli accessi al proprio blog, non ci si ferma di fronte a nessun tipo di basilare rispetto per la morte e la sofferenza umana.

In compenso, ho trovato un gran bel post di un turista francese a Lhasa, risalente a sabato; egli parla con i tibetani e simpatizza per la loro causa, ma racconta anche, con l’occhio imparziale dell’osservatore, cose che i nostri blog tutti “free tibet” si guardano bene dallo scrivere.

Per iniziare, comincia con il racconto dei cinesi linciati dai tibetani con le pietre e con le mattonelle del marciapiede, per poi raccontare che “ho assistito in un’ora a una decina di linciaggi e di risse, talvolta da parte di un gruppo di venti tibetani che inseguono e pestano a sangue un cinese”, e concludere che “viene il momento di attaccare i negozi cinesi: pochi minuti sono sufficienti per sfondare le loro serrande e bruciare il loro contenuto in mezzo alla strada”.

Poi i tibetani spiegano che stanno reagendo a tutto quel che sappiamo, che “non è nella nostra cultura di essere violenti, ma non c’è stata scelta, è a causa dei monaci”; che la loro cultura è trasmessa oralmente, e saccheggiando i monasteri i cinesi la distruggono; che i cinesi gli insegnano come diventare ricchi, ma “noi non vogliamo essere ricchi, vogliamo essere liberi”.

Racconta poi che Lhasa è una città moderna, “high tech”, in gran parte ricostruita dai cinesi negli ultimi dieci anni, ma che i tibetani si lamentano che i cinesi incassano tutti i proventi delle nuove attività e del turismo; che di colpo, migliaia di tibetani hanno dovuto imparare il cinese per trovare lavoro, e che i cinesi guardano male quelli che, venendo dall’India, sanno anche l’inglese; che “Già adesso, a Lhasa, la maggioranza degli abitanti sono cinesi. Ovunque non ci sono che cinesi. E con il controllo delle nascite, noi non possiamo avere che uno o due bambini al massimo, altrimenti tocca pagare il governo. Loro, arrivano ogni anno a decine di migliaia. Abbiamo la sensazione di esserne sepolti.”

Il turista chiede a cinque ragazze tibetane se hanno degli amici cinesi: nessuna ne ha. “I tibetani e i cinesi non si mescolano. I cinesi si riconoscono dalla faccia e dal loro modo di vestire.” Poi continua a raccontare: “Ieri, per la strada, i cinesi individuati in questo modo hanno passato un brutto quarto d’ora. Ci sono stati dei morti, ma è difficile dire quanti. I moti hanno fatto più di 100 morti secondo alcune fonti.”

I tibetani raccontano anche le torture subite dai dissidenti: “In un ristorante per la strada, se vedi un tibetano diresti che è stupido. Ma prima, quando era giovane, era molto brillante, molto colto, e molto dotato per la pittura. Un giorno si è fatto prendere dalla polizia perché sventolava una bandiera tibetana. E’ stato in prigione per 13 anni. Ha subito un lavaggio del cervello, è stato torturato con l’elettricità. Ne è uscito completamente abbrutito, e non si ricorda più niente.”

Il turista francese, prima di lasciare la città, trae queste conclusioni: “La volontà dei tibetani di essere liberi è dunque ancora così forte, forse ancora di più dopo l’accelerazione della colonizzazione cinese in questi ultimi anni. Nello stesso paese, nella stessa città, ci sono chiaramente due categorie di persone che convivono ma non si mescolano. La diffidenza e la collera soffocata dominano le relazioni sociali. Il governo cinese denuncia la morte di cinesi innocenti. Ed è vero: i cinesi linciati e quelli i cui negozi sono stati saccheggiati sono persone degne di considerazione. Ma assistendo a questo scatenamento popolare, ho capito che in questo genere di situazioni non ci sono più né onesti né malfattori. Si è tibetani contro cinesi. Questi cinesi vittime dei tibetani sono vittime anche della politica del loro stesso governo. I tibetani sperano proprio che i cinesi avranno d’ora in poi paura di venire a insediarsi in Tibet.”

Questa è la prima testimonianza di prima mano che leggo, e che non venga da un sito di propaganda di una o dell’altra parte o da qualche media occidentale con chissà quale agenda. Mi sembra che, pur confermando le atrocità che vengono commesse dal governo cinese, il racconto dimostri come la situazione sia molto più complessa, ben lontana dalla visione preconcetta e semplificata del monaco inerme davanti a un carro armato che ne danno quasi tutti i blog e i media italiani. Si tratta di uno scontro etnico tra due popoli, uno autoctono e uno emigrante, che lottano con violenza per lo stesso territorio, con i fucili, con le pietre, con le attività economiche, con l’evoluzione demografica.

Purtroppo, di questo genere di scontri è piena la storia. Di solito, nonostante gli sforzi, essi non si concludono fino a che uno dei due popoli non viene sterminato o cacciato completamente; perché purtroppo la via per la convivenza, quella che richiede la tolleranza, l’accettazione della differenza, la costruzione di una fiducia reciproca, è sempre la più difficile.

[tags]tibet, cina, politica, notizie, economia, blog[/tags]

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lunedì 17 Marzo 2008, 16:17

Riso in bianco

Oggi ho un gran mal di stomaco e sto poco bene, per cui ho pranzato con il classico riso in bianco, appena condito con un filo d’olio e accompagnato con un po’ di pane.

Mentre mangiavo, pensavo a come sia insensato che il riso in bianco, che per millenni ha costituito una parte fondamentale dell’alimentazione del mondo e che tuttora lo è in interi continenti, da noi sia considerato soltanto un alimento per malati, o al massimo un contorno; per il resto è un cibo da sfigati, visto che se proprio hai voglia di riso ci si aspetta che tu faccia perlomeno un risotto, e comunque i nostri pranzi e le nostre cene sono ben altra cosa, anche quando non sono particolarmente elaborate.

La stessa cosa inizia a valere anche per il pane; il mio era fatto da me, ed era del pane bianco normalissimo, anche se cotto partendo dal preparato invece che mescolando farina e lievito. Certo, ci ho aggiunto l’energia per cuocerlo, ma anche così il mio chilo di pane non solo costa la metà di quello del supermercato, ma è anche molto migliore.

Pensando che in fondo anche la mia pagnotta era stata realizzata con metodi appena meno industriali del solito, ho capito che la domanda giusta non è come faccia quel pane lì a conservarsi una settimana e ad avere quel gusto comunque buono, ma come faccia il pane del supermercato a non sapere di niente e a diventare gomma o roccia entro la sera stessa. Io forse non l’avrei mai scoperto, ma ora lo so: è difficile fare del pane cattivo. E allora, che cavolo ci mettono per fare il pane così male?

Sarà per questo o forse perché ci sentiamo troppo soli, che negli ultimi anni il concetto di pane è molto cambiato, e quasi nessuno esce da una panetteria o da un banco pane del supermercato senza almeno un pane alle olive, un grissino al sesamo, un pezzo di pizza o una tortina, naturalmente a prezzi per chilo tre o cinque volte superiori. Sarà per questo che anche oggi su La Stampa esce un articolo che parla di “settimana del disastro” perché, una settimana al mese, c’è gente che deve rinunciare al resto e comprare “solo” il pane, mentre “pizza e dolci calano di oltre il 50 per cento” (cioè, metà della gente li compra per quattro settimane su quattro, gli altri solo per tre su quattro). Per poi concludere che “già imperversa un nuovo allarme: il mercato delle uova di cioccolato e dei dolci pasquali viaggia su ritmi del 10-15 per cento inferiori rispetto al 2007”!

Se parliamo del problema contingente di chi vive di commercio al dettaglio posso anche capire, ma proprio non riesco a vedere un calo del dieci per cento nel consumo di uova di Pasqua come un “disastro” e un “allarme”. Vedo se mai un “disastro” e un “allarme” in una società che prende un calo del dieci per cento nel consumo di uova di Pasqua come un problema drammatico, al punto da abbandonarsi a scene isteriche o proteste di massa.

Ci aspettano tempi in cui potremmo dover rinunciare ad altro che le uova di Pasqua; per esempio all’auto personale, ai viaggi aerei superscontati, ai vestiti da buttare dopo mezza stagione, e probabilmente anche ai grissini al sesamo, visto il trend del prezzo dei cereali. Forse torneremo anche noi, come ha sempre fatto mezzo mondo, a mangiare stabilmente pane e riso in bianco, con la carne solo nelle feste grosse.

Grandi o piccoli, alcuni sacrifici andranno fatti; ed è l’evidente impreparazione della nostra società ad accettarli che mette in pericolo il futuro pacifico del pianeta, più ancora che i sacrifici stessi.

[tags]la stampa, società, economia, salari, povertà, recessione, crisi, cibo, pane, riso[/tags]

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domenica 16 Marzo 2008, 13:32

Linee guida ai compagni blogger sull’autodeterminazione dei popoli

Compagni blogger!

L’emergenza relativa alla rivolta indipendentista in Tibet richiede lo sforzo congiunto dell’intera blogosfera, con il fine di sostenere mediaticamente la lotta dei fratelli tibetani, che da cinque giorni tengono in scacco i carri armati cinesi con la sola forza del proprio sorriso!

Vittime dell’oppressione e della censura cinese, tanto dura da impedire la circolazione di qualsiasi notizia sul Tibet – infatti i nostri giornali stanno riempiendo dieci pagine al giorno solo con il testo di “Fra Martino” -, i tibetani hanno bisogno di tutto l’appoggio dei blogger occidentali!

Allo scopo di evitare gli errori, tuttavia, riteniamo opportuno pubblicare un vademecum su come il blogger intelligente deve commentare le varie lotte secessioniste in giro per il mondo. Siamo lieti di notare che esso viene già ora seguito alla lettera su tutti i principali blog italiani, ma ribadire le direttive non fa mai male.

Cecenia: Da quelle parti è un casino, è difficile trovare una vittima di cui prendere le parti, e poi tanto è tutto scritto in cirillico. Criticare comunque Putin, che è amico di Berlusconi. Per il resto, lamentarsi che “è tutta colpa del petrolio”.

Kosovo: Da quelle parti è un casino, perché i kosovari sarebbero vittime degli odiati serbi criminali di guerra che ammazzavano i bosniaci e i croati quando questi non erano intenti ad ammazzarsi tra loro, però poi i serbi furono bombardati dalla NATO mentre i kosovari sono alleati americani, quindi questi ultimi qualcosa di male avranno fatto. Criticare comunque Bush, che è amico di Berlusconi. Linkare LigaJovaPelù che cantano Il mio nome è mai più, fare faccia compunta e schierarsi contro tutte le guerre.

Darfur: Boh, so’ negri, si sa che si squartano tra loro, e tanto non li distinguiamo l’uno dall’altro. Ignorare, a meno che non ne parli Bono o che non ci siano delle belle foto di bimbi denutriti e deserto. Magari, se va di culo, si riesce a tirare in ballo anche il riscaldamento globale.

Val Brembana: Leghisti di merda! Ignoranti! Cambiatevi la canottiera! Lavatevi!

Paesi Baschi: Evviva i compagni dell’ETA! A morte il prete Aznar! Adesso che c’è Zapatero, però, ricordarsi di auspicare la fine della lotta armata e l’unità della sinistra.

Kurdistan: Schierarsi rigorosamente a favore del popolo curdo oppresso e contro l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Ricordare che la Turchia sta in Asia e non ha nulla a che vedere con la cultura europea. Se vi fanno vedere le foto dei templi romani di Efeso o di quelli greci di Pergamo, negare o sostenere che trattasi di terre irredente successivamente devastate dall’Islam. E comunque, abbiamo tutti visto Fuga di mezzanotte e ciò è prova sufficiente per concludere che la Turchia è una dittatura assassina.

Tibet: Prima di cominciare, assumete una sufficiente quantità di caramelle balsamiche per raggiungere la pace interiore. Iniziate con una netta condanna della Cina e di qualsiasi cosa essa faccia o produca (vi diamo un aiuto: “il mio cellulare si è rotto subito perché era fatto in Cina” o “gli involtini primavera fanno schifo”). Accusatela di essere una dittatura; se siete di centrodestra criticatela perché comunista, mentre se siete di centrosinistra non dimenticate di aggiungere che “quello non è il vero comunismo” e che si tratta invece di “capitalismo selvaggio”. Già che ci siete, lamentatevi anche della corrotta monarchia nepalese, della corrotta democrazia indiana e della corruzione di chiunque non dia subito ragione alla causa tibetana; in questi casi è opportuno suggerire che egli certamente ha degli interessi economici in ballo. In caso di contestazione, ricordate che il Dalai Lama vive d’aria e che le spese delle continue proteste pro-Tibet in giro per il mondo sono coperte dalla Provvidenza. Qualsiasi fatto contrario alle vostre tesi va etichettato come una allucinazione ottica oppure una menzogna abilmente diretta dalla propaganda cinese. Proponete azioni misurate e tolleranti come il boicottaggio delle Olimpiadi o la chiusura dei commerci con la Cina; inoltre sputate in testa ai tre compagni di scuola cinesi di vostra figlia, e spargete nel quartiere la voce che il proprietario del negozio cinese all’angolo conserva il cadavere del nonno in cantina e in più ha il cazzo piccolo. Chiudete con note di grande tristezza; cercate di stimolare il senso di colpa dei lettori, affermando implicitamente che chi non è con voi è una merda. Se vi sentite potete anche chiudere il blog, basta riaprirlo il giorno dopo. State però attenti a non farvi prendere la mano: poi dovreste darvi fuoco.

P.S. Certo, se poi questo dovesse portare alla tipica reazione durissima dei regimi autoritari in crisi, al fallimento delle Olimpiadi, a un embargo economico e a un regresso di dieci anni nell’evoluzione dei diritti umani in Cina, non c’è problema! Mentre il miliardo di cinesi sarà privato grazie a voi di quel po’ di libertà conquistata in questi anni, le multinazionali occidentali – quelle che controllano sia i nostri media che le nostre imprese manifatturiere in difficoltà per la concorrenza cinese – saranno pronte ad attutire per noi l’embargo rifornendoci di ottimi prodotti nostrani a prezzo quintuplo di quelli cinesi, dopo averli importati di contrabbando, aggirando l’embargo, dalla Cina stessa.

E poi noi da domani, seduti sul nostro sofà, bloggheremo a sproposito di qualcos’altro.

[tags]tibet, cina, autodeterminazione, diritti umani, blogger, blogosfera, quanto è facile pilotare la blogosfera, attualità, media, economia, follow the money, cinismo storico[/tags]

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sabato 15 Marzo 2008, 09:58

Inciviltà ecologica

A me è capitato decine di volte di attraversare piazza Statuto a piedi o in bicicletta; si finisce invariabilmente sulla terribile passerella centrale, un attraversamento pedonale (diventato anche ciclabile per un semplice motivo, non c’è alcun altro passaggio praticabile per le bici) che collega la piazza con l’inizio di via Cibrario. E’ solitamente una brutta esperienza; non c’è un semaforo, ma solo un segnale di dare la precedenza ai tram, che attraversano parallelamente ai pedoni; quello è uno dei punti più trafficati di Torino, ed è costantemente pieno di auto che arrivano a discreta velocità, già impegnate ad evitarsi a vicenda, visto che in quell’esatto punto, sempre senza semaforo, si aggrovigliano le auto provenienti da cinque diverse strade e dirette a quattro altri corsi; figurarsi se queste auto si fermano per far passare i pedoni.

Bene, come segnalato ieri da una lettera su Specchio dei Tempi, un manipolo di estremisti anti-automobili si è divertito qualche giorno fa ad intasare il traffico, attraversando ripetutamente il passaggio pedonale per dieci minuti. Non paghi della bravata, hanno anche pubblicato il video su un blog, facendosi pure i complimenti a vicenda.

Io giro spesso per la città in bici, più di chiunque altro conosca, e posso testimoniare di come sia difficile muoversi in mezzo al traffico. Tuttavia, il responsabile primo di queste situazioni è chi progetta una sistemazione viabile come quella di piazza Statuto, senza prevedere né un semaforo, né un dosso, né un passaggio rialzato, né banchine intermedie, né una distribuzione più razionale degli inserimenti nella rotonda, né tantomeno un percorso ciclabile ben identificato che unisca la pista di corso Francia con l’area pedonale di via Garibaldi. Tutti, sia automobilisti che altri, sono abbandonati all’anarchia.

In questo contesto, va certamente bene protestare per chiedere più attenzione nel disegnare gli attraversamenti pedonali, o la messa in sicurezza di un punto pericoloso; va meno bene, anzi è decisamente inaccettabile, una iniziativa che ha il solo risultato di creare un enorme ingorgo, nel quale tra l’altro sono rimasti coinvolti anche i mezzi pubblici, scaricando nell’aria ulteriore rumore e ulteriore inquinamento. E’ un tentativo di rispondere all’arroganza con altra arroganza, all’inciviltà con altra inciviltà. Se è vero che nel traffico ci sarà certamente stato qualche suvvista dalla sgasata facile, prevalentemente i danneggiati saranno stati dei poveracci che si spostavano per lavoro o per tornare a casa, magari su percorsi dove l’uso dei mezzi pubblici è impraticabile.

Le città sono luoghi dove la convivenza è naturalmente difficile, vista la densità di persone; è necessaria molta tolleranza e reciproca comprensione. Spero che chi ha organizzato questa stupidata ci rifletta su.

[tags]traffico, ecologia, piazza statuto, torino[/tags]

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venerdì 14 Marzo 2008, 15:19

Domani tutti a Milano

Domani, a partire dalle 9,30, sarò a Milano per partecipare insieme a tanti altri alla nuova edizione di Condividi la conoscenza, il convegno che Fiorello Cortiana organizza ogni anno, quest’anno dentro l’Innovation Forum di IDC. E’ sempre un evento molto interessante, soprattutto per la sua caratteristica di mescolare insieme non solo tecnici, politici e imprenditori, ma anche artisti, medici, scrittori e ogni altro genere di persona. Alle volte è un po’ dispersivo, ma alla fine si scopre sempre un punto di vista a cui non si aveva ancora pensato.

Per cui, se siete dei bauscia col sabato libero, vi aspettiamo tutti a braccia aperte.

[tags]milano, condividi la conoscenza, cortiana, internet, società[/tags]

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