So che alcuni di voi lo stavano aspettando, e quindi eccolo qui: il post dell’anniversario. Che in realtà è un doppio anniversario, prima perché esattamente due anni fa – pochi giorni dopo aver chiuso Toblòg, il precedente blog che risaliva al 2003 – nasceva questo blog, e poi perché questo è il post numero mille, anche se in realtà , visto il modo in cui WordPress numera gli articoli, effettivamente i post di questi due anni sono soltanto 915.
Questo è il primo blog in cui mi sia dato l’obiettivo di postare almeno una volta al giorno; non è un obiettivo semplice, perché io tendo a scrivere articoli complessi ed è raro che ci metta meno di mezz’ora a scriverli, anzi più facilmente, tra idea, raccolta e verifica delle fonti, stesura e revisione, ci vuole un’ora, talvolta due. Alle volte i post vengono un po’ forzati, ma in generale lo faccio volentieri e mi piace; del resto non ho obblighi e nessuno mi paga per scrivere, nemmeno indirettamente tramite pubblicità o visibilità .
Non sempre i post sono belli, o almeno, non sempre mi soddisfano; d’altra parte i post che più mi piacciono raramente sono quelli che piacciono ai lettori o che suscitano la loro reazione (peraltro le due cose non sempre sono correlate, anzi mi piacerebbe mettere un pulsantino per permettervi di diggare ed uppare i post che trovate più interessanti senza necessariamente doverli commentare). A me soddisfano di più i post contemplativi o metafisici, anche se mi ritrovo troppo spesso a pubblicare dei rant politico-sociali, e ripensandoci non è bello.
Un blog è un compagno di viaggio. Questo è nato in fretta e furia in un momento di cambiamenti (aprile, si sa, è periodo di ormoni agitati), per cui tre giorni dopo aver deciso di non avere più un blog, sentii l’esigenza di avere un blog. Il titolo – che onestamente non mi soddisfa affatto, non si capisce e non cattura l’attenzione – venne fuori per caso, così come lo stile grafico alberato, che invece continua a piacermi; del resto, ogni vero viaggio si snoda per una foresta oscura.
Di lì in poi, sui vostri schermi è passato un po’ di tutto; serietà , ironia, sarcasmo, saccenza, rabbia, meditazioni, consigli tecnici, musica, viaggi, aneddoti e racconti di vita. In effetti, più che un blog è un vagabondaggio, e anche lo stile e gli argomenti seguono la mia vita, che in questi due anni è cambiata parecchio (e qui cade bene, per chi non le ha mai viste, il link alla galleria di foto che mi ritraggono e a quella di foto che non mi ritraggono). Infatti, nei primi mesi mi capitava spesso di scrivere mezzi post e poi lasciarli lì, mentre ultimamente sono inappuntabilmente efficiente, persino troppo, tanto da farmi venire il dubbio che si sia un po’ perso il canale diretto tra l’animo e la tastiera.
Ad ogni modo, l’aspetto più gratificante di avere un blog è il confronto continuo con i pareri dei lettori, sia quelli che conosci direttamente che quelli che si sono aggiunti man mano; questo blog ha una media di quasi quattromila pageview al giorno, anche se, stando alle statistiche, più del 40% sono motori di ricerca e altri spider. Restano comunque un paio di migliaia di pagine viste ogni giorno da esseri umani; non ho idea di quante ne facciano i blog da top 100 o quelli da top 10 – e poi, ora che ci siamo liberati della classifica di Blogbabel, per fortuna non esistono più i blog da top 10, siamo tutti puzzoni uguale – ma per me restano tantissime, anzi faccio fatica a pensare che non sia Awstat che si sbaglia…
All’alba del terz’anno di vita, che cosa ci attende dunque? Non lo so; ultimamente ho realizzato di avere ancora da completare parecchio del programma degli anni ’80… non basta mica soltanto girare in tondo attorno a un buco nel terreno; c’è anche cantare una nuova canzone non si sa tra quanto, pensare d’aver pensato d’averti visto provare, viaggiare per il mondo e per i sette mari, benedire le piogge laggiù in Africa, capire una buona volta dove andiamo adesso, rimanere dentro un muto pozzo di tristezza, e infine morire (se devi morire) con gli stivali addosso. Ah, e capire perché, se aveva tutta ‘sta voglia di qualcuno che la toccasse e la facesse sentire se stessa, non aveva pubblicato il numero di telefono, ma solo uno strip poker per Commodore 64.
Insomma, sia io che voi, nella vita, non solo possiamo ancora combinarne di tutti i colori, ma abbiamo una lunga lista di sogni d’infanzia da appagare: basta volerlo. E’ con questo spirito che vi lascio, e mi preparo alla stupefacente vittoria del Toro con l’Inter… Vabbe’, ok, a tutto c’è un limite. Ma sarà lo stesso un altro anno interessante.
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