Ancora Tav
Forse ve ne sarete accorti dal fatto che da qualche giorno La Stampa spara in apertura delle pagine torinesi pile e pile di articoli pro Tav: siamo di nuovo al dunque sulla Torino-Lione.
Riassumiamo in breve le puntate degli ultimi mesi. Dopo le scorse comunali, lo scenario politico in valle è caratterizzato da tre gruppi: i sindaci del PDL (corrente Osvaldo Napoli), quelli del PD e quelli No Tav. A settembre si trattava di eleggere il presidente della nuova comunità montana che, dopo gli accorpamenti imposti a livello nazionale, amministra la Valsusa e la Val Sangone; e lì già si scoprirono dei begli altarini, con Chiamparino e Saitta che cercarono di imporre ai sindaci PD il sostegno al candidato del PDL (!!) pur di mandare avanti la Tav. L’operazione fallì e risultò eletto l’ex sindaco di Susa Plano, del PD, con il sostegno anche dei No Tav; di lì in poi, i PD valsusini sono stati “soltanto” semi-commissariati e minacciati di espulsione. Anche la Bresso, che sul momento appoggiò Plano (ma solo perché stava litigando con Chiamparino per la candidatura in regione), dopo solo tre mesi ha virato di 180 gradi e si è riallineata (ora siamo alla campagna elettorale e per essere rieletti bisogna tranquillizzare chi di dovere).
E si è aperta la vicenda dell’Osservatorio, l’organismo tecnico con rappresentanti dei comuni, del governo e degli altri enti locali. La nuova comunità montana, insediatasi a dicembre, ha il diritto-dovere di nominare quattro membri in sostituzione di quelli scaduti a fine 2009, e ha chiesto il tempo necessario per farlo; dall’altra parte si è sfruttata la situazione per una operazione “carri armati” in cui i sindaci sono stati convocati d’autorità in prefettura da Saitta e Bresso, tentando di chiuderli dentro fino a quando non avessero nominato i propri membri senza aspettare la comunità montana, dove la maggioranza è appunto contraria alla Tav. Grazie anche al presidio pubblico tenuto nel gelo di fine anno (nonostante la manovra da bambini di spostare luogo e ora della riunione la mattina stessa…), la cosa è saltata.
La risposta non si è fatta attendere: il governo, tra gli applausi dei chiamparini, ha tranquillamente buttato fuori la comunità montana dall’Osservatorio e deciso di proseguire per i fatti propri, parlando solo con la minoranza di sindaci del PDL. In ballo c’è l’inizio dei lavori di sondaggio dei terreni, previsto per questi giorni; in pratica, una possibile seconda Venaus. E stanno infatti partendo le mobilitazioni.
Spero di non dovermi rimettere a spiegare perché la Torino-Lione non serve, e perché sia spinta soltanto dagli interessi di chi la deve costruire; facciamo che se avete ancora dei dubbi vi riascoltate i primi minuti di questo video (anche se l’audio è un po’ così).
La propaganda pro-Tav è ripartita in ogni modo, i giornali ne sono pieni; l’ultima trovata – l’ultimo tentativo di far diventare vera una falsità a forza di ripeterla sui media – è questa. Eppure paragonare l’impatto che ebbe l’apertura del traforo del Frejus – che trasformò in un quarto d’ora di treno al coperto quello che prima era un percorso di sei ore a dorso di mulo sotto la neve – con quello che può avere una variante di percorso per far risparmiare un’ora a merci che viaggiano per giorni è un atto scientificamente doloso. Ma il punto è proprio questo: scientificamente, guardando i numeri, la TAV Torino-Lione non può stare in piedi; i benefici non giustificheranno mai i costi.
La constatazione più sconvolgente, però, è proprio l’esistenza di questo misterioso governo che vuole fare la Tav a tutti i costi. E non parlo di Berlusconi; parlo di politici di tutti i colori, teoricamente avversari tra loro, che magicamente quando si parla di Tav sono tutti schierati su un pensiero unico, senza distinzioni.
E’ questo che fa davvero paura: un “governo grigio” in cui Berlusconi, Letta, Scajola & C. si fanno rappresentare alla guida dell’Osservatorio dal “tecnico” Mario Virano, ex PCI e collega di segreteria di Chiamparino, ma anche ex uomo di Gavio nella società dell’autostrada del Frejus, uno che già trent’anni fa gestiva per Novelli gli appalti del tram 3 (qualità …).
Un “governo grigio” per cui Chiamparino diventa presidente dell’ANCI, l’associazione nazionale dei comuni, e potendosi scegliere liberamente il vice non sceglie uno del suo partito (come prima Chiamparino stesso, che era il vice del fiorentino Domenici) e nemmeno un personaggio di rilievo ma lontano dalle sue zone, ma nomina Osvaldo Napoli, in teoria il suo maggior avversario politico in casa propria; uno di quelli che hanno rischiato di fare il candidato presidente del Piemonte per il centrodestra, magari contro lo stesso Chiamparino.
Insomma, sai che a dicembre ti potresti trovare Napoli come avversario in una corsa da governatore, e ad ottobre lo nomini di tua volontà come tuo fido scudiero, in una posizione che gli dà rilievo nazionale? Questa cosa veramente non ha senso, se non abbracciando l’inquietante idea che alla fin fine Chiamparino e Napoli appartengano a due marchi diversi della stessa azienda: l’azienda del cemento.
[tags]tav, torino, lione, la stampa, chiamparino, bresso, saitta, osvaldo napoli, plano, valsusa[/tags]