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Archivio per il mese di Marzo 2010


lunedì 8 Marzo 2010, 02:13

Meglio metterci la faccia come fosse da culo

Oggi tra noi della lista c’è stata una riunione piuttosto movimentata, sempre sul tema di quale sia il giusto rapporto tra propaganda collettiva e propaganda personale. Alla fine, siamo tornati a casa ognuno un po’ della propria idea: chi (come me) vorrebbe che tutta la propaganda personale fosse vagliata da tre o quattro persone non candidate e che venisse limitata allo stretto necessario, e chi vorrebbe potersi mettere in piedi senza limiti tutto l’armamentario del candidato classico – gadget, pubblicità spammose e faccione in giro – senza capire che, secondo me, non solo quel metodo non funziona più ma finisce per negare il motivo stesso per cui siamo qui: fare qualcosa di diverso, e – per cominciare – di più sobrio, di meno vergognosamente sprecone.

Mentre raccontavo a Elena di tutta la discussione, confessando anche un po’ di scoramento, lei ha riassunto tutto in maniera perfetta dicendomi “tu hai tutte le qualità per essere un ottimo politico, ma te ne manca una fondamentale: la faccia da culo”.

Ecco, non ci tengo ad avere la faccia da culo, però effettivamente è ora di darsi un po’ da fare e di presentarsi senza troppo pudore: per questo, anche visti tutti i vostri gentili suggerimenti di cui vi ringrazio, ho dedicato la serata all’allestimento elettorale della mia home page, nonché di una pagina biografica un po’ più discorsiva e leggibile di quella che c’era prima. Non è ancora finito, si può migliorare, ci dedicherò ancora del tempo, se possibile lo tradurrò in inglese e piemontese, aggiungerò senz’altro dei contenuti, tra cui pezzi di programma e (se appena avrò tempo) un video riassuntivo…

Da oggi, però, almeno chi capita su questo sito scopre che sono candidato: già, perché questa è l’informazione più difficile da fare circolare. Altro verrà nei prossimi giorni. Non temete, tra breve chiederò a tutti una mano – anche perché per avere successo dobbiamo avere tanti candidati ognuno dei quali porti tanti voti.

[tags]movimento 5 stelle, elezioni, regionali, piemonte[/tags]

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sabato 6 Marzo 2010, 11:50

Meglio metterci la faccia?

Oggi dovrei parlare della schifezza che è avvenuta stanotte ma non credo nemmeno che ce ne sia bisogno, è chiara a tutti no? Del resto, come sentii dire al radicale De Lucia durante la presentazione del suo libro Il baratto, già a fine anni ’80 la rivistina della corrente migliorista del PCI, di cui Napolitano era il capo, viveva grazie alla sponsorizzazione di Berlusconi: De Lucia raccontava di speciali sulle trasferte del Milan inseriti in mezzo ai numeri della rivista…

Voglio invece parlare di un’altra questione che mi tormenta da qualche giorno, e precisamente da quando uno dei miei colleghi di lista, navigando su Facebook, si è trovato davanti a un banner a pagamento di un altro nostro candidato, con tanto di faccione suo affiancato a quello di Beppe Grillo e scritta “VOTA (cognome)”. Io lì sono esploso: mi sono infuriato e ho scritto a tutto il gruppo che se questo genere di cose era tollerato io piantavo baracca e burattini su due piedi.

Sono infatti convinto che sia giusto dare spazio anche alle singole personalità e ai singoli candidati, ma che uno dei mali della politica attuale sia proprio questa ossessione di faccioni che ci guardano dai muri (fino al giorno della presentazione delle liste, perché dopo è vietato a parte nei tabelloni sui corsi) e che ci chiedono di votarli con slogan di tre parole privi di senso – spesso nemmeno con quelli, ma solo per il sorriso. Non avrei mai pensato che uno di noi potesse anche solo concepire, mentre lottiamo con le scarse risorse che ci rendono difficile anche solo far sapere che la lista esiste, di spendere tempo e soldi a farsi propaganda personale con le stesse modalità dei politici dei partiti: del resto, se avete seguito la campagna elettorale delle provinciali dello scorso anno (con il sottoscritto come candidato presidente) avrete notato che il mio volto e persino il mio nome non sono apparsi mai, né su un volantino né su un manifesto.

Dopodiché ne è seguita una lunga e accesa discussione, in cui però mi hanno fatto notare che la propaganda personale funziona; che tante persone magari poco convinte del nostro candidato presidente (che ha una immagine che definirei “peculiare”) potrebbero però votarci per conoscenza diretta o per apprezzamento di uno degli altri candidati (dunque serve non solo il nome ma la faccia, dato che sono molte più le conoscenze “di vista” di quelle basate su nome e cognome). Del resto, questa è una delle poche elezioni dove ancora sopravvive la preferenza, dove si può scrivere il cognome del candidato preferito e scegliere l’eletto da una lista non bloccata.

A questo punto mi sono chiesto cosa fare e sono arrivato alla conclusione opposta: forse è meglio se ogni candidato si fa propaganda personale in ogni modo possibile, con questo massimizzando il risultato complessivo di tutta la lista. E però, quella sensazione di disgusto per l’idea di bruciare soldi in santini e volantini personali, di vedere in giro facce in posa fintamente sorridenti anche per il nostro gruppo, mi resta. E anche tra di noi la discussione è rimasta accesa, perché chi invece resta fedele all’idea di un “gruppo senza volto” non può accettare una cosa del genere. Peraltro, noi siamo veramente un movimento: non abbiamo un “comitato centrale” o direttivo che possa facilmente dettare regole o imporre scelte di qualche genere, di solito si procede per consenso.

E dunque, essendo in dubbio, mi rivolgo a chi legge: dato che la politica passa ma le relazioni (anche quelle con chi legge questo blog da anni) restano, e la mia credibilità e la mia reputazione sono molto più importanti di un risultato elettorale, voi cosa ne pensate? E’ meglio che non mi faccia alcun tipo di propaganda personale, a prezzo di vedere andare sicuramente più avanti quelli che invece se la fanno e magari di far perdere un po’ di voti alla lista? E’ meglio che tiri fuori i risparmi e faccia vedere in giro il mio nome e la mia faccia, mobilitando amici e conoscenti? O è meglio una certa via di mezzo, che è quella che mi attira di più: ad esempio fare propaganda personale ma senza faccia o con la faccia piccola in un angolino, centrandola soprattutto sulle idee e sul programma, che poi dovrebbero essere l’aspetto centrale di una elezione?

Purtroppo, lo confesso apertamente, in una cosa del genere entrano in gioco anche un po’ di autostima e un po’ di vanità. Hai fatto tante rinunce professionali e personali, hai lavorato volontariamente per mesi giorno e notte, adesso arrivi al dunque e non solo il numero di voti della lista, ma anche il numero di preferenze personali, saranno un po’ una misura di quanto le persone apprezzino ciò che fai e ciò che dici (anche se principalmente misurano quanto hai da spendere in pubblicità… ma non del tutto, io sono convinto che la pubblicità tradizionale dei politici provochi ribrezzo mentre un buon messaggio anche se poco visto raccolga subito consensi là dove arriva).

D’altra parte, non basta dire di voler essere diversi dagli altri, bisogna esserlo veramente. In fondo, uno dei primi e più importanti punti del nostro progetto è il voler essere “dipendenti dei cittadini”, al loro servizio. E allora, ditemi voi che ne pensate.

[tags]politica, napolitano, berlusconi, elezioni, pubblicità, santini, movimento 5 stelle[/tags]

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giovedì 4 Marzo 2010, 19:25

Voglio dipiù

La scorsa settimana, come se non avessi già abbastanza da fare, mi scadeva la revisione dell’auto; così giovedì pomeriggio, in pieno caos da preparazione dei pacchetti di firme per la mattina seguente, sono dovuto andare per un’oretta dal meccanico e aspettare mentre mi facevano tutti i controlli.

Ma non è stata un’ora buttata, perché nella saletta d’attesa dell’officina ho potuto trovare e leggere una cosa fantastica: un numero dello scorso dicembre di Dipiù (Cairo Edizioni), rivista che non avevo mai preso in mano in vita mia. E siccome sospetto che non l’abbiate mai fatto nemmeno voi, lasciate che vi descriva brevemente cosa ci ho trovato.

Il numero si apre con una lunga lettera al direttore Sandro Mayer sul tema “cos’è veramente la fede?”. Il pio direttore risponde naturalmente che ognuno cercherà la propria via, ma che per farlo meglio è opportuno leggere e regalare a tutti gli amici il suo libro La grande storia di Padre Pio, o in alternativa il suo nuovo libro La grande storia di Gesù, “una narrazione trascinante che, facendo rivivere l’epoca in cui Gesù fu uomo tra gli uomini, ci accompagna con naturalezza alla scoperta del suo straordinario destino e ci porta nel cuore del mistero che continua a illuminare la Storia.”.

Si prosegue poi tra pubblicità, servizi su Amanda Knox e uno special sulla vita di Babbo Natale, per arrivare a un altro pezzo forte: quattro pagine di testo e foto che raccontano il terribile incidente automobilistico di Emanuele Filiberto – incluse foto assolutamente naturali di lui che, seduto vicino a un’ambulanza, guarda il cellulare con due cerotti sulla faccia con una espressione dolorante che ricorda le migliori prove attoriali di Raoul Bova.

I fatti sono chiari: uscito dalla sua palestra di Parigi, il principe canterino prende la sua moto senza nemmeno mettersi il casco integrale, parte, e dopo pochi metri piazza una ruota sulle strisce bianche e scivola come un pirla qualsiasi (ed è già la seconda volta che cade). La narrazione però è altra cosa: il principe ricorda come, in quei brevi attimi di paura, lui nel cuore portasse Roma, o meglio pensasse che se fosse stato a Roma ci sarebbe stato il sole e non la pioggerellina che bagna le strisce su cui si schiantano i principi; e infine chiede perdono alla moglie, di cui è profondamente innamorato, e ringrazia Dio per averlo fatto tornare senza tanti danni alla sua umile vita di miliardario a Parigi. Firmato (c’è proprio la firma) Emanuele Filiberto, anche se dalla firma sembra più Ele Fililato J. Sav I-E.

Seguono pagine e pagine di “foto delle stelle”, tra cui una in cui fisso un volto e mi dico “ma chi è questa 35enne mostruosamente brutta?”, e solo dopo due minuti, ma veramente due minuti, leggo la didascalia e mi accorgo che è una irriconoscibile Nicole Kidman: va bene voler sembrare giovani, ma meglio belle di mezza età che mostruose e sfigurate, no? Sembrava che fosse finita sotto una pialla…

La sezione continua con “gli abiti delle stelle”, foto di “attrici” sconosciute (sempre meglio attrice che igienista dentale) con una grossa scritta “a cura di Isabella Mayer”, immagino assolutamente priva di legami di parentela col direttore. Segue un “calendario delle nonne famose” di cui parte sono altrettanto sconosciute ma probabilmente mogli di chissà chi.

Giro la pagina e arriva un altro duro colpo: la rubrica “La posta di Francesco Alberoni”. Alberoni no, vi prego, c’ha oltre 80 anni, faceva tristezza già quando ne aveva 60, quando ne aveva 40 non so, non ero ancora nato.

Seguono due pagine in cui una concorrente eliminata del Grande Fratello 10 scrive una lettera aperta a un’altra concorrente. Sono i veri problemi della vita: del resto le due pagine di lettera si possono riassumere brevemente con “la prossima volta lavati”.

Sono in riserva, le energie scarseggiano, non ho la forza. Ce la metto tutta per arrivare in fondo, e giro pagina.

Basta il titolo: “La posta di Federico Moccia”.

Dove “Sara, quindicenne di Roma”, racconta che “mi sono baciata, ma baciata sul serio, con Nicolas, un ragazzo di tredici anni”. No, non sei rimasta incinta; comunque, il racconto verte sul fatto che si sono messi insieme, e all’inizio era bellissimo e lui le diceva “amore, tesoro”, ma poi il tempo è passato, e lui è diventato freddo, e non facevano più le cose insieme come prima, e insomma, alla fine lei è stata costretta a lasciarlo, dopo una settimana.

Ecco, lì non ce l’ho più fatta e ho preferito dedicarmi a qualcosa di più piacevole, tipo respirare i gas di scarico della mia auto in prova. E non ero arrivato nemmeno a metà.

[tags]dipiù, cairo, editore, riviste, sandro mayer, fede, padre pio, gesù, emanuele filiberto, alberoni, moccia[/tags]

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mercoledì 3 Marzo 2010, 11:08

Aridatece i mutandoni

Uno spererebbe che un articolo come questo fosse scritto in tono ironico, e invece no: è tutto assolutamente vero. Dalla scorsa domenica ci sono veramente delle persone che vanno a rivedersi con attenzione tutti i filmati di tutte le partite del calcio professionistico e cercano di leggere i labiali dei calciatori per capire se hanno bestemmiato o no.

Premetto che io, pur non essendo credente, non bestemmio mai, perché mi sembra una forma di doveroso rispetto per chi è religioso. Tuttavia, la bestemmia è ormai depenalizzata da tempo; dunque come si spiega la cosa? Sui campi di gioco la bestemmia è comune, trattandosi di una situazione ad alta adrenalina; ultimamente ricorderete le bestemmie in mondovisione di Buffon, gobbo e portiere, dopo un brutto errore in campo. Si è deciso così che bisognava porre un freno alla cosa, e dunque giù il pugno duro: squalifica immediata per una partita a chi bestemmia.

E va bene, però trovo già piuttosto ridicolo leggere un verbale di squalifica all’allenatore del Chievo “per avere, al 3° del secondo tempo, proferito un’espressione blasfema; infrazione rilevata da un collaboratore della Procura federale”. Come alle elementari: “maestra, il bimbo Gigi ha detto una parolaccia”. Ma è oltre i confini del ridicolo l’intera pagina dedicata al caso del giocatore Marcolini, e dunque la riporto integralmente:

Il Giudice Sportivo,

letta la rituale segnalazione del Procuratore federale, pervenuta a mezzo fax, alle ore 10.19 dell’1 marzo 2010, in merito al comportamento tenuto dal calciatore Marcolini Michele (Soc. Chievo Verona) al 14° del secondo tempo;

acquisite ed esaminate le relative immagini televisive (Sky) di piena garanzia tecnica e documentale;

rilevato che, nelle circostanze indicate, il calciatore clivense, uscendo dal terreno di giuoco in conseguenza dell’espulsione inflittagli dall’Arbitro pochi attimi prima, proferiva apparentemente un’espressione gergale, in uso nel Triveneto ed in Lombardia, con becero riferimento a “Diaz†e non a Dio (il diverso movimento delle labbra nelle pronuncia della vocale aperta “A†rispetto alla vocale “O†legittima quanto meno un’incertezza interpretativa);

ritenuto pertanto che la lettura labiale, nell’episodio segnalato, non offra una prova certa, nell’esclusione di ogni ragionevole dubbio, circa la pronuncia di un’espressione blasfema rilevante ex art. 19 n. 3bis CGS;

delibera

di non adottare alcun provvedimento sanzionatorio nei confronti del calciatore Marcolini Michele (Soc. Chievo Verona) in merito alla segnalazione del Procuratore federale.

Dunque, vista e rivista la moviola, sul terreno di giuoco non sarebbe stata pronunciata la ferale bestemmia, ma solo un equivocabile “porco Diaz”, naturalmente riferito alla guerra del ’15-’18: dunque nessuna squalifica.

A leggerlo, sembra un testo ottocentesco; e se concordo che le persone esposte alle telecamere dovrebbero dare esempi di buona educazione e di rispetto, mi chiedo tuttavia quanto sia ipocrita questa improvvisa pruderie in un Paese in cui il Presidente del Consiglio candida una velina travestita da infermiera dentistica (mi ricorda la trama di un porno) e in cui a qualsiasi ora in televisione si vedono tette, culi e risse di vario genere.

Il dubbio, naturalmente, è che sotto elezioni tutto faccia brodo per riportare all’ovile berlusconiano il “voto cattolico”, ossessione della politica italiana di ambo le parti (non a caso quelli del PD fino a un mese fa rispondevano alla Minetti con la Binetti, peraltro rafforzando nell’elettorato più becero la loro immagine incancellabile di sfigati). Aspettiamoci, dunque, un’ondata di mutandoni.

[tags]bestemmie, educazione, religione, calcio, squalifiche, berlusconi, minetti, elezioni, binetti[/tags]

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martedì 2 Marzo 2010, 15:11

Ho incontrato la Digos

Stamattina ero in giro e ho sentito la notizia dell’arrivo di una nuova trivella della TAV in strada della Pronda, al confine tra Torino e Grugliasco; e così, ho fatto una deviazione e verso l’una e mezza sono arrivato lì per vedere cosa succedeva.

Parcheggio, arrivo sul posto; c’è un gazebo No Tav in via di montaggio con una manciata di persone, una decina al massimo. E poi, come al solito, un oceano di forze dell’ordine; sulla strada cinque o sei furgoni, più molti altri mezzi nel prato dove sta venendo montata la trivella. Mi metto sul marciapiede e comincio a fare qualche fotografia.

Dopo nemmeno due minuti un poliziotto scende dal furgone, attraversa la strada e viene da me; mi ferma, mi chiede i documenti, mi chiede di seguirlo (cosa che io faccio subito, da bravo cittadino). Vuole vedere tutte le foto che ho fatto, si lamenta che si vedono le targhe dei mezzi della polizia; io rispondo che non voglio fare niente di male, che essendo su una pubblica via mi risulta di poter fotografare, che non sapevo che non si potessero inquadrare i mezzi della polizia. Lui insiste che il problema sono le targhe; evidentemente anche i poliziotti tengono alla loro privacy, non sia mai che qualcuno possa poi sorprenderli in pose sconvenienti.

A questo punto il poliziotto chiama un signore della Digos, capelli ricci e occhialoni da sole; sembra quasi Poncharello – il digo che segue i tifosi del Toro – però non mi sembrava il caso di chiedere “scusa, ma tu sei Poncharello?”, comunque se non era lui vuol dire che l’ufficio del personale della Digos li cerca tutti uguali. Cominciano a farmi domande su chi sono e cosa voglio fare, mi chiedono se sono un giornalista – evidentemente se non hai il tesserino magico e la statura deontologica di un Massimo Numa non puoi documentare quel che accade. Io spiego tutto senza problemi, gli dico che sono un blogger (sguardi perplessi) e che faccio politica nel movimento di Beppe Grillo, gli faccio vedere le foto, ripeto che voglio solo documentare quel che accade e che essendo per una pubblica via mi risulta che si possa fare foto. Mi chiedono come ho fatto a sapere della trivella, rispondo “alla radio”, mi chiedono “che radio”, rispondo “Radio Flash”, e loro “ecco! Radio Flash!”.

Il poliziotto, nervosissimo, comincia un pippone di tre minuti, guardandomi sempre più storto; mi dice che sono un pecorone, che sono il decimo che viene a far foto e che solo perché lo dice una radio non devo andarle dietro… (probabilmente confonde Radio Flash con Radio Blackout). Infine, dopo essersi segnati i miei dati, mi dicono “ascolti, le consigliamo caldamente di cancellare quelle foto” e mi fanno andare: fine del primo incontro della mia vita con la polizia.

Dunque io, da bravo cittadino, ho cancellato le foto; ma prima di farlo ho pensato che, insomma, pubblicare una versione a bassa risoluzione era nel mio diritto, naturalmente dopo avere oscurato le targhe e i volti dei poliziotti con delle immagini e dei volti a caso.

stradapronda_700.jpg

Per carità, capisco anche il nervosismo dei poliziotti, il nervosismo di chi viene spedito a fare una repressione per difendere gli interessi privati di terzi, magari rendendosene pure conto; tuttavia io ero lì per documentare, non per prendere posizione e nemmeno per creare problemi a nessuno, anche se sono notoriamente contrario alla TAV. Vedere le strade di Torino invase di camionette, vedere fermare e chiedere i documenti a chi si avvicina, non è certo un bello spettacolo o un buon clima.

[tags]tav, no tav, torino, strada della pronda, trivelle, sondaggi, polizia, repressione, digos, partiti, chiamparino, politica, movimento 5 stelle[/tags]

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martedì 2 Marzo 2010, 10:11

Quando il Questore è razionale

Questo comunicato è stato emesso ieri mattina dagli ultras della curva Maratona, e io lo riporto integralmente: per farvi capire da quali assurdità nascano le situazioni di tensione negli stadi.

Questo comunicato viene fatto per una semplice spiegazione di quello che è stata la ‘trasferta’ di Padova, del livello repressivo che lo Stato Italiano continua ad avere nei confronti di tifosi e ultras. Come diceva uno striscione nel passato, “LEGGI SPECIALI , OGGI AGLI ULTRAS , DOMANI ALLA CITTA’ “.

Iniziamo a raccontarvi di venerdì pomeriggio, 2 ragazzi e 2 ragazze vanno alle 19 a comperare il biglietto per la partita Padova – Torino. Come spesso capita l’incompetenza di chi vende i biglietti regna sovrana, (si può andare a comprare un biglietto in una salumeria ? o in una copisteria ? ), altre volte è capitato di dover tornare 3 volte nello stesso posto per un biglietto (come se gli ultras e i tifosi non lavorassero in settimana…), i biglietti non sono prima in vendita li, poi risultano non disponibili.

Ci vediamo alle 9 e mezza e i 4 decidono di partire lo stesso, comprare un biglietto di un altro settore e poi imbucarsi nel nostro settore, cercando di spiegare a steward e funzionari il da farsi. Ma a Padova alle 14.30 nessuno ha intenzione di farli entrare nel settore ospiti. Inizia una trattativa, ma non va a buon fine. Decidiamo di movimentare un pò la situazione, cercando di creare un piccolo disagio, con l’unico semplice fine di far entrare con noi i ragazzi, pagando anche i 27 euro chiesti. Ci spostiamo in direzione della tribuna, veniamo bloccati a 400-500 metri da Digos e Celere in Assetto Anti-sommossa, ribadiamo che non ci interessa arrivare agli ultras padovani, ma solo che questi 4 ragazzi entrino. Un funzionario tratta con noi, prima sui soldi (da 27 euro a 10) poi sui minuti (“Nel secondo tempo entrano tutti e 4, se ora voi entrate”).

Al gioco al ribasso non ci stiamo e giriamo la nostra carovana di 40 persone verso l’uscita del settore, o tutti o nessuno, specialmente quando si parla di disorganizzazione, non ci va di lasciare fuori nessuno. Arriva il Questore che dopo che un ragazzo filma la carovana partente perde le staffe, tira giù da uno dei mezzi l’autista con la forza e ripete frasi tipo ‘Ora gli diamo una bella spazzolata, così smettono di rompere i coglioni(?)’ , non si sa perchè la Celere non approfitta del momento, ma veniamo tutti filmati a carta d’identita in mano, noi e altre persone che erano rimaste fuori con noi.

Il caro Questore ribadisce che arriveranno a casa Daspo e fogli di via della città, e di uscire dalla ‘sua’ provincia (tutt’al più la provincia è di chi la vive, non di chi la serve n.d.r.). Veniamo scortati fino a Vicenza e fino in Lombardia siamo impossibilitati ad entrare negli autogrill (polizia stradale schierata davanti all’ingresso). Torniamo indietro il Toro ha vinto, ha perso lo Stato.

In sintesi, per chi non avesse capito: grazie alle geniali disposizioni di sicurezza, a quattro tifosi del Toro che volevano andare a vedere la loro squadra a Padova è stato impedito di comprare i biglietti del settore ospiti, ma permesso di comprare quelli per la tribuna piena di tifosi padovani; quando loro, giunti a Padova, hanno chiesto di essere fatti entrare nel settore ospiti per stare con gli altri, la questura ha risposto che dovevano per forza andare da soli in mezzo ai padovani, separati dagli altri tifosi del Toro, e alle proteste è subito stato risposto con promesse di manganello e di allontanamento dagli stadi, fino a che, per principio, i tifosi granata se ne sono usciti e tornati a casa senza nemmeno vedere la partita. Eppure, se il problema è davvero evitare gli incidenti, secondo voi qual è la situazione preferibile – che i tifosi ospiti stiano tutti raggruppati e separati, o che si mescolino con quelli di casa?

Per completare, vi faccio vedere una foto che ho scattato io allo stadio con il cellulare il fine settimana precedente, in occasione di Toro-Salernitana. In questa partita il settore ospiti era stato chiuso del tutto, non perché ci siano mai stati incidenti tra le due tifoserie ma per punizione per le intemperanze dei salernitani in occasione della partita precedente. Peccato che, si sa, di salernitani a Torino ce ne siano parecchi, e quindi un folto gruppo di tifosi della squadra ospite si è manifestato nel bel mezzo dei distinti. E cosa ha fatto la Questura? Beh, dopo aver chiuso il settore ospiti, con tutte le sue costose doppie e triple separazioni studiate apposta, ha costituito un mini-settore ospiti all’interno dei distinti centrali, delimitato con una fila di steward (più tardi anche con del resistentissimo nastro bianco e rosso – quello sì che è un muro invalicabile).

Ecco l’immagine: vedete prima il settore ospiti deserto e dietro il gruppetto di tifosi ospiti ammucchiato lì senza alcuna vera separazione dal resto dei tifosi di casa, se non qualche steward in pettorina arancione. Ma vi sembra che tutto questo abbia un senso?

tosa-ospiti.jpg

[tags]calcio, digos, diffide, questura, polizia, tifosi, ultras, toro, padova, salernitana[/tags]

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lunedì 1 Marzo 2010, 21:37

Ma non saranno stati troppo duri?

Stasera ho visto un telegiornale, uno qualsiasi, e i primi dieci minuti sono stati spesi a celebrare il nuovo disegno di legge che Berlusconi in persona ha voluto per ripulire la politica dai corrotti. Si dice infatti che finalmente non sarà più possibile essere eletti in Parlamento se ci si è resi responsabili di reati contro la pubblica amministrazione: peculato, malversazione, corruzione e concussione.

Finalmente, vien da dire: peraltro il divieto in questione esisteva già per l’elezione nei consigli regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali (legge 55 del 19 marzo 1990, articolo 15). Si tratta dunque di una estensione che va a coprire l’assurdità per cui i condannati per questi reati non potevano gestire l’amministrazione del quartiere ma potevano sedere in Parlamento e fare le leggi.

Peccato che, in un angolino del servizio circa al nono minuto, si accennasse appena la verità: cioè che col nuovo disegno di legge, e a differenza di quanto sopra citato e già vigente per le elezioni amministrative, in caso di condanna definitiva per un reato contro la pubblica amministrazione il divieto di elezione in Parlamento varrà solo per cinque anni – dopodiché il ladro o il corrotto di turno potranno tranquillamente riprendere la loro poltrona.

Immagino che sia dunque soltanto una manovra pre-elettorale, per consentire agli scagnozzi del governo – grazie ai media sdraiati – di vendersi come grandi moralizzatori della politica che loro stessi, nella composizione delle liste elettorali, hanno riempito di inquisiti e condannati. Io me li vedo lì, che approvano questa legge civetta, e poi si guardano e si chiedono pure: “ma non saremo stati troppo duri?”.

[tags]politica, corruzione, inquisiti, parlamento pulito[/tags]

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