Lebbra
E’ uscita recentemente una nuova versione di One degli U2, una canzone bellissima a cui sono molto affezionato. Dopo un inizio convenzionale, irrompe sulla scena Mary J Blige, che con la sua voce incredibile travolge e oscura immediatamente tutto il resto: Bono, The Edge, musica e parole. La trovo una versione emozionante, pur con tutte le difficoltà del confronto con l’originale.
Comunque, vi racconto tutto questo perchè mi sono tornati in mente alcuni dei versi di questa canzone che da sempre mi colpiscono di più:
Have you come here for forgiveness
Have you come to raise the dead
Have you come here to play Jesus
To the lepers in your head
Come tutte le grandi canzoni, anche questa ha dei versi in cui ognuno può leggere ciò che ci sente dentro, e scoprire nuovi significati in fasi diverse della vita. Nel mio caso, mi hanno fatto riflettere sul fatto di come anche io, probabilmente, abbia cercato per troppo tempo non solo di resuscitare una persona morta (morta, per fortuna, solo nel mio mondo interiore, e non in quello esteriore), ma anche di guarirne malattie (malesseri, meglio) che esistono solo nel mio cervello.
E quindi, guardando le cose freddamente, non c’è una ragione sensata per cui continuare a tornare.
19 Maggio 2006, 22:12
[…] Giusto per completare il discorso di cui al post precedente, c’è anche questo pezzo che mi fa compagnia, da un po’ di tempo, nelle serate malinconiche e solitarie che non possono non capitare in primavera a una persona disaccoppiata. Probabilmente ne avete già sentito qualche secondo in una pubblicità , ma il brano intero, solo voce e chitarra acustica, merita l’ascolto. Con testo a fronte. […]
7 Luglio 2006, 21:04
ezcannotcqy…
gfhxuhuo poawyqbi vzzdqwttue…