Religioni
Quest’anno ho passato le vacanze girando in lungo e in largo per un paese islamico. E’ uno dei più laici e moderati, dove, nonostante le fantasie occidentali, di chador se ne vedono pochi e sono quasi tutti di turiste arabe; ma è comunque un paese pienamente islamico.
E se da una parte sono stato stupito dalla laicità e dalla modernità del posto, dall’altra ho avuto modo di entrare nelle moschee, alcune anche poco turistiche, e di vedere l’attaccamento con cui la maggior parte delle persone approcciano la propria religione.
Succede poi di leggere una storia del genere: quella di un calciatore musulmano in un paese occidentale, la cui squadra, di primaria importanza, riceve un ricco contratto di sponsorizzazione da una società di scommesse online. E lui, gentilmente, dice che non ha nessuna intenzione di portare sulla maglia quella scritta, perchè il gioco d’azzardo contrasta con i principi dell’Islam.
Magari vi sembrerà un’idea balzana, ma a me affascina l’idea che esistano ancora culture dove esistono dei principi etici codificati più forti del denaro; e religioni con la R maiuscola, ossia non ridotte (come la nostra) a spettacolo mediatico della domenica mattina, a puro centro di potere, o alla lettera C nella sigla di questo o quel partito o club d’affari. Religioni che fanno il lavoro proprio di una religione, ossia quello di fornire dei precetti morali vincolanti a chi le sceglie.
A me dà sempre molto fastidio la supponenza con cui il mondo occidentale si accosta alle società diverse dalla propria, Islam in testa. Come tutti gli atti di arroganza intellettuale, mi irrita l’assunto che una società laica sia necessariamente migliore, più equa, più avanzata, più felice di una religiosa; che tutte queste noiose regole morali siano l’oscuro passato, e che lo splendido futuro risieda in un laicismo (ma anche in un cattolicesimo di pura forma, come quello della maggior parte degli italiani) in cui, in sostanza, l’unico precetto etico mediamente adottato è di soddisfare i propri desideri individuali e i propri istinti a proprio vantaggio, qui, ora e subito, senza guardare in faccia nessuno.
Non so come sia finita la storia del calciatore di cui sopra, ma spero che non resti un episodio isolato; perchè, al di là degli specifici principi etici a cui uno si rifà , quello che ormai abbiamo completamente svalutato, e che è bene ci venga ricordato ogni tanto, è l’idea di etica in sè.
8 Settembre 2006, 22:00
Questo articolo per me è permeato da uno strabismo nichilista dovuto alla tua “formazione”, ma cicchi sui termini del confronto: il bene più grande della nostra cultura non è il laicismo, ma la libertà di scelta.
Sarebbe come se mi dicessi che star in salute non è poi sta gran cosa, visto che l’unico vantaggio sarebbe risparmiarsi qualche giro dal medico.
Firmato: un cattolico convinto che non vuole l’Italia dei cattolici
9 Settembre 2006, 10:19
Il valore e’ l’etica, non la religione. Essere convinti della validita’ di alcuni principi e non di altri, e farlo in maniera critica. La religione produce un effetto esterno simile a quello della pura etica, a scapito di una perversione (in senso letterale) dell’animo umano. Del resto se la religione fosse buona e giusta ce ne sarebbe una.
9 Settembre 2006, 15:43
La libertà di scelta è certamente fondamentale (ed esistono non pochi paesi islamici dove vige libertà di religione). Mi viene solo qualche dubbio quando la libertà di scelta viene utilizzata per liberarsi dell’etica tout court, difendendo “nessuna etica” come una delle scelte eticamente accettabili e tra cui si deve essere liberi di scegliere.
In questo, però, c’è una colpa della Chiesa Cattolica, ossia nell’accettare in Italia decine di milioni di “fedeli” che non rispettano nessuno dei suoi precetti morali, dalla messa domenicale alla castità prematrimoniale, ma sono accolti ugualmente nel novero. Probabilmente è colpa dell’istituto stesso della confessione, ma in questo modo si manda il messaggio che basta essere onesti per finta, poi pentirsi per finta, e tutto va bene comunque; che l’etica (qualsiasi sia il sistema etico che si sceglie) è questione di forma e non di sostanza.