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martedì 10 Marzo 2009, 14:50

Potrebbe finire così

Il post di oggi, purtroppo, è solo per quelli che capiscono bene l’inglese. In questo caso, potrete avvicinarvi anche voi alla serie di video che sta sconvolgendo l’America (si dice sempre così, no?): il Crash Course on Economics di Chris Martenson.

Martenson è un ex dirigente bancario che a quarant’anni, dopo aver riflettuto su alcuni problemi di base della nostra economia, ha abbandonato di corsa il villone cittadino per trasferirsi in una isolata fattoria nelle montagne americane, dove si è reso totalmente autosufficiente per quanto riguarda acqua, cibo ed energia. Infatti, la sua analisi economica sostiene che l’attuale crisi è l’inizio dell’esplosione, anzi dell’implosione, della società moderna: ciò a causa dello scontro tra l’aumento esponenziale e sempre più veloce dei parametri dell’umanità – popolazione, produzione, uso delle risorse naturali, cementificazione del territorio agricolo, fino al debito e alla quantità di denaro circolante – e il raggiungimento dei limiti fisici del pianeta.

Cosa succede quando l’economia, per continuare a crescere allo stesso ritmo, deve produrre un trilione di dollari di valore in poche settimane? Non si può: di conseguenza, dato che la produzione di nuovo denaro è continua e necessaria per poter pagare gli interessi sul gigantesco debito che abbiamo accumulato verso le banche e verso i nostri eredi, mentre la quantità di beni disponibile non potrà più crescere, le nostre banconote diverranno quasi istantaneamente carta straccia, o meglio foglietti colorati. A quel punto sarà il panico, e il resto è immaginabile.

Non so se sia una prospettiva realistica, certo i dati che Martenson porta a supporto lo sono. A voi decidere se vi interessa investire un paio d’ore per valutarli.

[tags]crash course, economia, martenson, crisi, denaro, debito, collasso, pianeta, risorse, energia[/tags]

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31 commenti a “Potrebbe finire così”

  1. Anonimo:

    Che bello starsene isolati da tutto il resto del mondo, salvo che per un collegamento a Internet ^^

  2. Ciskje:

    Se avessi fame e fossi nel panico la prima cosa che farei è trovare una fattoria isolata nelle montagne.

  3. Lobo:

    Se avessi fame e fossi nel panico (e se tu non fossi solo), la prima cosa che faresti e’ assaltare un supermercato. La montagna e’ distante, e molto probabilmente la persona e’ pure armata..

  4. Lobo:

    Sono al capitolo 13. Al momento, oltre al terroreche possa essere una previsione realistica, l’unica cosa che mi viene in mente di fare e’ fare un MUCCHIO di debiti e comprare beni rifugio (oro, case), per poi sperare che l’attuale struttura economica fallisca.

  5. vb:

    Infatti molti dei commentatori sul forum di Martenson dicono: ma perché dobbiamo uscire dal debito, se tanto i soldi smetteranno di valere? Facciamo un sacco di debiti, che poi diverranno carta straccia o quasi… C’è però da presumere che una situazione del genere vedrebbe la rivolta di quelli che i debiti non li hanno fatti.

  6. mfp:

    I trend sono confermati da questioni biologiche – e volendo anche fisiche – che, economia o no, capacita’ tecniche o no, cosi’ sono e (per il momento, che io sappia) cosi’ rimangono. Magari abbiamo gia’ scoperto la macchina del tempo, gli alieni, il segreto della conversione materia energia, fonti di energia infinita, o dio; ma a meno di cose cosi’ chiuse in qualche laboratorio top secret … la sua analisi per me e’ fondata. La cosa che pero’ non sono riuscito a determinare e’ il QUANDO. Cioe’ non sono riuscito a trovare dei riferimenti temporali su cui imperneare i miei conti … e poter cosi’ azzardare una minima, fallace, previsione personale. E cioe’ a capire se la crisi che stiamo vivendo e’ artificiale (ie: innescata amministrativamente per costringerci a cambiare le abitudini; una semplice manovra atta ad evitare la catastrofe), o naturale ma forzata esternamente (es: soffriamo la competizione con paesi piu’ forti di noi; cina e india in testa; per loro e’ cioe’ piu’ facile rastrellare le materie prime, e quindi noi soffriamo), o naturale e fisiologica (ie: siamo gia’ al “si salvi chi puo'”, come dice Chris Martenson). Ho provato a cercare riferimenti assoluti (ie: risorse naturali disponibili), da Ginevra all’ultimo neolaureato in economia. Ma non ho trovato dati affidabili; e nessuno (piu’ compentente) che si mettesse a cercare al posto mio. Ho pero’ avuto riscontri ottimistici da parte di persone che si sono occupate di questo negli anni passati … nel senso che non parlano, per lo meno non seriamente … o addirittura evitano il discorso … pero’ non si sono rifugiati in montagna. E questo mi sembra un buon segno. O meglio, un buon segno per chi rispetta i due principi cardine della sopravvienza armonica: responsabilita’ e precauzione. Per tutti gli altri potrebbero essere un incentivo a fregarsene degli allarmi e continuare cosi’ a consumare come locuste sceme … meglio non dirglielo ;)

    In verita’ dei riferimenti temporali ci sono; ma sono viziati da manovre di altri tempi, su cui oramai la visibilita’ e’ pessima. La crisi energetica del ’73, la crisi del ’29, la crisi dei metalli in UK … sono documentate malamente, o comunque per fare una ricerca storica come cristo comanda serve troppo tempo; io non ne ho cosi’ tanto da poter bypassare le fonti “per tutti” (ufficiali; che si sa, valgono poco perche’ in genere sono scritte proprio da chi ha manipolato gli eventi naturali).

    Lobo, magari quello e’ cio’ che stavano facendo i vari Bush, Tronchetti e compagnia finanziaria bella, mentre noi ci facevamo le pippe con Il Kattivo Berlusconi, Il Buon Prodi e La Favola di Bin Laden :P
    Mi spieghi poi una cosa? Seppure ti sei trasferito in montagna … quanto pensi di durare con qualche milione di persone affamate che girano li’ intorno? Forse e’ il caso di lavorare per evitare che il sistema fallisca, o per lo meno per far subentrare gradualmente un altro sistema piu’ conservativo … se ti metti a fare carte false per fare la bella vita … non fai altro che velocizzare l’avvento della catastrofe … nella migliore delle ipotesi tu vivi da nababbo ma tuo figlio crepa da coglione …

  7. Lobo:

    che poi il capitolo 14 ti distrugge anche case e beni rifugio :P

  8. Lobo:

    Mfp: “Mi spieghi poi una cosa? Seppure ti sei trasferito in montagna … quanto pensi di durare con qualche milione di persone affamate che girano li’ intorno?”

    Boh! Spero sinceramente che qualcuno stia lavorando da decenni al “dopo”? Tipo Nightfall (Asimov-Silverberg) versione romanzo. Perche’ almeno in montagna/campagna posso cercare di far crescere qualcosa da mangiare, in citta’ la vedo dura.

  9. Mantopelo:

    technocrati apocalittici e integrati?
    che sia la fine di un’era è poco ma sicuro, qualcosa tipo “la fine dell’impero romano”, che sia la fine della civiltà lo dubito fortemente, che sia la fine di un sistema insostenibile forse è ora…
    ma quanti di noi sono davvero capaci di coltivare produttivamente un orto?

  10. mfp:

    Lobo, se abbiamo selezionato la classe dirigente secondo questa ottica opportunistica:

    “l’unica cosa che mi viene in mente di fare e’ fare un MUCCHIO di debiti e comprare beni rifugio (oro, case), per poi sperare che l’attuale struttura economica fallisca.”

    perche’ dovrebbero aver pensato a te e me, piuttosto che, per esempio, farsi un Bunker Della Madonna (filtri per aria, acqua; energia; scarichi; riserve; colture; etc) tipo quella strana costruzione che c’e’ sotto la villa di Berlusconi in Sardegna?

    Non bisogna farsi tremare le gambe; non e’ detto che siamo gia’ al punto di non ritorno. C’ha detto bene tante volte nella storia. Pero’ bisogna iniziare a ragionare (anche) come specie piuttosto che (solo) come individuo; o davvero prima o poi ci arriviamo.

  11. vb:

    Bisogna anche dire che noi siamo messi un po’ meglio degli americani: il nostro debito pubblico è solo del 130% del PIL invece che del 340%, e poi è in gran parte detenuto da noi stessi; la nostra bolla dell’immobiliare non è marcata come la loro; soprattutto noi siamo mediati in zona Euro, per cui l’eventualità di un crollo secco del valore della nostra moneta è relativamente meno facile. Però l’idea di mettere un po’ dei propri risparmi in asset tangibili e non monetari non è male: qualcuno sa dove posso comprare lingotti d’argento? :-P

  12. mfp:

    Mantopelo, capacita’ di coltivare un orto e’ un falso problema. La necessita’ fa l’uomo ladro. La prima stagione mangi poco e male, alla seconda stagione fai piu attenzione e il raccolto ti viene sicuramente meglio. Il problema e’ un altro: esiste terra e acqua sufficiente per tutti? Io non credo. Ma abbiamo tantissime risorse tecniche … da capacita’ di terraforming, agli OGM … quello che manca non e’ la capacita’, ma la consapevolezza di non poter fare dell’informazione una proprieta’ privata. Se gli OGM fossero liberi da brevetti, cioe’ non costringessero i contadini a passare dalla Monsanto ad ogni stagione perche’ il gene riproduttivo della pianta e’ stato disattivato … allora non ci sarebbe niente di male nell’usarli. Analogamente: se invece di preoccuparsi del ponte sullo stretto, o delle centrali nucleari, si concentrassero le risorse nel mantenere viva quel 50% di terra italica che entro il 2030 sara’ deserto … per quella data non dovremo fare a cazzotti per comprare mezzo Madagascar (l’altro mezzo se l’e’ comprato la Daewoo per i coreani, 2-3 mesi fa). Sempre che per quella data ci sia ancora un qualche pezzo di terra non cementificato da comprare, e che noi avremo ancora un qualche bene di scambio che la popolazione locale accetta in pagamento.

    P.s.: mio nonno era un contadino … io mi faccio l’orto, ho le galline … ti assicuro che coltivare la terra e’ facile. E’ solo una schiavitu’ perche’ i tempi li detta lei, non tu; e’ come un bambino nei primi 6 mesi di vita. Pero’ piu’ tu vuoi evitare quella schiavitu’, piu’ i contadini smettono di coltivarla … mio zio Pippo, 70 anni, catanese, la settimana scorsa mi diceva che questo e’ l’ultimo anno che raccoglie arance e olive; non gli conviene piu’ in parte per questioni politiche (es: il comune fa gli impicci con l’acqua, facendone lievitare il costo), in parte per questioni industriali (es: il sacco di concime chimico gli costa troppo). Io non so tu che mestiere fai … ma se sei un tecnico bene o male c’e’ bisogno di te … il problema sono i nani e le ballerine, i calciatori, e tutto lo spropositato peso che questa gente ha su chi produce ricchezza reale; il tutto incastonato in una mandria di locuste impazzite che si fermano davanti ai moli di Porto Cervo a vederli banchettare sullo yacht, passano il sabato pomeriggio al centro commerciale, e non sanno rinunciare a comprare anche se hanno gia’ 27 mutui impilati uno dentro l’altro come le matrioske. Ah, un dettaglio: l’uliveto se non viene lavorato da zio Pippo, va a fuoco nel giro di 2-3 anni … e alberi che hanno 50-100 anni sono persi per sempre; con gli aranceti non e’ cosi’ grave, ma con gli ulivi si (in termini di produttivita’; qualita’ e quantita’ di oliva prodotta si ottiene da piante mature).

  13. Lobo:

    Vitto, i lingotti d’argento non sono comodi ne facilmente rivendibili :P Ma si, differenziare i propri investimenti non e’ mai male.

  14. mfp:

    vb, la misura in PIL che hai dato e’ valida finche’ il sistema finanziario e’ in piedi … finche’ il mercato e’ in piedi … (PIL: beni sul mercato). Io invece ci vedo fortunati solo perche’ abbiamo, per questioni storiche (il nostro popolo da Cesare in poi e’ sempre stato un colonizzato, mai un colonizzatore … se per generazioni arrivano degli uomini armati a portarti via quello che hai… dopo un po’ te lo tieni stretto, lo nascondi, lo sottrai anche alle istituzioni formali), una architettura economica distribuita (tante pmi, piuttosto che poche corporazioni). Paradossalmente cio’ che per 100 anni e’ stato un nostro vulnus, potrebbe essere facilmente trasformato in un fattore competitivo. Il fatto invece che siamo in Europa … sostanzialmente e’ si positivo, ma finche’ i tedeschi non si rompono gli zebedei di mantenerci; adesso come adesso ci mantengono perche’ di fronte ad un crollo le economie forti ci rimetterebbero di piu’, ma a tutto c’e’ un limite. Meglio non adagiarcisi troppo. Gia’ oggi ai loro occhi siamo un po’ come i siciliani agli occhi di un padano-leghista convinto di essere derubato dai terroni.

  15. D# AKA BlindWolf:

    Ho dato un’occhiata ad alcuni capitoli (quelli che mi sembravano più interessanti) e l’ho trovata una lettura molto interessante. Butto giù qualche pensiero veloce indipendente e qualcuno di risposta ai commenti; appena avrò più tempo mi piacerebbe approfondire il discorso.

    Innanzitutto: parte dei concetti li avevo già sentiti:
    * lezione di Economia ed Organizzazione Aziendale al Poli in cui Paolucci ci ha raccontato che gli americani possono (potevano?) permettersi di stampare quanti verdoni vogliono
    * il libro di Andrea Luchi sulle materie prime che racconta la storia delle bolle economiche (a partire dai bulbi di tulipano). Cosa interessante: secondo tale libro (del 2002) “La prossima bolla a scoppiare sarà quella immobiliare”. Previsione corretta, direi.

    Da quando ho iniziato a documentarmi sulle cause della crisi in corso ho pensato che il sistema economico attuale non fosse più finanziariamente sostenibile (anche se non avevo dei numeri per giungere all’ipotesi catastrofica di Martenson): dubito che esista una quantità sufficiente di ricchezza al mondo per soddisfare una quantità soddisfacente di business plan e di previsioni di vendita. Una bella fetta dell’economia (anche europea) si basa sul fatto che negli USA da qualche anno l’indebitamento medio di una famiglia è pari al 120% del proprio reddito: ora che è chiaro che molti di questi debiti non potranno mai essere restituiti si ha una catena di default che sta risalendo le filiere di produzione. Meno profitti causano più disoccupazione e di conseguenza meno consumi (perchè il disoccupato ha meno soldi da spendere). La terra trema anche in Europa: anche se non abbiamo sfruttato per 38 anni la furberia di produrre valuta svincolata da una ricchezza fisica, abbiamo generato benessere dalle esportazioni verso una nazione con un’economia dopata che probabilmente non potrà più mantenere lo stesso livello di consumo.

    Per vederla alla “Mad Max”: che farà il popolo affamato in caso di catastrofe? Probabilmente all’inizio assalirà i supermercati, questi ultimi smetteranno di approvigionarsi ed i peones in seconda ondata razzieranno le campagne. Sperando in un successivo periodo di pace in cui ognuno coltiverà la propria terra e magari baratterà la propria frutta con il formaggio del vicino.

    Lingotti d’argento? vb, vai sul Sesia e setaccia: le sue sabbie sono tra le più aurifere d’Europa. In caso di catastrofe i metalli preziosi avranno ancora valore? Fino ad oggi non hanno mai tradito, ma ricordiamoci che qualcosa è “prezioso” solo se qualcuno è disposto a pagare di più per averlo (che siano dei lingotti di platino, dei barili di petrolio, delle forniture d’acqua, degli studi di mercato, della terra fertile, le suonerie del gattino Virgola o le prestazioni di Kakà).

    Ovvio che non mi auguro lo sboom economico paventato da Martenson, ma spero in una discesa ammortizzata dal calo dei consumi di beni e servizi inutili degli ultimi anni. Meglio qualche film ultramiliardario in meno che una guerra civile per l’ultimo ruscello.

  16. mfp:

    D# anche io qualche anno fa (ai tempi della nascita di Paypal studia un po’ le questioni finanziarie) pensavo che fosse una questione meramente finanziaria. Ma non e’ cosi’. E’ anche economica. E anche tu sembri averne coscienza quando ad esempio dici: “dubito che esista una quantità sufficiente di ricchezza al mondo per soddisfare una quantità soddisfacente di business plan e di previsioni di vendita”. Non so se hai seguito il thread di quell’altro post di vb in cui raccontava la vicenda dell’azienda torinese che ha riciclato x ingegneri di Motorola (?). Si parlava di Creative Destruction … cioe’ la distruzione prodotta da tutti quei pinco pallini (e non solo quelli) che, usciti da una “prestigiosa accademia economica” senza avere la piu’ pallida idea di cosa sia il bullone, il raviolo, o il web che vogliono produrre, forti della propria rete familistica ottengono denaro per sviluppare un’idea di cui non hanno alcun dato esperenziale. E attenzione: usare la “rete familistica” per bypassare i controlli di merito e’ semplicemente la versione non truculenta della mafia. Ed e’ solo un esempio di come le teorie economiche in uso siano in buona parte campate per aria o applicate solo a meta’ (la meta’ che fa comodo; la “creative destruction” esiste; ma non puo’ essere presa solo come “spinta”, deve essere vista anche come “distruzione”). La Mano Invisibile di Smith (che regola “automagically” l’equilibrio domanda-offerta) e’ la vaccata di un doganiere scozzese di 2 secoli fa … cazzo … un DOGANIERE (“quanti siete, chi siete, dove andate? 1 fiorino!”, film “Non ci resta che piangere”) SCOZZESE (tirchi peggio dei genovesi!) dell’Inghilterra Vittoriana (cfr. Pride and Prejudice, Jane Austin) … in realta’ domanda-offerta sono regolate prima ancora che dalla necessita’, dall’informazione che “scolpisce la percezione di necessita’” (conversazione ascoltata un paio di giorni fa al centro commerciale in orario scolastico, due ragazzi appoggiati fuori a fumare insieme alla loro combriccola: “aoh, l’hai visto ieri er gol de … ?”, “azzo no, me devo assolutamente fa’ sky! Aoh guarda, in quel negozio vendono la majetta de’ ‘sta stagione, mo’ me la compro, tanto li sordi me li faccio da’ da mi madre”); oltre a sofisticare la competizione. La soluzione c’e’ e si tratta grossomodo di inserire le logiche competitive all’interno di framework artificiali in modo da limitarne le esternalita’ come la creative destruction e lo sperpero di risorse naturali. Ma significa che aprire una partita iva diventa una operazione con grosse responsabilita’ (es: se il falso in bilancio era un reato, un motivo c’era), che non lo possono fare gli economisti (perche’ conoscono solo la teoria economica), e che se l’idea imprenditoriale fallisce (ie: magari i conti finanziari quadrano, ma non produce benessere pari alle risorse che brucia) non e’ detto che ti si possa concedere di riprovare … dipende da quante risorse hai bruciato e quanto sei bravo a produrre ricchezza reale (ie: in quanto tempo te le sei ripagate coltivando, allevando, estraendo risorse naturali, cucendo palloni, e quant’altro sia trasformazione di materie prime). Poi pero’ li’ il problema diventa di architettura sociale … perche’ COME determinare quali progetti sono degni e quali no … passa inevitabilmente per le mani di un uomo che potrebbe decidere in funzione delle proprie appartenenze politiche, generazionali, massoniche, religiose, etc piuttosto che solo ed esclusivamente in termini tecnici. E tu (come me) non hai modo di saperlo, puoi solo fidarti. Quando Grillo piazza sul blog la scena di Mary Poppins in cui si filma la famosa frase del barone Rotschild sul rapporto tra finanza e fiducia … e’ una genialata …

  17. mantopelo:

    @mfp: sono molto d’accordo con te, ad iniziare dalla risposta che dai al mio post (che voleva essere scherzoso, tranquillizzo tutti: la mia famiglia poggia su solide radici contadine, l’orto in campagna tutt’ora c’è e conosco l’arte di quel tanto che mi basta per rimediare pomodori & co, infine pochi anni fa ho trasferito la famiglia fuori città in casa col giardino…), certo è che mi attendo una sorta di “back to the future” che mi spaventa fino ad un certo punto, massimamente per i miei figli e per il senso di inadeguatezza che provo rispetto le loro attese rispetto il futuro (leggi: guarda un po’ che cazzo lasciamo ai nostri figli)
    Concordo soprattutto col tuo ultimo post, e la tua considerazione su Smith mi riporta alla mente quanto pensai all’epoca degli esami di economia I (come si farà a dirigere la società finanziaria odierna sulla base delle pensate di un doganiere scozzese di 3 secoli fa?)

  18. simonecaldana:

    Vorrei comunque farvi notare che l’output calorico di un orto medio non e’ sufficiente a sfamare la famiglia che vi afferisce. gli ortaggi sono buoni e fanno bene, ma hanno poche calorie: senza cereali _o_ proteine animali non andiamo lontano.
    (e si, le proteine animali dipendono in gran parte dai cereali, quindi back to square 1).

  19. mfp:

    mantopelo, e pensa che Greenspan se ne e’ uscito qualche mese fa dicendo che aveva trovato un baco nel sistema che lui riteneva essere perfetto … LUI HA TROVATO UN BACO. Invece i ragazzi a Seattle si facevano prendere a botte dalla polizia cosi’ tanto per fare … erano solo degli anarco-insurrezional-terro-pedo-comu-nazi-satanisti scansafatiche. Che faccia da culo … guarda, io parlo di Greenspan e dei massimi sistemi solo perche’ di mio padre vorrei parlare a video e metterci la faccia … mi sono incastrato con i video perche’ raccontare quello che devo raccontare mi fa male non sai quanto … ma s’ha da fare. Perche’ non e’ tollerabile che anche solo parte degli ultra cinquantenni con un minimo di cultura superiore (vuoi perche’ universitaria, vuoi perche’ per interesse personale hanno sempre speso tempo a leggere) consumi come e piu’ di prima pensando che se lo sono meritato quando tutti i numeri dicono che hanno gia’ consumato per se e per 3 generazioni a venire.

  20. mfp:

    simone, come sei pessimista! Se vai a vedere il fabbisogno reale di proteine animali e’ poca cosa … le abitudini carnivore di oggi sono un eccesso risultante dalla fame patita durante la guerra e la successiva ondata di benessere (come il pane bianco, le sigarette, la cioccolata … anche la carne era sinonimo di ricchezza; e l’imprinting e’ rimasto). E’ vero, le proteine servono, ma ad occhio e croce non mi sembra una cosa impossibile. A maggior ragione se inizi ad usare la tecnologia per massimizzare la produzione piuttosto che per massimizzare il profitto del proprietario e far buttare il latte nelle fogne e le arance sotto terra. A me le uniche due complicazioni reali sembrano essere: a) vivere in citta’, b) avere un lavoro che ti occupa piu’ di 4 ore al giorno (traffico e inefficenze varie incluse; perche’ orto, galline, riciclaggio, manutenzione fai-da-te, etc impegna del tempo e se stai 8 ore al lavoro e 2 in mezzo al traffico, non riesci a farlo). Ma anche li’ soluzioni ce ne sono … se decidiamo di convivere invece di scannarci con l’illusione che la competizione selvaggia fa bene … le soluzioni ci sono. Grazie al periodo petrolifero, tra tanta merda, abbiamo sviluppato anche una potenza tecnica impressionante; basta usarla per risolvere problemi comuni piuttosto che per massimizzare il profitto di pochi. Cmq, se hai numeri riguardo il fabbisogno di proteine, mi farebbe piacere perche’ in effetti non ho mai approfondito quantitativamente la cosa.

  21. FRANK:

    Consiglio tre letture:
    Jared Diamond: “Armi Acciao E malattie”, per capire come siamo arrivati fino a qui a partire dalla mezzaluna fertile. Dello stesso autore “Collasso, come le società decidono di vivere o morire”. E sottolineo DECIDONO.
    Per capire i danni di 35 anni di liberismo e corporativismo: Naomi Klein con “shock economy”.
    FRANK

  22. mfp:

    via Aghost:

    http://www.youtube.com/watch?v=Ky3lgaLtAc4

    (meno formale ma proprio per questo piu’ piacevole)

  23. emilio:

    @ vb : le misure del debito in percentuale del Pil che riporta martenson non sono relative al debito pubblico americano che è invece pari circa al 60% del PIL ( si veda https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/rankorder/2186rank.html ). Il dato a cui Martenson fa riferimento credo sia quello del debito totale detenuto sia dal settore privato che dal settore pubblico (dato che non so quanto sia significativo). Dal punto di vista del debito in % Pil in Italia siamo messi ben peggio che negli Usa.

  24. vb:

    Grazie – sarebbe interessante capire la struttura del debito pubblico e privato, in particolare quanto è detenuto internamente (quindi non dovrebbe rappresentare una minaccia né per la ricchezza collettiva né per la stabilità della valuta) e quanto è detenuto all’estero (molto più problematico).

  25. simonecaldana:

    @mfp: rileggi quanto ho scritto: il problema sono le calorie, non le proteine.

  26. Bruno:

    Provo un’istintiva repulsione per i saggi nei quali l’autore tratta da cretino il lettore, e questo è prorio il caso. Dubito che darò a Martenson i 30 dollari che chiede per un DVD sulla fine del denaro.

  27. mfp:

    Simone, hai ragione, solita fretta, solita lucciola per lanterna … mi ero incastrato con le proteine. Ma il discorso sulla potenza tecnica rimane in piedi … ogm, terraforming (fra l’altro esistono metodi naturali; ad esempio la canapa indiana, come tante e piu’ di altre piante, concentra i contenuti della terra nei fiori e sono l’unica parte di cui possiamo fare a meno per lasciarli ricadere a terra). Abbiamo ancora terreni coltivabili, acqua, energia naturale (cfr. geotermia mediterranea) e potenza tecnica (ie: persone tecnicamente preparate); quelle sono le uniche risorse necessarie ad aumentare la produttivita’ agricola del belpaese. Certo e’ che se si continua a vedere la terra “bassa” nel senso di “faticosa && ignorante” piuttosto che solo “faticosa” … continueremo a usare il terreno per delle belle colate di cemento piuttosto che per farci da mangiare, fino a che saremo degli homini sapiens sapiens sapiens, ma saremo ancora in rapporti malati (schiavo/schiavista, incrociati e invertiti su piu’ piani) con chi ci produce da mangiare, invece di collaborare anche con il selvaggio abitante della savana africana (o del madagascar; cfr. Korea&&Daewoo comprano Madagascar per farsi da mangiare). Le soluzioni le abbiamo gia’ tutte, quello che ci crea problemi sono quelli che avendo gia’ maturato degli assets (o non maturati, ma semplicemente ereditati dal passato) non li vogliono mollare in funzione delle novita’ naturali, tecniche, scientifiche, etc. E in particolar modo, tra questi, i “mercanti nel tempio”. Perche’ un conto il maneggione (ie: manager fallito, manager col culo degli altri, etc) che, pace all’anima sua, era convinto che Adam Smith fosse DIO e in base a quello ha fatto tutta la sua vita … un conto invece quelli che queste cose le sanno piu’ o meno da 100 anni ma pur di non dover rinunciare ai propri privilegi causano ogni male di questa terra completamente noncuranti della sofferenza altrui. La necessita’ di cereali, come tante altre cose, e’ un falso problema … problemi che ci sono, e’ vero, ma ci sono anche le soluzioni e quindi non sono “problemi” (in Cina dicono che Il Problema non esiste: se c’e’ soluzione non e’ un problema, se non c’e’ soluzione inutile porsi il problema). Il quesito non e’ tanto “se ci sono cereali o no”, ma “chi DEVE andare a coltivarli”. Secondo te di quali categorie/professioni/eta’ potremmo fare a meno oggi come oggi, seduta stante, per riavviare la produzione agricla abbandonata nel secolo scorso?

  28. simonecaldana:

    Markettari.
    (e no, i cereali non sono un optional: e’ la loro coltivazione e il conseguente surplus calorico che ha permesso all’homo sapiens di bootstrappare la civilta’)

  29. mfp:

    Simo’, eheh, i Markettari sono solo la punta dell’iceberg … politici, giornalisti, intermediari informativi di ogni genere (es: banche, se la moneta non e’ d’oro e non e’ di carta, allora e’ informazione 100%). Se vai a fare l’anatomia di una grande azienda moderna … c’e’ piu’ gente che chiacchiera di quella che produce. E la cosa divertente e’ che sono convinti di stare a lavorare … non c’e’ da stupirsi se poi pagano ancora il traffico telefonico … sono semplicemente scemi! Come diavolo si fa a devolvere una fetta del proprio stipendio per pagare il lavoro di apparati al 99,9999% elettronici che vedono il loro eol tra … mmm, cosi’ su due piedi non ricordo quanto tempo ci metta un transistor ad “appiattirsi” e quindi smettere di funzionare … 10000 anni!? Uno potrebbe dire: “pagano per rinnovare gli apparati e la tecnologia!”, e invece neanche quello: al di la’ del fatto che la tecnologia telecom e’ del 1984 e che la manutenzione sugli armadi di strada hanno smesso di farla non appena sono subentrati i privati nel 1997 … noi ci siamo fatti un culo tanto per sviluppare tecnologia di comunicazione che poi pero’ si godono i popoli emergenti che, in assenza della vecchia rete, impiantano direttamente quella nuova. Quindi direi che questa corsa all’aggiornamento tecnologico (che non c’e’) e’ un “guadagno di Maria Cazzetta” (suole dire mia nonna).

    Si ok, i cereali non sono un optional, ma scommetti che se ne puo’ fare a sufficienza per tutti contingentando i cazzoni elencati qui sopra? Il discorso della canapa indiana e’ utile soltanto per una questione di rotazione delle colture. Cosi’ a naso direi che i cereali impoveriscono il terreno … la canapa no; li alterni e hai la vita, come disegnato a fine ‘800 sul soffitto di un portico bolognese (grano,canapa,vite; le piante della vita).

    (btw, minchia quanto sei cocciuto … sembri me ;) Abbi fede, da qualche parte dovrei avere ancora i files di quando ho fatto i conti … vuoi per i dati sballati, vuoi per mia superficialita’, magari sono fatti male … pero’ ogm inclusi mi venivano quantita’ che fanno impallidire chiunque parli di emergenza cereali; per favore, rifai i conti cosi’ vediamo se ho un’idea sballata in testa)

  30. simonecaldana:

    mfp perdonami, ma quello che ha il piano per il futuro sei tu, attendiamo i tuoi conti…

  31. mfp:

    Simone, io, come credo chiunque, ho un progetto di massima per il MIO futuro … Al tuo futuro ci devi pensare tu … certo e’ che se condividiamo i conti fatti uno indipendentemente dall’altro…
    I risultati degli economisti “border-line” che sto citando a ripetizione come un disco rotto, sono “fallati” esattamente allo stesso modo delle teorie dominanti: indipendentemente da verso, direzione e peso, dei flussi economici, e indipendentemente dalle misure di controllo messe in atto, tutto si infrange piu’ a corto o piu’ a lungo nel tempo, sulla questione della fiducia. Che sia fiducia nello Stato, o fiducia nelle Banche, o fiducia nel boss della propria azienda, o fiducia nel proprio compagno di vita, o fiducia negli sconosciuti, o fiducia nell’entita’ “uomo”, o fiducia nell’entita’ “umanita’”, etc. Quando “i traditori” aumentano sopra una certa soglia, si innescano fenomeni distribuiti distruttivi e autoperpetuantesi di cui il risultato e’ piu’ o meno sempre lo stesso (es: Hitler). E non c’e’ modo di creare “informazione perfetta” come suggerito da Stiglitz perche’ – paranoia is a virtue – non puoi mai sapere se quello che ti sta dicendo uno sconosciuto e’ vero o falso, se i risultati della sua ricerca sono quelli presentati o sono altri e ti sta dando solo una parte subottimale, etc. Per questo motivo gli accademici hanno sempre apprezzato le loro teorie dal punto di vista tecnico, ma sono stati restii a spingerne la messa in opera. Qualcosa di analogo e’ accaduto ad esempio con la logica fuzzy e i frattali; negli anni 50-60 chi ne parlava era una sorta di alchimista perche’ “non e’ matematica/geometria”. E ancora accade tutt’oggi in medicina con le medicine alternative (qualcosa e’ superstizione, qualcosa e’ placebo, ma c’e’ anche dell’utile che viene fermato in corner dai generali della dottrina). Bene, il punto e’ proprio questo: lo sconosciuto puo’ mentire ad oltranza, il conoscente no o comunque per quanto possa essere bravo … le sue bugie hanno le gambe corte. Perfino gli esperimenti “meccanicizzati” (es: Web-of-trust) hanno fallito nel tentativo di scalare in dimensione; la fiducia non si puo’ estendere senza perdere la sua efficacia in termini di controllo reciproco (ie: l’unica alternativa alla creazione infinita di controllori, controllori di controllori, etc). Per questo suggerisco di formare delle comunita’ locali di al massimo 300 persone e fare l’enforcement della tutela di informazione e economia all’interno di questi piccoli gruppi … e’ la dimensione massima – limite biologico, cfr. Dunbar – di uomini conoscibili dal singolo individuo … e’ il meccanismo di controllo, ferreo (da chi ti conosce e condivide con te la sua sussistenza economica, non puoi scappare) ma organico (niente manganelli, niente leggi uniche per 60 milioni di abitanti tutti diversi, niente rappresentanti in pianta stabile), che manca a quelle teorie per essere applicabili senza la paura di (ri)trovarsi nel fallimento tra x anni. E’ l’unica cosa che mi sto permettendo di suggerire a terzi, cerco di farlo solo in termini di informazione (le incursioni in terra economica sono purtroppo d’obbligo; l’informazione regola l’economia; come la tocchi vai a toccare questioni economiche gigantesche), sulla base della mia esperienza di vita praticamente “attaccato ad un terminale 16/24, 7/7, per 25 anni” … il resto sono percezioni comuni, spesso meri stereotipi, o comunque lavoro di grandi uomini che io mi limito ad incastrare come un bambino con i mattoncini Lego. Io sono disposto a coniugare il mio progetto per il futuro, con il tuo, e con quello di chiunque altro … e non perche’ sono buono … sono un fetente! Ma perche’ a voler essere seri, a non volersi mentire … beh … rifugiarsi in montagna equivale a nascondersi dietro un dito molto esile; illudersi che l’azienda, il mercato, la competizione ti elevino al di sopra dei problemi popolari e’ controproducente. Scappare dalle sorti della propria specie e’ resistenza inutile … quindi se vuoi, vediamo di coniugare i nostri progetti: io prendo i miei pochi averi, e la tecnica su cui ho studiato negli ultimi 3 anni dopo le reti a maglia (produzione A/V), e li metto a disposizione nel pubblico dominio (per eliminare le concentrazioni mediatiche). E allora avremo “un progetto per il futuro” diverso da quello di stampo paranoico-nazista (“l’uomo e’ animale problematico, quindi sopprimo tutti quelli diversi da me”; e’ un meccanismo di protezione automatico che e’ gia’ in fase avanzata di esecuzione; oggi siamo alla “Sindrome di Pirandello”, e cioe’ “visto che c’e’ crisi, ignoro di piu’ le questioni sociali, altrimenti non campo”… e’ la fase iniziale dell’infame Ventennio). Ma e’ una scelta individuale, in totale liberta’ di coscienza; non la puo’ fare qualcun altro al posto tuo per te, mio per me, etc. Se non c’e’ quella scelta, non c’e’ possibilita’ di esito diverso, di vita diversa, da quello che stai vivendo … balle, insicurezza, etc inclusi. Senza quella scelta individuale il futuro piu’ prossimo e’ gia’ scritto esattamente come lo e’ il passato. Quando avrai fatto quella scelta allora mi sbattero’ per fare conti in modo un po’ piu’ preciso e formale; adesso non ne vale la pena anche se grossomodo i conti gia’ esistono e sono fatti da professionisti, quindi basta cercarli e interpolarli.

    Per i cereali c’e’ tempo. Adesso bisogna sistemare l’informazione; poi il resto viene da se. O meglio, non c’e’ tempo, ma inutile spendere tempo a preoccuparsene quando ancora l’elemento economico principe (informazione: potenza di calcolo, memoria, capacita’ trasmissiva, efficenza algoritmica) e’ castrata e manipolata come se ci iniettassero costantemetne droghe che inibiscono il collegamento tra porzioni e porzioni del cervello. Da questo assetto informativo non e’ possibile tirare fuori un modello, un progetto, una strada comune coerente, completa, e trasparente, come probabilmente ti piacerebbe vedere per poter fare la scelta di cui ti sto parlando. Chicken-egg problem.

    (scusa Vittorio se ti assalto in continuazione il blog con queste bibbie; non riesco a farne a meno, ma ogni tanto te lo appunto per ricordarti che per lo meno ne sono cosciente … se ti da’ fastidio dillo che smetto del tutto senza problema alcuno)

 
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