Tutto il peggio di una manifestazione
Col senno di poi, sono anche un po’ arrabbiato! Avete visto nel post dell’altra notte le mie immagini della contestazione a Berlusconi alla stazione di Porta Nuova a Torino. Bene, la cosa è stata regolarmente riportata dalla redazione locale di Repubblica, che dedica alla notizia un articolo che è stato linkato per un po’ anche nella home page nazionale. La Stampa ne ha parlato in un riquadro nella cronaca locale che non è nemmeno finito sul sito, ma ha invece scritto, nell’articolo di punta che è stato messo ben in vista sul nazionale e in cima alla pagina della cronaca di Torino, la frase seguente:
“Tra la gente oltre le transenne, sia alla partenza che all’arrivo – indifferente alla camminata del Presidente e al teatrino delle interviste non indiscrete – c’era la curiosità vera. Soprattutto all’arrivo, dove anziché indicare l’uno all’altro La Russa o Formigoni allegri e scherzosi, chiedevano ai giornalisti: «Veramente avrà questi tempi? Davvero si viaggia comodi?» Parlavano di una prospettiva.”
Bene, avete visto le immagini; per quanto riguarda “la partenza”, mi sfugge davvero come il giornalista possa dire che “la gente oltre le transenne” si disinteressasse di Berlusconi per dibattere incuriosita su quanti minuti ci metta ad andare fino a Milano un treno che quasi tutti loro non prenderanno mai. Qui non siamo nemmeno alla censura, ma alla falsità bella e buona; mi sembra che La Stampa volesse soprattutto fare uno spot al “supertreno”, di questi tempi in cui la Fiat e i suoi compari vogliono costruirne un altro verso Lione, quando allo stesso tempo sempre più persone realizzano che la TAV “all’italiana” porta scarsissimi benefici ai cittadini, se non li danneggia, a fronte di costi mostruosi. Ogni tanto anche per i “poteri forti” sarebbe bene fare i conti con la realtà , che tanto prima o poi viene al pettine.
Poi ho scoperto un’altra cosa; mentre io lasciavo piazza Castello e andavo a Porta Nuova a riprendere e contestare, il palco della piazza è stato aperto a interventi vari, tra i quali, nonostante la manifestazione fosse apartitica, si è tranquillamente infilata una persona dell’IDV a fare propaganda al suo partito. Non che mi aspettassi qualcosa di diverso; anzi, io sono pure rimasto un po’ male nel vedere anche persone del nostro movimento girare con simboli e spillette bene in vista. Penso che non fosse quello il momento, e, forse ingenuamente, speravo veramente in una manifestazione senza simboli di partito, perché i partiti sono importanti e – se si vuole andare oltre la testimonianza del poco per cento – necessari interlocutori di qualsiasi battaglia, ma questa era davvero un’occasione per lasciare da parte i marchietti.
In questo anno e mezzo di esperienza politica, mi è già capitato più volte di vedere persone che la pensavano allo stesso modo accapigliarsi per fare a gara a chi ce l’ha più grosso (il marchietto). E’ una sindrome tipica della sinistra (anche perché a destra si limitano quasi tutti a prendere ordini e stare in coda aspettando il loro turno) ed è anche umana, inevitabile e comprensibile, però è triste lo stesso. Grillo, poi, ha un nome che divide; i suoi toni accesi e la sua visibilità non piacciono a tanti.
D’altra parte, se il No Berlusconi Day ha dimostrato una cosa, è che il ruolo di intermediario degli stessi partiti non è più strettamente necessario. Ancora per molto sarà dura farne completamente a meno, ma la strada sarà quella: aggregazioni “di scopo” tra cittadini prima ancora che strutture organizzative con un brand da promuovere.
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